21. Chi la fa, l'aspetti!

«Si può sapere che diavolo è successo questo pomeriggio?».

Era la prima sera che Errison rimaneva a dormire a casa sua con la consapevolezza di tutta la sua famiglia.

E già per questo era un po' nervosa. La cena, poi, era stata molto strana e non aveva contribuito a stemperare la tensione.

Errison fece spallucce, con l'intento, almeno iniziale, di tenersi per se i suoi segreti.

Iniziò a togliersi i vestiti, dandole le spalle, mentre lei già si era infilata sotto le coperte.

«Andiamo, non farmi stare sulle spine... Mio nonno era così furioso».

«Non hai detto tu, una volta, che tuo nonno è sempre arrabbiato?».

Agnes annuì, ricordandosi il giorno in cui glielo aveva rivelato, quasi per metterlo in guardia.

«È vero, ma non dopo una battuta di caccia... Quello è l'unico momento in cui si può vedere nonno Quinn perfino sorridente. Perciò deve essere successo qualcosa oggi...».

Non era preoccupata, anzi, era stata quasi felice di vedere suo nonno tornare dalla caccia ancora più imbronciato di quando era partito.

E per giunta senza un bottino, cosa più unica che rara. E proprio per questo aggiunse, iniziando ad intuire: «A qualcosa a che fare con il fatto che non è riuscito a prendere nulla?».

Lui si voltò, poco prima di togliersi la maglietta e restare completamente nudo dalla cinta in sù, e alzò ancora le spalle, silenzioso come non lo era mai.

Per qualche istante Agnes fu distratta dal suo torace. Errison era un tipo da jogging e il suo fisico ne era la prova.

Forse non poteva competere con i muscoli di Archie, ma era sempre un bel vedere per Agnes.

«Ti prego, Errison, lo sai che non ti darò pace fino a quando non mi racconterai che cosa è successo. Sei riuscito ad incuriosire anche il marito di Tracy, sai? E Michael non si sbilancia mai troppo...».

Evitò di aggiungere che Michael aveva apprezzato Errison solo perché entrambi condividevano la difficoltà di farsi apprezzare da nonno Quinn.

Ma a quelle parole Errison si sciolse un po', perché poteva anche sembrare insensibile, ma la verità era che ci teneva sul serio a piacere almeno ad un membro della famiglia di Agnes.

Si mise seduto al bordo del letto, vicino ai piedi di Agnes e, dopo un po' di pressione da parte di quest'ultima, iniziò a raccontare quello che era successo quel pomeriggio.

Aveva invano sperato, infatti, che il gruppo forse così sfortunato da non incontrare neanche un povero animale sulla loro strada.

E invece i vecchietti era fin troppo fortunati e nel giro di mezz'ora si erano ritrovati proprio di fronte un vasto campo di erba alta.

Uno stormo di anatre si stava facendo i suoi affari, ignare dei quattro appostato e nascosti da pochi metri da loro.

Errison non aveva neanche imbracciato il fucile ed era rimasto ad osservare la scena per qualche istante.

E poi aveva fatto la prima cosa che gli era venuta in mente.

A voce alta aveva affermato: «È qui che ci fermiamo?», e mentre tutti e quattro si voltavano a fissarlo e fargli segno di stare zitto, l'intero stormo aveva preso il volo.

«Le hai fatte fuggire», si era lamentato Robert mentre Errison si scusava, fingendosi dispiaciuto.

E per tutto il tempo il copione era andato allo stesso modo.

Poco dopo, per esempio, mentre erano nel fitto del bosco, e nonno Quinn si era acquattato a terra per sparare ad un povero e tenere coniglio, Errison aveva messo il piede sopra ad un ramo secco, facendo rumore.

«Sembri un elefante in una cristalleria», aveva borbottato Wess, all'ennesimo inciampo di Errison.

«O forse lo sta facendo di proposito», Quinn lo aveva guardato male per tutto il pomeriggio, ma ciò non aveva fermato Errison che, imperterrito, era andato avanti nella sua missione.

