Capitolo 51 - Una nuova amica

I due troll rimasero lì a fissare la scena.

"Beh. Sarà meglio avviarsi alle tende... - mormorò il Lanciascura, sgranchendosi le spalle- Jehnnà, tu che fai? Stai con il nano oppure...".

Alzò lo sguardo sul Gurubashi e sobbalzò: Jehn già lo stava fissando come se avesse a fianco la creatura più abominevole e viscida che avesse mai visto.

"Ah, è per via del pizzetto? - intuì Am'ron, con aria annoiata - e vabbuò, ho esagerato! Scusa! Vabbuò?".

Ma il cumpà insisteva a fissarlo male.

"E nun mi guardà accussì! Mi faccio crescere il pizzetto accussì me lo puoi tirà anche tu, vabbuò?" propose Am'ron, incurante di perdere la vita per mano sua.

"Fai... Schifo." sillabò il troll.

"Eh?" chiese Am'ron, facendo finta di non capire.

"Ma nun ti pigl' scuorno? Dire tutte 'ste palle a chella piccerella?".

"Nun sono palle! Ij song' sciamano!".

" Ma nun sei esperto!".

"Shh! Statt' zitto! Vuoi farmi scoprire?".

Vedendosi toccata la bocca ancora una volta da mani estranee, il Gurubashi gli morse la mano.

L'ululato di Am'ron fece fare un sobbalzo al nano, che era rimasto in stato catatonico.

"Cosa? Non è esperto? " mormorò Torgados sconvolto, al cui udito non sfuggiva niente.

"Vergognati!" lo rimproverò Jehn, andandosene via.

Am'ron, che ormai stava cominciando a diventare insensibile alle sue botte ma non ai suoi morsi, tenendosi la mano dolorante lo raggiunse.

"Oh! OH! JEHNNA' ASPETTA! okey, aggia dit' na bugia! Una bugia piccola piccola! Una bugia bianca! – esclamò Am'ron, agitato - ma l'ho fatto pecchè... pecchè...".

"Pecchè hai visto 'e zizze, ecco pecchè!" lo interruppette Jehn.

"Non osare offenderla in questo modo! Nun mi sono messo a guardarle 'e zizze!" lo rimproverò Am'ron.

"Si, cumme no! "- commentò il Gurubashi, compatendo la sua patetica condizione -Ti rendi conto di come ti sei complicato la vita? Tu a stento sai fa' coccosa! te vulisse mettere pure ad insegna'?".

Il Lanciascura, purtroppo, dovette dare ragione al suo amico.

"Lo so. Nun dovevo dirlo.- sospirò lui - Ma mi supplicava... con quei suoi occhioni ... Quei suoi occhi belli... comme 'a luna...".

Cominciò piano piano a distrarsi, sorridendo languido.

" Quei capelli argentati, morbidi e setosi... ".

" Su cui stanno due belle corna. " gli fece notare il cumpà.

"Ma sono carine, dai! Sotto quel suo visino accussì carino! - replicò lo sciamano, facendo una vocetta da innamorato - chelle guanciotte!". 

Estasiato si accarezzò gli angoli della sua faccia, immaginandosi di farlo a lei.

"Chella pelle nun ha bisogno di trattamenti. Pareva 'na pesca...".

" Nu mirtillo, forse. E' blu." gli ricordò il Gurubashi.

"Sei blu anche tu, eppure nisciuno ti dice niente." rispose lo sciamano, guardando il cielo per capire se la luna fosse altrettanto bella quanto lo era lei.

"Am'ron scetate! È una draenei. Nun è 'na troll! Togliti dalla testa l'idea di poter stare con lei!".

Ma il giovane cumpà non lo stava a sentire, troppo distratto a visualizzarla nella sua mente.

"Chelle labbra... chissà quanto saranno morbidose e chin'e zucchero...". Mormorò il Lanciascura, allungando le sue labbra verso il vuoto.

Sognavano di riceverle.

E invece, a rispondere al suo bacio immaginario fu la bocca fredda di un fucile.

" Così non sei uno sciamano esperto!" sibilò Torgados, fumante di rabbia.

Il Lanciascura saltò all'improvviso e si distanziò, alzando le mani di fronte al fucile proteso sul suo petto.

Non si era neanche accorto che il nano si fosse avvicinato furente verso di lui.

