Capitolo 5 - La via della Giustizia



La folla esplose euforica, come pure il muro su cui fu scagliata Lort.

Ma stavolta l'impatto era stato così potente da far crollare il muro e danneggiare le ultime due file delle platee.

Con gran fatica, Lort si rialzò, scostandosi le rocce che le erano crollate addosso.

Si reggeva in piedi sì , ma sulla guancia, laddove Thekal l'aveva colpita, si era formato un bel livido.

La testa le faceva malissimo.

Sentendosi qualcosa colare sul muso, si toccò sopra la bocca per controllare.

Era sangue. Ne fu traumatizzata.

Sangue?

Lei era invulnerabile!

Non aveva mai sanguinato in vita sua!

Non dovrebbe farlo! A meno che non venisse colpita al plesso solare.

Ma non era questo il caso, Thekal l'aveva colpita in faccia!

Lo guardò terrorizzata: gli occhi del Sommo erano spiritati, le cornee erano diventate gialle e le pupille rosse.

Capì di non sottovalutare il suo avversario,i suoi poteri superavano la sua stessa invulnerabilità.

Si avvicinò al martello che le era caduto a terra, e impugnandolo forte forte si fece coraggio.

Girò attorno allo Zandalari, riflettendo bene su dove colpirlo.

Thekal aspettava, coi pugni stretti abbassati sui fianchi.

Alla fine, Lort decise di colpirlo alla gamba sinistra, che in quel momento il Sommo Sacerdote teneva esposta in avanti .

"Mi perdoni, Thekal..." sussurrò Lort.

Scattò in avanti pronta a colpirlo, ma l'avversario la precedette: spostò all'indietro la gamba e le diede un altro pugno in faccia, facendola scivolare lontano per oltre due metri.

"Ritenta." spronò il Sommo, tornando alla posizione precedente.

Lort, massaggiandosi la guancia, si rialzò rapida, e si lanciò ancora su di lui con un urlo.

Di nuovo il Sommo la anticipò: afferrò il martello ancora prima che gli sfiorasse il viso, e le tirò un pugno nello stomaco.

La ragazza crollò ai suoi piedi col fiato strozzato in gola.

Aveva la corazza elfica, una protezione molto potente, per cui qualsiasi arma o colpo a mani nude fa cilecca sotto la sua magica composizione.

Ma stavolta non fu così.

Quel pugno era stato così potente che era riecheggiato nel suo corpo, attraversando gli organi e le ossa deboli attorno al plesso, e l'aveva fatta sentire come in preda ad un attacco di cuore.

Rimase lì per terra, in posizione fetale, raccolta nel suo dolore e nella paura di morire lì , ai piedi del Sommo Sacerdote Thekal.

"Non morire. Non morire." disse alla sua anima, mentre le lacrime cominciarono ad uscire dai suoi occhi.

Se le asciugò subito , prima che il troll la afferrasse per la gola e la sollevasse.

"Oh buon Dio ... è finita. " pensò Lort, ritirando in fondo alla gola il sapore del sangue che le era risalito in bocca.



La folla trepidava per l' attesa del famoso colpo di grazia che il Sommo Sacerdote di Zandalar avrebbe inflitto alla miserabile umana di Katel'Seas.

Lort muoveva il collo quel tanto che poteva per divincolarsi, aiutandosi pure con le mani, agitando pure le gambe.

Ma niente, il braccio di Thekal era ben teso e non aveva alcuna intenzione di mollare la presa.

"Loretta. È chesto il tuo vero nome, o'ver?" le chiese lo Zandalari all'improvviso, continuando a fissarla coi suoi occhi gialli e rossi.

"C-come ... Fate a saperlo?" mormorò Lort con la voce strozzata, cercando di tenere aperti gli occhi di fronte al Sommo Sacerdote.

Se doveva morire, tanto vale farlo con dignità ,guardando in faccia la Morte.

"oh, ij o'sacc chi sij ... in verità, ti conoscono tutti! - rispose Thekal, con un sorriso beffardo- ma vuliss sapè ... se TU o'sai chi sij?".

La cavaliera lo fissò con aria confusa.

"Che intendete dire?" chiese lei, e stavolta con voce più chiara.

"Quello che ti ho chiesto!" esclamò lui, infastidito dalla domanda stupida rivoltagli.

La ragazza continuava a tentare di liberarsi dal guanto artigliato con ambo le mani, ma lui la scosse leggermente, sollevandola ancora di più.

