Capitolo 8 - Patti , alcuni chiari... altri mortali

Nella sala del trono, a Capo di Rovotorto, intanto, il re era rimasto solo.

Congedato il Sommo Sacerdote Thekal, aveva risalito la lunga scalinata del suo trono e vi si era seduto.

Ora se ne stava lì,a massaggiarsi le tempie, cercando di liberarsi dallo stress accumulato dopo tutto quello che era successo.

La stupida idea di Jehn'naroh di portare un'umana fino a lì, l'intervento di Thekal, Shirvallah ... tutto questo era troppo per i suoi nervi.

Poggiò la testa all'indietro, lasciandosi per un attimo riscaldare dalle braci accese ai lati del suo trono.

Sarebbe stato tutto più semplice se avesse potuto ammazzarla con le sue stesse mani.

Ma purtroppo, c'era un patto con Katel'Seas in ballo in cui c'entrava la vita della figlia di Samuel Vuich.

E non solo. Anche la sua amata e unica figlia ne era in parte coinvolta.

La principessa Talanji.

Meno male che non era lì ma a Zandalar, a guidare il regno in sua assenza.

Era diventata una bellissima e fortissima sacerdotessa di Rezan, il Loa Tirannosauro dei Re, dimostrandosi molto più responsabile e matura per la sua età. 

Poteva fidarsi di lei,e sapeva che un giorno avrebbe governato il regno meglio di lui.

Un sorriso si levò fra le sue possenti zanne, mentre pensava ad occhi chiusi a quanto fosse fiera di lei.

Non badò a come, lentamente, nelle braci le fiamme si stessero affievolendo, fino a morire del tutto in sottili nuvolette di fumo.

D'un tratto, sulla sua pelle sentì il vento.

Dapprima leggero come brezza, ma poi sempre più forte , tanto da far cadere la brace alla sua sinistra, producendo un gran baccano.

Spalancò gli occhi spaventato, girando il collo verso la fonte del rumore.

Con l'impatto si era sollevata la cenere dall'interno di essa, producendo come una gran nebbia attorno a sé.

Il vento continuava a soffiare, così freddo che ti penetrava nelle ossa, gelido come nessuno aveva mai sentito prima.

Gelido come la morte.

Ma quella nebbia non si levava.

Il monarca, intimorito,sentì in mezzo a quel caos l'eco di una risata.

Una risata gracchiante e secca, che risuonò lungo tutta la sala , che si era improvvisamente rabbuiata davanti agli occhi del re.

Rastakhan sospirò.

"Ci mancavi solo tu." disse il re in un soffio, stringendo forte le palpebre.

Udì provenire , proprio sopra la sua testa, uno strano scricchiolio. Poi ...

"Wewe!" una voce sbeffeggiante gli alitò improvvisamente in faccia.

Re Rastakhan aprì gli occhi controvoglia.

Un troll lo fissava con aria di scherno a pochi centimetri dalle sue zanne.

Era a testa in giù, ma il sovrano riconobbe quei suoi occhi infuocati e il suo ghigno malefico nascosti dietro la maschera da negromante.

"T'agg mis paura, eh?" insinuò lui beffardo , agitando le dita scheletriche.

"Bwonsamdi ..." mormorò Rastakhan, più infastidito che spaventato dall'orribile presenza del suo Loa.

Bwonsamdi si era palesato appollaiato sopra al suo trono, come un avvoltoio, e adesso sporgeva la testa in basso, con quel suo atteggiamento sardonico che lo contraddistingueva sempre.

Voleva farlo trasalire, ma niente da fare: al re degli Zandalari non andava affatto di scherzare.

Non era mai in vena di scherzi quando c'era il Loa della Morte in giro.

Bwonsamdi era alto, anche più dello stesso re con tutta la sua corona.

Di fisico era scheletrico, ma flessibile come una canna di bambù, e la pelle scura e secca come quella dei cadaveri mummificati.

Sul petto e sulle braccia portava cicatrici e segni tribali fluorescenti, e al collo una serie di collane con piccoli teschi e ossa che tintinnavano ad ogni sua mossa.

