Cap. 39

Un profondo silenzio si era impossessato della vallata. Il mondo era ancora intrappolato nella stretta magica di Lara, che osservava con soddisfazione ciò che restava del suo nemico. Era strabiliante pensare che fino a qualche giorno prima non sapesse niente di se stessa, era assurdo pensare che fosse addirittura insicura. 
Ora era forte, invincibile. Deteneva un potere infinito. 
Voltò le spalle alla statua di ghiaccio e contemplò ciò che, immobile, la circondava. Alcuni vampiri erano rimasti con le fauci spalancate, pronti a dilaniare un'ombra. Le sfuggì un sorriso divertito. Come pensavano di battere un nemico invisibile? Iniziò a camminare lentamente per il campo di battaglia, ipnotizzata dalla perfezione della scena. Si avvicinò con passo fermo a quella donna dai lunghi capelli mossi che aveva inizialmente attirato la sua attenzione. Le sfiorò il braccio destro con un dito, guardando dentro di lei. Lo ritrasse incerta dopo poco, con un'ombra di confusione sul volto. Quella donna si chiamava Freya, ed era una strega. E se le sue fonti erano corrette era anche una delle streghe più rispettate dell'intero regno. Si diceva fosse una delle più forti. Ma anche lei era immobile, privata della sua stessa magia. Lara abbassò lo sguardo sulle proprie mani, incredula di fronte a quanto aveva fatto: il suo incantesimo non aveva fermato solo i vampiri: aveva letteralmente fermato ogni suo nemico, strega compresa. Era riuscita ad annullare il potere della magia di Freya. Un lampo le attraversò gli occhi, che iniziavano a velarsi di una nuova forza, più oscura e più sadica di quella scarica di adrenalina che aveva provato combattendo contro Aharon. Aveva fermato un'altra strega. Un sorriso meravigliato si impadronì del suo dolce volto, storpiandone i lineamenti. Aveva fermato un'altra strega! Scoppiò in una risata liberatoria, incapace di crederci.

"Lara!" una voce familiare interruppe il giubilo della ragazza, che si voltò confusa. Nella vallata erano entrati Roy, Clare e Luca. I tre iniziarono a guardarsi attorno lentamente in silenzio, mentre la confusione più totale attanagliava i loro visi. Clare fissò subito lo sguardo su di Lara, negli occhi puro orrore. Lei sapeva.

"Che ci fate voi qui?" chiese Lara di rimando, con una lieve punta di disprezzo nella voce. Per un attimo si dispiacque per averla usata, e si dispiacque perché i suoi amici stavano vedendo tutto quello che aveva fatto.

"Sei stata tu?" fu l'unica cosa che Luca riuscì a dire, quasi balbettando. 

"Ripeto, cosa ci fate voi qui?" continuò lei, ignorando la risposta, alla quale non era più sicura di voler dare una risposta.

"Ti stavamo cercando. Ti abbiamo cercata per mesi.." disse piano Roy, avanzando di un passo verso di lei. Mesi?! Per un attimo Lara si chiese quanto tempo fosse passato da quando aveva conosciuto Khali, quanto tempo fosse esattamente passato da quando aveva iniziato ad affinare le sue capacità. Abbassò lo sguardo piena di vergogna, pensando che per tutto quel tempo aveva concentrato tutte le sue forze e attenzioni su se stessa, e aveva rivolto solo rarissime volte il pensiero ai suoi amici, che, invece, contrariamente a lei, continuavano a pensarla giorno dopo giorno, sforzandosi e cercando tutte le strade possibili per ritrovarla. Si sentì stupida, inutile e terribilmente egoista. Quando sollevò lo sguardo grosse lacrime le appannavano la vista, e la scena che la circondava non le sembrava più così incredibilmente grandiosa. Cosa diavolo aveva fatto? Era davvero stata lei a distruggere tutto? Chi era diventata? Si portó una mano alla bocca, incapace di gestire il flusso di emozioni contrastanti che si facevano strada dentro di lei. Una fredda lacrima le solcó il volto e lei rivolse uno sguardo disperato verso Roy. I suoi occhi non la giudicavano, non sembravano arrabbiati, solo stanchi e enormemente sofferenti. Lara scosse la testa ripetutamente, come se quel semplice gesto potesse cancellare tutto ció che aveva fatto. Sopraffatta dal peso della situazione si accasció sulle sue stesse gambe, iniziando a tremare e singhiozzare forte. Immediatamente due braccia forti la cinsero, tenendola stretta. Non aveva dubbi su chi fosse. Si lasciò abbandonare, si permise di lasciarsi andare, di crollare. E crollò davvero, sostenuta dall'unica persona tanto vicina a lei da capirla, nonostante tutto. Sentiva addosso il peso di tutta quella situazione, il freddo incredibile nelle ossa e gli sguardi di rimprovero dei fratelli. Non riusciva ad aprire gli occhi e sollevare la testa dalla spalla del ragazzo. Aprire gli occhi avrebbe comportato il prendere coscienza di quanto avesse fatto e non era sicura di poterlo reggere. Lui le accarezzava senza sosta la schiena, cercando di tranquillizzarla, dicendole che sarebbe andato tutto bene, che c'era lui con lei e che adesso, finalmente, erano insieme. 

"Lara, guardami. Guardami" le disse piano, prendendole delicatamente il viso freddo tra le mani. Lara lentamente aprì gli occhi, fissandoli impaurita su quelli di lui. "Risolveremo tutto. Non ti lascio più da sola." la sua voce decisa le dava un senso di sicurezza, di forza, di coraggio. Praticamente tutto ciò di cui lei aveva un disperato bisogno. Non riusciva a smettere di tremare, e scrutando un po' più a fondo gli occhi scuri di lui si rese conto che per tutto quel tempo aveva avuto una paura folle. Non solo per quello che aveva fatto, o per quello che le sarebbe potuto succedere. No, la sua paura era qualcosa di più grande, più potente e ancor più incomprensibile. La sua era la pura e folle paura di perdere chi amava. Aveva paura di perdere lui. Le era mancato così tanto da aver perso il senso della ragione, e ora che erano finalmente di nuovo insieme tremava di gioia, di adrenalina e di gioia. Era tra le sue braccia, finalmente poteva morire dentro il suo caldo abbraccio e rinascere come la più splendida delle fenici. Lei, di lui, si era innamorata sin dal primo momento in cui, in quella vallata non troppo distante da quella in cui si trovavano adesso si erano conosciuti. Posò le sue mani sul suo petto, tracciando linee invisibile con le dita, mentre il suo sguardo si posava sulle labbra carnose di lui. E improvvisamente capì che tutto ciò di cui aveva bisogno si trovava lì, vicino a lei, e che non aveva più voglia di aspettare di giocare o di rischiare di perdere. Fu così che guardò un'ultima volta negli occhi di lui, come per aggrapparsi ad un ultimo scoglio in preda alla disperazione per la paura di annegare in quel mare di amore che scorreva dentro le sue vene, e si sporse verso di lui. In poco tempo le sue labbra furono su quelle di lui, le mani tra i capelli e i corpi più vicini. Un'autentica esplosione di emozioni crebbe con intensità sempre maggiore dentro di lei, mentre viveva uno dei momenti migliori della sua vita.

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