Lucamy: "Una folle serata" - 1 parte. Come pioggia d'estate. 💎
STARRING.
• Lucas J. Zumann •
• Amybeth McNulty •
L'amore eterno
tra due persone
resiste a tutto,
anche alle peggiori...
tempeste.
Rimasi stupefatta quando notai una limousine tirata a lucido parcheggiata davanti al mio portone. L'uomo alzò gli occhi dal cellulare e mi sorrise staccandosi dall'auto rossa, su cui si era appoggiato nell'attesa.
"La signorina Amybeth?"
"Sì." Risposi, chiudendo il portone.
Doveva averlo mandato lui.
Mi aveva illustrato brevemente i piani per quella festa prima di andare in ospedale, ma non sapevo bene cosa aspettarmi, una volta varcato l'ingresso.
L'uomo mi aprì la portiera e m'invitò a salire. Osservai l'abitacolo constatando quanto i sedili in pelle fossero comodi. Generalmente ero abituata a quelli dell'autobus, alle grida, agli schiamazzi, ai pianti. L'altro giorno dinanzi al mio sedile, una mamma tentava inutilmente di calmare il proprio bambino, che piangeva ininterrottamente. Detestavo veder soffrire qualcuno, soprattutto qualcuno così indifeso e fragile.
Frugai nella borsa e gli porsi una macchinina, che afferrò con delle manine paffute e minuscoli, poi gli vidi fare un sorriso mentre fingevo di scomparire, coprendomi la faccia.
La sua risata cristallina era una musica celestiale. Come un palloncino che volava in alto o una bolla di sapone che galleggiava nell'aria fino a scoppiare.
"Il dottore mi ha chiesto di portarla da un suo amico stilista per l'abito e poi in un salone di bellezza, ma se ha altre preferenza, mi dica pure." Si voltò verso i sedili posteriori dopo aver allacciato la cintura, e mi strappò da quei pensieri un po' astratti.
Scrollai le spalle. "No, va bene questo. Ho piena fiducia nel dottore."
"D'accordo."
Mise in moto e partí mentre contemplavo la bellezza di quella città che scorreva sul finestrino. Dopo qualche minuto, contemplai ansiosa la vetrina di un negozio del centro e l'autista spalancò la porta ancora prima della commessa. Entrai al suo interno e mi ritrovai accerchiata da lusso ed eleganza. Niente di riconducibile al mio outfit di quel pomeriggio. Il giovane che mi accolse con il sorriso sulle labbra cominciò a squadrare il mio aspetto e mi guardai la punta delle scarpe prima di puntarlo sul suo sguardo determinato.
Consegnò all'assistente tre abiti e dopo qualche minuto sbucai dal camerino con indosso un vestito di paillettes e marrone - ma lo scartò. Un altro nero gli fece storcere il naso, e dopodiché persi il conto di quanti altri dovetti passare a rassegna. Infine, raggiungemmo il salone e seduta davanti allo specchio mi abbandonai totalmente a quel sogno che stavo vivendo, anche se a mezzanotte sarei tornata a vestire i panni di una colf impacciata e timida.
"Ah, ecco qui la nostra star. Benvenuto!" Squittí l'uomo venendomi incontro nel corridoio, allungando la mano che mi affrettai a stringere.
"La ringrazio."
"Cara, hai già avuto modo di congratularti con il più giovane presidente del Congresso Internazionale di Neurochirurgia?"
"Abbiamo parlato per telefono, ma sono felice di conoscerla di persona. Complimenti per la carica." Rispose la donna.
"Grazie. È gentile da parte sua."
"C'è qualcosa di cui ci terrei a parlarle, dottore. Circolano delle voci sul fatto che molti direttori stanno facendo a gara per portarla via dal nostro ospedale. Né vorrei discutere con lei, ma non questa sera."
"Vorrei chiarire anch'io alcune questioni." Lo apostrofai guardando oltre le sue spalle la castana che si stava avvicinando per poter fare colpo con il suo vestito ricercato e la scollatura vertiginosa che avrebbe fatto impallidire perfino il mio amico.
Abbozzò un sorriso per sdrammatizzare. "Lo so che ci sono problemi, ma non sono insormontabili. Si può sempre trovare una soluzione."
"Oh, si è formato il triangolo delle Bermuda." Dichiarò allegra.
