2. Un misterioso forestiero in sella ad una moto
Dopo la strana, ma illuminante, conversazione con Errison, Agnes si preparò a scendere al piano di sotto, ed affrontare la sua famiglia e un'ennesima giornata.
Giornata che ovviamente partì già con il piede sbagliato, dal momento che non fece neanche in tempo a mettere la testa fuori dalla sua camera da letto che le voci di suo nonno e di Tracy le arrivarono prepotenti all'orecchio.
«Senti Quinn, per l'ennesima volta, la fattoria non è mia ma di tua nipote, parlane con lei. Io sono qui solo perché sua madre era una mia grande amica e ho visto Agnes crescere come se fosse una figlia... ma non ho alcuna responsabilità, se non quella di aiutarla nel gestire gli affari».
Il tono di voce di Tracy era scocciato, con una punta di rassegnazione.
«Bè, non vuole ascoltarmi, quella testa dura», era stata la risposta borbottata di nonno Quinn: «In questo mi ricorda in tutto e per tutto sua madre».
E mentre i due continuavano a discutere sul futuro della fattoria, Agnes provò l'irrefrenabile istinto di tornare indietro e scendere dalla finestra. Se c'era riuscito Errison, poteva farcela anche lei.
In quel momento le passò davanti Nate, con le cuffie alle orecchie, intento a canticchiare fra sé la canzone che stava ascoltando, diretto anche lui al piano di sotto. La superò, quasi non si fosse accorto della sua presenza, cosa probabile conoscendolo, ma Agnes lo afferrò per la felpa e lo trascinò accanto a lei.
«Che c'è?», le chiese, alzando le enormi cuffie quel tanto che bastava per poter ascoltare una sua possibile risposta. Agnes gli fece cenno di abbassare la voce prima di aggiungere: «Lì sotto ci sono il nonno e tua madre che stanno litigando per l'ennesima volta della mia decisione di aprire un B&B, ed io vorrei evitare discussioni di prima mattina, quindi fai il bravo, ti prego, vai giù e avvisami poi quando se ne sono andati».
Per qualche istante Agnes pensò che il ragazzo non avesse afferrato il messaggio. A volte era così chiuso nel suo mondo che non riusciva capire, ma quella mattina le sorrise e annuì: «Come vuoi».
Poche parole ma comunque sufficienti. E poi se ne andò, con la sua solita andatura un po' ciondolante, così come era venuto. Almeno su di lui poteva contare, per così dire.
Decise di mettersi seduta sul primo gradino delle scale, appoggiata alla ringhiera, proprio come faceva anni prima, quando era solo un'adolescente incompresa e voleva origliare le conversazioni di sua madre e suo nonno su di lei.
Quando ci ripensava, un po' le mancavano quei momenti, non tanto perché sembrava ogni volta di aver deluso le loro aspettative, ma perché le mancava perfino la voce di sua madre quando s'infuriava.
«Ti sembra possibile, Tracy», stava continuando a dire suo nonno, con tono leggermente alterato: «Questa fattoria era di mio suocero, e poi di mia moglie, che l'ha tramandata a mia figlia... e lei ha voluto aprire questo coso... questo, com'è che si chiama?».
«B&B, sta per Bed & Breakfast e vanno molto di moda in questi anni. È un'ottima occasione per fare soldi extra».
«Cazzate», sbraitò il nonno, che non aveva alcun problema a dire parolacce davanti a chiunque, soprattutto quando voleva dare più colore alle sue parole.
«Chi vuoi che venga a sostare in questo angolo di mondo sperduto? Tutto tempo sprecato... tempo che dovrebbe impiegare di più a capire come tenere in piedi la baracca».
Una parte di lei era pronta a scendere le scale di corsa, pronta a gridare che ce la stava mettendo tutta per non far chiudere la fattoria. Ma non ne ebbe il tempo.
Un rumore poco familiare da quelle parte, ma che riconobbe subito come il rombo di una moto, risuonò all'interno della casa ammutolendo tutti quanti.
«Ma che diavolo...», sentì la voce infuriata del nonno prima che venisse coperta da quel suono. Agnes si alzò di scatto e scese qualche gradino con un po' di riluttanza, indecisa se andare a curiosare o no.
Alla fine la sua curiosità prese il sopravvento e proprio mentre chiunque fosse arrivato aveva appena spento la sua moto, trovò Tracy, suo figlio e il nonno accanto alla vetrata dell'ingresso ad osservare il cortile di fuori.
«Wow, che moto», esordì Nate, che si era tolto le cuffie e sembrava in procinto di sbavare a pochi centimetri dal vetro.
