Capitolo 6 - Uno strano e bruttissimo vizio


"Non hai proprio intenzione di farmi entrare, eh?" si impuntò Lort, squadrando la guardia posta davanti alla porte che conduceva alla sala del trono.

Sentiva provenire dietro di essa molto debolmente il dibattito che si stava accendendo.

E voleva parteciparvi, ne aveva diritto in quanto argomento principale, ma le era stato impedito.

E adesso cercava di fare amicizia con la guardia per farle aprire gentilmente la porta.

Ma era inamovibile, e non rispondeva nemmeno alle sue domande.

Restava sull'attenti, fermo come una statua.

"D'accordo, lasciamo perdere ... - disse lei, assumendo un'aria indifferente- Mmm ... Parliamo d'altro, ti va? Com'è la paga qui?".

La guardia muta.

"Quell'armatura di azurite sembra costosa ... ve l'avranno fatta pagare a parte, cogli interessi, immagino ...".

Muta.

Infastidita dal suo silenzio, si complimentò sarcastica .

"Deve essere dura essere costretti a restare muti e fermi tutto il santo giorno, eh? Complimenti...".

"Non mi costringono a stare zitto e fermo. Semplicemente non voglio parlà cu' tte." rispose la guardia, acida.

Lort si sorprese dell'inaspettata risposta.

"E poi ... Song 2800 cocozze al mese più gli straordinari, e l'armatura me l'hann' rat alloro ... " aggiunse la guardia, simpatico come una lancia su per il cosiddetto.

Lort inarcò le sopracciglia .

"Uau ... Mio padre manco l'armatura regala alle guardie ... sono costretti a pagarle. E manco gli straordinari! Quel tirchio ... " mormorò lei, arrendendosi definitivamente.

Si mise le mani in tasca e diede le spalle alla guardia a schiena incurvata.

"Antipatico." bofonchiò lei , dirigendosi verso la sontuosa poltrona nell'anticamera.

Si lasciò cadere su di essa, con aria imbronciata.

Rimase così, stravaccata su di essa, a gambe allargate e con le mani incrociate sul petto, guardando il vuoto con il musone sulla faccia.

I polpastrelli delle dita pigiarono sulla superficie liscia della sua nuova corazza.

Si guardò il busto, facendo scorrere la punta dell'indice sulle rifiniture e sulla testa di tigre incastonata sul suo petto.

"Shirvallah ... e chi se l'aspettava! - pensò Lort – io ... Che stringo un patto con il Loa dei Guerrieri ... Guerrieri troll, che non ci azzeccano niente cogli umani. ".

Si guardò le cinque dita della mano.

Una volta, da piccola, fece venire un colpo alla cuoca quando, rientrando in cucina, la sorprese sul punto di tagliarsi l'anulare e il mignolo con delle forbici .

Quando le chiesero il perché, lei aveva detto per assomigliare di più ai suoi amati troll.

Oltre a ricevere una sfuriata di proporzioni inimmaginabili, da allora non le era stato permesso più di entrare in cucina senza la visione di un adulto.

Eh sì, comportarsi come un troll e impararne la lingua alla piccola Lort non bastava.

E nemmeno alla Lort di adesso.

Istintivamente, girò le pupille verso il cumpà con cui stava dividendo il divano.

Jehn, infatti, era seduto accanto a lei,piegato su se stesso e con la testa tra le mani.

Aveva un'aria terribilmente afflitta.

Il re l'aveva fatto trascinare con loro, fatto sedere a forza lì e sorvegliare da una guardia.

"TU. RESTA. QUI!!! NON HO ANCORA FINIT CU' TTE!!!" aveva strillato furibondo Rastakhan, sbattendo violentemente le porte dietro di lui.

Dapprima, talmente che stava male, non fece neanche caso al peso della ragazza che cadeva di fianco a lui sul divano.

Ma, sentendosi osservato, il troll rivolse lo sguardo verso di lei.

Lort gli sorrise.

Tutto sommato, era contenta di stare in sua compagnia.

Jehn rispose al suo ghigno con un grugnito rabbioso.

"Com' è possibile?" chiese Jehn.

"Eh?".

"Come è possibile che sia successa 'na cosa del genere? Tu nun sij nù troll, sij un' umana! Perché scegliere te? Perché non qualcun altro troll?".

"E che ne sape, cumpà ???"esclamò Lort, allargando le braccia.

Jehn rabbrividì.

" Tagg'it già che nun o saje! Non parlare in trollese!"sibilò lui, grattandosi nervosamente la testa, rovinando così il mezzo codino che aveva.

" Si va bene, ma calmati .... ". Lo rassicurò lei, portandosi le mani dietro la testa.

" Non dirmi di calmarmi. Tu nun' o saje dei guai in cui già stavo. E ora stong cchiù inguagliat e prima. Per colpa tua."

"Scusami?- Lort alzò il busto per guardarlo meglio sconcertata - guarda che sei tu che mi hai portato fin qui, e mi hai pure ingannata!".

Il troll ringhiò.

