Capitolo 55 - Hidden Bay


Dopo il pranzo, Lizzie e Lort, come stabilito, si prepararono per andare al Rifugio a parlare coi due sopravvissuti.

C'era bisogno di una preparazione, poichè Lort non aveva la benché minima idea di come si comportasse un vero goblin, e Lizzie provò a darle alcune dritte. Invano.

"Haaa, si farà notte se continuo a darti consigli a parole. Vuoi provare direttamente sul campo, ciccia?".

La paladina, che si sentiva ancora impacciata in quel suo nuovo corpicino verdolino, annuì.

"Basta che segui me. Ok?" disse la goblin, sospirando.

L'attenzione della maga sull' armatura di Lort fu ancora più intensa di come ce l'aveva dall'inizio.

"Sai? Forse è meglio se si toglie codesta armatura, principessa. Potrebbe destar sospetti..." propose lei, allungando le sue affilate unghie laccate verso le giunture della corazza.

Una bastonata da parte di Nylos alle mani la fece ritrarre indietro.

"Ahio! Ma che diamine!".

"Forse è meglio se vengo pure io.- disse l'elfo, non scusandosi per niente - Sono il suo protettore.".

"Alla vostra età tenete ancora la balia, principessa?" la stuzzicò la goblin, e la paladina trasformata arrossì imbarazzata.

"Meglio se resti con loro, Nylos. Lei ha detto che nessun altro a parte i goblin può andare lì.".

Era dispiaciuta di non avere nessun altro a farle compagnia in quello che si stava prospettando essere letteralmente un viaggio sulla fiducia.

Non sapeva su chi si stava affidando, nè dove la stesse portando.

Praticamente avevano deciso di seguire il piano di una completa sconosciuta.

Questo la faceva sentire molto a disagio.

"Allora fai così.".

L'elfo le prese la mano, quella in cui lei portava infilato al dito indice l'anello col sigillo di suo padre.

Pronunciò una strana formula, e sull'anello partì un bagliore che sorprese anche Lizzie.

Dopo un po', l'anello produsse come un breve sfrigolio, e il bagliore sullo smeraldo incastonato in esso si attenuó.

La paladina notò con stupore che adesso lo smeraldo si era tramutato in un rubino.

"Ecco. Te l'ho incantato." disse Nylos.

"Ah. Avevo intuito.- commentó Lort, osservando ancora esterrefatta lo strano fenomeno a cui aveva appena assistito - e... che cosa avresti fatto di preciso?".

"Un incantesimo di richiamo. - spiegò l'elfo - Basta che pronunci la parola d'ordine vicino alla pietra e, a qualsiasi distanza e luogo, io la ascolterò, saprò che sei in pericolo e ti verrò subito a salvare.".

Lort era senza parole.

"In questo modo ti posso tenere d'occhio senza esserti d'intralcio. Un buon compromesso, non ti pare?".

La sua guardia del corpo non aveva obiettato a quel piano, né l'aveva costretta in alcun modo ad abbandonarlo.

La stava lasciando andare, pur offrendole la sua disponibilità.

" Come farai a sapere dove sono? ".

" Lo saprò per via del legame di sangue che ho prodotto con l'anello.".

"Legame... di sang...".

"Secondo te come mai lo smeraldo è diventato rosso?".

Lort abbassò lentamente lo sguardo sull'anello, menando un rantolo inorridita.

"Oh... dio! E quale sarebbe la parola d'ordine?" chiese lei, sforzandosi di non badare al dettaglio truculento di avere un anello intriso di sangue di elfo.

"Lo inserisci tu. Può essere pure una frase intera. Tieni un dito sulla pietra e pronuncialo. Meglio se usi un messaggio breve, chiaro e conciso così non ti confondi..." suggerì.

La fanciulla fece come le era stato detto, e il rubino si illuminò.

Non ci mise molto a pensare alla parola d'ordine perfetta.

Prese un lungo respiro... e poi urlò :

"NYLOS! MUOVI LE TUE ELFICHE CHIAPPE!!!".

Calò un silenzio di tomba attorno a lei.

