Capitolo II
L'indomani mattina, i due troiani partono per tornare a Troia, a casa loro.
Ettore è sulla prua mentre fa una piccola scultura in legno per il suo bambino, Astianatte.
Ad un certo punto, Paride gli si avvicina e gli chiede:
"Fratello, tu mi vuoi bene, vero?"
"Certo Paride, perchè questa domanda? L'ultima volta che me l'hai fatta avevi dieci anni e avevi rubato un cavallo a nostro padre. Ora cos'hai combinato?"
Gli chiede Ettore.
L'ingenuo Paride gli fa segno di seguirlo e, dopo averlo raggiunto nella stiva della barca, il giovane principe gli dice:
"Ti devo far vedere una cosa, fratello! Vieni pure fuori!"
A questo richiamo una giovane donna incappucciata esce fuori e, tolto il mantello, Ettore rimane stupito ma allo stesso tempo arrabbiato.
"Fratello, ti rendi conto che portandoti Elena dietro hai causato una guerra!? TE NE RENDI CONTO!? Tutti i piani di pace di nostro padre sono falliti, e per che cosa?! PER UN'ALTRA TUA STUPIDATA!"
Urla Ettore in faccia al fratello.
"Se ci sarà una guerra, io combatterò per onore e per amore!"
Dice Paride alzando il tono.
Ettore spingendolo leggermente, dice ancora urlando:
"Tu che ne sai dell'amore?! Tu non sai cosa significhi amara una persona?! Tu non sai il significato di voler ben?! Tu hai rovinato il sogno più grande di nostro padre! È una vergogna! VERGOGNATI PARIDE, È COLPA TUA SE È SUCCESSO TUTTO QUESTO!"
E, stavolta rivolto ai marinai, dice:
"Tornate indietro! Rotta per Sparta!"
"Se la rimandi indietro, io andrò con lei!"
Afferma Paride stando dietro al fratello.
"No, ti farai uccidere!"
Dice Ettore.
"Morirò combattendo, allora!"
Esclama l'ingenuo principe.
"Hai mai visto morire della gente, Paride? Vederla uccidere, vederla morta? Hai mai combattuto contro un guerriero e ucciderlo?"
Gli chiede Ettore.
Paride nega con la testa e, l'erede al trono troiano, dice ancora:
"Beh, io si. Ne ho vista morire e ne ho uccise tante e ti dico che non è per niente una bella cosa! Tu cosa faresti se scoppiasse una guerra a causa della donna che tu hai rapito?!"
"Difenderei la mia patria, ovvio!"
Risponde Paride a testa bassa.
"Combattendo? Difenderesti la tua patria combattendo?"
Gli chiede il fratello.
Il giovane annuisce.
"Tu non sai combattere Paride, non hai mai tenuto in mano una spada!"
Ribatte Ettore e dice, rivolto, alla truppa:
"Rotta a Troia! Si torna a casa!"
*Intanto a Sparta*
Menelao, infuriato, si dirige verso la camera della serva più fidata di Elena e, sbattendola contro il muro, le punta un coltello alla gola e le urla in faccia:
"Dov'è Elena? Dov'è?! Dov'è mia moglie!? Se non me lo dici, ti uccido!"
"N-non l-lo s-so mio si-signore..."
Balbetta, spaventata, la schiava.
"Maestà, quest'uomo l'ha vista!"
Dice una guardia portando dentro la stanza un vecchio signore.
"Dov'è?"
Chiede Menelao, rivolto all'anziano.
Quest'ultimo risponde:
"È partita per Troia con quel principe!"
Menelao ordina di portarlo via e poi dice:
"Preparate le navi! Si va da mio fratello, a Micene!"
*A Micene*
Agamennone è nel suo palazzo e sta parlando con un contadino che ha dei problemi nella coltivazione del campo, quando, improvvisamente, si aprono le porte del suo palazzo e Menelao si avvicina al trono infuriato.
"Mio caro fratello, che succede?"
Chiede Agamennone abbracciandolo.
"Quegli stupidi troiani mi hanno rapito mia moglie! La rivoglio solo per poterla uccidere con le mie mani! Io non ti ho mai chiesto un favore, ti ho sempre ubbidito, ma questo è l'unico che ti chiedo, fai guerra con me!"
Dice Menelao.
Agamennone, mentre si tocca la lunga barba dice:
"E io dovrei dichiarare guerra solo per permetterti di riprendere la tua bella mogliettina?! Chiedi aiuto a qualcun altro! Io non ci sto!"
"Fratello, io voglio ritrovare Elena solo per poterla uccidere con le mie mani, ma con questa pretesa potresti conquistare Troia. Pensaci, non hai mai voluto conquistare quella città?"
Dice Menelao toccando il punto debole del fratello.
"Va bene, fratello, hai trovato il mio punto debole! Ci sto, facciamo guerra!"
Afferma Agamennone.
"Ci servirà Achille!"
Interviene Nestore che, seduti in un angolo, aveva ascoltato tutta la conversazione.
"Per Zeus! È arrogante, non mi ascolterebbe mai!"
Esclama Agamennone.
"Per convincerlo ci vuole Ulisse, è l'unico a cui Achille dà retta!"
Afferma Nestore.
