4. Fidati

Spazio autrice 
Ciao ragazzi, nuovo capitolo fresco fresco. Spero vi piaccia, in caso fatemelo sapere con una stellina o un commento. Ci tengo tanto a sapere cosa ne pensate.
Buona lettura 🥰

A scuola non si smette di parlare dell'imminente gita in campeggio. Si dice che Sofy da qui a pochi giorni dovrà comunicarci chi saranno le coppie formate del preside con l'aiuto degli insegnanti.

Matt ha detto che spera di finire in coppia con Sofy, ovviamente, me lo aspettavo. Mentre Andrew implicitamente mi ha fatto capire che vorrebbe stare con me.

Non sono stupida, so che sta cercando di recuperare con me e spera che magari un giorno mi innamori di lui. Non so se accadrà, non so se sarà così bravo dal togliermi Dylan dalla testa. Ogni giorno non faccio che pensare a lui, mi chiedo se mi pensa anche lui, se prova ancora qualcosa.

Nel frattempo sto cercando il modo per potermi fare perdonare da Sofy. Avevo pensato a cose molto complicate ma sono finita col scartarle tutte perché troppo megalomani: penserà che sia una superficiale a pensare che basti quello per tornare amiche.

Così ho deciso che avrei optato per la cosa più semplice di questo mondo: avvicinarmi a Sofy e Matt durante la pausa pranzo e cercare di dialogare.

La fiducia è qualcosa che va conquistato ed io mi sono ripromessa che ce la farò. Così, arrivata l'ora esatta chiedo ad Andrew di lasciarmi da sola per tutta la durata della pausa pranzo e dopo essere entrata in mensa, li cerco con lo sguardo e non ci vuole molto a trovare il loro tavolo preferito.

<<Posso sedermi con voi?>>

Sofy, che stava mangiando, alza di scatto la testa che prima era china sul piatto. Matt si volta verso di me e mi sorride, ma richiede il consenso con lo sguardo a Sofy per potermi fare sedere lì con loro.

Ha tagliato i capelli e questo non è un buon segno per una ragazza: significa che voleva "tagliare" fuori dalla sua vita qualcosa che non le piaceva più ed ho come la sensazione che quella cosa sia proprio io.

Alla fine acconsente, mi siedo accanto a Matt ma il silenzio cala immediatamente su questo tavolo. Non so che dire, non avevo previsto mi avrebbe fatta sedere con loro e non ho preparato qualcosa da dire.

<<Non si sa ancora il giorno preciso in cui comunicheranno le coppie?>>

<<No, il preside ha detto tra pochi giorni ma non so di preciso quando>> continua a mangiare e non mi degna nemmeno di uno sguardo. Matt, per non lasciarmi da sola nel bel mezzo del mare di imbarazzo in cui mi sono andata a tuffare, decide di paralre con me e buttare ogni tanto quelle battute che mi fanno ritrovare il sorriso.

Ma quando ci avvisa che deve un attimo in bagno, il panico mi assale in un istante. So che, in realtà, l'ha fatto apposta per lasciarci un po' da sole, ma avrei preferito che come prima volta dopo tanto tempo ci sarebbe stato lui a sostenermi.

<<Sofy->> inizio io ma lei mi interrompe subito <<Non c'è bisogno che spieghi, Bianca, sei stata molto chiara>> il suo tono distaccato mi ferisce. Pensavo che non sarebbe successo ed invece fa ancora male.

<<Vorrei voluto tanto trovare un modo per non farti soffrire>>

<<Avresti potuto dirmelo prima, te l'ho già detto, ma è inutile pensare al passato: è passato>> detto questo, prende il suo vassoio e si alza da lì. Io non lo accetto che ci lasciamo in questo modo, così mi alzo velocemente e la rincorro.

<<Dimmi come posso fare per farmi perdonare, per rimediare>>

Sofy si ferma in mezzo al corridoio tra le file laterali dei tavoli, poi si volta lentamente verso di me.

<<Credo che io abbia solo bisogno di tempo, concedimi questo Bianca>>

<<Mi dispiace veramente tanto che tutto questo sia successo>>

<<Era inevitabile, Bianca, i sentimenti non si comandano e so che se avessi avuto la possibilità di non farlo, non l'avresti fatto. Non so quando riuscirò a perdonarti, ma tu continua a provare magari velocizzi il processo>> e quando mi rivolge un sorriso gentile e caloroso, non posso evitare al mio petto di riscaldarsi a quel gesto quasi amico.