L'anello si spense, segno che aveva recepito il messaggio.

La fanciulla alzó lo sguardo sul sacerdote, che era rimasto raggelato dalla scelta discutibile delle parole usate.

" Beh? Hai detto di usare un messaggio breve, chiaro e conciso, no?" le ricordó.

"Sì, ma... - tentò di obiettare il povero elfo - le hai urlate! Lo sai che quando riceverò il messaggio... sarà come se mi urlassi nelle orecchie? Ho pure un udito molto sensibile. Cioè... potevi usare anche un tono di voce normale...".

La principessa fece finta di pensarci su.

"Nah. Va bene così. Così do enfasi alla situazione di pericolo che in quel momento sto vivendo...e correrai più in fretta." decise lei.

Nylos cercó di prepararsi psicologicamente al futuro attacco d'infarto che quell'urlo gli avrebbe sicuramente provocato.

E così, un pò prima che scoccassero le undici di sera, l'intero gruppo uscì fuori dall'albergo di soppiatto.

Lort sapeva che lo stavano facendo per rispetto ad una veglia funerale, ma trovò decisamente sospetto il fatto che, sin dall'inizio in cui avevano alloggiato lì, non avessero ancora incontrato il proprietario.

Finiti in strada, il gruppo si divise: i ragazzi si avviarono al Ratto di Mare, pronti ad affrontare la creme de la creme della clientela criminale.

E Lizzie accompagnò le due alleate sulla spiaggia che si trovava dalla parte opposta della Baia.

Era una bellissima serata, l'aria era piacevolmente fresca, e il dolce suono delle onde del mare sembrava entrarti nelle orecchie e liberarti dai cattivi pensieri accumulati nella giornata.

Non a Lort, i cui dubbi sulla nuova arrivata la stavano tartassando e le impedivano di godersi la bella camminata sulla spiaggia.

Ma si imponeva di non far trapelare il suo stato d'animo alle sue compagne, che nel frattempo si  mettevano a conversare animatamente tra di loro.

"Sono emozionata, il mio primo giorno e già sono in missione segreta! " diceva Nime, sorridendo agitata.

"Paura, tesorino?" chiedeva Lizzie, sorridendole e mettendosi a guardare con occhi invidiosi la bellissima pelle della draenei che brillava alla luce della luna.

"No, non è proprio paura - rispose sincera la giovane draenei - sono emozionata. Non so se in senso positivo o negativo, voglio dire, fino a ieri ero a cucinare e lavare la casa, e sono solo agli inizi della mia preparazione. Però... mi piace.".

"Finalmente sei libera cara! - riassunse la goblin - sei uscita nel mondo e adesso vuoi metterti alla prova...E' normale alla tua età. Che cosa sai fare?".

"Trasformarmi, ascoltare i suoni della Natura, controllare le piante fino a strangolare i nemici con delle liane..." iniziò ad elencare Nime guardando fisso davanti a sè distrattamente.

" Nient'altro?".

"Beh... ho una padella! - disse Nime, alzando la padella che si era portata per il viaggio con aria fiera - posso usarla come arma!".

La goblin rivolse uno sguardo sbieco al visetto sorridente di quella piccola e tenera Nime.

Quanta ingenuità.

Si vedeva che era rimasta reclusa dal mondo intero.

"La mangeranno viva, le strapperanno quella bella pelle di perla e se la venderanno al mercato nero, se la perdo d'occhio un solo istante." pensò la goblin.

Ma l'ultima cosa che serviva a loro era una povera sciocca paurosa e insicura di sè, perciò assecondò il suo entusiasmo sorridendole e dicendo: "Comandare le piante... Beh, direi che parti con un piccolo vantaggio.".

Nime allargò il sorriso, felice di sentirsi così utile.

"Ad ogni modo...Eccoci." disse Lizzie.

Lort con grande stupore vide solo uno scoglio spoglio, che giaceva in mezzo alla spiaggia.

Accanto vi era solo un piccolo sassolino a fargli compagnia.

La maghetta sciolse i suoi dubbi schiacciandolo.

