Capitolo 5: Gabrielle

E siamo arrivati al fatidico incontro tra i Blakelle. Siete pronti?😍

"Non so se pubblicherò mai questa pagina all'interno del blog, probabilmente lo farò alla fine di questa missione.
La vita può sorprenderti in positivo o in negativo.
Diciamocelo chiaramente, il colloquio alla "New York Times Magazine" è stato un vero e proprio schifo. Non mi hanno presa. Come mi sono sentita? Uno straccio, ovviamente. Mi ci sarebbero voluti circa sei anni per metabolizzare quello che era accaduto. 
Poi il destino ha voluto regalarmi una bella sorpresa. Sinceramente pensavo fosse uno scherzo, ma poi mi sono ricordata che in fondo l'uomo davanti a me è il capo di una rivista seria.
E ora, eccomi qui, dopo due settimane piene di notti insonni, su un aereo.
Mi sono catapultata nel compito che mi ha affidato Mr.Mirror. Se è una pazzia quello che sto facendo? Sì. E lo direi anche al resto del mondo se potessi, ma è difficile da spiegare.
Mamma e papà sono rimasti sorpresi. Diciamo che ho evitato di dirgli che il colloquio è andato male e sono andata al dunque. Nonostante fossero un po' titubanti hanno detto che ormai sono grande e so cosa è meglio per me. Così ho fatto le valigie e Mr.Mirror mi ha fornito più informazioni possibili in modo da essere preparata, anche se non sapevo ancora cosa mi avrebbe aspettato.
L'ho presa come una sfida. È complicata come situazione, lo so perfettamente. Ma ormai ci sono dentro. Quindi... buona fortuna a me!"

Chiusi il pc e sospirai.

Un'hostess passò di fianco a noi e lasciò del cibo all'uomo seduto al mio fianco. 

A farmi da spalla durante questi mesi ci sarebbe stato John, ingaggiato da Mr.Mirror. Di professione faceva l'attore, ma purtroppo non aveva raggiunto il successo che sperava ed era finito a fare il freelance, lavorando come libero professionista.  Ecco come io non volevo essere una volta arrivata alla sua età!

Poteva avere quasi l'età di mio padre. Aveva il viso tondo, gli occhi scurissimi, un ciuffo color pece mantenuto su con un filo di gel e la barba di media lunghezza. La cosa positiva è che sorrideva sempre, quindi non mi sarei annoiata.

Non sapevo come facesse ad essere così tranquillo. Sì, era eccitante come esperienza, ma sinceramente avevo un po' di paura.

Mr. Mirror non ci aveva affidato un lavoro semplice. Avrei dovuto scoprire l'identità di questo Bking e non era una cosa da poco!
Fino a qualche settimana fa nemmeno sapevo chi fosse, invece in poco tempo conoscevo più la sua vita che la mia.

Era un dj famosissimo e riservato. Due ostacoli troppo difficili da superare. E sicuramente avrei dovuto sopportare il suo essere presuntuoso, perché alla fine la maggior parte delle celebrità lo era!

Mr.Mirror mi aveva dato indicazioni precise, però mi avrebbe tenuta informata ogni giorno comunque.

Appena avrei messo piede a Hollywood non sarei più stata Gabrielle Jones, ma Gabrielle Smith, la figlia del nuovo manager di Bking, nonché di John.

Non potevo di certo presentarmi da lui come una giornalista! Quella era la cosa che mi spaventava di più. Non avevo mai mentito ai miei genitori, figuriamoci fingere di essere un'altra persona! Dovevo stare attenta!

Il piano era studiato alla perfezione, ma sicuramente non era quello che mi aspettavo.

Come passare da un ufficio a una spia sotto copertura in un attimo!

«Gabrielle, vuoi qualcosa anche tu?» chiese John, risvegliandomi dalla trance in cui ero entrata.

«No, grazie. Solo una bottiglietta d'acqua» dissi poi toccandomi la testa. Pensare face troppo male, ma in quel caso era impossibile non farlo!

«Tutto bene?» mi domandò, assaggiando una patatina del pacchetto, nel mentre che l'hostess mi porse ciò che avevo richiesto.

«Sì. È solo che dovrò abituarmi a... tutto questo.» Scrollai le spalle.

