13. Aiutami a respirare
Con mia grandissima fortuna ho appreso che Diana ha perso un anno di scuola e adesso lo sto ripetendo, andando a finire negli stessi corsi miei, di Matt e Sofy. Fantastico, dovrò sopportarla anche in classe.
Dammi un attimo di tregua, ti prego, rischio di non uscire sana di mente da quest'anno.
Per tutta l'ora di matematica non ha fatto altro che dare fastidio insieme ad una delle sue nuove amiche per poi andare alla lavagna per svolgere un esercizio e tentennare un po'. Sembrava volesse risolverlo e mettersi così in mostra agli occhi del professore, ma alla fine ha deciso di sbagliare ogni calcolo e beccarsi un rimprovero da parte del prof.
Di cos'è che hai paura Diana? Pensi che una cervellona non possa avere degli amici? Hai paura di restare da sola in questa scuola se ti mostri per quella che sei?
La pausa pranzo preferisco passarla da sola, dal momento che Matt mi ha chiesto un po' di privacy con Sofy e Dylan non si è fatto ancora vedere a scuola. Nessun messaggio, nessuna chiamata. Sospiro pesantemente, torturando con la forchetta ancora un po' il cibo dentro al piatto.
<<Che ti ha fatto quella povera insalata?>>
Riconosco immediatamente la voce del mio interlocutore, ma questo non mi ferma nell'alzare lo sguardo ed incrociare gli occhi nocciola di Andrew, il quale sorride smagliante mentre si siede di fronte a me.
<<Lei ancora nulla>> sorrido <<A proposito, mi dispiace per ieri. Avremmo dovuto passare un pranzo tranquillo>>
<<Sta tranquilla, non ce l'ho con te -nervosamente si gratta la nuca mentre io torno a fissare imbarazzata l'insalata- Ansiosa di sapere le coppie per il campeggio?>>
<<Escono oggi?>> chiedo veramente interessata. Con tutto ciò a cui ho pensato, mi ero dimenticata di quel campeggio.
<<Sì, lo diranno entro fine giornata>> conclude il suo discorso, lasciando spazio ad un silenzio piacevole. Ci fissiamo negli occhi per qualche istante, poi scoppiamo a ridere per via del nostro imbarazzo.
Andiamo Bianca, è qui per parlare con te, qualsiasi discorso andrà bene.
Continuiamo a parlare del più e del meno, alternando risate a momenti seri e momenti di completo silenzio. Grazie a lui ho smesso di pensare a dove potesse trovarsi Dylan, cosa stesse facendo, se stesse bene...
Mi manchi già così tanto amore mio e sono così preoccupata per te. Manda un messaggio al più presto, ti prego, ho bisogno di sapere che la tua vita va bene.
Una volta finito di mangiare, Andrew mi propone di fare una passeggiata all'aria aperta prima di tornare ad ascoltare le noiose lezioni. Ma proprio mentre spalla contro spalla ci avviamo verso l'uscita, ecco che qualcosa intralcia il mio cammino fino a farmi perdere l'equilibrio e cadere in ginocchio.
Sotto gli occhi di tutti, la massa di ragazzi inizia a sorridere sotto i baffi mentre qualcuno trova la scena più divertente del previsto e non si trattiene dal ridere sguaiatamente.
Andrew si precipita ad aiutarmi a rimettermi in piedi e quando finalmente alzo lo sguardo, intuisco subito cosa è stato a farmi cadere: un sgambetto. Stringo forte i pugni lungo i fianchi mentre i miei occhi lanciano saette contro Diana, la quale mi guarda mezza divertita e mezza dispiaciuta.
Si alza dal suo posto e si avvicina a me, come ad assicurarsi che stessi bene.
<<Stai bene?>> mi chiede lei, premurosa mentre la sua mano si va a posare sul mio braccio. In un gesto veloce mi scanso dal suo tocco.
<<Sto benissimo, grazie -rispondo a dentri stretti- La prossima volta sta più attenta, potresti far del male a qualcuno>>
<<Lo farò sicuramente, sorellina>> come suo solito, incrocia le braccia al petto per mettere in evidenza il seno prosperoso che la scollatura della maglietta non lascia neanche un po' all'immaginazione. Almeno il giubotto di pelle nero la copre abbastanza da non essere ricimata dal preside per indossare vestiti non opportuni all'ambiente scolastico, nonstante la gonna corta e le gambe coperte da calze a rete.