" Chi sei? Quali sono i tuoi limiti? Pecché sij venuta fin accà? 'O scopo tuo? " insistette lui e dal tono della voce si vedeva che stava cominciando leggermente ad arrabbiarsi.

Lort lo guardò sempre più confusa, e sentendo sempre più che le mancava il fiato.

Accidenti, erano domande da farsi in quella situazione?

E come pensava di potergli rispondere, se le corde vocali le venivano piegate da quelle dita a tenaglia?

Thekal allentò la presa, come se le avesse appena letto nel pensiero.

Lei respirò, sentendo la stretta sotto al collo meno forte di prima.

"i-io ... Io sono Lort ..."rispose lei, non sapendo in realtà che altro dire.

"Nun n'jo ver! Ti chiami Loretta!" lo interruppe Thekal, scuotendola bruscamente.

Quando l'occhio della ragazza ricadde su di lui, capì che c'era una luce diversa nel suo sguardo.

L'avversario si comportava come uno che dovesse strappare ad un condannato una confessione.

Quella luce provocò la ragazza, che stava cominciando a stancarsi di essere tenuta sollevata e strapazzata come un manichino.

"No! Io sono Lort! Voglio essere chiamata così, se non le dispiace! – sbottò,fissando dritto negli occhi il suo avversario - Non ho mai amato il mio vero nome! Ho tolto alcune lettere da esso e l'ho lasciato così!".

"Azz! E perché mai? - esclamò Thekal sarcastico - Loretta pare un nome da umano accussì carino...".

Lort finalmente si liberò dalla mortale mano dello Zandalari ( o meglio, fu lui che la lasciò andare) e ricadde coi piedi per terra davanti a lui,riprendendo fiato.

"Io odio il mio nome da umana, come odio essere nata umana!" urlò lei stizzita.

La folla, che fino a quel momento incoraggiava e insultava, tacque del tutto a quelle parole.

"Voglio dire ... - si corresse lei, sotto il peso degli sguardi che la circondavano-... Che odio il mio popolo quando si tratta di fare violenza verso una razza meravigliosa come quella dei troll.".

Thekal non commentava ancora sulle sue parole, ma incrociò le braccia al petto e si mise ad ascoltarla.

Lort continuò " Fin da quando ho memoria, ho amato tutto di voi. Le vostre storie, la vostra cultura, persino la vostra conformazione fisica!".

Pensava a quanto le sarebbe piaciuto avere un paio di zanne e le orecchie a punta.

"E la lingua, ma quella ... Meglio non chiedermi se so parlarla ..." biascicò lei , guardando altrove con aria imbarazzata.

"Già. Meglio di no." disse tra sé e sé Jehn.

"Pecché? Sape pure parlà a lingua nostra 'a guagliona?" chiese il re Rastakhan incuriosito.

"No. Pe'niente. 'Na schifezza. " rispose il Gurubashi, scuotendo la testa.

"Ed e' per questo ..." si diede del tempo per inspirare profondamente prima di completare la frase.

Il Gurubashi sul palco reale capì cosa stesse per fare.

" Non dirlo. Non dirlo. Non dirlo." sussurrò Jehn, come se lei da lì lo potesse sentire.

Sperò che qualche fatal imprevisto (chessò, un meteorite, una palla di fuoco tirata per sbaglio, la caduta improvvisa e medicalmente non diagnosticabile della lingua) fermasse quella pazza di un'umana dalla vergogna.

"Ed è per questo che ... Voglio diventare una di voi! Voglio essere un troll!" urlò lei, tutto d'un fiato.

"L'ha detto." Mormorò Jehn avvilito, alzando gli occhi al cielo.

"Insomma, sono così fissata che ho tolto alcune lettere dal mio nome cosicché ... Sembri troll al contrario!" spiegò alla fine Lort, facendo spallucce.

Era fiera della sua creatività, ma si sentiva troppo sotto pressione per manifestare tutto il suo orgoglio.

Ci furono due secondi di silenzio e poi ...


Uno scroscio di risate sguaiate dagli spalti riecheggiò all'improvviso.

Il re non lo trovò affatto divertente, e si coprì il volto con una mano.

"Un troll? Vuole essere un troll? Haaa ... Prima la sottovaluto. Poi mi distrugge tutti i miei guerrieri e la rivaluto. Poi 'o nomme che al contrario pare ... haaa .. . Sta altalena di emozioni mi sta stancando ... " commentò tristemente lui.

"Loretta che diventa Lort ... perché al contrario sembra troll ... Che cringe ..." mormorò Jehn esausto.

