VI
Il rumore battente del temporale sta facendo diventare la tua camera uno scrigno di sollievo. Il tuo spazio è ristretto e disordinato, ma accogliente come se ci avessi appeso pezzi di te sui muri.
Tutti questi disegni e queste foto, i libri sparsi in giro e i fogli per studiare, e gli anelli e le collane. Ogni cosa sei tu.
Tu ed i tuoi morbidi polpastrelli che hai usato per seguire le mie righe lisciando la carta.
Il temporale di fine estate tuona e inveisce sulla tua solitudine, e mi rendo conto di non bastare in questo letto sfatto.
Non sorridi da un po'.
Sarà per caso questo tempaccio?
A me mette pace, sembra che ci sia un fiume là fuori. Oppure il fiume è dentro di te?
Dovrei smetterla di insinuare, di darti da leggere tutte queste domande.
Potrò anche essere lo scrittore, ma tu sarai sempre le parole. E queste parole hanno bisogno di certezze e non di interrogativi.
Ecco lo sapevo. Sapevo che avevi bisogno che ti dicessi questo.
Molte cose spaventano, eppure bisogna provare a diventare immortali e a non avere paura di nessuno.
Si chiamami, Damiano o Icaro, come preferisci, mi fai colorare queste virgole di rosso quando dici il mio nome a voce alta.
Io sto un attimo a guardarti coi pensieri e
a disegnare stelle intorno alle tue cicatrici.
La costellazione dell'orsa maggiore sulle ginocchia, Sirio sul polso, la via Lattea sul vecchio taglio nel sopracciglio, e aggiungerei anche una cometa lì dove ti hanno tolto l'appendice da bambina.
Sei bella Coraline. Bella davvero come io rock n' roll.
Certa gente questo riesce a dirlo, io so solo scriverlo. E se avessi voce giuro che te lo canterei.
Dammi un'altra goccia d'inchiostro per battere queste ultime parole;
Sei bellissima.
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