A quel punto, Agamennone, ordina a delle guardie di trovare il re di Itaca e di mandarlo da Achille per convincerlo.
*A Ftia*
Siamo alla corte del re di Ftia, Pelo, e di sua moglie, la bellissima Nereide, Teti.
Insieme hanno avuto un figlio, il forte e coraggioso Achille, grande guerriero e comandante dell'esercito dei Mirmidoni.
Ha una ventina d'anni, è biondo, occhi azzurri, alto e molto muscoloso.
Adesso insieme al cugino Patroclo, sempre biondo e occhi azzurri come i suoi, ma più magro e meno muscoloso, si sta allenando nel vecchio tempio di Ftia.
"Forza Patroclo, muovi quelle gambe, ce la puoi fare! Su forza!"
Esclama Achille mentre batte per la millesima volta il cugino.
"Cugino, ma io ce la metto tutta, sei tu che sei troppo forte!"
Ribatte Patroclo sbuffando e sedendosi per terra.
"Con tutti gli allenamenti che ho fatto con Chirone è logico che so battermi bene!"
Afferma Achille andando incontro a Patroclo per aiutarlo ad alzarsi.
Ad un certo punto, Achille prende una lancia e prendendo bene la mira la lancia contro un albero.
Dopo qualche minuto, un uomo con la lancia in una mano e l'elmo nell'altra, si fa avanti e dice:
"Sempre con la spada in mano, eh?!"
"Ulisse, re di Itaca, che piacere vederti! Lui è Patroclo, mio cugino!"
Afferma Achille mettendo avanti al re il giovane cugino.
Ulisse gli mette una mano sulla spalla e dice:
"Conoscevo i tuoi genitori, erano molto buoni, mi mancano! A scuola dal grande Achille in persona, a quanto pare!"
Patroclo annuisce.
Ulisse, rivolto ad Achille, portandolo un po' più lontano dal giovane, dice:
"Ti devo parlare! Elena, moglie di Menelao, è partita con i Troiani, con Paride, il re Agamennone vuole fare guerra e ti vuole al tuo fianco!"
"Lui non è il mio re, questo lo sai già. Non ci posso fare niente se quello svampito di suo fratello non riesce a tenersi stretto la moglie. Comunque i troiani non mi hanno fatto niente!"
Afferma Achille, parando un colpo di Patroclo ancora con la spada in mano e poi butta la spada a terra facendo capire al cugino che non è il momento di allenarsi.
"Pensaci bene, Achille! Verrà ricordata per decenni e millenni questa secola, anche i nomi di chi la combatte!"
Afferma Ulisse.
Achille beve un sorso d'acqua e Ulisse dando un colpo sul braccio di Patroclo, usando l'astuzia per convincere l'amico, dice:
"Se tuo cugino non vuole venire, ci servirebbe un braccio forte come il tuo, ti aspettiamo!"
"Puoi usare la tua astuzia con me, ma non con lui!"
Dice Achille puntando la spada di legno verso Ulisse.
Quest'ultimo, ritira la mano dal braccio del giovane ragazzo e sorridendo dice:
"Ognuno usa i doni che gli dei gli hanno dato! Tu la tua forza ed io la mia astuzia!"
E mentre se ne va via, afferma nuovamente:
"Partiamo tra tre giorni, c'è la gloria in palio, pensaci bene Achille!"
Achille salutandovi gli dice che ci penserà poi Patroclo esclama:
"Ma è fantastico! Finalmente posso combattere!"
"No cugino, se si va in guerra tu non combattersi, non sei abbastanza forte!"
Afferma Achille.
"Ma mi hai allenato tu!"
Ribatte Patroclo.
"Lo so ed è per questo che so perfettamente che non sei pronto a combattere! Ora vai in casa, fra poco ti raggiungo!"
Esclama Achille.
Il cugino annuisce e se ne va.
Il giovane Mirmidone si avvia verso la spiaggia dove nota la madre che raccoglie delle conchiglie nel golfo e la raggiunge.
"Figlio mio! Ti sto preparando una collana di conchiglie come quelle che ti preparavo quando eri piccolo, ricordi? Forse te la preparerò per l'ultima volta!"
Dice tristemente Teti alludendo di aver udito il dialogo tra il figlio e il re di Itaca.
"Quindi, madre, cosa dovrei fare?"
Le chiede Achille prendendo una conchiglia dal mare e dandogliela.
"Se rimarrai qui ti sposerai, avrai figli e figlie che ne avranno a loro volta e si ricorderanno del tuo nome, ma quando anche i figli dei tuoi nipoti moriranno il tuo nome verrà perduto e scordato. Se, invece, vai a Troia, avrai la gloria e il tuo nome verrà ricordato nei secoli a venire. Ma, se vai a Troia, non tornerai più, perché la tua gloria è legata fatalmente alla tua distruzione ed io non ti vedrò più!"
Afferma Teti con le lacrime agli occhi.
"Quindi sai già quello che farò!"
Dice il giovane.
"Si, figlio mio, seguirai il tuo fato andando a Troia!"
Esclama la madre abbracciando il figlio probabilmente per l'ultima volta.
Dopo i tre giorni Achille, Patroclo e il resto dei Mirmidoni, con ben 50 navi partirono. Rotta: città di Troia.
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