Capitolo 42 - Un dono per Jehn
I nostri troll, nel frattempo, si erano svegliati non prima di mezzogiorno, e dopo un pò di riscaldamento e il pranzo, si erano messi subito ad allenarsi.
Dapprima ci volevano andare leggero.
Ma come succede, alla fine la tensione del combattimento prende sempre la meglio.
Soprattutto sul giovane troll sciamano, che da quando aveva superato la prima fase là nella palude di Zentimo, si era fatto esaltato e determinato a migliorarsi.
Per cominciare, voleva imparare una complicata mossa che consisteva principalmente nell'evocare un fulmine mentre si corre, ma non dalle mani, bensì dalle gambe.
In questo modo, il fulmine sarebbe comparso ai suoi piedi, e lui avrebbe potuto cavalcarlo.
Letteralmente.
Come i surfisti cavalcano le onde del mare.
Almeno così veniva illustrato negli appunti di maestro Zentimo.
"Ma nun volevi imparà 'na mossa co' fuoco?" gli ricordo Jehn.
"Lo so, lo so ma... prima voglio imparà questo!" disse Am'ron, febbricitante.
In quel momento, era fin troppo esaltato.
Voleva imparare tutto e subito.
Ah, ma non puoi passare da zero a cento, mio giovane troll!
Le prime volte, Am'ron prendeva la rincorsa contro il suo avversario, ma senza riuscire ad evocarlo.
Prendendo di conseguenza un sacco di mazzate dal Gurubashi, che rispondeva ai suoi attacchi alzando i pugni.
Finchè ad un certo punto, stancatosi di restare lì fermo ad aspettare quel imbranato che gli veniva addosso, decise di muoversi lui per schiacciarlo con la sua mazza chiodata.
Am'ron reagì... scomparendo davanti ai suoi occhi.
Quale fu lo sbigottimento del Gurubashi quando lo vide dietro di lui.
"MA...MA...COME HAI FATTO A TELETRASPORTATI DA LI'?!" balbettò Jehn incredulo.
"Ma... io ho solo corso!" spiegò Am'ron.
Poi, il suo viso si illuminò.
"Fallo di nuovo. Attaccami, Jehnnà !" lo invogliò il Lanciascura, e subito il Gurubashi si mosse.
Ancora una volta, Am'ron scomparve e ricomparve dal lato opposto.
"AH! L'HAI FATTO DI NUOVO!" urlò il Gurubashi, indicandolo scioccato.
Am'ron era euforico, e aveva capito pure il disegno sulla pagina di appunti: non era lui che doveva cavalcare i fulmini, ma era l'energia del fulmine che sulle sue gambe lo rendeva così veloce da scomparire alla vista degli altri.
"CHE FIGATA!!!- aveva urlato lui, fiero di aver appena imparato così presto una nuova tecnica- forza riattaccami Jehnnà!".
E così, stuzzicando il Gurubashi, Lo colpiva a suon di palle di fuoco e fulmini tra le chiappe. L'esaltazione lo rendeva sfacciato, nonostante il fatto che Jehn fosse molto forte e quando lo colpiva gli faceva davvero molto male.
Ma lui si rialzava e continuava ad affrontarlo.
"RAAAAAAAAH!" ruggì Jehn, scagliandosi per l'ennesima volta su Am'ron.
Ma il Lanciascura lo scansò in tempo.
A quel punto, Am'ron ebbe un'idea: cogli occhi spiritati invocò a mente il fuoco, e premette forte i palmi sulla testa della mazza chiodata.
Con quel potere, le sue mani erano diventate così incandescenti che fusero il metallo con cui era fatto il martello all'istante.
Il Gurubashi si guardò per un attimo l'arma, la cui testa adesso era tutta nera e spiegazzata, con le punte tutte storte.
"Adesso m'a pagà n'ata mazza, pant... mappina che nun sei altro!" sbraitò Jehn, ma aveva il fiatone.
Si piegò sui ginocchi, col peso al petto che non gli permetteva di prendere fiato come si deve.
I nuovi poteri di Am'ron lo rendevano sicuro di sè e volenteroso abbastanza da avere il coraggio di saltargli addosso.
Ma era scoordinato, improvvisava troppo finendo pure per farsi del male da solo il più delle volte.
L'unica cosa che quella tecnica gli permetteva effettivamente di fare era scansare le mosse dell'avversario.
Molto utile, ma richiedeva energia, e usarla troppo l'aveva fatto incredibilmente stancare.