Dopo esserci scambiate degli sguardi di fuoco, mi allontano da lei a grandi falcate fuori da quella mensa e dalle risate, Andrew mi viene dietro.
Ho bisogno di calmarmi per evitare che questa rabbia indomabile esplodi e si riversi all'esterno. Ed è proprio Andrew che mi riporta con i piedi per terra con la sua domanda: <<Sorellina?>>
Oltrepassata la porta, l'aria fresca si infrange sulla mia pelle e i raggi del sole mi riscaldano nell'immediato.
<<Sì, è la figlia del compagno di mia madre. Se non le ho ancora tirato i capelli è perché ho paura che mia madre ci possa restare male>> cammino più velocemente, ma Andrew mi raggiunge.
<<Ma ti ha umiliata davanti a tutti, dovresti dirlo a tua madre!>>
Mi blocco di scatto per voltarmi verso di lui e continuare la discussione mentre lo guardo negli occhi: <<E cosa ci otterrei? Nulla, te lo dico io. Mia madre non mi crederebbe e finirei per litigare con lei ed io non lo voglio, non ora>> la voce mi trema un po'.
Andrew deve accorgersi di quel particolare e non esita un secondo nel prendermi tra le sue braccia e stringermi forte. Il cuore perde un battito.
<<Grazie>> sussurro mentre tiro su col naso. La sua voce bassa mi rassicura, ancora una volta, mentre la sua mano gentile mi accarezza i capelli e mi culla in quel tragitto verso la tranquillità.
Quella scena in mensa, mi ritorna in mente per il resto della giornata, nonostante Matt e Sofy cerchino in tutti i modi di distrarmi.
L'unica cosa di cui ho bisogno io adesso è un abbraccio di Dylan. Vorrei perdermi tra le sue braccia, chiudere gli occhi e godermi la sua voce melodiosa rassicurarmi su tutto ciò che mi preoccupa.
Ma lui non è qui e non ha ancora risposto a nessuno dei miei messaggi. A quel pensiero sento un vuoto accrescere al centro del petto.
<<Se proverà a farti ancora una cosa del genere se la vedrà con me>> commenta Matt, stringendo forte i pugni mentre ci avviamo verso la bacheca in cui sono appesi i nomi delle coppie per il campeggio.
<<Ma se non sei capace di far del male ad una mosca>> replica Sofy accennando un sorriso.
<<Vero, ma troverò comunque un modo per fargli capire che non può sparire da un momento all'altro e smettere di dare sue notizie>> dice, prima di concentrarsi a cercare il suo nome nel lungo elenco fissato in bacheca.
<<Allora, con chi sei?>> gli chiedo, mentre il mio dito scorre sul foglio di carta. Con la coda dell'occhio lo vedo immobilizzarsi per qualche secondo, prima di sussurrare: <<Con Sofy>>
<<Davvero?>> chiede Sofy, incredula mentre si fa più vicina a lui per controllare con i suoi stessi occhi. E quando vede il nome di Matt vicino al suo, gli salta letteralmente al collo. In quest'azione, mi sembra di rivedere per qualche secondo la Sofy sorridente e felice che io ho distrutto.
Sono sicura che Matt sarà in grado di aggiustarti, Sofy. Quello che io distruggo lui è sempre in grado di metterlo a posto.
Mi concentro di nuovo sul mio compagno e il respiro mi sblocca un attimo quando leggo il nome di Andrew. Visto e considerato che potevo capitare con Diana, mi ritengo davvero fortunata. Ma a bloccare completamente il mio respiro è proprio il nome di Diana associato a quello di Dylan.
Erano gli unici ad essere rimasti senza un compagno e per questo, nonostante siano di due anni diversi. Sono sempre più convinta che il destino si stia prendendo gioco di me.
E me ne convinco sempre di più quando, una volta arrivata nel parcheggio, Diana è immobile ad aspettarmi solo per rinfacciarmelo mentre entrambe aspettiamo che suo padre venga a prenderci.
<<Sono sicura che ci divertiremo un mondo a questo campeggio>> sorride mentre si nasconde dietro a degli occhiali da sole scuri.
<<Perché?>> chiedo all'improvviso. Lei alza un sopracciglio, non capendo così sono costretta a spiegarmi meglio: <<Perché ce l'hai con me? Che ti ho fatto di male?>>
Mi osserva per qualche secondo, poi avanza verso di me con passo lento e deciso fino ad arrivare ad una spanna dal mio viso.