"Stai cercando di insidiare con le tue menzogne mia sorella, lo sai? MIA. SORELLA! Vuoi approfittare della sua fiducia per far di lei quello che i tuoi istinti primordiali vogliono... Non è vero, mostro?" continuò il fratellastro.

"N-n- non è vero! Te lo giuro!" balbettò Am'ron.

"BUGIARDO! - tuonò Torgados - Pensi di essere il primo a provarci? Pensi di essere stato l'unico a notare le sue tette, i suoi occhioni magnetici e la sua coda... e di aver avuto la voglia di tirargliela? Buffone di un troll, ho freddato a distanza una decina di nani prima di te che volevano fare la stessa cosa. Solo due di loro sono sopravvissuti, due gemelli. Vuoi sapere che cosa gli ho fatto?".

"Li hai messi uno 'ncopp 'n' ato accussì da creare un solo uomo tipo totem?" provò ad indovinare il Gurubashi, per nulla preoccupato di vedere il suo amico che stava per essere freddato da un piccolo uomo.

"No. Adesso nei pantaloni hanno solo una palla per ciascuno! Si completano a vicenda!" rispose Torgados.

Jehn, che è pur sempre un sadico violento, gli venne sinceramente da ridere.

"Monopalla..." mormorò, ridacchiando.

Am'ron invece, che per fortuna è un troll normale, invece impallidì.

" Tu sei pazzo! – mormorò sconvolto – chissà quanti di loro erano bravi guaglioni e tu li hai ammazzati! Per ben diciotto anni nun hai permesso a chella poverina di avere nemmeno una relazione!" .

"IO HO IL COMPITO DI PROTEGGERLA! SONO SUO FRATELLO MAGGIORE...".

"PFFF! Maggiore..." rise Jehn.

"... NON HO SMESSO UN SOLO ATTIMO DI CONTROLLARLA, GIORNO E NOTTE.- continuò a sfogarsi il nano - LE HO DETTO UN MARE DI BUGIE  PER INCUTERLE TIMORE E ANNULLARE LA SUA CURIOSITA' VERSO IL MONDO ESTERNO...".

"Piccolo pazzo sociopatico!" esclamò Jehn, sconvolto.

"... AGIVO SEMPRE E SOLO PER IL SUO BENE E ADESSO... - il nano, ricadendo nella depressione di prima, abbassò la canna del fucile- ...e adesso... Lei se ne va. Per colpa mia se ne va....".

Sembrava così mortificato.

Per un attimo il Lanciascura pensò di poter abbassare le braccia.

Ma poi il nano ripuntò l'arma addosso a lui dicendo: "E adesso se ne va con un branco di pervertiti che la vedranno e la renderanno schiava!".

"Smettila di chiamarmi pervertito, pazzo di un tappo! – sbraitò Am'ron - nun mi permettesse mai di sfruttare 'na femmena come se fosse un oggetto!".

"E poi senti chi parla." commentò Jehn,compatendo la patetica condizione del nano.

"TU NON...".

Il cacciatore fece per puntare il fucile sul Mammut, ma quello in un secondo lo disarmò e lo sollevò per il mantello.

"E due a zero ppe me. - mormorò Jehn, fissandolo ad occhi socchiusi mentre quel piccolo uomo si dimenava per liberarsi - a' forza bruta vince. Sempre. Sulle armi.".

"LASCIAMI ANDARE! VI AMMAZZO A TUTTI E DUE!" sbraitò il cacciatore, dimenandosi e cercando di colpire il suo aggressore col suo coltello da caccia.

"Uh, quanto strepita o' criaturello!" commentò il Gurubashi, allungando di più il braccio per evitare le coltellate del piccolo uomo.

"Pensaci bene, cumpariello. Avrai un problema in meno a cui pensare." disse, con molta calma.

Il nano, dopo un pò, ritenendo che dimenarsi fosse inutile, rimase così penzoloni, a riprendere fiato.

"N... Nime... non è mai stato un problema per me. - mormorò il nano- Avevo promesso ai miei genitori di proteggerla...".

"E ci sei riuscito, fino a quann' dovevi, da brav' fratellino... ".

"Fratellone. " corresse Torgados.

"Fratell...ino. - insistette Jehn - ma, dicevo, adesso è gruossa. Nun ha cchiù bisogno di protezione. Ne ha avuta fin troppa.".

Il nano lo fissò con viso truce.

"Che diamine ne sa un troll come te di quello di cui ha bisogno?".