Sulla schiena portava i totem che portano gli sciamani, fatti di ossa e budella nere intrecciate tra di loro, e sul volto una maschera scheletrica, da negromante.

I capelli erano neri e ritti in testa come aculei.

Nel complesso, il Loa della Morte sembrava letteralmente uno zombie appena uscito dalla sua tomba, ma dietro le orbite cave della sua maschera, gli occhi bruciavano di una misteriosa, inquietante luce fredda.

Pigramente,saltò, facendo una capriola in aria, e atterrò dolcemente sul pavimento di marmo.

Muovendosi lento e sinuoso come un danzatore , fece un profondo inchino al sovrano.

"Buon pomeriggio , mio signore! Come andiamo?" salutò il Loa, non smettendo un solo attimo di fissarlo con le sue orbite prive di palpebre.

"Cosa vuoi, stavolta?" chiese il re, rialzandosi dal suo trono con aria stanca .

Non aveva proprio voglia di vedere quell'essere.

Il Loa sospirò,levando la testa al cielo in segno di fastidio.

"Mammamà! C'adda stà nu motivo per cui il Dio dei Morti debba far visita ad un suo vecchio cumpà?" sospirò lui, seguendo come un'ombra la figura massiccia del re che si allontanava da lui.

Non camminava, ma si librava in aria come un fantasma.

Rastakhan prese da un tavolo che si trovava di fronte alla finestra una brocca d'acqua,versandosene un pò nel suo calice.

La Morte si mise silenziosamente accanto a lui, ridacchiando e sfregandosi le mani cadaveriche, che fecero ancora quello strano scricchiolio.

"Allora ... ci siamo? Comincia la Sfida, fra sei giorni ..." disse Bwonsamdi lugubre.

Levò improvvisamente le braccia al cielo.

" ... per la sacra vittoria che porterà il campione alla consacrazione !" ripeté le parole dette dal sovrano quella mattina stessa, imitando scherzosamente la sua voce imponente.

Solo che mentre tra le labbra del re erano risuonate così solenni ed entusiaste, sentirle pronunciate dalla voce di Bwonshamdi sembravano molto più lugubri e angoscianti.

Si lasciò andare ad una risata sguaiata, tirando la testa all'indietro.

L'eco della sua voce si estese, dando l'effetto che l'aria, benché fossero in piena estate,si fosse fatta boreale.

Il re Rastakhan sembrava non fare caso alla tensione che quell'entità sovrannaturale creava. 

Teneva lo sguardo abbassato sul suo bicchiere.

"Sì ... e tutti gli altri riceveranno il premio di consolazione .- aggiunse il Loa.- nù bell biglietto di sola andata ... verso il mondo degli spiriti. Nun vedo l'ora di vederli scannarsi per venire tutti da me..." Mormorò quel discorso funebre con voce trepidante.

Per essere la Morte in persona, si comportava come un bambino a Natale.

Volse lo sguardo sullo Zandalari che lo aveva evocato, tanti anni fa, e che aveva suggellato un patto con lui per riconquistare Zandalar.

Con quella stretta di mano, il re Rastakhan aveva firmato la condanna su di lui e sui suoi successori: servire Bwonsamdi, il Loa dei Morti, nella vita e nella morte, per l'eternità.

Non era passato un solo giorno in cui il monarca non si fosse pentito, una sola ora della notte in cui non venisse tormentato dai sensi di colpa per quella scelta.

Ecco il vero motivo della nascita della Sfida dei Loa: portare altri spiriti a lui.

" Nessuno è obbligato a partecipare, il popolo si diverte, e il Dio è tranquillo. I forti restano. I deboli vanno. Selezione naturale. " Si era detto tante volte il monarca questa frase per levarsi da dosso i sensi di colpa.

Ma di notte ritornavano a tormentarlo. Sempre.

"Sono duemilasettecentoottantaquattro partecipanti quest'anno." Disse con voce piatta il re.