Come fece click, partì un ronzio e lo scoglio si spostò come per incanto.

"Un'entrata segreta!" esclamò sbalordita Lort.

"Trasformati, tesoro. Si va in scena!" la invitò la goblin, e immediatamente la draenei obbedì.

"Mh. Adorabile. - commentò Lizzie, soffermandosi un secondo ad ammirare la sua trasformazione - Seguitemi.".

Scesero la rampa di scala che era apparsa sotto lo scoglio fino ad arrivare ad una porta.

Lì Lizzie bussò tre volte.

Si aprì di scatto una finestrella e due occhi gialli dall'aria stanca si misero a scrutare furtivamente le due goblin.

"Trenta?"chiese il goblin da dietro la porta con voce gutturale.

"Con trentamila dobloni d'oro il furto te lo faccio meglio." rispose Lizzie.

Il goblin chiuse la finestrella e le fece entrare.

L'umana tramutata in goblin, che si era immaginata chissà quale ingresso, si rese conto di trovarsi soltanto in un atrio spoglio, scavato sottoterra e retto da delle travi, dove in un angolo c'era solo la sedia del guardiano che le aveva appena aperto la porta e al centro di esso un ascensore di metallo, di quelli che si usano per scendere nelle miniere.

Una volta entrate nell'ascensore, il guardiano abbassò una leva posta accanto all'ascensore e quello inizió a scendere, cigolando sommessamente.

"Ok. Prima di entrare ad Hidden Bay, un paio di raccomandazioni. - disse Lizzie, aggiustando l'uniforme che aveva fatto indossare a Lort per nascondere l'armatura dorata - non toglierti questi vestiti per nessuna ragione. Puzza un po' di grasso e bruciato lo so, ma noi goblin riconosciamo l'odore dell'oro a distanza. Non parlare con nessuno dei troll, non fare domande sospette in giro che riguardino la missione e i goblin scomparsi... ". 

La fissò negli occhi.

Sospirò spazientita.

" Facciamo così. Non parlare proprio. Non fare niente. Okay? Segui me soltanto. In silenzio.".

"Niente?! Ma io...".

"Tutto quello che devi fare è fidarti di me. Ti fidi di me?".

A questa domanda Lort ci mise un pò a rispondere.

"Sì. Certo." mentì.

L'ascensore si era appena fermato.

"Perfetto. A questo punto...".

La goblin uscì prima di loro, tenedo aperta la porta dell'ascensore. 

"...Vi do il benvenuto... ad Hidden Bay! "annunciò.

Gli occhi delle due straniere si illuminarono di fronte a quello spettacolo.

Hidden Bay era un'enorme grotta sotterranea, sul cui terreno era stata piantata una larghissima passerella in legno che si espandeva in quasi tutta la larghezza della grotta, in modo tale da contenere una grossa comunità di goblin.

Per illuminare lo spazio buio, al soffitto erano stati attaccati luci di ogni tipo, lampadine, lanterne, lucine di Natale, persino qualche vecchio lampione, e ogni tanto si intravedevano dei buchi per l'aria, scavate apposta dai geniali ingegneri di Baia del Bottino.

Uscite dall'ascensore e iniziando a camminare lì, la paladina rimase affascinata dall'organizzazione di quel posto: c'erano botteghe a cielo aperto, dove si esponevano abiti, gioielli (probabilmente falsi), ma anche una sezione dove si esponevano ricambi di veicoli, aerei, automobili, tutti lucidati a nuovo e pronti per essere venduti.

Se per gli altri quello erano solo un cumulo di ferri vecchi, per un meccanico o un inventore quello era semplicemente il paradiso.

Ad un certo punto, sentirono fischi e ululati di gioia sopra le loro teste che fece tirare i loro nasi all'insù.

Nonostante il poco spazio che c'era nella grotta, che doveva essere usato per accumulare ossigeno, alcuni goblin meccanici si erano presi la briga di testare i loro zaini jet in quella grotta.

I razzi erano tutti malandati, ronzanti e scoppiettanti, e facevano sbandare e volteggiare i loro creatori incapaci di controllarli, creando disegni tossici con la loro scura scia.