«Ragazzi, non state lì davanti alla vetrata», li redarguì, indecisa se ridere di fronte a quella scena oppure fare la padrona di casa severa.
Suo nonno si voltò a guardarla, appoggiato al suo bastone, dal quale ormai non si separava mai, nonostante fino all'anno prima non voleva proprio sentirne parlare.
«Ah, ti sei svegliata», fu il suo peculiare saluto, che aveva tutta l'aria di essere una sonora sgridata.
«Chi è il nuovo arrivato?», chiese Agnes, ignorando sia il tono del nonno, sia la conversazione che aveva origliato fino a qualche istante prima.
Nate fece spallucce: «Non lo sappiamo, ma sicuramente uno in gamba... vieni a vedere», le fece cenno con la mano per invitarla ad avvicinarsi.
E lei lo fece, affacciandosi senza il minimo ritegno ad osservare fuori. Erano tutti consapevoli che dall'altra parte anche l'ospite poteva vederli, ma sembrava non importare a nessuno del suo giudizio.
«Niente male, in effetti», fu il commento laconico di Agnes, di fronte alla vista dell'uomo che stava scendendo da una bellissima moto. Non se ne intendeva di motori, ma era abbastanza sicura che chiunque guidasse un mezzo simile, con indosso un giubbotto marrone di pelle, non poteva non essere figo.
«Allontanatevi, non facciamo i ficcanaso», si ritrovò a dire, mentre la se stessa interiore avrebbe voluto sbirciare ancora di più. E invece costrinse tutti quanti ad allontanarsi dalla vetrata e a riavvicinarsi al bancone che aveva comprato da poco e piazzato all'entrata, per rendere il suo B&B più professionale.
Tracy tornò dietro al bancone, il suo posto quella mattina, qualche istante prima che l'uomo entrasse in casa.
Con sé aveva solo uno zaino e una strana valigetta, dall'aria antica ma non consunta, e di una forma strana. Doveva contenere un oggetto particolare, perché non era affatto simile ad una ventiquattro ore.
«Sono nel posto giusto vero? Questo è il B&B? Ho visto il cartello sulla strada ma non c'è alcuna insegna qui davanti».
La sua voce, proprio come s'immaginava era calda e confortevole e il sorriso che riservò a tutti, nessuno escluso, era piacevole. In grado di mettere a proprio agio.
«Sì, è nel posto giusto», rispose Agnes, con le gambe che quasi le tremavano, mentre pensava che avrebbe dovuto risolvere il problema con l'insegna il prima possibile.
Lui tirò un sospiro di sollievo e alzò gli occhiali da sole – simili a quelli di Top Gun per la precisione – mostrando due grandi occhi scuri e profondi: «Perfetto, avete una camera libera per caso?».
I presenti non riuscirono a trattenersi dal guardarsi un po' stupiti. Da quando il B&B era aperto, ovvero tre mesi, nessuno si era fatto vivo chiedendo una camera da letto, e per quanto le doleva ammetterlo, era quasi sicura che suo nonno avesse ragione. Almeno fino a quel giorno.
Era convinta che anche Tracy stesse pensando la stessa cosa, e perfino suo figlio Nate. Cosa pensasse nonno, invece, quella era tutta un'altra storia.
«Allora, avete una stanza disponibile?», insistette lui, non comprendendo quel silenzio imbarazzante.
Tracy girò intorno al bancone così in fretta che Agnes quasi non se ne accorse: «Ma certo, certo che abbiamo una camera libera».
«Devo avvisarvi, però, che mi fermerò per molto... se non è un problema».
Agnes e Tracy si guardarono ancora una volta, ed entrambe in quel momento si stavano chiedendo se quel forestiero misterioso in sella ad una moto fosse uno strano segno mandato dal cielo. Oppure una semplice coincidenza.
«Nessun problema», risposero in coro, con un sorriso così largo da sembrare finto.
Prima ancora che iniziassero a preparare il check-in per il loro primo ospite, Agnes non poté non guardare il nonno e lanciargli uno sguardo che voleva dire "ti sbagliavi di grosso".
Sguardo che l'uomo evitò come se fosse la peste, voltandosi quasi offeso – come se fosse colpa della nipote – e andandosene via borbottando e sbattendo con enfasi il bastone sul pavimento in legno. Lo faceva sempre, quando voleva far sapere a tutti dove stava andando, come una sorta di avviso inquietante.
«Allora», riprese Tracy, tornando a dare l'attenzione all'ospite: «Che cosa vi porta qui, signor...?».