"Shannon... sei davvero incantevole." Si congratulò l'altra toccandole il braccio con una certa confidenza.
"Accanto a te scompaio!"
"Benvenuta." Mi feci avanti, afferrando la mano per baciargliela.
"Signor Lucas... È strano che sia venuto senza accompagnatrice. Come mai?"
"In realtà, io-"
Il mio sguardo vagò altrove e la intravidi camminare in mezzo a quella folla, guardandosi intorno.
Il tempo sembrò rallentare quando i miei occhi si posarono sulla sua figura, fasciata da un abito rosso senza fronzoli che le scivolava addosso, rendendola venerabile.
Nessuno avrebbe potuto fare a meno di ammirarne la perfezione e la capacità che aveva di attirarti, e chi avrebbe potuto capire che dietro quelle vesti si nascondesse una governante! La donna che la sera prima aveva riposato sul mio divano infrangendo le regole.
Un orgoglio crebbe dentro e mi scongelai di colpo. "La mia ragazza è arrivata, purtroppo non ho potuto andarla a prendere perché ero occupato con un'operazione. La raggiungo, vogliate scusarmi." Mi allontanai sotto lo sguardo tagliante della direttrice sanitaria che sperava in un epilogo diverso e le andai incontro.
"Benvenuta." Sembrava diversa.
Presi le sue mani dolcemente e indugiai con le labbra sul suo dorso, scrutando di sottecchi come le sue guance prendessero lentamente calore.
Schiarii la voce, aggiustando il papillon e drizzai anche la schiena.
"Grazie. Il suo amico mi ha scelto il vestito. E mi ha prestato anche questi orecchini." Mi mostrò sorridente il pendente di perle.
Non le staccai gli occhi di dosso. Ero quasi soggiogato dalla sua bellezza.
"Sei bellissima." Poi li abbassai lasciandoli percorrere tutto il vestito. "Voglio dire... il vestito ti dona molto e anche gli orecchini."
Annuì, poi con faccia preoccupata, guardò un punto alle mie spalle. "Grazie, dottore. Ma sono confusa. Non so cosa fare, come muovermi. Spero tanto di non metterla in imbarazzo."
"Stasera, non devi chiamarmi dottore... Lucas." Lei annuì ed espressi un pensiero che poteva significare altro. "E quello che vedo non potrebbe mettermi in imbarazzo, al contrario..." Curvò le labbra in un sorriso spontaneo e le indicai qualcosa. "Guarda, l'uomo con i capelli grigi e lo smoking dietro di me è il proprietario del mio ospedale. Il mio capo. Con lui c'è sua moglie e accanto la direttrice sanitaria."
"Proprietario dell'ospedale, sua moglie e direttrice tecnica." Ripeté.
"No, direttrice sanitaria. Insomma, in pratica è una sorta di capo."
"Direttrice sanitaria, capito!" Esclamò.
"Adesso te li presento, poi berremo qualcosa e tra un paio d'ore circa potremo andarcene. D'accordo?" Chiesi, per essere sicuro che avesse afferrato il concetto.
"Va bene."
"Perfetto." Mi spostai accanto a lei e mi prese l'avambraccio, avanzando verso i tre che ci attendevano. "Lasciate che vi presenti la mia fidanzata, Amybeth. Questi sono la signorina Shannon, il signor Jackson e sua moglie."
"Molto lieto." Si presentò subito l'uomo, stringendole la mano, a cui seguí anche la moglie e la castana, che la fissò con sospetto.
"Salve, Amybeth. È un vero piacere. E mi dica, anche lei è un medico?" La rossa si bloccò a quella domanda improvvisa, non sapendo cosa dire.
"Amybeth ha una sua compagnia. Pulizia e sterilizzazione." L'anticipai.
"Ah, davvero? Abbiamo dei problemi con l'impresa che utilizziamo. Shannon continua a dirmi che dobbiamo cercarne un'altra-"
La castana prese parola interrompendolo. "Ho già risolto il problema. Stavo giusto per comunicarglielo."
"Non parliamo di lavoro stasera. Non vogliamo annoiare le nostre splendide signore." M'intromisi cercando di riportare la tregua.
