Capitolo IX
*Il giorno dopo*
È arrivato il fatidico giorno, il giorno del duello tra Paride e Menelao.
L'esercito greco si dirige sotto le mura di Troia, dove Ettore, Paride e il resto dei guerrieri li aspettano.
Arrivati, Agamennone e Menelao si mettono di fronte ai due principi troiani.
"Bene, bene, principi, ho un patto, dateci Troia e noi ce ne andremo, se no resteremo qui fino alla vostra caduta!"
Dice Agamennone.
"Noi non ci attendiamo!"
Afferma Ettore.
"Guarda in faccia i miei soldati, dimmi, non hai paura?"
Chiede il re.
"Io sto guardando il tuo esercito e vedo 500.00 soldati venuti qui a Troia per le brame di un re!"
Dice Ettore e chiede ancora:
"Tra tutti questi, non vedo Achille, perché?"
"Quello stolto si è ritirato, basta con le chiacchiere ora, cominciamo il combattimento!"
Dice l'Atride.
"Aspettate!"
Dice Paride.
"Che vuoi principe?"
Chiede Menelao al posto del fratello.
"Voglio battermi con te, chi vincerà avrà la mano di Elena!"
Propone il giovane principe.
"Ci sto!"
Dice Menelao e dice ancora:
"Se li sopra c'è anche quella sgualdrina di mia moglie, voglio che assista alla morte di colui che l'ha portata via da suo marito!"
Durante il duello, Menelao, ha la meglio e Paride, ferito gravemente a una gamba, va dal fratello e si aggrappa alle sue gambe.
"Paride, alzati! Combatti!"
Dice Ettore incitandolo.
"Non ce la faccio!"
Dice Paride.
"È per lui che mi hai lasciato?!"
Urla furibondo Menelao riferito a Elena e, rivolto a Ettore, dice:
"Spostati, lo ucciderò ai tuoi piedi, principe!"
Proprio quando Menelao gli sta per dare il colpo di grazia, un polverone si alza e, quando scompare, Paride non c'è più. Opera divina. Per opera di Afrodite.
"Maledizione, se non fosse intervenuto un dio, avremmo vinto noi! Greci, combattete!"
Urla Agamennone.
La battaglia comincia e sembrano avere la meglio i troiani.
Su una collina, Achille e i Mirmidoni, stanno assistendo alla battaglia.
"Tornate indietro ragazza di idioti!"
Afferma Achille trovando i Greci in difficoltà.
Ulisse, con lo stesso presentimento, sale sulla biga di Agamennone e dice urlando:
"Dobbiamo tornare indietro se non vuoi essere sconfitto!"
Agamennone, a malincuore, lo ascolta e tornano alle navi.
Tornati ognuno nelle proprie tende, Menelao va dal fratello e gli dice:
"Fratello, non vuoi perdere questa guerra, vero?"
Agamenno annuisce.
"Bene, se la vuoi vincere, rendi Briseide ad Achille e vedrai che lui tornerà a combattere, ma tu rendigliela!"
Afferma Menelao.
"Ma non mi ascolterebbe comunque!"
Esclama il fratello.
"Se tu vuoi vincere questa guerra hai bisogno di lui!"
Dice Menelao.
"Ci penserò, ora va, voglio stare solo!"
Dice Agamennone congedando in fratello che se ne torna nella sua tenda.
*Nel giardino del palazzo di Troia*
Ettore è nel giardino del palazzo a prendere un po' d'aria, quando, improvvisamente, vede una donna misteriosa, coperta con un cappuccio, che cerca di scappare.Incuriosito la segue e dice:
"Aspetta! Fermati, dove stai andando?"
Lei si ferma e girandosi verso di lui, Ettore scopre che si tratta di Elena.
"Dove vai?"
Chiede lui.
"Vado alle navi, torno da Menelao! Ho visto tanta gente morire e che viene bruciata, tutto questo a causa di questa guerra perché sono venuta qui!"
Spiega Elena mettendosi a piangere.
Ettore l'abbraccia e dice:
"No, Paride ha bisogno di te, non te ne puoi andare!"
"No Ettore, io me ne devo andare! Di a Paride che l'ho amato e lo amo ancora tanto, buona fortuna!"
Afferma Elena andandosene.
"Glielo dirò, stai attenta!"
Esclama Ettore, lasciandola andare.
*Alle navi*
Elena, arrivata alla nave di Menelao, entra.
"Chi va la? Chi è?"
Chiede bruscamente Menelao.
"Sono Elena, mi riconsegno! Sono stata una stupida e una sciocca mi dispiace. Sono qui ora! Andiamocene, torniamo a Sparta!"
Esclama Elena togliendosi il mantello.
"Elena? Ti riconsegno da sola?"
Chiede stupito Menelao.
Lei annuisce.
"Bene, domani torniamo a Sparta!"
Dice Menelao.
*Il giorno seguente, nella tenda di Achille*
Achille è già sveglio da un pezzo e Patroclo, improvvisamente, entra nella sua tenda.
"Cugino! Ti decidi o no a tornare in battaglia!? Stanno morendo troppi soldati, tutto questo solo perché tu non combatti!"
Dice Patroclo urlando.
"Io faccio quello che voglio, Patroclo, fin quando quello stolto di un re non mi renderà Briseide, io non combatterò e tu non azzardati a combattere, sono stato chiaro, cugino?"
Dice Achille furioso.
"Briseide, Briseide e Briseide! Solo per lei non combatti, solo per una donna?!"
Esclama Patroclo.
"Non azzardarti a parlare così di lei! Vai via, fuori dalla mia tenda, ora!"
Urla Achille cacciando il cugino.
"No, io non me ne andrò fin quando tu non mi farai combattere se tu non vuoi tornare!"
Dice Patroclo stando fermo.
"Ah sì, caro cugino, è questo che vuoi? Allora sappi che la risposta è e rimarrà sempre no! Non sei in grado di combattere Patroclo!"
Dice Achille.
"MI ALLENI TU, COME SAREBBE A DIRE CHE NON SONO IN GRADO DI COMBATTERE?!"
Urla Patroclo.
"SI, TI ALLENO IO, ED È PER QUESTO MOTIVO CHE SO PERFETTAMENTE CHE NON SEI ABBASTANZA FORTE PER ANDARE IN BATTAGLIA! ORA VAI FUORI!"
Urla Achille mandandolo via definitivamente.
"TU SEI UN PAZZO SENZA CUORE! QUANDO DIVENTERÒ ADULTO SPERO DI NON AVERE IL CUORE DI PIETRA COME IL TUO!"
Esclama Patroclo andandosene arrabbiato.
"Eudoro!"
Dice Achille chiamando il suo generale più fidato.
"Mi dica, signore!"
Dice Eudoro.
"Va da Patroclo e controllalo giorno e notte! Vedi che non faccia nessuna stupidata e che non vada a combattere! Se fa qualcosa di strano, informami!"
Ordina Achille.
Eudoro annuisce e se ne va.
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