"Molto meno di quanto ne sa lei, in effetti - ammise il troll - A chest'ora dovrebbe sapersi autodifendere. Dovrebbe conoscere i limiti suoi. Lo vuole stesso lei. E' arrivato il momento di accettarlo.".

"TU NON SAI NIENTE! NON AVETE IL DIRITTO DI PORTARMI VIA MIA SORELLA!"esplose il nano, ritornando a tentare di colpirlo con il coltello.

Jehn, stanco di tanta immaturità, gli afferrò il coltello e glielo piegò in due, non badando al sottile rivolo di sangue che uscì dalla sua mano.

"Lei nun è tua sorella." sillabó.

Detto questo, lo lasciò cadere a terra con un tonfo.

Caduto con tutta la schiena ancora dolorante dalla lotta della sera prima, si alzò lentamente, tenendosi la schiena con una mano.

Alzò uno sguardo minaccioso sul suo nemico.

Per il Gurubashi era come fissare un chihuahua incacchiato .

"È meglio se rinunci all'idea di accirere o' cumpà mio, nano." lo minacciò Jehn, incrociando le braccia al petto.

Am'ron lo guardò con grande stupore.

"Le dirò la verità!" sibiló il cacciatore.

"E a chi pensi che crederà? A te che le hai mentito ppe tutt'a vita e l'hai pure sparata o alla checca accà che l'ha guarita?" gli ricordo il troll indicando con il pollice il Lanciascura alle sua spalle.

Il nano si rese conto che il Mammut aveva ragione.

A questo punto, dopo tutte le bugie che le aveva detto, non gli avrebbe mai creduto.

Forse mai più.

"No... non posso farlo. Non posso permetterle di...".

Afferrò il fucile e si allontanò da loro a grandi passi, per quanto grandi li possa fare un nano.

Am'ron si accostó a Jehn.

"Uau. Mi hai difeso. Certo mi hai chiamato pure checca annanz'a lui... ma mi hai difeso. Grazie!" mormorò grato.

Il Gurubashi volse lo sguardo su di lui.

Lo colpì dritto sulla guancia con il dorso della mano.

"Ahia! Ma sei cretino? Mi hai quasi rotto il naso! " si lamentò il troll, massaggiandosi il naso lungo.

"Checca! - lo rimproverò Jehn- Sij nu sciamano. C'hai i poteri. Invece di farti sparare, abbruciagli 'o minicazz con 'e minipalle, no?".

"Ah. Vero. Potevo farlo. Ma mi sono sentito scoperto. Ma che dico: sono stato scoperto!".

Resosi conto del fatto che non avevano neanche preso vita le sue bugie che già qualcuno di estraneo le aveva già scoperte, cominciò a farsi prendere dall'ansia.

"Bah, sta' senza pensieri, Am! - lo tranquillizzò Jehn - prima o poi saresti stato sgamato comunque. E ti sgamerà anche lei. Ti si legge in faccia che sij 'na chiavica di sciamano.".

Si girò e fece per tornare in tenda.

" Chiavica di sciamano? Azz, bel cumpà ca sij!".

"WE!" tuonò il Gurubashi, girandosi di scatto e facendo sobbalzare lo sciamano.

Gli stava solo puntando un dito davanti.

"L'ho fatto solo pecchè odio i nani e le relazioni abusive. Nun simm' cumpà." disse Jehn, e si rigirò.

" 'E persone, mio caro 'nzallanuto, si fanno chiama' cumpa' quann' gli fa cchiù comodo. Quann' gli serve na mano, ci stanno. Ma quann' tutto passa, e tu hai bisogno di loro...".

Si fermò un attimo.

Ad Am'ron venne da indietreggiare quando vide i pugni chiusi del troll blu tremare.

"... nisciuno ci sta!" sibilò Jehn, ritornando a camminare.

Am'ron pensò che si riferisse ai suoi vecchi compagni di guerra, che l'avevano abbandonato nel momento di maggior bisogno.

Ma davvero il Gurubashi si aspettava la stessa cosa da loro? Con una rincorsa, lo sorpassò e gli bloccò il passaggio.

"Ij song' convinto che Lort nun è 'a tipa da abbandonare i suoi cumpà di battaglia! - dichiarò il Lanciascura, guardando dritto il bullo negli occhi con aria seria - e sai 'na cosa? Ho deciso nemmeno io di esserlo... ppe te!".