"Dicevi di volermi aiutare , ma in realtà volevi solo usarmi per chissà quali tuoi interessi ... - lo guardò con aria di sfida- cos'è? hai dei debiti col re e volevi liberartene portando me da Rastakhan , per caso?".

Il Gurubashi sbarrò gli occhi,impallidendo.

" Ehm ... Preferirei non ... "iniziò a balbettare ,alzando lo sguardo al soffitto con aria indifferente.

Cercava di non incrociare il suo sguardo, ma tanto la ragazza aveva già capito.

" Oddio, ho indovinato. - mormorò Lort, sbarrando gli occhi incredula - ma che razza di idea è?".

Il Gurubashi stava per ribattere, ma ripensandoci, chinò la testa rassegnato.

"Un'idea r'ò cazz ... Arropp chell ch'è success..." mormorò.

"Haaa ... Dovevi essere proprio disperato per fare una cosa così ... innaturale per te!" sospirò Lort, scuotendo la testa.

Lort rialzò le spalle, tornando a sdraiarsi con le braccia dietro alla testa.

" Innaturale?" ripeté Jehn, volgendo lo sguardo verso di lei.

" Sì, si vede che non sei un ladro, né un impostore. Non ne hai l'atteggiamento. Non saresti qui sennò, disobbediresti all' ordine del tuo re e fuggiresti!" commentò lei.

Jehn innalzò un sopracciglio.

"Il tuo ruolo in tribù non può essere stato nient'altro che il guerriero. Si vede da come impugni l'arma. che tipo di guerriero sei?" chiese Lort.

" io non sono proprio nessuno." pensó Jehn.

"in teoria sarei mercenario ..." tagliò corto lui.

"In teoria?" ripeté la fanciulla, incuriosita.

"In teoria ... Solo che, beh ... il lavoro di mercenario nun è un lavoro stabile sai? Dipende dalle stagioni di guerra, da quanto ti chiedono!" .

Per non fare brutta figura con quella sconosciuta, cercò di sembrare più professionale nel modo di parlare .

"Cioè, ho iniziato da soldato, come tutti ... ma mi sono reso conto di valere molto di più di quanto guadagnavo! Voglio dire ... nun faccio ppe' vantarmi, ma song' nu professionista! So uccidere in settecentotrentadue modi diversi, conosco trecentottantasette torture, di cui solo venti sono le mie preferite! Perciò mi sono messo in proprio. Comm'è che si dice...?"

Strizzò gli occhi cercando di ricordare la parola strana che una volta aveva sentito pronunciare da un giovane mercenario umano prima di spaccargli in due il cranio. 

Poi finalmente schioccò le dita e disse: "Ah sì! Sono nù freelance, ecco ... ".

Parlava tutto tronfio e fiero di sé, soprattutto per aver sfoggiato una parola così articolata per il suo vocabolario come freelance.

" Non hai trovato qualcuno disposto a pagarti per uccidere, giusto?" sintetizzò Lort, ad occhi socchiusi.

Aveva capito di trovarsi fronte ad un povero guerriero precario.

Jehn strabuzzò gli occhi,arrossendo imbarazzato.

"Sì." confessò lui, perdendo l'entusiasmo di prima.

"Nun capisco pecchè! Nisciuno mi vuole piglià. " mormorò lui, più tra sé e sé che a lei, come se stesse meditando sulla sua condizione.

"Beh, potresti imparare qualche altro mestiere ... il fabbro, magari." suggerì lei.

" O' fabbr? Tsk, tu stai male! Io ero in prima fila nel mio esercito, mo mi metto a fare o'chiuvaruolo secondo te!" esclamò lui, ridendo sprezzante.

"... no no ... - mormorò lui , meditabondo- din't à vita mia non ho fatto altro che uccidere. L'ho sempre fatto. Non so fare nient'altro. ".

Lort rimase a fissare gli occhi pensierosi del Gurubashi.

La sua voce manifestava sicurezza ,se non in un certo senso orgoglio in quello che diceva, ma i suoi occhi sembravano coperti da un velo di apatia e tristezza.

D'un tratto, il troll si scosse dal suo stato di meditazione emettendo un grugnito e scuotendo la testa "... MA CHE STO FACENDO?! TI RISPONDO PURE MANNAGGIA A ME!!!" sbraitò , rendendosi conto che stava confidando i fatti suoi ad un'umana.

"Eri nell'esercito? Oh, quindi sei un veterano!"- concluse Lort, non badando alla sua reazione rabbiosa.

Alzò il braccio facendo il saluto militare. " onore a te! ".

Jehn si girò offeso.

" Ma che ... Che dici? Quale veterano! Ij so' giovane, bella! È che non combatto più, mi sono trasferito qui ... ".

Gli occhi di Lort divennero due fessurine.

"uuuh, ah sì? - mormorò lei, tenendosi il mento con una mano- allora due domande sorgono spontanee ... perché trasferirti qui? E soprattutto ... quanti anni hai? No perché mi sembravi ... Non dico vecchio però ... !".

Jehn la fissò stizzito e ancora più offeso.