Era bravo a fingersi ingenuo e innocente, tanto che ad un certo punto tutti gli amici di Quinn era giunti alla conclusione che il ragazzo portava sfortuna.

Erano infatti passate ore e non erano riusciti ad uccidere nessun essere vivente. Cosa molto strana, a detta loro.

E per quanto Quinn fosse convinto che Errison era tutt'altro che innocente, gli altri si convinsero che non era la giornata giusta.

Il momento più alto di quel pomeriggio così bizzarro fu quando Errison cadde accidentalmente - o qualcuno avrebbe detto consapevolmente - in un piccolo burrone, finendo nel fango.

I quattro anziani erano stati costretti a tirarlo fuori, usando tutta la forza che avevano nonostante l'età.

«Ragazzo mio», Howard gli aveva dato una pacca sulla spalla: «La caccia non fa proprio per te».

Ed avevano convenuto insieme che era meglio tornare a casa.

Errison non poteva che esserne contento, tanto che non gli diede fastidio sentirli mentre lo prendevano in giro, di ritorno alla fattoria.

«Ecco perché eri tutto sporco dalla testa ai piedi», annuì Agnes, tra una risata e l'altra, dopo aver ascoltato il racconto pieno di dettagli.

Errison stava annuendo fiero e baldanzoso: «Ho rischiato di prendere una storta, o di romperli l'osso del collo... Ma ne è valsa la pena».

«Questo ed altro per la causa animalista», continuò a ridere Agnes, riuscendo perfino ad immaginarsi la faccia di suo nonno.

«Non credo che riuscirò mai a farmi piacere da Quinn», aveva aggiunto lui, tornato serio, mentre ripercorreva tutto il pomeriggio con la mente.

Un po' gli dispiaceva, soprattutto perché era ben consapevole del ruolo che quell'uomo aveva avuto nella vita di Agnes.

Ma non si era mai adattato al volere della sua famiglia, non lo avrebbe quindi fatto neanche con lui.

Agnes non parve turbata da quella rivelazione, anzi, sembrava quasi che se lo aspettasse.

In fondo, era ovvio, conosceva entrambi e sapeva già che non erano affatto due spiriti affini.

Proprio per questo alzò le spalle, quasi non le importasse.

«A nonno Quinn non piace quasi nessuno, ad eccezione dei suoi amici... Perciò non mi preoccuperei troppo».

«Ma i suoi amici mi hanno preso in simpatia», aggiunse quasi fiero, per poi aggiungere un po' meno convinto: «O hanno solo provato pena per me».

«Comunque, io sono fiera di te», Agnes sorrideva ma era molto seria mentre tirava via le coperte e si avvicinava.

«Sono fiera di te perché hai deciso di tenere fede alla tua morale e ha ciò che ritieni giusto... Anche se è stato difficile, anche se desideravi compiacere mio nonno».

«Avrei voluto davvero essergli simpatico», Errison annuì: «Ma preferisco essere amato per quello che sono veramente».

Anche Agnes annuì, in linea con il suo pensiero.

«Ed io ti amo proprio per quello che sei».

Lo aveva detto d'impulso, perché stava proprio bene con il discorso appena concluso, e neanche si era resa veramente conto dell'implicazione di quelle poche parole.

Ma come era successo con Errison qualche settimana prima, l'ammissione non passò inosservata.

Lui infatti sorrise in modo malizioso, prima di stuzzicarla: «Hai appena detto quella parola, per caso?».

Sapeva di non potersela rimangiare, ma ci provò facendo finta di nulla.

«Quale parola?».

«Quella che in inizia con la A...».

Lei scrollò le spalle, illudendosi di poter continuare a fingere. Ma era evidente che non poteva tirarla tanto per le lunghe. E l'espressione eloquente di Errison ne era la prova. 

E a quel punto fu costretta a cedere, non con poca fatica: «E va bene, ho detto che ti amo... contento?».

Invece di rispondere che sì, era l'uomo più felice dell'universo per quelle poche parole, Errison le andò incontro con slancio e lo baciò. 

Dapprima, presa alla sprovvista, Agnes rimase immobile, ma ci mise poco ad accogliere l'amore spontaneo di Errison, ricambiando il suo bacio. 