Potevano schiantarsi tra la folla o impigliarsi in quel groviglio di luci, ma i piloti sembravano fregarsene di questo e di ogni altra regola di sicurezza, e facevano a gara a chi si schianta sulla parete per ultimo, ululando e ridendo entusiasti.

"Ed ecco perchè i goblin non vivono abbastanza a lungo.- mormorò Lort, scuotendo la testa.- se almeno si mettessero il casco...".

"Ma quale casco? - la rimproverò Lizzie - solo quando sono dal parrucchiere!".

Le due goblin passavano completamente inosservate.

Solo qualche occhiata lanciata per curiosità alla daina che le trasportava.

"Ha! Faccio schiattare d'invidia tutti quelli che mi conoscono... Alla faccia loro!"esclamò Lizzie, impettendosi tutta fiera come un fantino sul suo elegante stallone.

"Ora capisco perché hai voluto che mi lucidassi gli zoccoli." disse telepaticamente Nime, nitrendo sommessamente.

Ridendo, Lort continuò a guardarsi attorno.

Avevano appena passato il mercato, e adesso erano entrati in quella che sembrava un'area di test per le macchine e le invenzioni.

Centinaia di meccanici armeggiavano coi loro attrezzi per aggiustare una delle più famose invenzioni che rendeva famosa la loro razza nel resto di Azeroth: i robot.

Alti più di tre metri, utilissimi nell'edilizia e micidiali in battaglia, muniti sul capo di una cabina di pilotaggio dove i loro piloti sedevano e li guidavano.

Venivano riforniti a carbonio, in barba all'energia alternativa, e muniti alle braccia di ogni tipologia di arma, dalle mani meccaniche alle letali lame rotanti.

L'occhio le cadde su un robot in particolare, che in quel momento veniva controllato da un operaio che prendeva distrattamente appunti sul suo taccuino.

Il robot tremava e sbuffava, e dal tubo di scappamento usciva un fumo scurissimo che alla paladina non piacque.

Quando l'automa cominciò a fischiare come una gigantesca teiera e il goblin sembrava troppo distratto da sentire persino il fastidioso suono, l'istinto da paladina in Lort scattò.

Saltò giù dalla groppa di Nime e corse a soccorrerlo.

"Attento!" urlò, buttandosi addosso a lui, giusto un secondo prima che il macchinario saltasse in mille pezzi.

Partì il solito fracasso che succede in cotali circostanze tra gli altri operai.

La paladina si immaginava l'ennesima scena di certo: un volto traumatizzato, delle lagne causate dai fischi alle orecchie e dei biascicati ringraziamenti.

E invece...

"EHI! COME TI E' SALTATO IN MENTE?!" le strillò alle orecchie il meccanico, togliendola da dosso a lei.

"Come mi è saltato in mente?! Ti ho appena salvato la vita!" esclamò lei, rialzandosi da terra.

"E chi te l'ha chiesto, eh?"la attaccò il goblin.

La paladina si ritrovò a balbettare.

Non se l'era aspettata tanta scontrosità.

"Ma... Il robot si stava surriscaldando, non l'hai sentito?- insistette - Stavi per morire!".

" Embè cosa ti aspetti? Un grazie? Una stretta di mano? Un bacetto?".

Le diede una rapida occhiata dalla testa ai piedi.

"Ehi? Mica vuoi darmela? " tentò lui, tirando su con una mano un lato della sua cintura, con sguardo ammiccante.

"COS...? MA NO! CHE DIAMINE!" rispose scioccata la paladina, distanziandosi da lui.

Gli occhi a palla del goblin meccanico la guardarono straniti.

" E allora che cacchio vuoi?".

"Ehi senti! Ringrazia che tu sia ancora vivo! Non ti allargare!" intervenne Lizzie, trascinandosi via la goblin novellina.

"Bah." bofonchiò il meccanico, tornando al suo lavoro.

Raggiunta Nime, la goblin riccioluta se la girò e la fissò con aria spazientita.