"Nun só affari tuoi brutta ..." . Si interruppe quando sentirono le porte spalancarsi.


Rastakhan era con il Sommo Sacerdote Thekal, davanti alla porta, imponenti e seri.

I due ospiti si alzarono all'unisono, ricomponendosi davanti al sovrano.

Avanzò verso la giovane con aria minacciosa, e a Lort sentì il cuore in gola dal nervosismo.

Chissà di cosa avevano parlato?

Quale decisione era stata presa riguardo alla sua condizione?

Cercò di non far trasparire nessuna delle sue emozioni.

"Avimm esaminato la tua posizione, piccerè." iniziò il re.

Il suo tono non sembrava infuriato come prima.

Lort avrebbe detto che fosse più preoccupato.

"A quanto pare, non si può cambiare 'sta situazione: hai stritt nu patt con Shirvallah. È lui che ha scelto te. Devi seguire il suo volere."

" Aggia avut nu dialogo con il mio Loa qualche tempo fa - continuò Thekal- dove m' ha ditt che un eroe sarebbe venuto dall'altra parte delle mura e avrebbe salvato noi dal ritorno di Hakkar. Ma chi se l'aspettava che l'eroe di cui parlava sarebbe stata un'umana!".

Fece una pausa, facendola rabbrividire con un suo sguardo.

Nessuno di loro lo poteva vedere tranne Thekal, ma quell'umana emanava una enorme aura, carica di potere.

Il sacerdote non sapeva dire se tutta quell' energia provenisse dall'armatura o dalla fanciulla stessa.

Si chiese se pure l'umana lo sentisse.

"Ma Hakkar era già sconfitto in precedenza, portando ad una rottura della tribù in diverse fazioni. Sempre meglio che essere sotto il potere di un Loa tiranno, dico io. Davvero c'è qualcuno che vuole il suo ritorno?".

"Ah, conosci la storia dunque ... - commentò Thekal, non poco sorpreso dal fatto che lei sapesse così tanto sui Troll- ma appunto, c'è stanno troll che dopo la rottura non trovano stabilità nelle piccole tribù in cui si sono raccolti e tra di loro stann nascenn rivalità. Gli ultimi fedeli allo Scortica Anime credono che il suo ritorno possa ristabilire ed eliminare le rivalità."

"Riportando una civiltà che fonda la sua stabilità nutrendo il loro Loa con il sangue e i sacrifici di troll?" aggiunse Lort, sgomenta.

"Piccerè, quando un popolo non trova alcuno spiraglio di progresso nella sua vita,allora richiede quello che c'era prima. Ritorna al passato, anche se quello di prima era peggio." spiegò il re alla ragazza.

Si era rivolto a lei con una certa confidenza, come se stesse parlando più a sua figlia che ad una straniera. Di questo Lort si sorprese e ne fu al tempo stesso, nel profondo, allietata.

Forse aveva smesso di sottovalutare le sue intenzioni pacifiche e di vederla come una minaccia dopotutto.

"In ogni caso, stanno raccogliendo seguaci. - continuò Thekal - Presto avranno trovato il modo per far resuscitare Hakkar. E tu devi impedirlo. "

Lort rimase in silenzio.

Non sapeva cosa provare in quel preciso istante.

Se una forza superiore la stava chiamando, sentiva, nel profondo della sua anima, di dover rispondere alla chiamata.

Non era forzato,perché nasceva spontaneo e sicuro il come risposta dentro di lei.

Le suonavano alla mente le parole di Shirvallah " io sarò con te. Finché seguirai la via della giustizia, e porterai la luce lungo il suo cammino, io ti proteggerò ".

"Va bene allora ... Da dove dovrei cominciare?" chiese Lort,con tono deciso.

"Devi andare nella mia tribù e farti prima riconoscere. - disse il re Rastakhan - digli che ti mando io e nun ti faranno del male.".

"E poi con loro organizziamo un modo per eliminare Hakkar? No perché pensavo ... " chiese Lort.

"Aspe ... - il Sommo Sacerdote pose la mano davanti per frenare le sue parole - che ti pensi, che aropp c'a si ditt o nome d'o Re ti accolgano a braccia aperte?".

Si chinò su di lei come per dirle un segreto "Loro te faranno passà nu brutt guaio! Te farann chiagnere, piccerè! Forse nun ti piglieranno in considerazione una sola parola che uscirà dalla tua bocca e una sola azione che farai per loro. Perché sei umana.".

Tutta la paura che aveva Lort di incrociare il suo sguardo svanì.

"Beh, il loro Loa mi ha già accettato così come sono ... loro dovranno fare altrettanto ... - concluse lei, semplicemente - ho già dimostrato la mia adorazione verso la vostra razza, mi sembra, allo stadio. Vi adoro, in tutte le vostre forme e culture. E sarò uno di voi, quando entrerò nella vostra tribù.".

La sua decisione di diventare un Troll era rimasta costante nel corso degli anni, inalterata nemmeno quando litigava coi coetanei che la prendevano in giro. 