La luce fredda negli occhi di Bwonshamdi si intensificò a quella dichiarazione. "Bene! Quindi duemilasettecentoottantatre per me!HA!!!- gracchiò lui ,sfregandosi le mani – c'hai dato dentro con le pubblicità quest'anno, eh?".

Insinuò quest'ultima frase dandogli una gomitata amichevole.

Ma vedendo di non cavarci nemmeno una risata dal suo compare, si rabbuiò sbuffando.

"Uffà ... fattela 'na risata ogni tanto! Non sono poi così male ..." commentò il Loa, sollevandosi in aria.

Si librò fino a raggiungere l'architrave esposto ,dove vi ci sedette .

E se ne restò lì, ingobbito e a ginocchia piegate a fissarlo, con le testa poggiata su una mano.

Il re si sedette anche lui , bevendo dal suo calice in silenzio.

Dopo un po' Bwonshandi disse: "Pecchè nun hai fatto partecipare anche quell'umana? Avrebbe reso la Sfida molto più ... interessante.".

Il re non poté restare indifferente a quell'affermazione: si voltò esterrefatto verso il suo Loa, cercando di capire dal suo sguardo dove volesse arrivare.

"Sei pazzo? Se fosse rimasta ancora a lungo in quell'arena ci sarebbero state delle rivolte ! Nisciuno avrebbe partecipato più alla Sfida vedendosi un' avversaria così ... così ...".

Non riusciva a trovare la parola adatta per descriverla. Non era pericolosa , ma riconosceva che la sua presenza era comunque una minaccia.

"Impossibile da battere? Che tipo nu colpo di spada si rompe a' spada?- suggerì Bwomshandi puntandogli il dito.

Scese in fretta dal suo posto, raggiungendo lo Zandalari alle spalle del suo post a sedere.

"Invulnerabile?" sussurrò questa parola scandendo le parole all'orecchio del monarca.

Il tono della voce era diventato grave.

Molto male. Si stava arrabbiando.

Poggiò la mano sul tavolo, incominciando a tamburellare le dita sulla superficie.

TA-TAP ... TA-TAP ... TA-TAP ... TA-TAP ...

Il ritmo delle dita cadaveriche di quell'essere fece venire l'ansia al re.

" Sai che non è normale che una tipa come lei ... sia ancora viva? Che sarebbe dovuta schiattà molto ... ma molto prima, vero?" sibilò Bwomshandi, con tono grave.

Il re deglutì nervosamente il sorso d'acqua.

"Sai che la sua anima ,come tutte quelle di questo mondo e del tuo regno, mi appartengono, vero?" prese una mela dal tavolo e se la rigirò tra le sue dita.

"E lo sai che la sto aspettando da un po', anzi... troppo tempo, e ancora la devo ricevere, vero?" la mela, da rossa e succosa qual'era, cominciò a marcire nella sua mano, fino a ridursi ad un torsolo rinsecchito e insapore.

"Non sopporto proprio chi riesce ad evitare quel naturale e inevitabile passo della vita chiamato morte ... mi fa davvero ... infuriare!" la sua mano spremette il torsolo della fui mela con rabbia furente, riducendola ad un cumulo di cenere.

Il re, preso dalla paura ,improvvisamente si distanziò dalla sua male augurante vicinanza.

"Nun guardà a me! Che ne sacc pecchè la guagliona nun schiatta!" si giustificò lui, urlando nervoso.

Il tono del Loa tornò ad essere amichevole "We! Rilassati! Non ti sto chiedendo delle spiegazioni, nun mi aspetto che tu o'sap o pecchè!"lo rassicurò , mettendo le mani davanti.

"Allora vorrai chiedermi di ucciderla, nun è così? – urlò Rastakhan, deciso – nun lo farò. Ho un patto con suo padre, in cui ho garantito per la sua incolumità! Accontentati dei troll che schiatteranno durante questa Sfida!".

" Nun ti chiedo manco questo! Stà senza penzier!" insistette Bwonshamdi, allargando le braccia.

"Che ti credi, che tu sia l'unico seguace del mio culto?" esclamò il dio, piegando la testa di lato.