"Tesorino mio... Pan di zuccherino caro... qual'era la regola che ci eravamo stabilite?"chiese Lizzie, affondando le unghie laccate sulle tempie.

"Non... dare nell'occhio." rispose Lort.

"E forse, dico forse, ne avevamo stabilite altre, caruccetta mia?" chiese ancora la goblin.

"Ehm...No.".

"ESATTO! - urlò stizzita, facendo saltare dallo spavento l'allieva. - UNA SOLA COSA TI AVEVO CHIESTO!".

"Ma quello stava per morire in una brutta esplosione!" protestò Lort, indicando l'ammasso di fumo e rottame che ancora cuoceva alle loro spalle.

" Vero! Ha fatto una cosa giusta, no? " la sostenne Nime, mettendosi tra di loro.

"Non è un problema tuo!".

"Come sarebbe che non è un problema mio?!" esclamò sconvolta Lort.

La vera goblin sospirò, riprendendo a mente le lezioni di yoga che la aiutavano sempre a rilassarsi con tali casi di microcefalia.

"Senti... le regole tue, da paladini, qua non valgono.".

"Dovevo lasciarlo morire, allora? Cioè, se uno è in difficoltà non lo aiutate?".

"No. Se non ci fa comodo.".

Lort rimase a bocca aperta.

"Come no? E' l'anarchia totale!"esclamò, allargando le braccia.

"Anarchia? Ma se stiamo benissimo! Non sta scritto da nessuna parte delle regole che bisogna pensare al bene dell'altro..." rispose la goblin, rivolgengo uno sguardo anche al loro destriero che se ne restava muto durante quella conversazione.

"Ma questo... - sospirò sconcertata - ...questo non fa parte di nessuna regola..."

"Quindi il tuo discorso è inutile".

"Non ne fa parte perchè dovrebbe essere ovvio in una civiltà. - precisò - bisogna aiutarsi a vicenda, pensare al bene comune.".

"Bene comune... ha! Tipico dei paladini moralisti. Dico bene, Ninì?" commentò cinica dando leggere gomitate alla daina.

"Ehm, non la definirei propriamente... moralismo! - dissentì Nime, scuotendo il muso - Questa cosa non fa parte dell'etica? ".

"Sì! Giusto Nime! - affermò Lort - L'etica è imprescindibile!".

La goblin scosse la testa.

"Etica... è fin dai primi anni che un goblin scopre che qualsiasi concetto può diventare relativo e vulnerabile. Persino la vostra etica.".

Salì di nuovo sulla groppa di Nime.

" Vedi, Lort, mi vanto di provenire da una razza che ha capito di come veramente giri il mondo qui... sai perché quell'operaio chiedeva con insistenza che cosa volessi?".

Benchè la domanda non era rivolta a lei, a Nime venne da rispondere scuotendo la testa.

" Perché tutte, e ripeto proprio tutte le volte che qualcuno ci salva, vuole sempre qualcosa in cambio! Siamo abituati così. Un giorno è l'artiglieria, il giorno dopo si richiedono tutti i goblin all'attacco o a fare spionaggio...quell'altro ancora soldi! ".

Si interruppe un attimo, guardando fisso dinnanzi a sè, con aria impassibile.

Lort, a quella sua vista, si avvicinò, poggiando una mano sul fianco di Nime.

" Non è possibile che succeda sempre e solo cosi.".

"Eh... ti posso garantire che è così, mia cara principessa.- sospirò la goblin - Sono al mondo da più tempo di te, e non faccio altro che fare favori e risolvere problemi non miei. In fondo è così un pò dappertutto, solo che noi siamo l'unica razza ad ammettere che il mondo funzioni così.".

Sospirò, triste.

"E così gli altri ci mal giudicano, e ai loro occhi riceviamo la nomea di ladri, imbroglioni, ciarlatani, sempre in cerca di soldi e di guadagno, che non hanno alcun minimo segno di purezza nell'animo.".

"Tu non sei così." sbuffò Nime in segno di dispiacere.