"Ha perfettamente ragione. Mi sono lasciato trasportare. Uniamoci agli altri invitati. Permettetemi di scortarvi, belle signorine." Sollevò le braccia per permettere alle due di afferrarle, e la castana ci mise qualche istante per cedere e lasciarsi trascinare verso l'ingresso, lasciandomi solo con la mia accompagnatrice.
Seguendo il loro esempio, le mostrai il braccio a cui si attaccò instintivamente.
La sala era stracolma di ospiti, i tavoli rotondi erano posizionati ai lati e la musica di un violino avrebbe allietato la serata. Facemmo il nostro ingresso e Amybeth era leggermente agitata, temendo di fare brutte figure, dato che eravamo al centro dell'attenzione.
"Scusami per prima, ero in una situazione difficile. Non avrei dovuto mentire sul tuo lavoro."
"No, non c'è problema. Si figuri."
"Se solo sapessi quanto il tuo arrivo mi abbia salvato..." La fissai ancora e deglutí un fiotto di saliva.
"Non vedo l'ora che questa serata finisca. Mi auguro che non ci siano altri problemi." Bisbigliò osservando i presenti con evidente imbarazzo.
Improvvisamente un Dalmar, tra l'arrabbiato e il confuso, si palesò di fronte a me in cerca di spiegazioni.
"A proposito di problemi, lascia che ti presenti l'esperto di anestesia: il combinaguai per eccellenza. Dalmar, la signorina Amybeth."
"Sono tanto felice che tu abbia così tanta stima di me, caro Lucas." Ruotò il viso nella direzione della ragazza e le tese la mano, che lei si affrettò a porgergli e le fece il baciamano sotto il mio sguardo serio. "Signorina Amybeth. Sono profondamente onorato di conoscerla e..." Si drizzò di colpo, rifilandomi un sorriso sarcastico. "Non gli dia retta, sono una brava persona."
Amybeth rise di gusto.
"Torno tra un istante, brava persona." Mi allontanai per raggiungere uno dei colleghi, che aveva richiamato la mia attenzione poco prima.
"Dato che siamo circondati da medici, possiamo violare alcune regole sanitarie. Ecco, tenga." Mi esortò l'uomo di colore porgendomi un bicchierino con del liquido azzurrognolo dal dubbio contenuto. Fece tintinnare i nostri bicchieri, poi lo buttammo giù in un unico sorso, ed era talmente forte che mi mancò l'aria nei polmoni.
"È f-forte... Brucia un po'." Farfugliai.
"Per diminuirne l'effetto bisogna berne subito un altro. È scientificamente provato."
"Un altro? Sicuro?" Esclamai.
"Certo, si fidi di me." Gli sorrisi e traccannai anche il secondo, con la gola che per poco non andò a fuoco insieme al resto del corpo.
"Brucia ancora?" Parlò l'uomo, quasi a fatica.
"Non le dico che brucia di più." Gli puntai l'indice e lui si portò una mano alle labbra.
"Io invece vado a fuoco." Sussurrò piegandosi e tossendo mentre ridacchiavo per la sua reazione.
Lucas ci raggiunse, osservandoci stranito non potendo immaginare cosa stessimo facendo prima che i suoi soci lo lasciassero libero dai soliti discorsi.
"Oh, vi ho lasciati per due minuti... Cos'è che mi sono perso?"
Ridacchiai.
"Seguivo solo la prescrizione del medico."
"Scommetto che Amybeth durerebbe solo tre minuti sotto anestesia. Non ho mai visto un effetto così rapido. Complimenti!" Esclamò ridendo senza alcun freno a causa del troppo alcol in circolo nelle nostre vene. Anch'io riuscivo a malapena a controllarmi, portando una mano sullo stomaco. "Vogliamo fare un altro giro?"
"Scusatemi per l'interruzione, Amybeth cara, vorrei presentarti qualcuno." Il mio sguardo immediatamente tornò serio, posandolo sul riccio rimasto immobile con le mani nelle tasche dello smoking. "Un mio amico oculista ha appena aperto una clinica. Non ha ancora nessuno che si occupi della sterilizzazione." Mi strinse il braccio. "Magari voi due potreste trovare un accordo e ne trattereste dei benefici, non pensi? Vieni." Mi trascinò con sé e non potei oppormi in alcun modo.