"Conosco qualcuno a cui chiedere il favore ... di scoprire il suo punto debole!- spiegò Bwonshamdi,fluttuando attorno al mortale- così da avere finalmente la sua ... dipartita.".

Si fermò davanti a Rastakhan ,e poggiò una mano sulla sua spalla.

"Ti volevo chiedere semplicemente ... di non metterti in mezzo! Fà finta di nun sapè niente ... nun intervenire in nessun modo pe' salvarla!" .

Le fiamme azzurrognole sui suoi occhi si fecero di un intenso bluastro "T'aggia dicere cosa sarò costretto a fare altrimenti?".

Il re sapeva bene cosa avrebbe fatto, e il suo silenzio dichiarò la sua neutralità .

Rastakhan voltò le spalle al Loa, meditabondo.

"A proposito ... quando glielo dirai?" chiese Bwonshamdi.

Si riferiva a Talanji, che del patto del padre non sapeva ancora niente.

Il padre non aveva il coraggio di dirglielo. E il Loa lo sapeva bene.

Quella domanda fece irritare a tal punto il re che gli tirò addosso il calice.

Ma il bicchiere attraversò il corpo di Bwonshamdi , che cadde sul pavimento , rimbalzando e producendo un gran fracasso.

Invece di arrabbiarsi per quel gesto così animalesco e offensivo per uno spirito così potente come lui, il Loa della Morte continuò a guardarlo impassibile.

"Questi non sono affari tuoi!!!" urlò il re.

"Ma non è vero!" replicò Bwonshamdi, facendo spallucce.

"Allora glielo dirò quando sarà il momento!!!" urlò lui, avanzando furioso verso di lui.

"Quando è il momento?" lo stuzzicò lui , schivando il pugno del mortale sollevandosi in aria.

"Non osare mettere in mezzo mia figlia!!! Non osare parlarle del patto!!! Sarò io a farlo, chiaro?Se ti avvicini a lei giuro che troverò il modo per eliminarti!!!" lo minacciò il re.

" Bada a come parli. Nessuno può ..." sibilò Bwonsamdi, ma il re non lo fece finire.

"Hai finito, no? Adesso vattene! Ricompari solo quando ti invoco!!! VATTENE!!!" lo cacciò Rastakhan.

"Tanto dovrà venire a saperlo, lo sai!" insistette la Morte, che prima di sentire di nuovo la noiosa predica del mortale, scomparve .

E la sala tornò improvvisamente a farsi calda, e il sole dalla finestra tornò a splendere.

Ma il volto del sovrano di Zandalar restò rabbuiato, turbato da nuove preoccupazioni e paure, tutte  rivolte verso la giovane prescelta di Shirvallah.

La nostra eroina e i suoi due compagni di viaggio, si erano incamminati da più di un paio d'ore, sotto il sole cocente di quel pomeriggio estivo, per raggiungere Zandalar. 

Avrebbero dovuto raggiungere la famosa Baia del Bottino, un piccolo porto gestito dal popolo dei goblin, da cui avrebbero preso la nave che li avrebbe portati nella grande isola di Zandalar.

C'era un bel pò di strada da fare, così Lort e il loro nuovo compagno di viaggio, il Lanciascura Am'ron, si misero a fare amicizia.

"Wa, mi piace il tuo stile, girina!Per essere una piccola umana, ti sai far rispettare ... " si complimentò Am'ron .

"Grazie, cumpà!Anche tu coi fulmini non sei male! " lo ringraziò Lort, facendogli l'occhiolino.

Ridendo, il Lanciascura le scompigliò affettuosamente i capelli .

Il giovane e  insicuro troll si sentiva a suo agio parlare con quella piccola umana.

Forse anche per via del fatto che l'avesse visto piangere e non l'avesse giudicato come un debole.

Ne era rimasta solo molto ...stupita. 

La ragazza sapeva che i troll ,di solito ,sono molto restii a manifestare le proprie debolezze fisiche ed emotive in pubblico, sopratutto davanti alle femmine. 