Sudava tantissimo a fine allenamento, e fu così che anche lui dovette fermarsi.
"We? Cumpà? Stai infracidato, eh? Chesta è a' vecchiaia... " gli chiese sfrontato Am'ron, inginocchiandosi di fronte a lui.
"Puozz itt'o sangue, Am..." commentò Jehn, pigiando un ditone su uno dei grossi e violacei lividoni che coprivano quasi tutto il corpo del Lanciascura.
Al tatto il troll sussultò dal dolore, finendo seduto a terra.
Si misero tutte e due a riprendere fiato, stanchi e distrutti.
" Cinque minuti... E Continuiamo, vabbuò?" sussurrò Am'ron.
Il Gurubashi lo guardò sconvolto.
"Ancora? No Am'ron. Hai appena iniziato... Va buon accussì per oggi.".
"Ce la faccio, ja!".
"Am'ron, dei due, tu sij chillo cchiù inguagliato, con tutte 'e mulignane che t' aggia fatt'nguoll !".
Am'ron si massaggiò il fianco.
In effetti, quel dolorino che sentiva sotto le dita sotto non gli piaceva.
Forse si era rotto qualche costola.
"O-okey...- sorrise lui,sentendo sotto le dita una fitta alle costole che lo preoccupò non poco- allora... vado ad allenarmi con le pratiche curative dell'Acqua. Là c'è una fonte. Vado.".
E così, zoppicando, si incamminò verso la sua destinazione.
"Vai vai..." Mormorò Jehn, finendo per stendersi sull'erba.
E le piacque subito la soluzione che aveva appena preso.
Il profumo dell'erba umida passò nelle sue narici, e quell'ora della giornata, in cui il caldo del pomeriggio stava per lasciare il posto alla fresca sera non gli dispiaceva affatto.
Si rilassò, inspirando profondamente e godendosi quel piccolo momento di pace e tranquillità.
"Troll-beeeeelloooo! " trillò una vocina dietro di lui.
La voce dell'nzallanuta.
Il troll aprì gli occhi, ringhiando in modo inquietante.
La faccia tonda e rosea di lei lo guardava sopra di lui.
Era tutta sorridente e luminosa, in profondo contrasto con la nube di rabbia perenne e depressione che accompagnava il nostro troll-bello.
"Buongioooorno, splendore! " trillò ancora, continuando a fare quel sorriso ebete.
Il Gurubashi roteò gli occhi, e con un grugnito si rialzò, non sforzandosi nemmeno di ricambiare il saluto.
Ma lei finse di non farci caso, e si piazzò proprio di fronte a lui.
Si era completamente dimenticato di Lort, della sua disgustosa e ottimistica presenza.
Nell'arco di quella giornata non l'aveva ancora incontrata.
"Non trovi che sia una bellissima giornata?" chiese Lort, sempre con quel tono esageratamente allegro.
Il Gurubashi la squadrò da capo a piedi, con aria infastidita e annoiata.
La scema sembrava sprizzare ottimismo più del solito, tenendo le mani dietro la schiena e dondolando i fianchi come una bambinetta felice.
Dalla faccia sembrava trepidante, come se fosse smaniosa di dirgli qualcosa di importante.
Sospirò.
"Che vuoi, Lort? Nun è che abbia tanta voglia oggi!" chiese scontrosamente Jehn, già non potendone più delle sue smanie.
Lort ridacchiò.
"Chiudi gli occhi!".
"Pecchè ?" chiese Jehn guardandola con sospetto.
"Tu fallo!" insistette Lort.
Con un grugnito, il Gurubashi li chiuse.
"Non sbirciare! Mi raccomando..."le impose lei.
Il troll aveva sinceramente paura di quello che poteva fargli.
Ma, tutto quello che percepirono le sue lunghe orecchie furono uno strano rumore metallico.
Una specie di schiocco.
"Ora puoi aprirli!" disse Lort, eccitata.
Jehn aprì gli occhi.
Inarcò le spesse sopracciglia sorpreso:la sua zanna monca adesso aveva di nuovo la punta.
Una punta tutta d'oro.
"TA-DAAA!" trillò Lort, mostrando orgogliosamente la protesi che gli aveva appena incanalato.
"Una... una zanna d'oro!" mormorò Jehn, picchiettando la punta dell'indice sulla protesi incredulo.
"Sì sì! Sono andata da un dentista stamattina. Visto che ho perso la punta originale, mi ha detto che l'unico modo che c'era per otturare il dente era una protesi in oro. Così ci siamo messi d'accordo, me la sono fatta fare su misura... ed eccola qua!".