Con lui era sempre così. Come se entrambi leggessero l'uno la mente dell'altra, anticipando le mosse del partner o aspettandolo al momento giusto. 

Se uno dei due si muoveva in una direzione, l'altro lo seguiva a ruota. Se uno dei due lanciava anche solo un breve segnale di incoraggiamento, l'altro era pronto ad accoglierlo. 

E quella sera, dopo una lunga giornata piena di entusiasmo ma anche di stranezza, entrambi sapevano che cosa volevano l'uno dall'altra. Ed entrambi sapevano che non avevano neanche bisogno di chiederlo. 

La consapevolezza che due intere cittadine volevano dividerli, in realtà non aveva fatto altro che unirli ancora di più. E rifugiarsi nel loro amore, che stavano scoprendo essere sincero. 

Ed è proprio a questo che Agnes pensava, qualche ora dopo, mentre entrambi si rilassavano, l'uno nelle braccia dell'altra, sotto le coperte. Sudati, appagati, stanchi e felici. 

Era notte fonda, tutti gli abitanti di quella casa stavano dormendo, mentre loro due non riuscivano ancora a chiudere occhio. Forse perché i loro cuori battevano all'impazzata, e non solo per lo sforzo fisico. 

Ad un certo punto, senza alcun senso apparente, Agnes scoppiò a ridere e la sua risata, cristallina e genuina, risuonò per tutta la stanza, in completo silenzio fino a quel momento. 

Errison abbassò il capo per poterla vedere in volto, senza però smettere di abbracciarla: «Fai ridere anche me?».

«Pensavo solo all'ironia di tutta questa situazione», fu abbastanza vaga, mentre continuava a ridere. 

A quel punto lui fu costretto ad alzarsi quel tanto che bastava per poterla guardare meglio, divertito dalla sua gioia, ma curioso di condividerla. 

«Loro stanno cercando di farci lasciare... e il risultato, invece, è stato quello di farmi ammettere che ti amo».

Ci aveva pensato ed era giunta alla conclusione che non lo aveva mai detto a nessuno, prima di quel momento. Non perché non fosse mai stata innamorata. 

Semplicemente perché aveva sempre pensato che quelle parole erano così importanti da non poterle dire a chiunque. Doveva essere una confessione sicura ed unica. 

Per questo aveva faticato anche a dirlo ad Errison, nonostante lui lo avesse ammesso settimane prima, e nonostante fosse certa ormai da tempo di amarlo. 

Ma dopo tutto quello che stavano passando, si era convinta sempre di più non solo di provare un profondo affetto per Errison, e di adorare ogni suo pregio, ma anche di essere in grado di sopportare - e talvolta perfino amare - i suoi difetti. 

I loro concittadini li avevano messi davanti a difficoltà che molte coppie non potevano neanche immaginare, e avevano messo alla prova il loro rapporto. Lo avevano fatto con la convinzione che prima o poi si sarebbero resi conto del loro errore.

E invece Agnes ed Errison si erano resi conto ancora di più di quanto si amassero. Ti quanto non potessero vivere l'uno senza l'altra. 

Lui la fissò, sorridente e fiero di ciò che aveva appena sentito, poi le baciò sulla fronte con fare molto dolce. 

«Ti amo, tesoro».

«Ti amo».

Ormai quelle parole non sembravano più un tabù o un qualcosa da dire solo in una circostanza speciale. Perché Errison e lei erano già di per sé speciali. E quel "ti amo" aveva più il sapore della quotidiana felicità. 


Spazio autrice:

Buonasera a tutti! Come va?

E finalmente anche Agnes ha ammesso i suoi sentimenti per Errison... meglio tardi che mai. Sono ormai convinti che niente e nessuno potrà fermarli. D'altronde Errison è riuscito a salvare quei poveri animaletti da morte certa, ed Agnes ha avuto un'epifania sul loro rapporto... ma mai abbassare la guardia, ragazzi, perché ci sono ancora due cittadine in lotta contro di loro. E forse non saranno l'unico problema...

a lunedì prossimo,

Chiara 😘

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