Con quello avevano esaurito le energie della giornata.

Nemmeno Thekal in tutto ciò rideva, anzi, rimase abbastanza smarrito dalla dichiarazione e la sua auto- denominazione : da come i suoi occhi erano tornati scuri e profondi come prima, si può dire che avesse appena perso tutto il vigore.

Anzi, aveva perso proprio la voglia di combattere.

Davvero stava sprecando energie per una come lei?

Lort dentro di sé ribolliva dalla rabbia, alimentata dagli insulti e le risatacce che il suo orecchio catturava qua e là:


"Chella sputacchia an'terra vuole addeventà ... troll?!? Ma facci il piacere!!! Hahahaha!!!"

"MA CHESTA E' SCEMA CO' CORE!!!"

"Ehy, non ti confondere! Quelle che tieni in testa nun so' zanne, song' è corna!!!"


Aveva sopportato anni di insulti da parte dei suoi compagni umani e gli era pure passata.

Ma stavolta no. Non poteva passare.

Si girò verso il pubblico e urlò: "Dico sul serio! Smettetela di ridere!!!".

Ma loro non la smettevano, anzi, le risate aumentavano.

Non ci vide più.

Corse verso il gigantesco gong piantato ad est dell'arena.

Là vi era l' annunciatore.

Vedendosi arrivare questa piccoletta infuriata come una bestia, il grasso annunciatore si strinse le spalle, non sapendo se scappare oppure restare.

Fece un sussulto quando Lort afferrò il suo megafono.

La ragazza alzò un piede e cominciò a calciare sul gong, provocando la fine delle risate e qualche commento pieni di disappunto per il gesto.

Puntò il megafono sulla folla e sbraitò a squarciagola: "È FACILE RIDERE PER I CODARDI CHE NON VEDONO QUANTO SI STA NELLA MERDA VERO???".

La folla rimase ammutolita.

"IO SONO LORT, UN'UMANA CHE VUOLE LA PACE! VUOLE CHE TUTTO IL MONDO SAPPIA QUANTO SIETE MERAVIGLIOSI!!! VOGLIO CHE GLI UMANI VI INCONTRINO SENZA CREARE SCONTRI , STRINGERVI LA MANO E NON TIRARE PUGNI , ALZARE I CALICI A FESTA E NON LE ARMI DA GUERRA!!! NON M'IMPORTA QUANTO VI SEMBRERÀ ASSURDO !!! NON M'IMPORTA QUANTO TEMPO CI VORRÀ ... "

Si interruppe un attimo per asciugarsi le lacrime agli occhi : "... NON M'IMPORTA DI MORIRE NEL TENTATIVO...".

In quel momento si sentiva davvero morire.

Con un petto debole come il suo, non poteva permettersi di avere emozioni troppo forti:il cuore le batteva fortissimo, pompando il Sangue del Drago dappertutto lungo il suo corpo.

Sentiva caldo. Troppo caldo.

Se qualcuno le sfiorava la corazza con un dito si sarebbe ustionato.

Ma non le importava.

"Perché? Pecchè vuoi questo?" esclamò Thekal con voce piatta.

Non sembrava per nulla sorpreso dalla reazione che aveva avuto Lort.

Come se se lo aspettasse,in qualche modo.

Lort non si girò nemmeno a guardarlo.

"Perché è giusto. - rispose, con il megafono ancora attaccato alla bocca - tutti meritiamo una vita più serena. Tutti meritiamo ... Giustizia.".


Alla parola Giustizia l'altare si animò.

Un'intensa luce illuminò tutta l'arena, così intensa da costringere tutti a coprirsi gli occhi.

Lort si voltò spaventata verso l'altare, da cui si elevava un'altissima fiamma.

Pure Thekal si girò, ma con aria pigra, come se ci fosse abituato ad avere un soprammobile spiritato.

Dalla fiamma apparve uno spirito.

Lentamente scese verso terra.

Piano piano, sotto gli occhi increduli degli spettatori, si materializzò: dapprima comparvero due grosse zampe anteriori, poi le posteriori, e infine il resto del corpo.

Le due luci che brillavano sulla cima della sua figura piena di luce si rivelarono essere due occhi felini.



Era una tigre con la criniera rossa come il fuoco e i canini lunghi come sciabole.

Il suo pelo emanava una luce intensa e divina.

"Può essere ...? " pensò Lort, facendo istintivamente qualche passo verso di lei.

Come se l'avesse letta nel pensiero, la tigre abbassò la testa su una delle sue zampe.