E anche quando tutti, nel corso degli anni, l' avevano umiliata in vari modi provando a farla desistere e abbandonare il suo sogno.

Era sempre stata guidata da quel barlume di speranza, che le diceva che un giorno avrebbe realizzato il suo più grande sogno.

"Perciò se vorranno salvi i loro trolleschi deretani ... Dovranno starmi a sentire per forza." si permise di dire Lort, lanciando uno sguardo di sfida al Sommo Sacerdote.

Una giovane umana, misteriosamente invulnerabile, con una abilità in combattimento che si era dimostrata molto buona, testarda e persistente nei suoi obbiettivi da risultare quasi infantile, con grande cuore e coraggio da permettersi pure di nominare i trolleschi deretani della gente di Thekal con così tanta supponenza.

A Thekal, sotto sotto, già le piaceva, e le augurava segretamente il successo dell'impresa .

Anche al Re, e molto.

Ma era nervoso, al pensiero di lasciare la figlia del re nemico partire per una missione da sola.

Se avesse saputo tutto quello che le era successo, il re Uich avrebbe mosso il piede di guerra e avrebbe distrutto tre volte il suo regno pur di riprendersi la sua erede.

Era molto tenace sì, ma pur sempre fragile.

Gli umani, a differenza dei troll, non hanno il tessuto rigenerativo!

Se gli stacchi un arto, restano monchi, e non puoi riattaccarlo manco con lo sputo!

Mentre ai troll, tagliagli un braccio e si rigenererà. Ci impiega a volte qualche ora, altre un giorno e mezzo, ma si rigenererà!

Certo, aveva pure visto come lei sembrasse intoccabile. Ma tutti hanno un punto debole ...

Quello che le ci voleva era una guardia del corpo ... ma per quello aveva già in mente qualcuno.

"Assaffadì, vedo che nun ti fai problemi a rischiare la vita per una razza che nun è a' toia ... - esclamò il re, allentando la pressione degli sguardi tra i due- fosse pe'me t'avess ditt tornatene a casa, sinceramente ...".

Confessò questo con un tono che non era prepotente o arrabbiato, ma quasi paterno.

"Però avrai bisogno di una guardia del corpo ... E questo mi fa assaj piacere." disse lui, sfregandosi le mani.

"Come mai, maestà?" chiese lei, curiosa.

" Beh ... Accussì sto tranquillo. So che tu sarai protetta ... E mi libero di un peso inutile."

Volse lo sguardo verso Jehn, e le labbra si ritirarono per mostrare un inquietante sorriso.

"Jehn'Naroh? Tu fai proprio al caso nostro. Perciò tu la accompagnerai." concluse, soddisfatto.

Jehn impallidì, e fece una faccia che diceva "Chi?! io?!".

Provò ad aprir bocca per obiettare, ma con una mano sulla spalla, gesto per nulla rassicurante, il re lo bloccò.

" A me, che a te nun faccia piacere o che tu muoia durante il viaggio ... Nun me ne fotte 'na beata zanna! Basta che a' piccerella nun se fa niente." sibilò il re, minaccioso.

La presa sulla spalla si strinse.

"Jehnà... sse a' principessa se fa nu' scippo, e dico uno ... - alzò un dito a pochi millimetri dal suo naso- o' piezzo cchiù gruoss che te lascio song e' rrecchie."


"Haaa! Aria, finalmente!" Lort si stiracchiò, scrollandosi di dosso tutta la tensione tenuta fino a quel momento.

Si trovavano fuori alle porte del regno.

Le avevano ridato la sua borsa e le sue cose, e in più Thekal le aveva regalato una guaina per portare comodamente il martello sulle spalle.

Si sentiva leggera e gioviale, e pronta ad affrontare quest'avventura.

"Già! Giorno perfetto per lo stretching ..."mormorò allegramente Il Cavaliere sir Lou, mentre faceva una verticale.

Che cosa aveva fatto tutto quel tempo, vi starete chiedendo?

Era stato portato in carcere, e quindi si era perso tutto. A parte la Sfida allo stadio, che aveva potuto sentire e vedere, a stento, dalla finestrella che si trovava parecchi metri da terra , nella sua buia cella.

Si era dovuto arrampicare sulla latrina che stava lì per potervi vedere oltre.

Quando la sua allieva stava stringendo il patto con il Loa, aveva solo visto entrare una luce intensa, il cui bagliore era stato così forte da accecarlo e farlo cadere dentro il puzzolente primitivo vespasiano.

Si era ricomposto a fatica mentre per qualche secondo il fascio di luce entrato illuminava la prigione in cui stava.

Come se ne andò, con aria confusa, si era ripulito gli scarponi dal contenuto disgustoso del vaso di servizio e si era chiesto "wow. Cosa è stato?".

Dopo era stato liberato su richiesta della sua stessa allieva , si era fatto spiegare meglio tutto quello che era successo.

E adesso, era accanto a lei, sorridente e attivo, come se non fosse successo niente di assurdo e soprannaturale mentre era rimasto a freddare in galera.