Am'ron aveva dichiarato che tale conoscenza fosse in parte vera.

Ma, come lui stesso aveva esclamato: "Per carità, jaNun simm fatt' è pietra!"

Se un troll ha bisogno di piangere, spiegò lui, lo fa in privato. 

Da solo. 

Sulla cima di una montagna o nuotando fino ad un'isola deserta, in modo tale che nessuno li possa vedere o sentire.

E' bello trovare per una volta qualcuno a cui poter manifestare il proprio lato debole senza sentirsi in grave pericolo. 

Questo è quello che pensò il Lanciascura tra sé e sé.

Lungo il tragitto, le insegnava la pronuncia corretta di qualche loro termine, e rideva ogni volta che a lei si incagliava la lingua e faceva le facce brutte.

Era troppo divertente parlare con quell'umana, anche se il suo trollese lasciava parecchio a desiderare.

E Lort era contenta di trovare finalmente un troll che si confidasse con lei con molto piacere.

Jehn invece, li seguiva in silenzio.

Non diceva più una parola da quando era stato colpito in faccia da ... Non sapeva di preciso da chi.

Era Lort o era Shirvallah quello che aveva dato tanta forza al braccio impugnante il martello splendente?

Forse erano stati entrambi.

"Ma, dimmi, cumpà ... - chiese improvvisamente Lort, trepidante- Quando ho ricevuto l'influsso di Shirvallah, i miei occhi sono diventati ..."

"Sì. Sono diventati gialli." gli confermò Am'Ron, anticipando la risposta.

Guardandolo stupita, Lort assunse un'aria sorniona in faccia.

"Fico!" gongolò lei.

"Ma scusa, tu non te ne sij accorta?" le chiese Am'Ron confuso.

"Veramente... non ricordo nemmeno cosa ho fatto!" confessò lei, facendo spallucce e sorridendo imbarazzata.

"Ah. Strano. Di solito gli altri Troll ricordano bene quando diventano un tutt'uno con il proprio Loa. Almeno così dicono ... Forse perché per te era la prima volta! " rifletté ad alta voce Am'Ron, grattandosi il mento.

"Io invece me lo ricordo benissimo!" rispose Jehn, massaggiandosi istintivamente la guancia.

"Oh, non te la prendere Jehn ... In fondo è successo perché non volevi accompagnarmi ... " lo rassicurò Lort, accarezzandogli con una mano la spalla.

Gesto che al Gurubashi diede molto fastidio.

Si scansò da lei e le si pose davanti rabbioso.

"Okey, t'aggia accumpagnà, però amma stabilì alcune regole p'a mia e a toia sopravvivenza!" esclamò stizzito.

La paladina lo guardò esterrefatta.

"Regola numero uno: nun me tuccà! Io odio essere toccato!" stabilì Jehn, stringendo i pugni con aria disgustata.

"Ok. Non ti toccherò più - si affrettò a rispondere la ragazza - la due?".

"La due? Nun parlare in trollese! Anzi, meglio ancora. Nun parlà! " sibilò Jehn, facendo il gesto con le dita di chiudersi la bocca con una zip.

"Jehnà! Eh ! Nun sta dicendo nulla di male! " esclamò Am'Ron sconcertato , con le mani sui fianchi.

"Negativo, cumpà! Questo non posso promettertelo.- rispose Lort, scuotendo la testa- la tre? ".

Jehn si inquartò , digrignando i denti. Alla fine annaspò, roteando gli occhi al cielo ,sconfitto.

"Vabbuò. La tre... Nun 'o sacc' ancora. Poi mi verrà in mente...".

Si girò e continuò a camminare.

Dopo un po' che gli videro le spalle, i due amici continuarono a parlare.

"E comunque, tu non hai mai evocato il tuo Loa, Am'Ron? Sai, occhi illuminati, librazione come me...?"

"No, magari! - rispose Am'Ron, visibilmente dispiaciuto - mio padre ha il loa del tenebroso Bwonshamdi, ma non mi è mai piaciuto. Vorrei avvicinarmi al culto di Krag'wa, Krag'wa la Rana! Se potessi entrare nella loro tribù, potrei dominare l'acqua,dominare il fulmine, guarire le persone ..."