La rialzò tenendo tra i denti un pezzo di tessuto rosa.

La memoria di Lort si attivò: da piccola aveva strappato l'orlo del suo vestito, e l'aveva avvolto attorno alla zampa di una tigre.

Quella tigre!

"Accussì ... Ve sapite, eh? - disse Thekal, inarcando un sopracciglio- come vi siete conosciuti?".

Scuotendo la testa per recuperare il contatto con la realtà, Lort si rivolse al Maestro.

"Cosa? Ehm ... La tigre era finita in una trappola e l'ho soccorsa ... l'ho liberata e le ho curato una zampa. Tutto qui. " sintetizzò lei.

"Tutto qui?!" ripeté Thekal, scoppiando a ridere.

Lort con aria smarrita fissava la creatura davanti a sé , ed essa altrettanto ricambiava l'occhiata in silenzio, con quei suoi occhi divini. 

Sotto le potenti zanne a sciabola, la tigre le sorrideva.

"Non ci arrivi da sola? Nun è 'na tigre qualsiasi chella che hai salvato ... - le spiegò Thekal, sorridendole - ...hai salvato il mio Loa."

Lort lo guardò con una faccia esterrefatta.

Si rivolse alla tigre con aria agitata.

"Hai salvato il potente Shirvallah."


La folla era irrequieta, mormorava il nome del Loa e della ragazza, incredula.

Il re e Jehn erano in silenzio, esposti al parapetto a capire cosa sarebbe successo adesso.

Shirvallah gettò a terra il pezzo di stoffa , alzando i suoi occhi su di lei.

"Mostrasti a me il dono della Carità a quel tempo, giovane umana ... - disse il Loa -... E ora vedo che la fiamma non si è spenta, ma intensificata ...".

Mosse le sue grosse zampe con calma, facendosi ammirare nella bellezza delle strisce del suo manto.

" E la qualità che cerco in un paladino ... già da quel giorno segnasti il tuo destino, curando le mie ferite ...".

Gli occhi di Shirvallah brillarono " ... È ora di suggellare il patto di fedeltà che ti debbo ... ".

Lort era immobile e muta, mentre Thekal le si affiancava silenzioso .

La sua risposta fu un sussurro.

" Patto ... di fedeltà? ".

" Sì, picceré! - le rispose Thekal, facendola girare di scatto - il Loa ha visto del potenziale in te. Potresti essere quella giusta per salvare tutti noi dalla minaccia di Hakkar e del suo ritorno ...".

Lort impallidì dal terrore.

Hakkar. Il Loa del Sangue, venerato a Zul'Gurub dai Gurubashi e dai Troll del Sangue.

C'era un motivo per cui veniva chiamato Lo Scortica anime.

" COS'È CHE ADDA FÀ ESSA??? " urlò Jehn sconvolto , sporgendosi fin troppo e a causa del peso delle sue zanne rischiava pure di fare una brutta caduta.

" Wowowo!!! COS'E' CHE DEVO FARE?!?! - esclamò tutta d'un tratto la ragazza, allontanandosi dal sacerdote - Salvarvi? Da Hakkar? Ma io non ero venuta per questo! Devo portare la pace!".

"Il destino ti ha portato su una strada diversa da quella che ti eri prefissata ... - rispose Thekal, afferrandole il polso-" Tu impedirai la rinascita di Hakkar, guidata dallo spirito della luce e della giustizia, Shirvallah!".

Quell'ultima frase sembrò più una minaccia che un invito.

"No ... Non posso! Perché proprio io?" Lort si agitò e fece una smorfia di dolore: col suo guantone, aggiungendo la rabbia che risaliva, Thekal le stringeva il polso.

" Non osare negarti un tale privilegio, umana!" sibilò il Sommo Sacerdote, e la tirò a sé, bloccandole entrambe le braccia.

Con uno degli artigli affilati, fece un sottile taglio al palmo della mano della fanciulla, che strinse i denti dal dolore.

In pochi secondi la mano si riempì del suo stesso sangue.

"Libera il tuo cuore della paura, giovane Lort - disse Shirvallah, avvicinando sempre di più a loro- io sarò con te. Finché seguirai la Via della Giustizia, e porterai la Luce lungo il tuo cammino, io ti proteggerò.".

Thekal costrinse la mano di Lort ad allungarsi verso il muso della tigre.

" Ma io ... No! Aspettate! Non sono neanche un troll! - esclamò lei, in preda al panico - come farò a... "

" Io ti accetto. " dichiarò Shirvallah,a pochi centimetri da lei.

