Capitolo 2: Blake
Nuovo capitolo tutto per voi. Oggi vi presento Blake...ma ci sarà tanto sa scoprire su di lui! Cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti❤
Un vociare quasi impercettibile. Il buio attorno. Poi un faro e le urla che cominciavano a riempire il silenzio di pochi secondi prima. Le gambe che tremavano. Il cuore che batteva all'impazzata. Le mani sulla consolle. Un cenno col capo e lo show che si apriva.
Quella era esattamente la sequenza che vivevo ogni singola volta che salivo su un palco. Ormai erano diventati dei gesti automatici, anche se non potevo parlare allo stesso modo delle emozioni. Quelle erano sempre nuove, quasi più forti della prima volta.
Chi se lo sarebbe mai aspettato? Io che ero sempre vissuto fra le quattro mura di un monolocale con un vecchio computer, ritrovarmi esattamente nel posto in cui avevo sempre voluto essere.
Alle volte finivo per pensare che fosse tutto un sogno. Magari ero in coma e non me ne rendevo conto. Ma qualunque cosa fosse cercavo di godermi ogni singolo attimo.
Quando ero sul palco tutte le mie paure andavano via, come se non fossero mai esistite. Era un rifugio, un porto sicuro su cui approdare.
Poteva sembrare scontato, ma proprio in quel posto avevo ritrovato la casa che effettivamente mi era sempre mancata. E non c'era cosa più bella di guardare negli occhi le persone che si facevano ore di fila sotto la pioggia pur di assistere ad un mio show. Roba da pazzi!
In scena nessuno conosceva Blake.
Ero Bking, il dj mascherato che in meno di due mesi avevo raggiunto un miliardo di visualizzazioni su Youtube. Sembrava un traguardo irraggiungibile, invece ci ero riuscito.
In un anno la mia vita si era stravolta completamente: mi trasferii ad Hollywood per lavorare con la casa discografica più importante in America, la "Hollywood Records", e iniziai un tour con ottanta date in giro per il mondo.
L'essere un personaggio visibile e soprattutto con un'altra identità mai rivelata però portava con sé dei lati negativi, tra cui annullare le interviste, le ospitate e suscitare nei paparazzi ancora più voglia di starti dietro. Era una fatica allontanarli, scappare, stare attento ad ogni passo falso.
Non potevo rivelare la mia identità o la mia carriera si sarebbe stoppata definitivamente e quella era l'unica cosa che non avrei mai potuto accettare!
Più il concerto proseguiva, più sentivo ricambiare l'energia del pubblico che mi travolgeva come un uragano. Tutti si scatenavano, ballavano, cantavano, si sentivano liberi.
Ogni volta era uno spettacolo meraviglioso che pochi riuscivano a riservarsi e io avrei voluto viverlo fino alla fine dei miei giorni.
Le due ore di show si conclusero veloci come un treno.
Mandai un saluto al pubblico e scesi dal palco mentre i tecnici e tutte le persone del backstage mi riempirono di complimenti.
Entrai nel camerino e tolsi la bandana dal viso.
Ero grondante di sudore, ma ricco di amore.
A fare comparsa dentro al camerino fu Alan, il mio manager.
«Bravissimo Blake, sei andato benissimo. Sono tutti orgogliosi di te!» esclamò dandomi una pacca sulla spalla.
«Grazie...» risposi, sorseggiando poi una bottiglietta d'acqua.
«Quando sei pronto i bodyguard ti porteranno alla limousine come al solito» concluse lui aprendo la porta.
Annuii e mi sedetti un attimo sul divano in pelle aprendo il cellulare.
Quattro chiamate perse da mio zio. Possibile che non mi lasciava proprio stare?
Gli mandai un messaggio per rassicurarlo e poi mi alzai.
Cambiai i vestiti bagnati e appena fui pronto, indossai di nuovo la bandana e uscimmo dal locale.
I flash dei paparazzi per poco non mi accecarono, ma riuscii a salire in macchina senza alcun problema.
La squadra che mi seguiva era veramente eccellente. Non avrei potuto trovarne una migliore!
Per tutto il viaggio guardai fuori dal finestrino e venni interrotto solo per un brindisi voluto dalla capo- direttrice della casa discografica: Mrs.Roles.
Lei più di tutti mi era sempre stata vicino, era sincera e per questo motivo era una delle poche persone di cui mi fidavo.
Arrivammo in hotel e finalmente potei poggiare la testa sul cuscino. Lo show mi metteva sempre al tappeto, forse perché mi facevo trasportare così tanto da dare tutto me stesso.
Presi subito il computer e aprii Facetime.
Due squilli e poi ecco la sua facciona sullo schermo.
«Welà. Chi si rivede! Tutto bene?»
«Eth! Ho appena finito il concerto. Bene tu?»
«Immaginavo! Qui in Spagna è quasi giorno, lo sai che mi sveglio presto per andare a correre.»
«A te come va il lavoro?»
«Procede. Se tutto va bene la prossima settimana mi daranno le ferie e potrò raggiungerti per godermi qualche concerto dal vivo in prima fila!»
Ethan era l'unico mio vero amico. Abitando nello stesso quartiere, con lui ci ero praticamente cresciuto. Era anche uno dei pochi che conosceva la mia seconda identità. Lui però non mi avrebbe mai tradito come avevano fatto tante altre persone. Ci incoraggiavamo a vicenda ed eravamo felici dei nostri rispettivi traguardi, anche se facevamo due lavori differenti.
«Perfetto! Domani saremo a Londra. Ti mando le date aggiornate a oggi.»