«Fai finta di essere dentro un film. Stai recitando una parte. Prendila in questo modo.»

Magari fosse stato così facile!

Annuii e mi lasciai trascinare dalla musica nella mia playlist.

.....

Arrivammo a Hollywood dopo un viaggio che sembrava interminabile.
Aspettammo al ritiro valigie e poi
prendemmo un taxi

John chiese all'uomo al volante se ci potesse accompagnare alla casa discografica.

«Bking è già in tour vero?» chiesi, appoggiando la borsetta alla mia destra.

«Sì, ma partirà per quello europeo da oggi e noi lo seguiremo. Dobbiamo essere alla casa discografica tra quindici minuti» spiegò.

Improvvisamente mi chiesi perché mi ero voluta buttare in quel caos. In fondo non era così male la Red Velvet. Erano tutti un po' fuori di testa, si urlava ogni due per tre, qualcuno sclerava... No, avevo fatto bene ad andarmene!

Mi dispiaceva solo per Brianna che era rimasta da sola lì dentro. 
Se avessi potuto l'avrei portata con me!

«Stai tranquilla, non sei sola. Ci sosterremo a vicenda. E poi verremo accontentati in tutti i modi. In fondo stiamo parlando di Bking!» mi sussurrò per non farci sentire dall'uomo davanti.

L'auto partì, ma non riuscivo proprio a concentrare l'attenzione sul paesaggio fuori. Avevo troppi pensieri per la testa.

Giungemmo alla nostra meta in perfetto orario. John pagò l'uomo al volante e davanti a noi trovammo un edificio di dimensioni non troppo sproporzionate, ma di due colori differenti: metà bianco e metà grigio. Il cortile era molto simile a quello di un college. Mi mancavano quei tempi!

All'entrata ci chiesero le nostre carte d'identità e poi alla reception John spiegò il perché eravamo lì.

Ad accompagnarci fu un uomo della sicurezza.

Lasciammo le valigie alla reception e salimmo tre piani.

La maggior parte dell'interno era ricoperto da numerose piante e vetrate molto ampie con vista sull'immensa città. Il sole stava per spegnersi lasciando spazio al buio della notte.

L'uomo ci fermò di fronte ad una stanza nella quale si trovavano quattro persone sedute sul divano.

Erano tutti in giacca e cravatta, mentre la donna, posta al centro fra gli altri uomini, aveva una maglia bianca dentro ai pantaloni neri a zampa di elefante e dei tacchi a zeppa sempre neri. I capelli corvini le ricadevano lunghi sulle spalle e i suoi occhi castani erano puntati su di noi, quando ci vide dinanzi alla porta di vetro.

Il bodyguard entrò e sussurrò qualcosa al suo orecchio, la quale era seduta tutta composta.

«Prego. Accomodatevi» disse poi quest'ultima seria.

Noi prendemmo posto su uno dei divanetti ed io perlustrai la zona.

Ai lati della porta erano posizionate due mensole: quella sulla destra presentava un'orchidea rosa, quella sulla sinistra aveva dei vasi in terracotta sulle tonalità del beige.

L'ambiente interno era stile jungle: un tappeto di lana color tiffany copriva quasi tutto il parquet. C'erano due divani in pelle color serpente e una poltrona dello stesso colore con cuscini grigi e neri. Un tavolo di ceramica bianca era posto al centro del tappeto. Attorno era adornato di arbusti e due grandi vetrate riducevano i muri all'essenziale, sui quali erano appesi poster di personaggi famosi.

«Piacere, io sono John Smith e lei è mia figlia» ci presentò l'uomo e io sorrisi leggermente.

«Piacere nostro. Io sono Mr. Roles. Abbiamo scelto lei come manager, tra i vari candidati, perché ha tutte le caratteristiche per guidare Bking. Il colloquio online è andato molto bene e siamo sicuri che con le sue potenzialità saprà gestire la sua posizione nel miglior modo possibile. Sa che è una cosa seria. Nessun secondo fine. Potrebbe finire male!»

Ingoiai un gruppo alla gola.

Volevo scappare via. Chissà quanto era alto il piano sul quale ci trovavamo se mi sarei dovuta lanciare dalla finestra. Era pur sempre un'opzione da tenere in conto!