Enfatizzò il te pigiando l'indice sugli addominali del Gurubashi.

"Hai nu carattere demmerda. Ed hai un profondo bisogno di stare in mezzo agli altri. E l'esperto d'ammore, che sarei io modestamente, ti aiuterà in questo. ".

Il Gurubashi ringhiò.

"No è inutile che fai! Puoi ringhiare. Puoi chiamarmi checca. Puoi pigliarmi p' o culo. Puoi strangolarmi, picchiarmi. Puoi anche accirermi. Ma quann' avrai bisogno del mio aiuto, e oh, eccome se ne avrai bisogno... - la punta del suo naso premette forte su quella del naso di Jehn - pecchè so' cchiù forte di te e tu lo sai benissimo... io ci sarò.".

Rimasero così per qualche secondo.

"PUH!".

Jehn l'aveva appena sputato dritto in un occhio.

"Jehn! Che cacchio!" si lamentò lo sciamano, asciugandosi l'occhio offeso.

"Esperto in ammore... Sij solo nu cazzaro!" disse il Gurubashi, ritentando la fuga da quel troll decerebrato.

"Ma Jehn... Chesta è tutta strategia! - insistette Am'ron, ritrovandosi di nuovo a seguirlo -  chesta...piccolezza, mi ha solo tolto il peso della prima fase del corteggiamento: farsi notare. Ora c'è la seconda fase, conoscersi! Su questo punto sarò sincero. Sempre e solo me stesso. In quello sta il segreto delle mie conquiste! ".

Il Gurubashi si fermò, guardandolo di sbieco.

"Jehnnyjeh? 'A primma vota con Ewa comme hai fatto?" chiese Am, in preda ad un dubbio.

"Gli ho chiesto di uscire insieme e siamo usciti." rispose Jehnnyjehn, alzando le spalle, come se fosse una cosa ovvia.

L'esperto in amore lo guardò con occhi socchiusi, mentre l'invidia iniziò a rodergli il fegato.

Ma come aveva fatto? Che ci aveva visto Ewa in lui?

"Okay, sei uno di quei casi che gli va bene al primo tentativo. Che culo. Capitano una volta su un milione di anni. Credimi nisciuno riesce a fare accussì oggigiorno.".

"Lo so. E' stato uno di chelli che nun si ripeterà mai cchiù." rispose il Gurubashi ripensando mestamente a quanto si era sentito fortunato a trovare una come Ewa.

"Aspetta! Ho sbaglia... nun volevo intendere che...haaa...". 

Come si sentì idiota per quella terribile mancanza di tatto.

"Senti, sono un coglione, okay?".

"Mo' hai detto giusto." si complimentò il Gurubashi, entrando nella tenda.

Entrò trafelato anche il suo cumpà per finire di scusarsi.

"Senti, nun prendere sul serio le parole mie...".

" Tornando a Nime... - lo bloccò il Gurubashi, decidendo per lui di cambiare argomento - ...Nun esistono strategie nè nisciuna fase di corteggiamento, come hai detto. È semplice chello che ja fà: Dirle. La. Verità. ".

" Nun posso dirglielo, Jehn! Non adesso almeno.".

Jehn sbuffó.

Ebbe come la sensazione che quella non sarebbe stata l'ultima volta che gliel' avrebbe ripetuto.

"Mettiamo pure che riesci a conquistarla... - ipotizzò il cumpà dalle zanne sproporzionate - Nun ti farebbe strano... averla comme fidanzata? Ha gli zoccoli e a' coda! E' praticamente 'na mezza capra!".

Guardò il suo cumpà, sperando con tutto il cuore di ricevere una risposta intelligente.

Il troll verdognolo gli rivolse un sorriso languido.

" Nun te l'ha mai detto a' mamma che nun si butta niente di chello che sta rint'o piatto?" rispose lui, allargando il ghigno.

Al Gurubashi venne da vomitare.

"Io provo di tutto. Nun sono schizzinoso. " aggiunse lo sciamano, schioccando la lingua sul palato.

"OH MIO LOA! SEI DISGUSTOSO!!!" esplose Jehn, fuggendo da lui.

"Oh, andiamo! Se ne vale la pena,perché rinunciare ad un'occasione? Nun dirmi che nun faresti anche tu 'a stessa cosa pecché io nun ci credo proprio!" esclamò Am'ron.

"Sì, ma se fosse 'na troll cumm'a me Am'ron! - rispose Jehn - per favore! Due razze diverse... Escono fuori i figli strani!".