"Eh piccola, tu non sai quello che ho passato nella mia vita. Lavoro così tanto per soddisfare gli altri... Eppure dov'è il mio premio quando serve? Eh? Hai mai conosciuto un goblin paladino?".

Nime ci rifletté, e in effetti dovette constatare che era così.

La paladina salì in groppa anche lei, sedendosi dietro a Lizzie.

Con un cenno, Nime tornò a camminare.

"Capisco quello che dici. Non sono un'ingenua, so come gira questo mondo. - disse, riflettendo ad alta voce - Ci sono persone che non hanno scelta, o che non vedono altra scelta, e altre che semplicemente non hanno il coraggio di seguire la regola. Ma io sì. ".

Sfioro con l'indice della mano destra la testa di tigre che ornava la sua corazza sotto il travestimento: " È la mia vocazione, non posso farci niente.".

Sorrise mentre alzava lo sguardo su quei occhi magnetici e pieni di cinismo che la fissavano.

"Se c'è bisogno di aiuto, io intervengo.".

"Sindrome dell'eroe. Lo fai per una tua soddisfazione personale." concluse la goblin,aggiustandosi i capelli.

"Beh, io ci trovo soddisfazione nel vedere gli altri stare bene. E se ce ne fosse la possibilità, io sosterrei l'operato di un goblin paladino." aggiunse Lort, con convinzione.

"Tu? Davvero? Ma se tu hai paura di noi?".

La fanciulla trasformata guardò la foresta di capelli ricci dinnanzi a lei.

" Che? No! Non ho paura dei goblin!".

"Credi che non l'abbia capito? Tu stai evitando di interagire con me perchè tutto quello che faccio o che dico non ti sta per nulla convincendo.Perché sono una goblin. Stai pensando che ti stia imbrogliando.".

"Che? MA no! Non...".

"Lo neghi?".

Incrociare i suoi occhi magnetici e violacei le bloccò la lingua.

"A... Ammetto di non aver avuto buone esperienze con i goblin ultimamente però..."

"Immagino, visto come hai punito i Fratelli Fizcash alla Locanda di Maltoforte. ".

Lort tradì nel suo sguardo la colpevolezza.

" Cosa credi, che tra noi non girino le notizie? Qui non ti vedono di buon occhio proprio per questo. Addirittura si dice che stavi per spaccare la testa a Cinxia Fizcash con il martello. E' così?".

Lort abbassò lo sguardo.

In un impeto di rabbia, Lizzie tirò la criniera a Nime e nitrì dal dolore e si fermò bruscamente.

" E' così?!" Ripeté Lizzie, girandosi completamente per poterla guardare meglio e mortificarla coi suoi occhi viola.

"Sir Lort..." pensò Nime.

Lort strizzò forte le palpebre.

Cercava di sopportare la tremenda emicrania che il senso di colpa le stava portando.

"Non... non ero in me in quel momento." rispose lei, tornando a fissarla.

"Non ero in me? Oh - ho! La frase che dite quando perdete il controllo! - la rimproverò Lizzie - sai di aver picchiato una minorenne, vero?".

"Cosa? Ho picchiato una minorenne?" ripetè Lort con voce tremante.

Le veniva da piangere per quanto si sentiva male.

Non l'aveva capito quanto fosse piccola la goblin che quel giorno aveva pestato a sangue.

In tutta la sua vita non aveva mai lontanamente pensato di far del male ad una ragazzina.

Ma era successo.

"Eh certo. Sembriamo tutti alti uguali e quindi non capite che età abbiamo. - commentò in maniera sarcastica Lizzie.- non c'è bisogno di capire, per voi sono tutti ladri.".

A quel punto Lort esplose.

"TU NON SAI! IO... - prese un respiro profondo per mantenere la calma - ...avevo iniziato male il viaggio, avevo litigato con Jehn e Am'ron, provato a viaggiare per conto mio... gli insulti di quei tre mi avevano portato al collasso.".

Si coprì il volto con le mani, piena di vergogna.

"Se ci fosse la possibilità di pagare per quello che ho fatto, lo farei Lizzie.".

Lizzie e Nime la fissarono in silenzio.