"Allora siamo d'accordo - dichiarò Lort, rivolta al suo maestro d'armi- andrete da mio padre e gli manderete il messaggio ... che io sto bene, che andrà tutto bene e che ... ".

"Avete stretto un patto di sangue con uno spirito dei troll di nome Shawarma così adesso siete costretta ad andare a salvare la sua tribù da un altro spirito malvagio ... Accà-come-si-chiama ... invece di portare la pace tra i nostri due regni. Giusto?" concluse lui, con quel sorriso stampato sulla faccia.

"Si chiama Shirvallah, maestro. - lo corresse Lort- quello a cui mi sono unita. Hakkar quello che devo distruggere."

Gli strinse le braccia per attirare la sua attenzione.

"Però vi prego, sir Lou , cercate di non allarmarlo confondendovi con le parole. La situazione è già molto complicata di per sé. Non voglio che mio padre arrivi al punto di muovere battaglia contro i Troll ...".

"Hahaha! Non temete, principessa!!! - esclamò lui, squillante come una tromba che annuncia la carica - cercherò di ammorbidirlo io vostro padre, con la mia buona parlata ...".

Delicatamente, se la tirò a sé e avvicinando l'orecchio di lei alle sue labbra baffute, sussurrò :" Piuttosto, il mio animo è agitato da codesto turbamento ... non è lo stesso malefico e fetido troll che ci ha aggrediti questa mattina? ".

Chiese lui, puntando un dito verso il Gurubashi.

Jehn si girò, squadrando quello che un po di tempo fa era stato trascinato e strapazzato da lui come un bambolotto di pezza.

"Siete sicura di incamminarvi a seguir il vostro destino in compagnia di ... Quello?". Chiese ancora il Cavaliere, puntando ancora una volta il dito.

"Si chiama Jehn' Naroh , maestro, ed è tranquillo, non si preoccupi . Mi è stato affidato dal re Rastakhan per proteggermi. Farà in modo che non mi faccia del male, quindi non mi ucciderà, ve l'assicuro." Lo rassicurò Lort.

Girandosi verso di lui, squittì tutta contenta:"Abbiamo persino iniziato a fare amicizia pensa!".

Jehn ritornò a fissare la sua mazza, pensando ad una spiegazione valida nel caso in cui avesse accidentalmente perso la ragazza nella foresta.

"Oh bene allora!" squillò il Cavaliere.

Gonfiando il petto come un pettirosso a primavera, si avvicinò a lui.

" Beh ehm ..." iniziò lui, cercando di attirare l'attenzione sul troll,che si rigirò infastidito.

" Mi hanno detto che siete un guerriero, quindi in tali occasioni scostiamo le rivalità delle nostre razze e trattiamoci come il codice richiede ... collega.".

Sfoderò il migliore dei suoi sorrisi.

Jehn lo continuò a fissare come se fosse una disgustosa blatta.

"Vi affido la vita della principessa!!!" lo disse come se dovesse annunciarlo a tutta la città, mentre c'erano solo loro tre e un venditore ambulante.

Poggiò la mano sulla spalla del Gurubashi "Possa tu sentire il richiamo d'aiuto della tua protetta con le tue orecchie sproporzionate e infrangere tutte le barriere per soccorrerla con la tua proverbiale e devastante ira!". Gli augurò lui solennemente.

Il Gurubashi rimase zitto a squadrarlo per qualche minuto.

Il venditore ambulante scosse la testa dalla costernazione per quello che aveva appena sentito.

Con un sorriso tra le zanne da mammut, gentilmente , Jehn prese la mano del Cavaliere, che era rimasta ancora appoggiata alla sua spalla, e se la levò da dosso.

" T'aggia sentut, apprimma. Malefico e fetido,eh? Malefico c'ho dic'a patet, e Fetida c'ho dic' a mammeta!" rispose lui, seccamente.

Il venditore scoppiò in una risata sguaiata.

"Bella risposta, cumpà!" disse, e i due troll si diedero il tre.

Il Cavaliere rimase allibito dalle sue parole.

Anche Lort volle partecipare al "dammi il tre", alzando tre dita in alto per riceverle, ma il venditore già si era allontanato.

Provò a riceverli dal suo protettore, ma lui la snobbò.

"Allora ... - disse lei, abbassando il braccio offesa- noi ci separiamo qui, maestro ...".

Il Cavaliere si risvegliò e le sorrise.

Era un sorriso pieno di commozione,del maestro che vede il suo migliore allievo volare via, verso il campo di battaglia, come la fiera fenice che brucia e incendia tutto e tutti al suo passaggio.

Si fecero il saluto militare, e il Cavaliere partì, verso il regno di suo padre.


Appena la testa del Cavaliere scomparve all'orizzonte, Jehn prese una via.

"Ehm ... Zandalar è da quella parte, Jehn' Naroh." Lo bloccò Lort, indicando la direzione opposta.

"O' sacc ..." disse Jehn, continuando a camminare.

Lort prese la rincorsa per prendergli un braccio.

" E allora perché ...?" disse lei, ma il troll scrollò il braccio per liberarsi dalla sua presa.