Le sorrido anch'io. Sento che qualcosa comincia a smuoversi. E quando arrivo a casa sono più felice di quando mi trovavo a scuola. Mi ha risollevato la giornata, mi ha dato una motivazione per riprovarci, per non mollare la presa ed io sarò più che contenta di mettercela tutta a riconquistare la sua fiducia.

A questo pensiero, mi viene un'idea che ho intenzione di mettere in atto questa sera, se Dylan verrà a lavoro oggi, dopo la chiusura del ristorante oppure prima. In tal caso, preparo il materiale che occorre per poterlo fare.

Mi vesto carina, come mi ha consigliato di fare Alex e così decido di indossare un paio di jeans stretti, una felpa delle giuste dimensioni e un filo di trucco per coprire quelle occhiaie che non mi lasciano da un paio di settimane.

Prima di andare a lavoro, decido di scambiare qualche parola con mia madre, che trovo sempre più contenta. Questa nuova relazione la sta cambiando, la sta migliorando o in parole più semplici: sta riportando mia madre a come la ricordavo.

<<Sta sera viene a cena Richard, ti dispiace?>>

<<Oggi lavoro mamma, ma cercherò di tornare prima per poterlo salutare, in caso digli che mi farebbe piacere se venisse a farci visita più spesso>> le faccio l'occhiolino e le sue guance si colorano subito, mentre il suo sorriso le illumina il viso.

Si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sfuggiti dalla coda fatta alla meno peggio. Poi mi deposita un bacio sulla guancia e mi lascia andare a lavoro. Quando esco dal vialetto di casa mia, mi sorprende trovare Andrew che mi aspetta poggiatto alla sua auto. Non appena mi vede, mi viene in contro.

<<Sapevo che andavi a lavoro e ho pensato che magari volessi un passaggio>>

<<Oh, è gentile da parte tua>>

<<Andiamo?>> annuisco, prima di seguirlo verso la sua macchina. Il viaggio si rivela piacevole, tra chiacchiere di ogni tipo e risate a non finire. Nonostante sia sempre più sicura che tra me e lui non ci potrà mai essere nulla di più di un'amicizia, sono felice di questi preziosi momenti che passiamo l'uno in compagnia dell'altra.

Ci salutiamo col sorriso quando arriviamo a destinazione. Lo guardo andare via, prima di voltarmi verso l'entrata del ristorante e fare un profondo respiro prima di entrare. Spero che lui sia qui, oggi. Sembra come se avessi espresso un desiderio e che si sia avverato perché noto la sua inconfondibile figura dentro al ristorante che sistema i tavoli.

Mi blocco all'inizio, ma poi decido di dover affrontare questa cosa. Entro in quel luogo che sta sera mi regalerà delle forti emozioni, me lo sento.

<<E' tornato Dylan, non sei contenta Bianca?>> mi dice un collega con cui ho stretto maggiormente. Mi sorride raggiante, probabilmente perché aveva capito che c'era qualcosa tra noi.

<<Già>> dico solamente mentre mi perdo a guardarlo. Indossa una semplice maglietta blu e dei jeans neri, ma che ai miei occhi lo rendono più attraente del solito. Aspetta, che?

Gli passo accanto con sguardo basso ma la sua voce mi blocca <<Non si saluta più?>> mi dice in tono scherzoso. Quando mi volto verso di lui, un sorriso timido mi accoglie e che mi fa sciogliere completamente. Le palpitazioni del cuore aumentano sempre di più.

Lo saluto timidamente, lui mi guarda per qualche altro secondo poi torna a sistemare il tavolo. Ed è lì che decido di farmi avanti.

<<Dylan, ti spiace se parliamo un attimo?>>

<<Dovremmo dare una sistemata->> lo interrompo subito <<Ti prego>> avanzo di un passo e posso percepire subito che quella vicinanza lo destabilizza un po'. Alla fine annuisce e mi segue fuori dal ristorante.

<<Che volevi dirmi?>>

Gli dico semplicemente di seguirmi verso il parcheggio. Accoglie il mio invito senza aggiungere una parola. Quando arriviamo al centro preciso del grande parcheggio, mi volto verso di lui così da rimanere faccia a faccia. Lui mi guarda interrogativo, mentre io inizio a sorridere.