"Oh, Sir Lort..." mormorò l'amica, dispiaciuta per lei.

"Le chiederei perdono."

Ci un un attimo di silenzio raccolto.

Lort con non poca fatica levò il voltò e guardò la sua compagna di groppa.

La guardava con sguardo annoiato.

D'un tratto la afferrò per le spalle e si mise a scuoterla.

"AH, INSOMMA! RIPRENDITI DONNA! ODIO I PIAGNISTEI!!!"sbraitò lei, riportandola alla realtà.

"Le chiederei perdono! Perdono! Blah! - la imitò Lizzie -Non hai abbastanza controllo delle tue emozioni. Non è così?".

" Sto cercando di rimediare alla cosa.".

"E quindi aiutare a cercare i goblin scomparsi è solo il tuo modo per perdonarti di averne picchiato tre? Uh, quanto altruismo...".

"Ma no Lizzie! Non in questo senso! Nel senso di controllare la mia rabbia!"

"Eh, autocontrollo! Autocontrollo... Sei umana. Fattene una ragione, Principessa Vorrei-essere-un-troll.".

Ancora una volta, a Lort veniva ricordata la sua ineluttabile condizione.

"E per giunta sei giovane, quindi inaffidabile. E' un dato di fatto, non te lo dico per cattiveria.".

Chi era questa sconosciuta che si permetteva di farle la ramanzina? Il fatto che ci avesse azzeccato fino a d'ora era davvero terrificante.

"Aggiungiamo pure il fatto che ha una terribile visione del mondo in bianco o in nero, Dio Denaro tesoro, sei pericolosa! ".

"In che senso?".

" Dovresti capire il perchè la gente fa quello che fa. In tal caso, per un goblin... è un goblin.".

Alzò la mano per mostrarle il nascondiglio.

"La vita di un goblin... è questo. Manualità prodotta da autocombustioni e orecchie bruciate, tecnologia che non sarà mai all'avanguardia, forse, ma fa quello che dovrebbe fare: esplodere. Espressività continua, incompleta sperimentazione.".

Scese da Nime, ponendosi davanti a loro. Era immedesimata al massimo!

"Se uno gnomo è lo stadio avanzato dell'evoluzione con tutta la loro tecnologia fusa a magia... il goblin è lo stadio medio. Siamo il Rinascimento!".

La paladina e la draenei la ascoltavano a bocca aperta.

"Essere goblin è uno stile di vita approssimativo. Tra un macchinario che va in corto circuito provocando una terribile esplosione e le morti di massa, una sessualità libidinosa che ci aiuta a compensare il numero di morti persi nei nostri "incidenti", e un furtarello che un giorno riesce e l'altro no, noi viviamo così. Sulla crisi del momento. Tra il servilismo dei potenti e la libertà della nostra posizione da razza senza privilegi. Essere goblin è il massimo! VIVA I GOBLIN!".

Alzò i pugni al cielo, riprendendo fiato.

E rimase così, immobile, ad aspettare gli applausi da parte dei passanti.

Non ci furono.

Improvvisamente le arrivò ai piedi una lattina di Kaja Cola ai piedi mezza vuota, che le fece fare uno strilletto.

"IH! I MIEI STIVALETTI NUOVI!" si lagnò, scostandosi dal lago di bibita che si formava ai suoi piedi.

"Vai a lavorare, invasata!" strillò qualcuno.

"EHI! ME LE RIPAGHI TU, POI!"si stizzò lei.

Il gesto fece ridere entrambe le sue compagne.

"Va bene, va bene... essere goblin è bello. Lo abbiamo capito...". Concluse Lort.

La maga verdognola la guardò ad occhi socchiusi, inarcando un sopracciglio.

"Prima ti togli questa visione del mondo in bianco e nero, meglio è.".

Si avvicinò a Nime e vi salì sopra.

"Forza. Andiamo, che è ancora distante dove abita il mio amico." disse.

E così continuarono a incamminarsi ben oltre le piste di prova, i rottami e i piloti pazzi che volavano sopra le loro teste. 

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