«Noi siamo persone serie. Da quando è morta mia moglie, io e mia figlia ci siamo fatti forza a vicenda. Per questo ho chiesto di averla accanto. Senza di lei non riuscirei a portare avanti il lavoro così bene. Non vi darà nessun disturbo. È una ragazza molto pacata» rivelò John in modo così perfetto che quasi ci cascai anche io a ciò che diceva.

«Si nota a occhio nudo. Avrete tutto quello che vi serve. Bking è una persona molto riservata, quindi a lui bisogna dire le cose essenziali. Il resto dovrà passare solo ed esclusivamente al mio ufficio. È un tour lungo, ma sappiamo che andrà bene se tutti collaboriamo» continuò la donna usando un tono pacato.

«Farò tutto nel miglior modo possibile. Ve lo garantisco!»

Però, per non avere successo John era proprio bravo a recitare!

«Bene. Deve solo firmare il contratto.» Tolse dalla borsa alcuni fogli.

John li firmò sotto lo sguardo di ogni singola persona lì dentro.

«Benvenuti fra di noi!» si congratulò la donna.

«Grazie a voi per l'opportunità.»

Si strinsero la mano.

«Mr. John queste sono le date del tour. Per il resto ne parleremo domani. Fra poco Bking farà uno scalo qui per partire poi per la Spagna. Inizierà subito a lavorare insomma, quindi tenetevi pronti» ci comunicò brevemente.

«Perfetto. Siamo prontissimi!» concluse John.

La donna si allontanò un attimo per rispondere al telefono.

Anche io fui distratta dall'arrivo di un messaggio.

Il problema era: da quale dei due cellulari?

Afferrai quello che mi aveva dato Mr.Mirror e per fortuna scelsi quello giusto. Proprio quest'ultimo mi cercava:

"Preparati. Domani è il tuo turno per entrare in azione. Sii pronta a tutto"

Lo rilessi due volte e un altro groppo mi si formò alla gola.

Ce la dovevo fare!

Quando la donna concluse la chiamata ci fece fare un giro della casa discografica e pensai proprio che fosse una fortuna essere lì, dove i cantanti creavano le loro canzoni!

Ci spiegarono in breve la storia di quella casa discografica e poi, quando il resto della troupe fu pronta ci fecero salire su una macchina nera enorme.

Aspettammo circa un'ora e io ero così stanca che volevo solo poggiare la testa sul cuscino. Improvvisamente mi ricordai che dovevo rispondere a Mr. Mirror, così mi guardai attorno e quando fui sicura di non essere osservata, confermai con l'emoji del pollice all'insù.

Nel frattempo arrivammo in aeroporto e aspettammo, anche se in realtà non capii se anche noi dovessimo fare il check- in oppure no. Quel caos attorno non mi faceva ragionare!

Mr. Roles sparì e riapparve alla velocità della luce, la quale confermò che dovevamo seguirla.
Il telefono vibrò di nuovo nella tasca dei jeans.

"Dove siete? "

Che poi mi domandai se davvero ci fosse bisogno di dirglielo. In fondo aveva il GPS attivato e poteva benissimo intercettare la nostra posizione!

"In aeroporto. Fra poco partiamo per la Spagna"

" Molto bene. Buon viaggio. Ci risentiamo quando arrivate"

« È arrivato. Venite!» annunciò la donna, mentre ci fece strada verso un aereo privato.

Salimmo le scale e ci ritrovammo dentro un bellissimo e pulitissimo veicolo. Altro che aerei pubblici...
Cosa avrei dato per viaggiare sempre in quel lusso!

Posai la piccola borsa che avevo portato con me sui cassetti superiori ai sedili, ma ero troppo bassa per arrivarci.

«Bking, lui è John, il tuo nuovo manager.»

Cercai di lanciare il piccolo bagaglio, ma sbagliai mira e cadde a terra.

«E lei è Gabrielle. Sua figlia.»

Alzai la testa e mi ritrovai un paio di occhi azzurri che mi scrutavano da dietro una bandana, la quale nascondeva tutto il suo volto.

Il tempo era come se si fosse congelato per un attimo. La prima volta che succedeva in vita mia.

Era lui Bking!


Prossimo aggiornamento:
Giovedì alle 20

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