1. Mente o cuore?
Dylan
<<Questa è solo la dimostrazione che io avevo ragione>> dico stringendomi le mani e trattenendo le lacrime <<Lei è stata la prima di cui mi sia fidato dopo tanto tempo, pensavo che la stessi superando ma mi ha confermato quello che penso: delle persone non ci si può mai fidare>>
Sembra come stessi parlando tra me e me ma lo studio dalle pareti color ocra e il divano comodo in cui mi trovo, mi fanno ricordare il contrario.
La signora Smith mi ascolta attentamente e di tanto in tanto prende qualche appunto sul suo taccuino, con molta professionalità.
<<Dylan, dici queste cose solo perchè sei arrabbiato, deluso ma sono certa che non lo pensi davvero>>
<<E perché lo pensa?>>
<<Perché ti ha ferito profondamente, pensavi di star superando la tua paura e vederla bussare di nuovo alla tua porta ti ha colto di sorpresa>> poggia il taccuino sulle ginocchia accavallate e tra le mani gira il tappo della penna <<Ti sei sentito preso in giro da te stesso, dal destino o in qualunque cosa in cui credi. Dici queste cose solo perché il tuo passato ti ha permesso di iniziare a pensarlo, pensa se le persone non ti avessero mai dato modo di dubitare di loro, di fidarti di loro, le cose a quest'ora sarebbero diverse e non daresti mezzo mondo per spacciato>> un sorriso gentile campare sulle sue labbra.
E devo ammettere che è riuscita a calmare molta di quella rabbia repressa dentro di me. Ha maledettamente ragione e devo prendermi ulteriore tempo per riflettere su quel che ha detto.
<<Come faccio a fidarmi degli altri se non trovo mai la persona giusta per farlo?>>
<<Pensa a qualcuno di cui ti fidi ciecamente, Logan ad esempio. E' importante che tu passi molto tempo con lui in questo periodo, hai bisogno di un amico che ti faccia distrarre>>
Sorrido alla signora Smith, che ricambia senza pensarci due volte dopodiché fissa il nostro prossimo appuntamento e mi congeda da lì.
La prima cosa che faccio è chiamare Logan per sapere dove si trova e se ha tempo da spendere con me. Felicemente mi invita al nostro posto preferito, una piccola caffetteria, dove riscaldarci e chiuderci nel nostro mondo quando questo comincia a starci troppo stretto.
Mi dirigo nel posto prefissato e prendo posto in uno di quei sedili rossi tutti uniti e divisi per sezione. Aspetto Logan con pazienza e nel frattempo ordino un caffè lungo per non darmi troppo alla testa. Logan arriva poco dopo, avvisandomi del suo arrivo dandomi una pacca sulla spalla poi si siede di fronte a me. Ordina anche lui la sua solita cioccolata calda con panna.
<<Allora? Come è andata?>> dice sistemandosi i capelli un po' arruffati.
<<Ti ho disturbato per caso?>>
<<Perché?>> dice scrutandosi attentamente, come avesse qualcosa fuori posto.
<<Sembri esserti vestito delle prime cose che hai trovato, come quelle volte in cui devi fare presto>>
<<Perché se mi hai chiamato vuol dire che era urgente>> lo dice come fosse una scusa. Nel frattempo il cameriere ci porta le ordinazioni <<Dovevo correre a salvare il mio migliore amico>> dice in modo teatrale, strappandomi un risata. Lui mi segue subito dopo.
<<Non è una scusa per tenermi nascosto qualcosa, vero?>>
<<Dobbiamo parlare di te o di me, scusa?>> beve un sorso di cioccolata, sporcandosi le labbra di panna che tira via con la lingua.
<<Ti vedi con qualcuno?>> gli chiedo senza importarmi troppo della sua domanda. Lui sembra quasi strozzarsi, poi inizia a tossire. Io rido della sua goffagine.
<<Scherzi? Non sono fatto per quelle cose, dovresti saperlo... Comunque non hai ancora risposto alla mia domanda: come è andata?>> mi nasconde qualcosa, me lo sento, ma faccio finta di nulla perché ho bisogno di parlare con lui.
Gli racconto di ciò che mi ha detto la signora Smith, Logan tiene gli occhi cristallini puntati su di me e ascolta attentamente, così come faceva quando eravamo più piccoli. Lui mi è sempre stato accanto nei momenti "no", nei momenti felici e durante quei silenzi che riempivano la mia vita.