«Sì, cosi evito di trovarmi in una città in cui sei già stato.»
Mi scappò un sorriso divertito.
«Beh, diciamo che in quel caso andrei alla ricerca di qualche bella donzella» azzardò lui.
«Sei sempre il solito!»
Alzai gli occhi al cielo.
«Guarda che non ho ancora perso la stoffa. Il re del liceo è ancora qui!»
Si atteggiò in modo altezzoso.
«Certo, perché dieci ragazze sono meglio di una...» Scossi la testa, aggiustando poi il cuscino sotto di essa.
«Appunto. Il mio allievo sta migliorando vedo! Dovresti solo fare qualche conquista in più. Ora ti lascio perché devo essere a lavoro fra poco.»
«Tanto a te basta poco a prepararti.»
« Ma oggi arriva un'agenzia dal Giappone e non puoi capire il caos che c'è in ufficio! Se arrivo in ritardo chissà cosa succederà... Tu cerca di riposare.»
Mi augurò la buonanotte per poi staccare la videochiamata.
Cominciai a guardare il soffitto.
Sentii le orecchie fischiare, come ogni fine concerto d'altronde, e cercai la forza per andare a fare una doccia.
Mentre molti pensieri mi frullavano in testa caddi in un sonno profondo e, per la prima volta dopo settimane, senza pillole.
.....
Un rumore assordante mi fece sobbalzare dal letto.
La sirena continuava a suonare e solo dopo aver messo a fuoco la stanza capii che quello era il segnale di un incendio.
Le voci e i passi si intensificarono lungo il corridoio.
Mi lanciai fuori dal letto e qualcuno bussò alla mia porta.
«Blake mantieni la calma. Penso sia un falso allarme. Prendi la bandana, il cellulare e scendi giù. Forza!» mi avvertì Alan senza entrare.
Feci come mi disse, ma cominciai a sudare freddo.
Scendemmo le scale di emergenza insieme e arrivammo nel cortile dell'hotel.
Il mio cuore batteva all'impazzata, respiravo a fatica e non riuscivo ad ingoiare.
Passarono dieci minuti buoni ed io mi dovetti sedere, altrimenti non sarei riuscito a reggere. Cominciai addirittura a vedere sfocato. Avevo bisogno urgentemente delle pillole!
Per fortuna un uomo della reception venne a rassicurarci scusandosi perché si era verificato un falso allarme.
Corsi subito in camera e ingoiai due pillole sorseggiando un abbondante sorso d'acqua.
Menomale che nessuno si era accorto che stavo per avere un altro attacco di panico!
Mi sedetti sul letto respirando ancora a fatica.
Solo dopo qualche minuto riuscii a stare meglio.
Volevo uscire da quella stanza che, nonostante fosse ampia, cominciava a starmi troppo stretta.
Attraversai il corridoio, ma sentii una voce familiare.
«Sto cercando di fare il possibile. Ho molte informazioni.»
Appoggiai le mani sulla parete e mi sporsi di pochi millimetri.
Era Alan che stava parlando al telefono.
«Ho capito che le vuoi il prima possibile, ma è uno scoop che farebbe il giro del mondo. Sai quanto guadagneremo?»
Di cosa stavano parlando? Che scoop?
«Va bene. Entro una settimana avrai le prove della vera identità di Bking.»
Un colpo al cuore.
Strinsi forte i pugni, la mia faccia stava bollendo.
«Tu!»
Mi catapultai addosso all'uomo
ringhiando.
«Blake!» Sobbalzò, mettendo giù la chiamata.
«Vuoi rovinarmi? Dopo tutto quello che ti ho dato? Io mi fidavo di te... Ciecamente!» gli urlai addosso.
«Dovresti stare più attento allora!»
Lo tenni stretto dal colletto e se non fosse stato per la mia coscienza morale, quel ghigno sulla faccia glielo avrei fatto sparire in pochi secondi.
«Lo fai per i soldi vero?»
Le mie spalle si alzavano e si abbassavano affannosamente e non ci vedevo più dalla rabbia.
«Certo! Mi sono stancato di voi. Era il mio obiettivo fin dall'inizio» confessò senza togliermi gli occhi di dosso.
Lo scaraventai contro il muro.
«Rivela la mia identità e ti distruggo!» sussurrai avvicinandomi brutalmente verso il suo volto.
«Non ho nessuna paura. Quando rivelerò chi sei sarò ricco sfondato e tu perderai tutto!»
«Sei licenziato» scandii ogni singola parola minaccioso.
«Tanto ormai ho le prove!»
«Ti do una chance affinché tu non voglia rovinarti con le tue stesse mani. Quanti soldi vuoi?» chiesi ormai ero alle strette.
«200 mila.»
«Avrai tutto entro oggi, ma devi sparire!» promisi pieno di emozioni contrastanti dentro di me.
«Affare fatto. Ora però lasciami.» Accettò senza nemmeno pensarci.
Un viscido!
Il direttore della casa discografica, Mr.Taylor, ci raggiunse sentendo le mie urla, ma decidemmo di andare a parlarne in camera.
Alan inventò una scusa e io lo lasciai fare. Tanto non lo avrei mai più rivisto.
Mentre stava preparando le valigie bussai alla sua camera.
«Questi sono i soldi. Non farti più vedere!» lo avvertii ed uscii sbattendo la sua porta.
Perché finivo sempre per fidarmi delle persone sbagliate non riuscivo a capirlo.
Ingoiai un'altra pillola e mi lasciai andare sulla poltrona.
Non poteva andare peggio di così...
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