" Sei un primitivo! Io nun guardo 'a razza ma 'a persona! - dichiarò fiero Am'ron - l'ammore nun ha confini! Né montagne,né mura, né oceani possono fermarlo!".

"E un cazzo? Ammore a te nun ti ferma manco annanz' nu cazz'?" chiese Jehn.

Am'ron lo guardò storto.

Le sopracciglia bianche di Jehn formarono un arco di dubbio.

"Dal piatto nun si scarta via niente hai detto... ma se ti offrono i pisellini?" insinuò lui, scoppiando a ridere.

"Piantala, stronzo! - disse Am'ron, lanciandogli il cuscino in faccia - mi piacciono e' femmine cchiù di qualsiasi altra cosa! ".

Il Gurubashi non la smetteva di ridere. 

Almeno aveva ritrovato il buonumore.

"Sono un esperto d'ammore, ma con le femmine ovviamente! E ti troverò anche la tua di femmina. Sei diventato la mia più grande sfida, adesso.".

" Uh, mi dispiace allora. Mi dispiace per le lacrime che ti farò piangere, mio caro... quando capirai che song' na causa persa. ".

" Uh, adesso e a me che dispiace, mio caro cumpà. Pecchè cchiú dici accussì...cchiù ppe me 'a sfida addeventa interessante..." disse il Lanciascura, dandogli pacche sulla spalla.

Prima la paladina scema, e adesso la checca.

Non ricordava di aver chiesto tutta questa premura e attenzione.

" Regola numero uno: mai definirsi 'na causa persa. A nisciuno piacciono le vittime. - spiegò il Lanciascura, sdraiandosi sulla sua brandina - mi devi dire quanto prima possibile il tipo di femmena che ti piace accussí posso elencarli.".

Il Gurubashi, che si era sdraiato anche lui, iniziò a lagnarsi, schiacciandosi il cuscino in faccia.

"Hai già detto che la vuoi rigorosamente troll, giusto? Chesto restringe o' campo di ricerca almeno..." riflettè il chiacchierone rivolgendo uno sguardo al soffitto.

"Am'ron! Va a cuccà!" sbraitó Jehn, spegnendo le luci per invogliare quel pazzo a dormire.

"Sir Lort, sei più esperta di me in fatto di bagagli, dici che dovrei portarmela una giacca in più? E queste coperte? Uh, non ho ancora scelto le pentole da portare se vogliamo accendere un fuoco e cucinare qualcosa!".

Nime era in fibrillazione.

Andava di qua e di là per la sua stanza per prendere qualunque cosa riuscisse ad afferrare.

" Okay, direi che tre borse per il viaggio sono troppe! - disse ad un certo punto Lort pazientemente, fermandola in mezzo alla stanza - Usa solo questa. Il peso si distribuirà meglio sulle spalle e se usi delle corde ci legherai le pentole. Ne basteranno solo due, una padella piccola e un pentolino...".

La draenei rise arrossendo imbarazzata.

" Scusa... è solo che è il mio primo viaggio...".

"Mai sovraccaricare! Prendi solo il necessario... heh, l'emozione è forte. Ricordi tanto me la prima volta... " disse Lort, pensando nostalgicamente a quando aveva lasciato Katel'Seas.

Una settimana e tre giorni fa.

"Oh sì. E proprio con te sto per fare questo viaggio.".

Le prese le mani.

" Sir Lort, la grande paladina che mi ha ispirato e mi ha dato il coraggio di ribellarsi! - rise, al pensiero di quello che aveva appena fatto - ...Ho urlato a mio fratello. A mio fratello! Te ne rendi conto? E sai la cosa bella? Che non me ne dispiace affatto!".

La paladina si limitò ad ascoltarla in silenzio e ad aiutarla meccanicamente, ripensando alle parole taglienti che le aveva rivolto Nylos mentre camminavano verso l'abitazione.

" Se veramente vuoi che nessuno si faccia male, non ti saresti mossa da Katel'Seas. Vuoi guidare questo gruppo? Allora inizia a prenderti un po' di responsabilità sulla tua e le loro vite. Da adesso in poi, ogni cosa sarà solo colpa tua.".

Si sentiva irritata da quella frase, la sua mente era rannuvolata da continui pensieri contrastanti, di sensi di colpa e rabbia repressa.