Dalmar mi agguantò prontamente il braccio rischiando di romperlo, mentre cercavo di camminare e strattonarmi da quella presa.
"Dimmi un po'... Dove hai trovato quella governante così carina? Mi daresti il suo numero di telefono, magari ha qualche ora libera anche per me-"
"Scusami." Tagliai corto e finalmente mi divincolai, mentre andavo alla ricerca della rossa. Dovevo evitare ad ogni costo che tutti scoprissero il suo vero lavoro e la sua vera identità o potevo dire addio alla mia reputazione.
"Molto piacere."
Strinsi cordialmente all'uomo dai capelli bianchi, affiancato dal suo socio più giovane.
"Anche per noi."
"Allora vi lascio a discutere dei dettagli. Ci vediamo dopo." Si congedò Melanie, avendo fretta di trattenersi a parlare con un'altra persona, e percepii la tensione salire a un livello estremo.
Se aprivo bocca avrei sicuramente rovinato tutto, ma non potevo restare zitta per tutta la sera lasciando Lucas a fare da mediatore con quelle persone rispettabili e altolocate.
"Che tipo di prodotti usa?" Domandò l'uomo.
"Prodotti?" Ci pensai su. "Beh, io mi limito a fare una lista e loro me lo procurano."
Lucas mi raggiunse, sorridendo ai due. "Scusatemi, ve la rubo solo un istante." A quel punto, la tensione sfumò completamente e gli afferrai l'avambraccio, come avevo fatto da quando avevo messo piede qui dentro per seguirlo verso il tavolo, posizionato proprio sotto il palco.
Mentre ci stavamo accomodando l'uomo di prima, il proprietario dell'ospedale colpì leggermente la testa del microfono e poi prese parola, catalizzando tutta l'attenzione.
"Buonasera signori e signore. Vi do il benvenuto." Iniziò scatenando subito una cascata di applausi che riempirono il silenzio di prima. "Non serve che mi presenti, sapete già chi sono. Non voglio dilungarmi con discorsi noiosi per chiarire l'importanza di quanto sia significativo questo giorno. Vi dirò solo che sono fiero di festeggiare il 25esimo anniversario dell'ospedale con il mio grande team. Cioè tutti." Un altro applauso seguì di lì a poco, poi si placò come per magia. "Ho ancora un ultimo annuncio da fare e colgo l'occasione per ringraziare il nuovo Presidente dell'associazione Internazionale di Neurochirurgia. È un giovane medico americano, che ha fatto e farà grandi cose per l'Irlanda. L'esimio dottore Lucas Zumann. Prego, dottore, salga sul palco... insieme a me." Il diretto interessato si alzò, nel fragore degli applausi, accostando i bordi della giacca e salendo sul palco appropriandosi del microfono.
"Ringrazio il mio mentore, gli devo tutto." Si scambiò un'occhiata riconoscente con l'uomo che s'inchinò brevemente. Fece una pausa e guardò la sala. "Ero un adolescente bruttino e un po' maldestro." Qualcuno rise. "Non ero importante e visto che non uscivo mai occupavo il mio tempo a studiare."
Mi sfuggì una risata.
Non l'avrei mai creduto possibile.
Era un ragazzo dalle mille risorse ed era anche carino e apprezzabile, con i suoi ricci scomposti e gli occhi verdi.
"Bene, facciamo un applauso alla principessa che ha trasformato il brutto rospo in un principe." Aggiunse l'altro appoggiandogli la mano sulla spalla mentre indicava me. "Lei è fra noi."
Il mio sorriso si smorzò, mentre gli applausi partirono automaticamente, coprendo anche i battiti del mio cuore.
Una principessa... io?
L'uomo continuò ad applaudire dal palco, mentre il ricco congiunse le mani pietrificato per l'ultima frase.
Abbassai gli occhi imbarazzata, con le mani posate sul tavolo.
La sala si trasformò ben presto in una pista da ballo e tutti i dottori, infermieri, l'intera equipé si lanciarono nella mischia, per trascorrere delle ore tranquille lontano dal nostro dovere, dalle corsie dove bisognava combattere per salvare delle vite.
Osservai Amybeth ballare e ridere senza nessuna timidezza, poi volteggiare, girare su se stessa e ricadere nelle braccia del signor Jackson.
