Cap. 35

Lontano dal villaggio incantato dei Vendicatori, lontano da Roy, Clare e Luca, forze oscure si agitavano, tutte concentrate su un'unica preda: Lara. Si formavano alleanze tra piú creature, tutte decise a dividersi il potere. Ma il grande problema di tutti, in quel momento, restava trovarla. La notizia di questa viaggiatrice cosí speciale da essere rimasta viva per un tempo di permanenza cosí lungo aveva suscitato scalpore, e aveva incuriosito i potenti locali. Nessuno sapeva pienamente cosa stesse accadendo, né di cosa quella ragazzina fosse davvero capace. Ma per essere stata protetta dalle stelle con così tanta fedeltá, sicuramente qualcosa di speciale c'era. Tutto il mondo sembrava in fermento, pronto per grandi cambiamenti. Mentre prima lo scopo di tutti era di ucciderla, e troncare sul nascere qualsiasi tipo di rapporto, adesso invece la figura di Lara iniziava ad acquisire sempre più potere, e al contempo, iniziava ad ammaliare tutte le creature. Così o per curiosità, o per sete di potere, in tutto il regno iniziarono le ricerche.

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Aharon camminava avanti e indietro per la grande sala nella quale pochi istanti prima aveva ricevuto Samantha. I grandi passi rimbombavano con un'eco insopportabile, tutt'altro che piacevole, e l'agitazione del sovrano cresceva smisurata. Sapeva bene che non era l'unico a desiderare i poteri di quella strana viaggiatrice, ma non credeva che la notizia si sarebbe sparsa in cosí poco tempo. Doveva trovarla, e convincerla ad unirsi al suo regno, prima che lo avessero fatto gli altri. Il problema era che non aveva idea di dove si trovasse. In quel preciso momento sarebbe potuta essere ovunque, stringendo alleanze con chiunque. Il solo pensiero lo mandava in bestia. Era tentato di prendere a calci qualcosa, o iniziare ad urlare.Tuttavia se voleva riscuotere dei risultati doveva restare lucido e calmarsi. Si sedette distratto sul grande trono, freddo come tutto del resto in quella stanza.
Il silenzio, dapprima insopportabile, piano piano sembrava suggerirgli nuove idee. Il suo volto, serio e nervoso, lentamente iniziava a distendersi, man mano che i pensieri gli indicavano la strada.

"Ma certo!" Quasi urló infine. Non era una soluzione cosí difficile, perchè non ci aveva pensato prima? Sollevò lo sguardo verso l'ingresso, rivolgendosi ad un suo sottomesso incaricato di sorvegliare la stanza del trono. "Finnick! Ho un compito per te. Trova Dahlia, dille che è urgente." Il giovane vampiro, che fino a quel momento era rimasto immobile, ubbidiente e timoroso degli sbalzi d'umore del padrone, abbassò la testa in un rapido gesto di assenso, abbandonando velocemente la stanza.
Un sorriso compiaciuto si dipinse sul volto magro e spigoloso di Aharon. Forse, aveva appena trovato Lara.

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"Mi manca. Mi manca in una maniera allucinante. Non mi capitava da tanto tempo di sentire l'assenza di una persona in maniera così forte. Da troppo, forse. Non avevo idea che potessi provare questo genere di ansia al solo pensiero di perderla. Eppure in questo momento il mio cuore sta battendo così veloce da farmi tremare anche le mani. Sta diventando difficile scrivere, pensare, respirare. Devo cercarla. Devo trovarla. Questo silenzio mi sta distruggendo, ogni secondo che passa, lentamente. Ed è una tortura, sapere che lei è lì, è proprio lì, da qualche parte, da sola, confusa in mezzo a tutta questa desolazione. E poi ci sono io qui, impotente, inutile. Non so dov'è, non so dove cercarla, non so come trovarla."
Seduto su una panchina immediatamente fuori casa, Roy scriveva con tristezza queste parole, mentre la nostalgia e i sensi di colpa lo assalivano. Tutto intorno a lui era immobile, privo di vita, statico. Quanto avrebbe voluto sentire ancora la sua voce, o la sua risata. Quanto avrebbe voluto averla lì con lui. Alzò lo sguardo dal piccolo pezzo di carta che teneva sulle ginocchia, e, con gli occhi lucidi, si mise a fissare il cielo. Troppe nuvole oscuravano quella sfera azzurra che lo avvolgeva, impedendogli di trovare alcuna luce, o speranza. Nessun suono spezzava quel fastidioso silenzio che lo accompagnava ormai da troppo tempo, tutto sembrava essersi congelato per appesantire ancora di più l'animo di quel povero ragazzo. Perché tutto questo stava accadendo a lui? Sconsolato, chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare dalle fredde volute di vento, brezza fresca che gli intorpidiva il viso, ma che allo stesso tempo anestetizzava il dolore e lo faceva calmare. Prese a respirare profondamente per qualche minuto, cercando di regolarizzare i battiti cardiaci e diminuire il panico. Non voleva crollare, doveva restare lucido, attento. Non poteva lasciarsi andare. "Datemi un segno!" urlò poi, desideroso di liberarsi di quell'opprimente morsa al petto. Gridare in quel modo sembrava averlo svuotato di tutte le energie. Era stanco di tutto. Allo stesso tempo, però, fu come se un pezzo di lui si fosse sollevato da una parte indefinita del suo corpo, pronto a fluttuare via, insieme al vento, in cerca di pace. Fu lì, in quell'esatto momento, che le orecchie iniziarono ad avvertire un sibilo quasi inaudibile. Lentamente, quel suono crebbe d'intensità, diventando sempre più fastidioso, inducendolo a piegarsi sulla panca tappandosi le orecchie. E quando si trovò al culmine, esattamente al limite della sopportazione, gli giunse limpida alle orecchie la voce angelica dell'unica persona in grado di dargli conforto.

"Trovami " fu il suo unico sussurro.

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