<<C'è che io odio questa situazione e stai certa che farò di tutto per farla finire al più presto>>
Cosa significano queste parole? Cosa vuole fare finire? La relazione tra mia madre e suo padre?
Sto per risponderle ma, come l'altra volta, il suono del clacson della macchina di suo padre ci interrompe. Mi lancia un'altra occhiata, prima di dirigersi verso suo padre come se nulla fosse successo.
Non riesco a starmene tranquilla mentre tutta la famiglia ci troviamo seduti a tavola. Diana che è seduta davanti a me, non smette di sorridermi in quel modo odioso che ho visto solo in poche persone. Faccio finta di nulla, stringendo un pugno sotto al tavolo e muovendo nervosamente la gamba.
In mente mi balena l'idea di volerne parlare con mio fratello e dopo aver ricevuto il suo consenso, ci chiudiamo nella sua stanza e mi assicuro che nessuno ci stia spiando.
<<Che fai?>> mi chiede con voce divertita. Mi vado a sedere sul suo letto solo dopo che la sua figura mi lascia lo spazio necessario per stare comoda. Con la schiena appoggiata alla testiera del letto, porta le mani dietro alla nuca e allunga le gambe, incrociandole sulle caviglie.
<<Mi assicuro che nessuno ci senta>>
<<Adesso soffri di manie di persecuzione?>>
<<No, stupido>> gli faccio la linguaccia.
Alex scoppia a ridere prima di tornare gradualmente serio e riaprire bocca: <<Allora, di che si tratta?>>
<<Di Diana>> sussurro e nello stesso modo continuo a raccontargli ciò che è successo. Ma forse non mi sta prendendo così seriamente, dal momento in cui a stento trattiene le risate. Il suo comportamento mi innervosisce all'istante.
<<Non mi credi?>>
<<Scusa Bianca, ma mi sembra tutto così assurdo. Non crederai sul serio che Diana voglia distruggere la nostra famiglia, vero?>> chiede mentre le sue guance sono ancora gonfie per via del sorriso.
<<Tu non la conosci>> dico a denti stretti.
Perché non mi credi, Alex? E' davvero così assurdo ciò che dico? Anche se non lo sai, mi stai facendo male fratellone.
<<Non benissimo, ma non sembra una cattiva ragazza, anzi. L'altro giorno abbiamo passato tutta la giornata ridendo>>
<<Di che stai parlando?>>
<<L'altro giorno mi ha chiesto se potevo accompagnarla a fare shopping. Le ho detto di sì perché volevo fare contenta la mamma, ma alla fine si è rivelata davvero una bella compagnia>>
A quello che dice, il cuore prende a battere alla velocità della luce. E se...? No, non può farlo veramente, non ne sarebbe capace.
<<Prima di non credere alle parole di tua sorella, potresti prima conoscerla meglio?>>
<<Non ho detto che non ti credo, dico solo che alcune cose le potresti percepire in modo diverso solo perché hai paura, non so>>
<<E di cosa dovrei avere paura, scusa?>> adesso sto iniziando ad arrabbiarmi sul serio.
<<Che magari possa portare via dalla tua vita me o la mamma, non so. Ma io ti prometto che resterò per sempre il tuo fratellone, ok?>> prende le mie mani nelle sue. Lo vedo dai suoi occhi verdi che non mi sta mentendo, che quella promessa lui la manterrà per davvero. E con questo pensiero per la testa, il nervosismo si placa quasi all'istante.
Prima di uscire dalla sua stanza, ci abbracciamo forte e lo utilizza come scusa per ricordarmi di viverla dandole il giusto peso. Vorrei poter fare come fa lui, ma se Diana continua a farmi dispetti non so se riuscirò mai a farlo.
Ho capito a che gioco sta giocando: sta cercando di apparire la ragazza che non è solo per essere ben voluta da mia madre e Alex. O forse questa è solo una fase del suo piano.
Preferisco non pensarci per il resto della giornata, così come gli altri giorni a seguire, passati sdraiata sul letto nell'attesa di un messaggio da parte di Dylan, oppure seduta ad un tavolo della mensa con l'allegra compagnia di Andrew e il flirt tra Matt e Sofy, che sembrano avvicinarsi sempre di più.
E così, dopo una settimana e mezza di silenzio, sotto consiglio di Matt, decido di presentarmi a casa sua. Lo ammetto, tremo un po' perché non so come la potrebbe prendere se questo non dovesse essere il momento opportuno.