E poggiò il muso sul palmo della sua mano.

Tutti tirarono il fiato allibiti .

Iniziava il giuramento.

E Lort non sembrava partecipare ad un evento così personale .

Era caduta come in una sorta di trance.

Ma era un'impressione solo apparente.



Semplicemente, nel momento in cui aveva toccato Shirvallah, smise di agitarsi, e Thekal sentì di poter allentare la presa su di lei .

Prese il martello che le era caduto sul terreno, si riavvicinò alla novizia, levando la polvere dall'arma con una mano, e glielo strinse solennemente nella mano libera.

"Pronuncia il giuramento." le ordinò.

Lort rimase lì in piedi, con la mano tesa sul muso della divina tigre a cui stava per legarsi.

Sugli occhi splendeva una luce che non le apparteneva.

A voce chiara e alta, pronunciò una formula che non aveva mai neanche sentito:


" Dentro il cerchio dell'Arena,

sotto questa sacra arma,

Giuro di obbedire

al codice antico e senza fine.

la Tigre mi guiderà

l'onore mi lega ad essa.

Nel suo istinto c'è il coraggio,

nel suo cuore c'è la virtù.

Come la Tigre

i miei artigli difenderanno gli inermi,

la mia Forza sosterrà i deboli,

il mio Ruggito urlerà la Verità,

la mia Ira abbatterà i malvagi.

Il Giusto non morirà,

perché io lo difenderò,

le parole non saranno dimenticate,

perché riecheggeranno chiare tra le mie fauci,

la Luce per sempre risplenderà,

se il mio cuore ne sosterrà il Lume."


Pronunciate quelle parole, Shirvallah si illuminò.

Perse di nuovo la sua forma corporea e ridivenne spirito,avvolgendo la sua nuova adepta come un'onda anomala.

L'atto alzò un sacco di sabbia, che si sparse addosso ai troll in platea.

Avvolta dallo spirito di Shirvallah, l'armatura di Lort mutò:il metallo argenteo degli elfi si trasformò in oro, e sulla base semplice e senza rifiniture si incisero da sole rifiniture particolari.



Sul collo comparve una placca di azurite su cui erano incisi caratteri misteriosi in zandalariano antico, e sotto il petto una piccola testa di tigre decorava il centro dell'arma.

L'armatura, dapprima senza spalline, ora ne aveva due decorate con due denti di tigre.

Anche gli stivali ebbero lo stesso risultato, non più anneriti dal cammino, ma lucide e nuove, con tacchetti in oro come la corazza.

Il martello venne avvolto dalla luce divina del Loa, diventando ancora più grosso e bello di prima.

Come la mutazione finì, lo spirito di Shirvallah si innalzò come una freccia dorata nel cielo, dissolvendosi nell'aria.

La fiamma sul piccolo altare tornò ad essere nient'altro che un tizzone appena appena fumante.

Lort cadde a terra sui suoi piedi.

Tornò alla realtà come se si fosse risvegliata da un brutto sogno.

Si guardò la sua nuova uniforme con aria esterrefatta.

No. Non era stato un sogno. Purtroppo.

Le bruciava la mano, così se la osservò : non sanguinava più come prima, solo un piccolo taglietto che si stava rimarginando da solo, lasciando la pelle del palmo liscia e intatta.

"O' martiello hai scelto come tua arma. Eccerto ... 'nu classico." 

Il commento improvviso e sarcastico del Sommo sacerdote Thekal la fece sussultare.

Lort distolse lo sguardo dal Sommo e vide uno splendido martello d'oro, con il manico rivestito di cuoio e due teste di tigre a fauci spalancate che ne decoravano i lati.

Fluttuava sopra di lei, avvolto ancora da un divino bagliore.

"Prendilo. È tuo adesso." le ordinò Thekal.

Lort allungò la mano tremante verso la sua arma.

Quella reagì, come se fosse viva, abbassandosi verso di lei, e lasciandosi afferrare.

Nelle sue mani, il suo bagliore si attenuò.

Solo allora si accorse della miriade di sguardi che aveva addosso.

I condottieri, il pubblico, il re e Jehn sul palco avevano le mascelle scassate, allibiti.

Lort deglutì la sua stessa saliva e sorrise nervosamente.

Il re, lentamente, torse il collo verso il Gurubashi bluastro, emettendo un grugnito rabbioso .

Jehn sbiancò, sorridendo al re nervosamente. 


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