"Sir Lort?" la risvegliò tutt'a un tratto Nime.

Lort alzò lo sguardo su di lei, notando la preoccupazione nei suoi occhioni.

"Qualcosa non va?" chiese titubante.

La fanciulla scosse la testa, tornando a sorriderle.

"No Nime. Tutto bene. - iniziò a controllare le cose che aveva esposto sul letto davanti a lei- sì, mi sembra tutto apposto. È esattamente quello che ti serve per il viaggio. Puoi riporre nella borsa!".

Disse quest'ultima frase con molta enfasi, cercando così di mascherare il suo malumore.

Nime le sorrise, non molto convinta in realtà, e pose la roba dentro il suo bagaglio.

Avrebbero dovuto dormire in tenda, e siccome Nime aveva paura a stare da sola, avrebbe dovuto dormire con Lort.

La fanciulla ne fu molto contenta e le aveva risposto subito di sì.

A parte la balia, da piccola non aveva mai avuto qualcuno che dormisse con lei.

Quando vide Nime in una camicia da notte, Lort ne fu un po' imbarazzata.

La draenei si preparava per la notte cantando sottovoce un'allegra canzone, sciogliendo la treccia e lasciando cadere i suoi lunghi capelli lungo la schiena.

Attraversava la stanza quasi come se danzasse, muovendo le morbide forme del suo corpo, con tanto di coda che ondeggiava di qua e di là sotto la veste.

A confronto l'umana, che si era messa a letto con la solita maglietta col disegnino personalizzato (Sì. Si personalizzava i pigiami così, disegnandoci coi pennarelli per tessuti cose a tema troll...) e pantaloncini corti, non era così avvenente.

Inoltre aveva la pancetta, che subito nascose sotto la maglietta, in sua presenza.

"Ci credo che Am'ron abbia preso subito la sbandata per lei... è da proteggere! "pensò.

"Come sono felice, avrò persino una compagna di stanza!" disse Nime, sedendosi accanto a lei nel letto.

La osservò col sorriso sulle labbra .

Lort guardava il soffitto, sovrappensiero.

"Ah no. C'è qualcosa che non va.- mormorò lei ad un certo punto scuotendo amorevolmente la testa- sir Lort è in pensiero per qualcosa.".

Lort sospirò.

"E' riuscito ad avere il controllo sul mio Martello." mormorò sovrappensiero.

La draenei non capì.

"Pensavo di essere la sola a poterlo controllare.".

"Beh, questo è vero. - concordò la sua compagna di stanza - ma dopo, quando l'hai chiamato, è tornato da te!".

"Sì, ma chissà quante volte ancora potrà succedere! - esclamò la paladina, alzandosi a sedere - se un comune sacerdote ci è riuscito, chissà se pure uno stregone potente come Zan'zil potrà torgliermene il possesso. Chissà se un'arma del genere resisterà contro Hakkar!!!".

Si grattò la nuca, agitandosi sempre più man mano che parlava e si impanicava .

"Oddio! E devo pensare a guidarvi, proteggervi, e a diventare più forte per sconfiggere Hakkar!".

Nime la guardava agitarsi e rimaneva incantata da quella visione: un'eroina di guerra, che un attimo prima aveva appena scatenato un'esplosione di luce in mezzo ad una sala regale, ora in piena crisi.

Di fronte ad una civile.

Una manchevolezza che il mondo degli eroi avrebbe definito inaccettabile.

Ma la draenei ne era affascinata.

Con tono amorevole, intervenne per calmarla.

"Ma non c'è bisogno di prendere tutto il peso da sola, sir Lort! Ognuno fa la sua parte! Non è così che funziona in un gruppo?".

"Oh, Nime... se non hanno una buona e salda guida gli elementi del gruppo non possono capire qual'è la loro parte!".

"Ma noi abbiamo una buona e salda guida! Abbiamo una guida eccezionale!".

Lort la guardò dritta in quei suoi occhi chiari.

La piccola aspirante druida credeva davvero in quello che diceva.

E questo le fece pensare alla bugia che aveva detto Am'ron.

Si chiedeva a quanto il suo cumpà l'avrebbe ingigantita, e le cose altamente stupide e insensate che avrebbe fatto pur di mantenerla.

A meno che la draenei non avesse capito da sola l'inganno.

Come ben poco capaci e disorganizzati fossero il resto dei componenti di quella stramba compagnia che si era creata.

Come ben poco capace fosse lei.