"... Leccarti tutte le rane che vuoi! "aggiunse Lort, scoppiando a ridere.

" Eh ja! " esclamò il Lanciascura, spintonando la sua amica che continuava a ridere.

" Per 'Na volta che ha ragione ... "pensò Jehn.

" Non lecco sempre! Mi hai forse visto con una rana in mano adesso? ".

" Però la vorresti avere, dì la verità? "si giró Jehn, ad occhi socchiusi.

Il Lanciascura prima fece il broncio, poi rispose sinceramente:" Hai voglia, cumpà ... ! ".

Camminarono per un po in silenzio lungo il sentiero,fino a che a Lort non sorse in mente questa domanda.

" E tu, Jehn? Qual'è il tuo Loa? ".

Il Gurubashi si girò a guardarla.

Aveva un'espressione strana, che Lort non riuscì a decifrare.

Distolse lo sguardo da lei, senza rispondere alla sua domanda.

"Che c'è ? Ti ho chiesto solo qual' è il tuo Loa!" ripeté Lort, confusa.

"Ha importanza?" rispose Jehn dopo un po', dandole le spalle.

"Beh, sì, se te l'ho chiesto, no?" disse Lort, fermandosi e tenendo le mani sui fianchi, in attesa della sua risposta .

Il Gurubashi si fermò anche lui, senza voltarsi.

"Nun tengo nu Loa. O meglio. Nun 'o teng cchiù." rispose.

La fanciulla strabuzzò gli occhi incredula.

Accelerò il passo per poterlo raggiungere "Come non ce l'hai!? È impossibile!Come può un troll vivere senza un Loa? ".

Am'Ron, intuendo la scomodità di quella domanda per un tipo fumantino come Jehn, le si affiancò e cercò di distanziarla da lui .

"Ehm, Principé? Nun tutti i Troll scelgono di essere seguaci di un Loa ... - spiegò, col tono più pacato che potesse fare - Magari non sanno ancora chi venerare, né abbiamo accussì tanti ! O nel suo caso hanno avuto problemi con lo spirito o difficoltà di integrazione con la tribù. E quindi non hanno un Loa. Sono scelte che ognuno fa alla fine del loro percorso di iniziazione."

"Oh." mormorò Lort abbassando lo sguardo con aria corrucciata.

Meditava sulle sue parole.

"Però, non per forza lo si deve avere! Voglio dire ... Si vive bene anche senza un Loa, sai?" cercò di rassicurarla il Lanciascura, sorridendole.

"Si vive ... O si sopravvive, Am?" meditò Lort,alzando le pupille verso il Gurubashi.

Faceva finta di non sentire tutta la conversazione, Lort ne era convintissima.

Infatti, senza guardarli nemmeno, Jehn rispose: "Ce la si cava benissimo anche da soli. Con le proprie forze.".

Lo sapeva!

"Uno se la cava da solo fino ad un certo punto,Jehnà!- disse Lort, continuando a fissare il Senza Loa- Ma ha bisogno di stare in un gruppo. Una tribù in cui identificarsi e vivere. Una casa, insomma...".

"Vivere in tribù è sopravvalutato. Può essere più un fastidio che un aiuto, se l'imposta che si richiede per restarci è troppo alta.. ." spiegò Jehn.

"Non è vero, è sempre un aiuto!" la fanciulla aveva alzato il tono della voce. Si zittì, resasi conto di star diventando troppo insistente.

Jehn si fermò, inspirando ed espirando profondamente. Stava cominciando a perdere la pazienza.

"Lort. - il tono calmo della sua voce non era per nulla rassicurante - meglio se non insisti con 'sta storia. Non mi va di parlarne.".

La fanciulla lo guardò incamminarsi delusa.

Da una parte, voleva rispettare la sua privacy.

Dall'altra però lungo il cammino , mentre parlava con Am'Ron, aveva tentato di renderlo partecipe della conversazione con battutine e spallate, ma senza risultati.