Mi veniva a trovare a casa nell'estate dell'incidente, qualche settimana dopo la morte di mio padre, si sedeva sul pavimento della mia stanza e aspettava che parlassi. Alla fine io non gli rivolgevo una parola, continuavo a giocare a far rimbalzare una pallina da tennis sul muro e a volte facevamo a turno. Poi mi abbracciava e tornava a casa.
Ho rischiato di perderlo milioni di volte ma lui è stato più forte in quei momenti e ha tenuto stretta quest'amicizia per entrambi, mentre io ho sempre avuto più difficoltà a farlo. Preferivo mollare, tagliare i rapporti per far soffrire meno lui e perché pensavo di dover soffrire da solo, di portare tutto il peso di quel fardello sulle spalle, da solo.
Non gli sarò mai grato abbastanza per essersi preso parte di quel peso e di averlo portato con sé senza lamentarsi mai, senza avere mai la voglia di scappare. E' rimasto e basta.
<<Secondo me ha ragione, Bianca ti piace da un sacco di tempo e averla finalmente nella tua vita ti ha fatto sentire al settimo cielo per un'infinità di tempo e quando hai scoperto la verità... beh', ci sei rimasto male>>
<<Cosa dovrei fare secondo te?>>
<<Secondo me dovresti ripartire da te Dylan, raccogli tutte le parti di te stesso e ricomponile con molta attenzione, dedizione e poi prendi la decisione che per te è più giusta>>
Logan ha questa capacità innata di usare le parole giuste al momento giusto.
<<E se dovessi sbagliare a scegliere o, che ne so, basarmi sul mio lato razionale o orgoglioso?>>
<<Allora segui il tuo cuore, domandati più di una volta "E' quello che voglio Io?" e quando avrai trovato la risposta, eccola che non aspetta altro che essere scelta>> si poggia allo schienale della poltrona e beve l'ultimo sorso di cioccolata.
Anche io finisco il mio caffè e continuiamo a parlare di altre cose finché non si fa tardi e Logan deve andare per via di un impegno. Mi chiedo quale sia...
Gironzolo per le strade con le mani nelle tasche, le uniche luci ad illuminare il cammino sono i lampioni disposti con un'alternanza regolare.
Se dovessi raccogliere i pezzi di me stesso, da dove dovrei iniziare? Come si fa a fare una cosa del genere? All'improvviso mi viene un'idea.
Prendo la metropolitana che mi conduce dall'altra parte della grande metropoli, mi avvio nella piazza in cui mio padre era solito montare la sua attrezzatura e regalare sorrisi e serenità alle persone che ascoltavano le note uscire dalla sue dita che si muovevano veloci.
"Se c'è qualcosa di così importante in questa vita, ricordati sempre che è regalare sorrisi alla gente figliolo", mi ripeteva ogni volta prima che iniziasse il suo spettacolo.
Mi faccio spazio tra la gente e raggiungo il punto preciso, dove adesso qualcun'altro ha preso il nostro posto: due ragazzi che non potranno avere più di diciannove anni che suonano uno la chitarra e l'altro una pianola.
Rivivo i miei momenti felici insieme ad una delle persone più importanti della mia vita. Anche se ha smesso di farne parte, mi sembra che continui ad osservarmi da qualche parte.
E l'unica cosa di più reale di lui a cui posso aggrapparmi sono proprio i ricordi: noi che cantavamo a squarciagola quando finiva di farmi il bagnetto, io che lo aspettavo con la sua chitarra in mano quando tornava da lavoro solo per sentire una sua canzone dedicata tutta a me, o quei momenti in cui la sera, dopo che noi andavamo a letto, dedicava una canzone d'amore che aveva scritto alla mamma. Ed era bello vederla arrossire ogni volta come fosse ancora la prima volta, innamorarsi ancora di lui.
Io sono anche questo: dei ricordi di sua madre ancora felice, di suo padre che portava allegria in famiglia sempre a comunque, di me che si sente amato e fortunato di essere capitato in una famiglia del genere.
Alla fine, quando decido di tornare a casa, sento di aver raccolto una parte importante di me: quella parte sensibile, quella che crede ancora che sua madre lo voglia bene e che non sia andato tutto perduto per via di un altro uomo, quella che vorrebbe tornare a vivere in quel modo unico che lo faceva sentire veramente vivo.
