Capitolo I

Siamo a Sparta, più precisamente in Grecia, nel 1200 a.C., alla corte del re Menelao e di sua moglie, la bellissima e affascinante Elena.
Sono presenti, alla loro corte, anche due principi di Troia, Ettore e suo fratello più piccolo, Paride.
Ettore è alto, capelli lunghi, brizzolati e marroni come la barba e gli occhi, muscoloso, alto; Paride, invece, è magro, capelli corti e marroni come gli occhi e molto meno muscoloso rispetto al fratello.
Il giorno a venire devono tornare dal loro anziano padre re di Troia, Priamo.
Per salutare i due troiani, Menelao ha organizzato una grande festa e, proprio nel bel mezzo della cena, con un calice di vino in mano, si alza ed esclama a gran voce:
"Miei cari ospiti, principi di Troia, alzatevi e brindiamo per l'ultima volta alla fine delle guerre e l'inizio di una lunga e duratura pace!"
I principi si alzarono e brindarono insieme al re.
Intanto, Elena, stanca di stare col marito e con gli ospiti se ne va nella sua camera, ma non sa che il giovane Paride, come le altre sere, la sta seguendo.
Nel frattempo, si siede su una sedia e, di fronte allo specchio, si inizia a pettinare i capelli. Poco dopo, sente la porta che si apre, guardando lo specchio si accorge che è Paride e chiede:
"Che ci fai qui?"
"Sono venuto per lo stesso motivo di ieri sera e delle sere precedenti!"
Risponde Paride iniziando ad accarezzare il collo della bella Elena.
La giovane si alza e, mettendosi di fronte a lui, afferma:
"Vai via! Vattene!"
"Dove devo andare?"
Chiede lui avvicinandosi sempre di più a lei.
"Via da qui!"
Esclama lei che, spogliandosi, lo bacia con foga e si ritrovano a fare l'amore, molto probabilmente, per l'ultima volta.
"Ti devo dare una cosa!"
Esclama Paride, prendendo un ciondolo con delle conchiglie bianche e continua dicendo:
"È una collana fatta con le conchiglie dello Stretto dei Dardanelli!"
Dopo aver detto ciò la mette al collo della sua amata che, con le lacrime agli occhi, dice:
"È bellissima! Solo che non posso portarla, se no Menelao ci ucciderebbe!"
"Cosa c'è che non va?"
Le chiede il giovane e ingenuo principe.
"Domani, non riesco a sopportare il fatto che tu te ne debba andare!"
"Allora vieni via con me! Vieni a Troia con me!"
Esclama Paride.
"Non posso, Paride, non posso. Sono sposata con Menelao e sono la regina non posso andarmene. Se vengo con te Menelao avviserà suo fratello, Agamennone, e tu non li conosci, sono capaci di tutto. Se io scappando con te, causerei una guerra e voi non avreste scampo, Agamennone cercherebbe di avere nel suo esercito i Mirmidoni guidati da Achille. Non li conosci affatto. Achille non riconosce l'autorità di Agamennone ed è molto forte. Il suo esercito sarebbe in grado di sconfiggere il vostro in un giorno!"
Gli spiega Elena.
"Ti prometto che, semmai tutto questo succeda, ti proteggerò costi anche la mia vita, ma scappa via con me, vieni a Troia!"
Esclama il giovane principe.
Lei annuisce e Paride, accorgendosi che è tardi, torna dal fratello.
Ettore, vedendo tornare Paride, gli si avvicina e gli chiede con tono un po' alterato:
"Paride! Dove sei stato tutto questo tempo?"
"Sono stato accolto tra le braccia della moglie di un pescatore!"
Afferma Paride.
Ettore, capendo di chi si tratta, afferra il viso del fratello in una sua mano e gli dice arrabbiato:
"Azzardati, caro fratello, a portarti questa donna dietro causando una guerra e, rovinando il piano del nostro amato padre di fare pace con la Grecia con cui abbiamo avuto tantissime guerre alcune vinte e altre no, ti giuro che non ti perdonerò mai! Sono stato chiaro?! Ora andiamo a dormire che è tardi. Domani mattina dobbiamo partire presto!"
Detto ciò, se ne vanno nelle loro stanze a dormire.

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