A farci da sfondo è solo il cielo che si tinge sempre del blu tipico della sera, qualche stella comincia ad intravedersi e la luna si nasconde dietro qualche nuvola passeggera, come se volesse spiare il nostro gioco senza intromettersi più di tanto.

Dalla mia borsa estraggo un filo di spago, mi tolgo la sciarpa che pochi secondi prima mi copriva il collo e con un sorriso avanzo verso di lui, che è sempre più confuso.

<<Hai voglia di fare un gioco?>>

<<Un gioco? A me sembra che tu sia pronta per rapirmi>> ridiamo entrambi. Mi piace il fatto che torni a fare battute, significa che quel muro che si era interposto fra noi sta cominciando ad essere smontato, mattone dopo mattone.

<<Scemo, ho pensato ad un gioco che ho fatto una volta ad un campo estivo, quando ero piccola>>

<<In che consiste?>>

<<Dovrai lasciarti bendare con questa sciarpa e legare al mignolo con un capo dello spago, l'altro capo lo legherò al mio>>

<<A cosa serve?>>

<<E' un gioco che si basa sulla fiducia>> il suo sguardo torna serio quando pronuncio quella parola. Ma dopo alcuni secondi passati sicuramente a riflettere, accetta di voler provare a giocare.

Così passo a bendarlo, prima, poi lego il suo mignolo con lo spago al mio.

<<Adesso?>> dice impaziente e un po' impaurito.

<<Adesso cammineremo>>

<<Ma io non vedo nulla, andrò a sbattere sicuramente>>

<<Appunto, dovrai fidarti di me e ti prometto che non andrai a sbattere contro nulla>> così inizio a camminare fra le macchine, lui mi segue senza dire una parola. Ogni tanto mostra dell'incertezza nel muovere il prossimo passo ma poi si lascia trascinare da me.

Faccio uno slalom tra le macchine parcheggiate, attorno ad un palo della luce, poi dentro ad un'aiuola che separa il parcheggio dalla strada scorrevole ed infine gli faccio attraversare la strada, senza preoccuparmi di cosa possano pensare gli automobilisti vedendoci passare.

Alla fine torniamo al centro del parcheggio e gli tolgo la benda, lasciando ancora legati i nostri mingoli. Rimango ferma davanti a lui, perdendomi a guardare i suoi occhi nonostante la fredda luce del lampione mischiata e quella timida della luna, che nel frattempo è venuta fuori da dietro quelle nuvole. Un leggero vento ci scompiglia i capelli.

<<Te l'ho detto: non sei andato a sbattere contro nulla>> ci sorridiamo in un modo così puro che vorrei potessimo farlo per sempre <<So che ho infranto una delle cose più importanti con quello che ho fatto, ma con questo stupido gioco volevo dimostrarti che puoi fidarti di me solo se tu mi permetti di farlo>>

<<Ho paura Bianca>>

<<Di cosa?>>

<<Di restarci di nuovo male. Ho perso così tante persone importanti nella mia vita che ogni volta che parlo con qualcuno penso già a come ci diremo addio>>

<<Ti prometto che non succederà mai più. In questi due mesi lontano da te ho capito quanto fossi diventato così importante per me in poco tempo e non voglio perderti adesso, non ora che ho capito cosa provo veramente>> mi avvicino sempre di più a lui, le mani poggiano sul suo petto mentre le sue, sui miei fianchi.

<<E' difficile ricostruire qualcosa che si è rotto>> dice in un sussurro.

<<Dammi la possibilità di provarci, dacci una seconda possibilità>>

<<Vorrei davvero farlo ma->> sapendo già cosa sta per dire lo blocco immediatamente <<Non sei costretto a farlo adesso, prenditi il tuo tempo e poi ricominciamo da capo, riscriviamo la nostra storia>> gli sorrido in modo gentile.

Lui mi continua a guardare negli occhi, come se stesse affrontando una lotta dentro se stesso. Per un momento penso che rifiuti la mia proposta, di affrontare con coraggio questa cosa e riprovarci ma a smentire i miei pensieri è proprio quel sorriso che gli illumina il volto.

<<E va bene ragazzina, voglio provarci per te, per noi>> non posso far altro che saltargli al collo e stringerlo forte a me mentre una lacrima mi cola lungo la guancia.

Mi stringe forte, come se volesse stringermi a sé all'infinito e ci stacchiamo solo quando il nostro collega ci richiama per tornare a lavorare. 

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