"Perché a Zandalar, ci vai tu coi piedi tuoi. Io mi trasferisco." Dichiarò il Gurubashi, continuando ad incamminarsi.

Lort rimase a bocca aperta.

Corse e lo superò, mettendosi di fronte a lui.

"Ma tu devi proteggermi! Non ha detto così il re Rastakhan?" esclamò lei, infastidita da quella insubordinazione.

"Sì, l'ha detto! Ma poi aggia penzat ... - spiegò Jehn, alzando le pupille al cielo con una finta aria pensierosa – mmm ... nun po' sapè che io sto proteggendo te ... se nun me po vedè! Capisc?".

Lort era offesa da tanta sfacciataggine.

"Quindi me ne vado! Anzi, sono liberissimo di andarmene pa' via mia! Tanto nessuno mi controlla!" concluse lui, sorpassandola elegantemente.

"Tu segui la tua folle,assurda, spericolata strada, io seguo la mia, che è più tranquilla ..." qualcosa lo bloccò.

Abbassò lo sguardo, trovandosi un'umana che le avvolgeva la gamba destra, avvinghiandosi con braccia e gambe,come un koala sul suo albero di eucalipto.

"Tu non andrai da nessuna parte!" sibilò lei, stringendo ancora di più la presa.

Jehn era incredulo. Per essere un cavaliere, non conosceva mezze misure quell'umana!

Non la sopportava più.

Aveva superato il limite di volte in cui poteva toccarlo. E di solito gli altri non superavano la prima volta.

Alzò il piede e cominciò a scalciare per aria,a dimenarlo, ad agitarlo, ma lei restava sempre attaccata.

"Staccati! OH STACCA LA PRESA!!! GUARDA CHE STO PERDENDO A' PAZIENZA!!!" urlò Jehn,saltellando qua e là.

"TU ME L'HAI FATTA GIA' PERDERE!!! E' QUELLO CHE TI MERITI, TESTONE!!!" sbraitò lei, ancorata alla gamba pelosa del troll.

Jehn si infuriò ancora di più , e decise di portare a sbattere la schiena della ragazza contro un albero.

Si avvicinò al tronco più grosso che riuscì a trovare e cominciò a colpirlo ripetutamente con la gamba prigioniera.

L'impatto ripetuto fece perdere la presa a Lort, che dopo cinque colpi ben assestati si liberò, accasciandosi al suolo.

Non si era fatta niente, protetta com'era dalla sua invulnerabilità e dall'armatura ,ma comunque era rimasta stordita.

Le faceva male la nuca. Mentre si tratteneva la testa dal dolore, l'ombra del Gurubashi si stagliò su di lei.

Alzò gli occhi al cielo: gli occhi del troll erano iniettati di sangue, e respirava affannosamente. Dalla rabbia.

"ok ... va bene ... non dovevo arrampicarmi sulla tua gamba ..."esclamò Lort, supplichevole.

Il bestione alzò la mazza sopra di sé.

Squittendo dal terrore, Lort si raggomitolò "Mi dispiace!!! Nononononono!!!"

Si sentì un crepitio alle spalle di Jehn, che inarcò la schiena e urlò improvvisamente.

Lort non capì cosa era stato.

" Che c'è?" chiese,allarmata.

Il troll , sibilando per il dolore , girò la testa dietro di sé.

"Qualcuno mi ha colpito." Digrignò tra i denti.

Si girò per capire chi era stato.

Nel farlo volse la schiena a Lort che sussultò:c'era una lesione sulla spalla destra del troll, profonda , scura e sanguinolenta, da cui fuoriusciva un sottile fumo.

L'odore di pelle bruciata le fece arricciare il naso, ma il Gurubashi sembrava non badarci molto.

Ora pensava all'imboscata che stavano ricevendo.

Lort si rialzò e fece per aiutarlo, ma davanti ai suoi occhi, la pelle attorno alla ferita già si stava schiarendo, e la carne viva che stava sanguinando venne coperta da uno strato di pelle sottile che si ispessì.

In pochi secondi ,la lesione sulla schiena del troll non c'era più.

"Rigenerazione ..." sussurrò lei, estasiata.

"CHI C'E'?" sbraitò Jehn , risvegliandola dalla meraviglia.

Impugnò il martello e si avvicinò a lui.

Davanti a loro non c'era nessuno.

Il Gurubashi avanzò guardingo davanti a sé, aspettando il prossimo attacco con la mazza ben impugnata tra le sue mani.

Un altro crepitio si sentì alla sinistra di Jehn.

Una saetta bluastra uscì fuori dagli arbusti, e Jehn riuscì a schivarla.

La saetta però passò oltre, dritta verso Lort.

Lort si coprì il volto con l'impugnatura del martello, e si aspettava di sentire la scossa attraversare il suo corpo. Ma non sentì nulla.

Aprì gli occhi e rimase sbalordita: sopra di sé si era creato un campo di forza lucente, su cui il fulmine si era sfogato, lasciando solo una serie di crepitii che rimbalzarono attorno ad esso.