Non aveva cuore di lasciare vivere nell'illusione quella povera giovane draenei.

Con un lungo sospiro, si lasciò andare, stendendosi sul letto.

" Nime, non vorrei distruggere la visione che stai creando su di me adesso ma... non sono così eccezionale come credi." confessò, mettendo le mani sotto al cuscino.

"Non lo sei? Hai intrapreso un viaggio tutto da sola! Hai incontrato la tua prima tribù di troll!" disse Nime, prendendo il suo cuscino e sedendosi accanto lei.

"Sì, ma non ero proprio da sola. E non sono riuscita a farmi accettare da quella tribù.".

Il dolore del rifiuto le bruciava ancora.

"E la lotta con la sacerdotessa del Loa Pipistrello ehm...?".

"Hir'eek dici? Okay, quello è stato forte. C'era anche Am'ron! Hehe... Le ha fritto la faccia con una zaffata, mentre lei lo braccava lì, nel cielo! Avresti dovuto vederlo!" raccontò Lort, facendo danzare una mano per aria, come a muovere i personaggi di una scena d'azione.

"Davvero? Uau, quanto mi sarebbe piaciuto vedere in azione Maestro Am'ron!" esclamò Nime, alzando gli occhi al cielo con aria sognante.

"Oh, sono sicura che lo vedrai molto presto..." disse la paladina, cercando di trattenere una risata.

Il fatto che chiamasse tutti con un appellativo la faceva sinceramente sorridere.

"Vedi? Hai battuto il tuo primo nemico! E poi sei riuscita a fuggire da Zannuncino!".

Ahia.

" Ecco... quello è un'altra cosa che non mi fa onore...- commentò Lort, sogghignando nervosa - Sono fuggita, approfittando di un colpo di fortuna. Quando ho combattuto contro di lei... mi stava quasi per uccidere.".

"E' lei che ti ha inferto quella brutta ferita?".

Lort trasalì, rivolgendo con molta fatica le pupille verso di lei.

"Quando Torgados ti ha portato qui, ti ho dovuto spogliare per medicarti. E ho visto la ferita, anche se sembrava già rimarginata." spiegò Nime, indicando sopra la pancia della fanciulla.

Si mise a guardare nel profondo dei suoi occhi chiari come la luna.

Nime era una brava ragazza. Poteva fidarsi di lei.

Alzò la maglietta e le mostrò il plesso solare.

"Non me l'ha provocata lei, Nime. E' la mia maledizione." disse Lort.

La draenei sussultò, immaginando il dolore che aveva potuto subire la paladina.

"Questo è il mio segreto, Nime. Lo sapete solo tu e Am'ron. Ti chiedo solo di non dirlo a nessuno.".

Il cuore della draenei batteva forte nel petto.

Si sentì profondamente onorata di questo.

Lort le racconto la storia del Battesimo del Drago, così come aveva fatto la prima volta con Am'ron.

"Ecco perchè hai sanguinato quando Torgados ti ha dato quella gomitata!" esclamò Nime.

Il dito della paladina era tentato di toccare la cicatrice.

" Basta un solo dito che sfiori la ferita per perdere tutte le forze, ogni energia che mi tiene viva in questo mondo... per poi morire.".

"No!" saltò improvvisamente Nime, allontanando il dito assassino da lei.

La paladina rise, abbassandosi la maglietta.

"Zannuncino l'aveva capito. Mi ha buttato a terra ed ha iniziato a colpirmi con il piede.".

I suoi occhi si estraniarono, rievocando quel terribile ricordo.

I terribili occhi del Capitano iniettati di sangue.

Il tacco del suo stivale che la colpiva senza pietà in mezzo alle costole.

Le urla, la morte che sentiva avvicinarsi a lei, quasi a poterne sentire il sapore al palato, un sapore ferroso, come quello del sangue, le lacrime di dolore.

Si protesse il petto, rievocando quel minimo di dignità che le era rimasta per trattenere le lacrime.

" Sir Lort..." mormorò Nime.

"Stavo per rischiare anche con quei maledetti parassiti. Quei Coboldi... volevano aprirmi la pancia per prelevare la loro stupida candela." .

Nella sua mente, non seppe decidersi quale dei due momenti fosse stato il più terribile, se quello di essere calpestata da Zannuncino o quello di farsi afferrare da mille sporche e viscide mani di ratti umanoidi.