«Niente signor, per me, sono solo Rick», sorrise lui, con tono affabile, posando la sua strana valigetta a terra, poco distante dal bancone.
Tracy lo fissò quasi inebetita: «Cosa ti porta qui, a Josesville, Rick?».
Per qualche istante ad Agnes sembrò perfino che la migliore amica di sua madre ci stesse provando. Con un perfetto sconosciuto, per giunta molto più giovane di lei. Poi si ricordò che Tracy non avrebbe mai fatto una cosa del genere, soprattutto considerato che suo marito non doveva essere molto lontano. Eppure non riuscì a non ridere al pensiero della donna che sbavava dietro a Rick.
«Bè, diciamo che mi piace viaggiare, conoscere nuovi posti e nuove storie».
«Qui a Josesville?», domandò di rimandò Nate, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ma in rigoroso ascolto. Non capitava spesso che prestasse attenzione a qualcuno, perciò era proprio una rarità.
«Perché no? Sono aperto a tutto», e gli fece pure l'occhiolino, non sapendo che, involontariamente, stava aumentando ancora di più quell'aura di mistero che si portava dietro da quando era sceso dalla moto.
Lo si poteva vedere bene dall'espressione del giovane, che lo aveva incuriosito ancora di più. D'altronde, non poteva essere altrimenti, considerato che da quelle parti non succedeva mai nulla di significativo e non giungeva mai nessuno d'interessante.
«E che cos'hai dentro quella valigetta?», Nate indicò lo strano oggetto che aveva attirato anche l'attenzione di Agnes non appena lo aveva visto.
«Nate, per l'amor del cielo, fatti gli affari tuoi... non sono cose che si chiedevo agli ospiti».
«È solo una domanda come un'altra, mamma», alzò perfino gli occhi al cielo, come se le sgridate del genitore lo mettessero in imbarazzo.
«Non è nulla di così misterioso», intervenne Rick, prima che Tracy avesse qualcos'altro da dire per far tacere suo figlio e la sua giovane curiosità: «È solo una macchina da scrivere».
«Sei uno scrittore?», chiese Nate senza neanche rendersi conto di quanto scontata fosse quella domanda. Ma lo fece con una tale ingenuità che nessuno ci fece troppo caso.
«Diciamo di sì».
L'espressione di Nate lasciava intendere che non avesse mai conosciuto uno scrittore in tutta la sua vita e che fosse emozionato, tanto da sapere bene cosa chiedergli.
Fu Agnes a dire: «Sei qui per lavoro?».
Lui le rispose con un sorriso ancora più cordiale, come se fosse contento della domanda, ma allo stesso tempo lo mettesse un po' in imbarazzo parlare di certe cose.
«Penso di sì, vedremo dove mi porterà l'ispirazione».
«Bene», tagliò corto Tracy: «Se vuoi ti porto a far vedere la tua stanza, è la migliore che abbiamo».
Se lo portò via, sotto lo sguardo sempre più incuriosito di Nate e Agnes che avevano più domande di prima.
«Secondo te che cosa ci troverà in questo posto?», chiese lui, che non riusciva proprio a non parlare.
Agnes fece spallucce, continuando a fissare le scale da dove erano spariti i due: «Qualsiasi cosa sia, speriamo che lo faccia restare il più possibile... sono tutti soldi extra per noi».
Si voltò e si avviò verso la cucina, canticchiando e rimangiandosi mentalmente il pensiero che aveva fatto qualche minuto prima. Non era affatto una giornata partita con il piede sbagliato.
Anzi, poteva dire che era proprio una bella giornata.
E tutto grazie ad un misterioso forestiero in sella ad una moto.
Spazio autrice:
Buonasera a tutti! Come va?
Secondo capitolo e già un nuovo personaggio interessante... o almeno che ha subito destato la curiosità dei presenti. Abbiamo anche iniziato a conoscere la famiglia di Agnes e ben presto, pian piano, conosceremo anche tutti gli altri.
Notato il bellissimo divisore gif che ho creato con la moto in movimento? Spero vi piaccia. Ho deciso di crearne personalizzati anche per i due precedenti capitoli, se vi va passate a dargli un'occhiata.
Ho pensato che sarebbe carino riuscire a farne uno per ogni capitolo, a tema, ma non so quanto durerà questa mia idea. Perciò se ad un certo punto inizierete a vedere divisori tutti uguali, sappiate che è perché mi sono già stancata ahahahah
A lunedì prossimo, con un nuovo capitolo
Chiara😘
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