" Lo Scudo Divino! Shirvallah ti sta proteggendo. Meno male ..." esclamò Jehn.

Lort inarcò le sopracciglia in segno di comprensione. E adesso si sentiva più sicura di sé.

Lo Scudo Divino era la manifestazione della sua promessa. L'avrebbe protetta sempre.

Improvvisamente, sentirono tutti e due un sussulto.

"Perdonatemi!" .

Si girarono verso l'improvvisa richiesta di perdono.

Dal buio prodotto della fronde degli alberi si sentirono fruscii di foglie smosse.

Uscì fuori qualcuno.

Lort e Jehn abbassarono momentaneamente la guardia confusi.

Un troll dall' aria preoccupata uscì dal buio della foresta, respirando affannosamente, come se avesse appena fatto una lunga corsa.

Aveva tra le mani un lungo bastone, che puntava dritto davanti a sé.

Era alto , spalle larghe e fisico asciutto, non sembrava portare la tipica andatura gobba dei suoi simili.

Aveva la pelle verde acqua scuro, sul volto portava una maschera dipinta, con due strisce blu che attraversavano i lati del suo volto, e i rossi capelli a rasta erano raccolti in un codino e scendevano lunghi dietro la schiena.

Indossava delle spalliere di ferro e una tunica lunga dai colori sgargianti che gli lasciava scoperto parte del busto.

Le zanne erano curve e imbiancate,nella lunghezza media di qualsiasi troll. Le orecchie erano piuttosto lunghe per la media, come il lungo naso a punta che aveva.

Lort riconobbe subito la razza: "Un Lanciascura!" esclamò , non potendo fare a meno di sorridere.

Il Lanciascura gemette manifestando il suo dubbio a quella esclamazione, poi, come se avesse preso coscienza, ricambiò il sorriso.

"Beh ... sì! Song nu' Lanciascura ... - disse lui, sorridendo timidamente.

" Ma comme hai fatto a capì?" chiese .

La sua voce sembrava più giovane, e l'accento non era così marcato come quello di Jehn.

"Beh , per il colore della pelle, e poi ,come quelli della tua razza, sei più slanciato di.. questo qui, che è un Gurubashi!" spiegò lei, indicando con finta repulsione il Gurubashi accanto a sé.

" Uau! Allora è vero! Ti piacciono davvero assaj i troll, come dicono!" esclamò lui, poggiando il bastone a terra, rilassato.

"Oh, si tantissimo!- squittì Lort, felice di aver trovato un altro troll con cui conversare – e i Lanciascura sono eccezionali! Il grande Vol'Jin era un Lanciascura!".

"Uà sì, è gruoss!!!- esclamò lui, sorridente - peccato che io non l'abbia mai conosciuto ... ma si dal caso che questo bastone sia appartenuto a Rezan in persona!!!".

Alzò il bastone e mostrò una piccola incisione: vi era scritto il nome del figlio di Vol'jin.

Lort sussultò profondamente " No!!! Che invidia!!!".

Voleva guardarla più da vicino, ma Jehn la bloccò.

"Sij stat tu a colpirmi, vero?" tagliò corto, arrestando la conversazione.

Subito il Lanciascura si riprese e gli puntò il bastone con aria minacciosa.

"Si. So' stat ij! – disse lui – e sono qui per te.".

Jehn cominciò ad arrabbiarsi.

"Per ordine del re Rastakhan, il mio compito è quello di controllarti. Vuole essere sicuro che tu, Jehn'Naroh, nun scappi via e lasci sola a' principessa!".

"Ma allora sei qui per tenerlo d'occhio! E se lui disobbedisce ..." intervenne Lort.

"... correrò veloce come il vento a riferirlo al re! Esatto!– minacciò lui- e per farlo sta' quiet'... gli porto pure a' capa toia!".

Accompagnò la parola capa col gesto di passarsi il pollice sotto al collo.

" Sto accà da dieci minuti e già t'aggia segnà due errori: insubordinazione ad un ordine ufficiale ... E tentato omicidio!- puntò l'indice addosso a lui – meriti bella lezione!" .

Il bastone vibrò nelle sue mani, scagliando piccole scintille .

Il troll dalla pelle bluastra inspirò e espirò profondamente .

" E vabbuò ... - mormorò alla fine – t' schiatt' a' capa e poi me ne vac ...".

Impugnò la mazza chiodata e scattò verso di lui, urlando alla carica.

Il bastone del troll si caricò di scintille, fino a che il suo proprietario non puntò l'estremità verso il suo avversario, e il fulmine partì.

Colpì Jehn in pieno, proprio mentre lui stava per abbassare la mazza su di lui.

Ci fu un boato che alzò il vento attorno a loro,e Lort si coprì gli occhi accecati dal terreno sollevato.

Quando li riaprì, Jehn era scomparso.

"Mio dio!!! – urlò Lort, in preda al panico - lo hai ucciso!!!".

"Non l'ho ucciso." sogghignò il Lanciascura, indicando a terra.

Quando il polverone si diradò, tra l'erba alta, Lort distinse qualcosa di blu.