Ma raccolgo quel briciolo di coraggio necessario per farmi premere il campanello, solo dopo aver preso un bel respiro profondo. Come l'ultima volta, la melodia risuona in tutta la casa e ritorna alle mie orecchie con un semplice suono ovattato.
Il portone di metallo dai decori vari si apre poco dopo, mostrandomi dopo tempo il volto di Dylan vestito di una semplice tuta grigia. Ha le occhiaie scure, un accenno di barba gli copre le guance mentre i capelli gli cadono sulla fronte senza il minimo di controllo. Questa sua aria trasandata non sembra essere un buon presagio.
Alla mia vista, sgrana gli occhi mentre le labbra leggermente screpolate si schiudono, come a voler dire qualcosa ma ogni parola rotola giù per la gola e finisce per inghiottirle.
Lo saluto timidamente ma lui non risponde, anzi, abbassa la testa.
Cosa c'è Dyl? Perché non mi guardi negli occhi? Dimmi che ti sono mancata almeno la metà di quanto tu sia mancato a me, ti scongiuro.
A quel punto tento una mossa un po' azzardata: mi avvicino a lui con l'intento di baciarlo, ma il modo freddo e distaccato con cui mi scansa, mi colpisce nel profondo.
No, non fare così. Sono io amore mio, ti sei già dimenticato di me?
Ingoio a fatica la saliva che si accumulata in bocca e solo dopo aver fatto un passo indietro, inizio a parlare: <<Perché sei sparito?>>
<<Mi dispiace di non averti mandato neanche un messaggio, ma adesso che sei qui ne approfitto per parlarti>>
Quelle parole alle mie orecchie risultano come il tuono prima della tempesta. Dentro di comincio a prepararmi psicologicamente di quello che sta per dirmi.
<<Io ci ho provato Bianca, ho messo tutto me stesso per portare avanti quello che c'è tra noi. Ci ho creduto tanto in noi, ma ho capito che non sono fatto per queste cose>>
<<Ma che stai dicendo?>> dico in un sussurro, per via della fitta al cuore che mi sta spezzando piano piano in due. Il vuoto di questa mattina, torna a farsi sentire più che mai.
<<Dico che non possiamo funzionare. Io non funziono, in verità, tu sei perfetta>> mi sorride dispiaciuto, gli occhi gli si velano di tristezza, la stessa che vedevo tanti mesi fa <<Non posso mettere in pericolo te, non me lo perdonerei mai>>
<<Dylan, non dire cavolate>> avanzo di un passo e afferro le sue mani nelle mie <<Io ho scelto te con tutto il pacchetto, comprendenti le tue paure, il tuo passato. Non puoi chiedermi di lasciarti andare perché se crolla il tuo mondo, crolla anche il mio ed io non posso stare a guardare>>
La vista si è appannata completamente, ma riesco a distinguere la sua testa scuotere mentre cerca di trattenere le lacrime.
<<Ti prego Bianca, non rendere tutto più complicato di quanto già non lo sia>>
<<No, Dylan, io non me ne vado, io non ti lascio. Sapevo a cosa andavo incontro mesi fa, sono andata contro tutto e tutti per stare con te perché io ti amo>>
Cerco di abbracciarlo ma si tira indietro, rifiutandosi completamente di stringermi forte a sé. Un'altro colpo al cuore che mi provoca un dolore assurdo.
Non fare così Dyl, non ti allontanare da me in modo così brutale. Non farmi male anche tu amore mio, non obbligarmi a tornare a vivere nell'apnea quando ho imparato finalmente a respirare.
E come respiro io, Dyl, se sei tu il mio ossigeno?
<<La mia decisione l'ho già presa, Bianca. Mi dispiace tanto perché ho davvero creduto che un giorno qualcosa sarebbe cambiato, che anch'io avrei potuto vivere come ogni ragazzo della mia età. Semplicemente non è fatta per me la felicità>>
<<Non puoi arrenderti così, Dyl. Lotta per la tua felicità!>>
Continua a scuotere la testa e prima che possa dire o fare qualcos'altro, arretra ancora di qualche passo mentre con un braccio teso verso di me, mi costringe a stargli lontano. Poi mi sbatte la porta in faccia, ma non mi arrendo e così inizio a battere pugni su di essa, uno dietro l'altro.
<<Ti prego Dylan, io ti amo>> ripeto con la voce spezzata, consapevole del fatto che questa potrebbe essere probabilmente l'ultima chance per noi. E lo ripeto, sperando che mi ascolti, mi abbracci forte e mi dica che era tutto uno scherzo.
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