A distogliere la sua mente dai terribili traumi fu l'inebriante profumo di fiori freschi prodotto dai capelli argentati della draenei.

Nime si era appena buttata addosso a lei, motivata dal desiderio improvviso di consolare la fanciulla con un abbraccio.

Non se l'era aspettato.

Le venne da ridere nervosamente.

"Hehe! Via, Nime! Sono i rischi del mestiere questi! Se non li vivessi, non sarei una vera guerriera! - si giustificò la paladina, discostandosi delicatamente da lei - non c'è bisogno di...".

"Io ti ringrazio, sir Lort." la interruppe Nime.

Lort rimase senza parole.

"Grazie per avermi fatto vivere così tante emozioni in un solo giorno. Grazie di rendermi partecipe del tuo segreto.".

Sciolse l'abbraccio, guardandola dall'alto.

"Sei l'eroina più infervorata, coraggiosa e al tempo stesso umana che io abbia mai incontrato.".

La fanciulla era sorpresa da tanta dolcezza.

Da tanta sincera e incondizionata ammirazione.

Sentiva di non meritarsela.

" Già...umana...- mormorò Lort, distogliendo lo sguardo - vorrei poter non essere così umana. Vorrei essere più forte, affidabile e resistente di così. E' anche per questo che mi piacciono così tanto i troll...".

La draenei le lasciò spazio e si affiancò a lei, ascoltandola pazientemente.

"Ho un carattere così vulnerabile e non mi controllo di fronte alle ingiustizie. E questo ha compromesso molte volte il mio ruolo di cavaliere e di paladino, anche di fronte ai miei superiori quando ero a Katel'Seas. E sto continuando tuttora a fare così. Sono davvero, instancabilmente immatura. Non mi sorprendo se né umani né troll mi accettano. Perdonami,ma preferisco darti un'immagine reale di quello che sono."

"Un'immagine reale? Oh sir Lort... quella fanciulla che mi ha dato la spinta per uscire da uno spazio troppo stretto per me non era reale, forse? Quella persona che mi ha detto per la prima volta di avere poteri straordinari, non esiste? Sei impulsiva. E allora? Ti prendi sul serio in qualunque cosa che fai. E allora?".

Si stese accanto a lei.

"Io ti dico quello che ho visto: una donna straordinaria, la cui volontà supera qualsiasi immaginazione e forza, tanto che non si lascia togliere dalle mani neanche il suo martello. Una donna molto autocritica, da rendersi conto di avere tanto da imparare e non potersi permettere di vantarsi tanto. Questo è quello che secondo me rende gli eroi tali: riconoscere i loro limiti.".

Poggiò la testa sulla sua spalla.

"Non vergognarti di essere umana, sir Lort. Non c'è bisogno di dimostrare che sei forte. A me sinceramente, dimostri già tanto così.".

Adesso fu Lort quella che si buttò ad abbracciarla.

"Oh, Nime! Abbiamo assolutamente bisogno di una figura motivazionale come te!!! - esclamò, facendo guancia e guancia con lei - sei preziosa!!!".

Le prese le guance tra le mani stropicciandogliele.

Quanto erano morbide e lisce.

"MIO DIO SEI MORBIDOSA!!!" urlò Lort, in un attacco di emozione.

"Queste guance! E guarda tutta questa ciccetta!" strillò, afferrandole i fianchi.

Nime, che soffriva molto il solletico, si divincolava e rideva di gusto.

"Sono davvero onorata e felice di essere tua amica, sir Lort!" disse Nime, stringendola a sè.

La fanciulla rise e si rincuorò al suono delle sue parole.

"Oh Nime! Anch'io lo sono!" disse Lort, strattonandola a sua volta.

"Parlami ancora di maestro Am'ron, sir Lort! E Sir Jehn? Che storia ha?" chiese la draenei, desiderosa di scoprire di più sui suoi futuri compagni di viaggio.

E così Lort si mise a raccontare la storia dei suoi compagni, chiacchierando e ridendo animatamente insieme alla sua nuova amica.

Visto che ci stavano mettendo troppo tempo, l'elfo rimasto fuori casa alla fine si stancò di aspettarle, e decise di entrare per chiamarle.

Ma come le vide tutte e due addormentate insieme, sospirò, arredendosi all'idea.

"Ma guarda un pò..." mormorò.

Da buon gentilelfo però, spense le luci con un solo gesto della mano e chiuse la porta, lasciandole dormire.

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