Lo faceva per essergli amica, e non le sarebbe dispiaciuto se parlasse un po di sé.

Così provò un approccio diverso, con un tono più gentile.

"Senti, capisco la tua privacy, ma siamo tutti e tre compagni di viaggio! Voglio dire, per sopravvivere ai pericoli dobbiamo guardarci le spalle a vicenda, e per farlo bisogna conoscersi bene e ..."

La manona di Jehn le afferrò la spalla sinistra all'improvviso.

Era pericolosamente vicina al collo.

Lort sussultò, ma non per il fatto che il troll stesse stringendo la presa.

Era l'espressione sul suo volto che l'aveva spaventata: Jehn aveva gli occhi iniettati di sangue, rossi come le gengive che mostrava ringhiando.

Si era arrabbiato sul serio.

Senza volerlo,Lort aveva tirato fuori una rabbia recondita e segreta.

Alla giovane paladina si gelò il sangue nelle vene.

"Ho detto ... Non. Insistere." sibilò la voce demoniaca del Gurubashi, alto più di due metri, che alitava sopra la testa dell'umana dalla statura media.

Sarebbe stato meglio se avesse rispettato la regola numero due.

Per fortuna c'era Am'Ron.

Terrorizzato, cercò di tirarsi indietro Lort.

"okey, va bene! Non insisterà più! Adesso calmiamoci, vabbuò ? Leviamo 'sta mano, su ... - disse lui, con una voce in falsetto. - abbiamo trovato la regola numero tre: nun chiedere niente a Jehn su Jehn! Okey?"

Lentamente, la presa sulla spalla si allentò, e ancora infuriato, il Gurubashi sibilò :" okey .".

Con un ultimo grugnito, aumentò il passo e si distanziò dai due.

Dopo essersi assicurato che si fosse allontanato abbastanza, il Lanciascura strinse a sé la ragazza chiedendole se stesse bene.

Ancora un po' scossa, lei riuscì a rispondere soltanto facendo di sì con la testa.

" Meglio non parlarci con lui, principessa. Chillo è pazzo!"le consigliò Am'Ron, sfregando la mano sulla spalla dolorante per farle passare il dolore.

Lort lo ringraziò ricambiando l'abbraccio , mentre fissava la schiena del Gurubashi allontanarsi.

Perché faceva così? Cosa gli era successo per diventare un troll senza Loa?

Il troll verdognolo, sentendo le braccia della ragazza attorno alla vita, arrossì.

Ma si disse tra sé e sé che la giovane lo faceva perché aveva bisogno di un po' di conforto, quindi avvolse le sue lunghe braccia attorno a lei, scuotendole i capelli affettuosamente .

Il fruscio dei suoi capelli scossi dalle tre dita del amico la fece sorridere.

Tenere la testa poggiata sul suo petto caldo la rassicurò.

"Ah, che femminuccia che sono!" mormorò all'improvviso, facendo soffocare una risata ad Am'Ron.

"Ah, nun ce pensà, girina!" rispose lui.

Si sciolsero dall'abbraccio.

"Scommetto che i Troll non si abbracciano,vero?"disse lei, aggiustandosi i capelli.

" Solo cun chi nun è fratello a loro ... " rispose Am'Ron, facendole l'occhiolino.

Il sorriso sul volto della paladina si allargò: aveva acquistato un fratello. Un fratello troll!

Aumentando il passo, raggiunsero Jehn'naroh, che aveva appena avuto il tempo di soffocare il suo rancore.

Girando lo sguardo verso i due amichetti, gli venne in mente questo pensiero:

"Maledetta , 'nzallanuta, arrocchiapampene, patetica umana! Tu ... la checca che ci portiamo appresso ... e chelle strunzate che pensi sulla pace, i compagni di viaggio, la tribù ... oh, ma vedrai. Vedrai quanto sarà difficile, anzi, impossibile la vita in tribù!".

Prevedeva il peggio dalla fine di quel viaggio. E rideva maleficamente dentro di sé al solo pensarci.

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