Forse era questo quello che intendeva Logan: cercare il Dylan frantumato in piccoli pezzi sparsi chissà dove, raccoglierli e metterli di nuovo tutti insieme, come lo erano una volta.
Ma è quando chiudo la porta della mia camera che sento la loro mancanza, come fosse amplificata a mille. All'improvviso mi sento tremare dentro al pensiero che niente di tutto quello potrà tornare nelle mie mani. Mi manca stringerli tra le mie braccia insieme, mi manca la sua risata, il suo profumo, la sua capacità di rendermi felice con molto poco.
Mi tuffo sul letto con la vista appannata, mi sento privo di forze e vorrei che ci fosse qualcuno in questo momento, insieme a me, che mi tenga collegato a quei ricordi felici e sorridere perché è successo e non piangere perché è passato.
La tentazione di chiamare Logan di nuovo è forte, e la seconda persona a cui penso è proprio Bianca ma ci vuole poco a ricordare quello che mi ha fatto.
Mi sento in colpa anche di aver pensato, anche solo per un secondo, di perdonarla e di correre tra le sue braccia perché lì mi sento al sicuro, mi sento amato, mi sento libero di essere me stesso. Ma la verità mi ferisce ancora una volta.
Così chiamo mio fratello Liam, un'altra tra le persone più importanti della mia vita. Dopo qualche squillo, mi risponde con voce malinconica ed è come respirare di nuovo.
<<Come stai?>> gli domando timido, era da tanto che non mi facevo sentire, da quando ho scoperto la verità di Bianca.
<<Bene, Dylan, e tu come stai?>>
<<Bene>> rispondo senza esitazione, troppo velocemente per non destare sospetti in mio fratello.
<<Va bene, ma adesso dimmi come stai veramente>>
Lo odio per capirmi così bene, ma in fondo credo che sia questo quello di cui ho bisogno.
<<Male>>
<<A che pensi?>>
<<Penso che mi manca, penso che non sia fatto per la felicità>>
<<Sei esagerato fratellino, basta pensare al passato: lo sei stato un tempo e puoi tornare ad esserlo, solo devi aspettare il momento giusto>>
<<Quando penso sia arrivato il momento, tutto crolla sotto al mio naso. Sono stanco di aspettare, Liam>>
<<Le cose belle tardano sempre ad arrivare fratellino, devi avere molta pazienza>> e ha ragione. Rimaniamo in silenzio per altro tempo, poi gli chiedo come va al college e gli cambia improvvisamente la voce quando parla di questo.
Sono felice che, almeno lui, riesca ancora a provare qualcosa di bello. Poi è lui a chiedermi come va a scuola ed non si può dire che a me vada bene come a lui. Sono settimane che non ci entro, ho deciso di prolungare le vacanze di Natale per riprendermi dal duro colpo di Bianca.
<<Dovrai affrontarla prima o poi, Dylan, non puoi sfuggire all'infinito>>
<<Lo so ma non sono ancora pronto ad incontrare il suo sguardo triste, so che mi farebbe ancora più male>>
<<Se ti importa ancora di lei, perché non vai a trovarla?>>
<<Perché io sono sicuro di tenere a lei, ma non io a lei>>
<<Hai appena detto che ti farebbe male incontrare il suo sguardo triste>> mi sono incartato da solo, penso <<Metti da parte l'orgoglio e rifletti bene su cosa vuoi in questo momento, di cosa hai bisogno>>
Poco dopo smettiamo di parlare, poso il telefono e il silenzio torna a riempire le orecchie e il cuore. I pensieri cominciano a fare rumore quando inizio a pensare alle parole di Liam.
Dovrei farlo? Dovrei andare da lei? O dovrei fare come ha detto Logan? L'idea del mio migliore amico mi sembra più razionale, quella di mio fratello più istintiva.
Ma la vera domanda è: sono disposto a mettere da parte l'orgoglio, la delusione, così da perdonarla e darle una seconda possibilità? E soprattutto, cosa farei io? Mente o cuore?
Spazio autrice
Eccoci qui ragazzi, dopo tanto tempo ecco a voi il sequel di questa storia. Sono davvero felice di potervela fare leggere adesso. Fatemi sapere cosa ne pensate, da quanto la state aspettando. Insomma, fatemi sapere tutto ciò che vi passa per la testa, ci tengo davvero tanto.
Giuly ❤
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top