Si avvicinò lentamente, con il martello tra le sue mani, e allungò il collo per vedere meglio tra i fili d'erba.

C'era un rospo in mezzo al verde, un rospo tutto blu, grosso come una patata e brutto.

Era come tutti gli altri suoi simili. Tranne per il fatto che, ai lati della bocca, uscissero due paia di denti, lunghi come due piccoli uncini.

Fece un paio di gracidii,gonfiandosi e sgonfiandosi, e si guardò attorno con aria confusa.

Appena il suo sguardo cadde su di lei, indietreggiò spaventato.

"J ... Jehn'Naroh?!" lo chiamò lei, ricevendo come risposta un gracidio pieno di paura.

All'improvviso, su di lui piombò il corpo del Lanciascura, azione che spaventò e fece indietreggiare la ragazza.

"Preso!" esclamò lui, disteso ancora a terra , con il rospaccio tra le mani che dimenava le sue zampette.

" Ha- ha ... ti sei distratto! E io ti ho pigliato!" ridacchiò lui compiaciuto, rialzandosi in piedi.

Teneva stretto stretto l'anfibio tra le sue dita.

"Ma che hai fatto? L'hai trasformato in un rospo?" chiese lei, stizzita.

"Certo! È quello che si merita per avervi fatto del male, principè! Ora nun dovete temere più nulla. Lo punirò come si conviene ...". Disse, fissando intensamente la sua piccola preda.

Troppo intensamente.

Cominciò a leccarsi le labbra , e la cosa inquietò non poco Lort e il Jehn-rospo, che diventò azzurro dalla fifa.

"No!!!" urlò lei, e fece uno scatto in avanti per prenderglielo, ma il Lanciascura fu più veloce.

Fece un saltò all'indietro, così alto che si distanziò da lei di almeno cinque metri.

"NON MANGIARLO!!!" lo supplicò lei.

"Mangiarlo?!- ripeté lui, confuso – non voglio mangiarlo. Io voglio leccarlo!".

Lort rimase a guardarlo sconcertata.

Anche Jehn-rospo si bloccò incredulo.

"Nun giudicarmi! – rispose lui, stizzito - Adoro leccare le rane, vabbuò? Soprattutto quelle blu . sono 'na bomba!!!".

Tornò a guardare con desiderio l'anfibio blu.

Jehn-rospo si dimenò ancora più di prima, tanto che adesso il troll verde faticava a tenerlo fermo.

Lort doveva fare qualcosa e in fretta.

Notò che non aveva più il bastone con sé.

Si mise a cercarlo in giro e lo trovò abbandonato a terra.

Lo afferrò e lo rialzò, senza sapere neanche come si usasse.

"Fà che funzioni. Fà che funzioni. Fà che funzioni ..."pensò intensamente, mentre preparava l'arma.

Il Lanciascura tirò fuori la lingua, e lentamente la avvicinò alla schiena di Jehn, che pareva quasi avere le lacrime agli occhi dalla disperazione.

La paladina si concentrò ,finché non vide che il bastone iniziò a produrre scintille.

"Farlo tornare com'era prima!" pensò lei, direzionando la punta del bastone verso di loro.

Una saetta uscì fuori dall'arma e di nuovo un lampo esplose.

Il bastone fece fare il rinculo a Lort che cadde rovinosamente a terra.

Come apparve, la luce si spense.

La ragazza si rialzò indolenzita da dove stava, sbattendo le palpebre accecate dal lampo improvviso.

Un'esilarante scena le si presentò davanti quando recuperò la vista: Jehn era ritornato troll, e addosso a lui, attaccato al suo braccio come un geco, c'era il Lanciascura.

Era immobile, con una faccia da ebete ,e con la lingua tesa che leccava la faccia del Gurubashi.

Sentendo la ruvida superficie della lingua di quel maniaco sul suo zigomo , il troll cobalto era impietrito.

Non si era mai sentito così violato in vita sua.

Lentamente, il Lanciascura ritrasse la lingua, fissando il suo cumpà con aria terrorizzata.

Il Gurubashi girò la testa verso di lui, ringhiando furioso.

Adesso i ruoli di potere erano invertiti.

Con flebile voce , il Lanciascura balbettò – " m-mi ... m- mi ... dispiace! P- p – parliamone ... e-eri un ro ...!".

Non finì mai la frase, perché il Gurubashi,più grande e grosso di lui, gli tirò un pugno in faccia, così potente da spedirlo almeno sei file di alberi lontano da loro.

L'eco del suo urlo si sentì molto lontano.

"ALL'ANEMA DI CHI T'E' MUORT E STRAMUORT, PERVERTITO!!! ANIMALE!!! NON TI PERMETTERE!!! MAI!!! – lo raggiunse furibondo lungo la fila di alberi , devastando piante e arbusti al suo passaggio – MAI PIU'!!! TI SPACCO DI BOTTE, TROCATO!!!!"

"Aspettami , Jehn!!!" la ragazza riagganciò il suo martello nella sua guaina, e corse dietro il troll omicida.

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