Dalmar si fece spazio, mantenendo le braccia in alto, mentre si avvicinava a lei che barcollava un po'.
La musica cessò e la rossa stava per afferrare l'ennesimo bicchierini, ma fortunatamente glieli confiscai, guardando di sbieco l'uomo decisamente brillo e fuori di testa.
"Signor Dalmar non sapevo che fosse stato assunto come cameriere stasera. Hai intenzione di farla ubriacare?"
"Ah, su con la vita doc! Divertiti, non è vero Amybeth?" Mi urlò facendo poi una giravolta e la rossa lo imitò. "Non così forte cara o finirai per cadere!" L'afferrò per le braccia mentre sbandava e ridacchiarono entrambi senza sosta. "Oh! Oh." Esultò mentre bevevo i bicchierini contemporaneamente strizzando gli occhi e coprendomi la bocca con il dorso per poi consegnarglieli, lasciandolo stupefatto. "Così si fa, doc! Vado a posare questi."
E si dileguò.
Le diedi le spalle mentre sghignazzava, mentre elaboravo ciò che avevo fatto. Avevo bevuto. Non era da me.
L'orchestra cominciò a suonare una musica leggera e alcune coppie ci accerchiavano attaccati.
Amybeth si guardò intorno, poi mi toccò la spalla e i nostri occhi si scontrarono. Distolse lo sguardo confusa, ma un bisogno di averla vicino... diventò incalzante. Feci scivolare la mano sulla schiena bloccandola e la spinsi contro il mio petto. Le nostre mani si intrecciarono e cominciammo a ondeggiare.
I suoi occhi non riuscivano a sostenere i miei a lungo, spesso li riabbassava mentre non smettevo di cullarla, poi quando li alzò scoppiammo a ridere.
Lasciò ciondolare la testa in avanti e il mio naso finí tra i suoi capelli.
"Spero che tu possa raggiungere la macchina, signorina Amybeth."
"Oh... scusi, mi dispiace molto." Si toccò il petto con aria dispiaciuta. "Ma ogni volta che chiedevo dell'acqua, il suo amico dottore mi procurava quei bicchierini."
"Non devi scusarti, no. Ti stai divertendo?"
Guardò altrove e rispose. "Molto."
"La serata non può finire qui." Dichiarò il mio capo mentre mi passava accanto, ballando il lento con la consorte.
"Vuole andare a vendere qualche anima in piena notte?"
Lui si sporse. "Ho dei piani migliori."
"Ma signor Jackson-"
"Nessuna obiezione." Sottolineò guardando subito la sua amata, che teneva fra le braccia. "Non voglio nessuna obiezione. Le obiezioni non sono ammesse, giusto, amore mio?"
"Jackson non permette obiezioni, nemmeno da me." Replicò la moglie.
"Amybeth ha un impegno importante domani."
Si accostò al mio orecchio con aria maliziosa. "Gli impegni si possono sempre rimandare, dottore." Feci un sorrisetto, scuotendo la testa per dire no. "Allora vi aspetto. Non potete rifiutarvi. Ci attende una notte di follia!" Strillò mentre continuavano a ridere e a ballare allontanandosi.
La rossa mi fissò turbata.
"Non andremo da nessuna parte, te lo prometto." La rassicurai stringendole la mano senza smettere di ballare.
"Va bene. Menomale... Sono un po' stanca." Sussurrò prendendo un respiro.
.
Ragazzi, questa è la prima parte del secondo capitolo della storia.
Amybeth e Lucas sono andati alla festa promettendosi di andarsene entro due ore, ma è probabile che i nostri beniamini dovranno assolvere a una richiesta indiscutibile da parte del proprietario dell'ospedale.
Abbiamo visto Amybeth spacciarsi per la sua fidanzata, mentre Dalmar aveva tutta l'intenzione di farla ubriacare (scatenando la seccatura e la rabbia del dottor Zumann)
Come trovate le scene tra i nostri beniamini? Vi piace l'andatura che seguo la storia? Avete già colpito quale sarà la piccola verità?
Naturalmente sono impaziente di leggere i vostri commenti meravigliosi e che vi piaccia tanto... da mettere una stellina. Credo che domani dovrebbe arrivare la seconda, quindi non smettete di seguire l'aggiornamento.
Ci vediamo nel prossimo capitolo!
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