"E'...E'..." il Gurubashi non sapeva che dire.
"I nani sono ottimi orafi in questo: ha una chiusura a scatto che, una volta chiusa, non si riapre più, così non si toglie mentre ti muovi o combatti.".
Ma il troll non la stava a sentire.
Aveva occhi solo per la sua nuova punta: se la guardava e ammirava in silenzio il suo riflesso sulla superficie curva lucida, lisciandosela tra le mani.
Vedendolo così distratto, la paladina fu colta dal timore che il regalo forse non fosse stato gradito come lei sperava.
"Beh? Che ne dici?Ti... ti piace?- chiese Lort con trepidazione- secondo me... è un tocco di classe. Voglio dire... Se dai una lustratina ai gioielli, ci staresti bene... Ti darebbe un'aria ancora più minacciosa! Eh?".
Jehn smise di rimirarsi il dono, nascondendo l'entusiasmo dietro uno sguardo arcigno.
Quella punta in oro gli piaceva davvero molto, ma preferiva non dargliela vinta.
"'nzallanuta... quanto hai speso ppe' sta roba?".
Il sorriso le si incrinò.
"Che... Che ti importa? Sono solo soldi, Jehn! - rispose lei, a metà tra le delusione e l'offesa per la domanda postale- Mi sentivo di farti un regalo, e te l'ho fatto! A me interessa solo sapere se ti piace!".
Il Gurubashi scosse la testa.
"Nun dovevi, Lort...- disse Jehn onesto- ...I soldi ti servono p'o viaggio, nun per risolvere o' fatto che mi hai spezzato e disperso a' zanna. Accussì nun risolvi 'o danno che mi hai fatto...".
Sbuffò.
"E poi... sembro un tamarro cu' sti anelli e o' dente finto. C'aggia...".
"Ah... non lo risolvo? - lo interruppe lei- non... non ti è piaciuto?".
Jehn alzò lo sguardo su di lei, allarmato dal modo con cui aveva detto quelle parole.
Infatti, la fanciulla non sorrideva più, e aveva gli occhi mortificati.
E pieni di lacrime pronte a sgorgare fuori.
"L-Lort?- chiese lui, resosi conto che forse ci teneva davvero al suo giudizio, e che non era proprio caso di essere così sincero con lei- nun starai mica per...".
"Ok. Piano B." disse Lort, senza accennare al minimo segno di pianto.
"Piano che? " chiese il Gurubashi, confuso.
Lort aprì la bocca e ne tirò fuori un lungo pezzo di spago, porgendo il capo al suo amico.
Il troll la guardò allibito.
"Forza. Tirami il dente." disse lei, drizzandosi la schiena con aria impassibile.
"CHE?" esclamò basito il Gurubashi.
"A quanto pare dovrò usare la regola del popolo dei troll per stare in pari con te. Sai? Occhio per occhio...".
Il Gurubashi a quel punto comprese: la sua sorella d'armi era arrivata al punto di legarsi uno dei suoi denti con lo spago per farselo tirare da lui.
Se l'era tenuto tutto quel tempo in bocca.
Un gesto che giudicò a dir poco passivo e umiliante persino per una come lei.
"Muoviti. Ci ho impiegato un'ora per legarmi da sola il molare. E' il molare quello che ti ho rotto, giusto? O forse era il canino?" chiese lei, sempre con quell'aria stoica da soldato che accetta in silenzio la sua condanna.
"MA ALLORA SEI DAVVERO CRETINA!- sbottò lui- LEVATI SUBITO QUELLO SPAGO!".
"Ah, preferisci staccarmelo a pugni?" propose Lort.
Il Gurubashi non poteva sopportare tanta sottomissione.
" MA NO, STUPIDA! NON TE LO VOGLIO STACCARE!" esplose lui.
"Ma Jehn! Tu ce l'hai ancora con me!- piagnucolò Lort, mentre le lacrime iniziavano a sgorgare- Se non è così che si fa per risolvere i conflitti, allora non so proprio come diamine funziona nel vostro popolo!".
Fu così che scoppiò a piangere.
"Volevo solo fare pace, mettermi in pari con il mio fratello d'armi! Non sopporterei l'idea di essere odiata da te...".
Jehn la guardò esterrefatto.
Lei, in piedi davanti a lui, si asciugava le lacrime con il braccio, e con quel filo di spago appeso ad un lato della sua bocca.
"Maddai... Adesso chiagni ?- disse il Gurubashi- E tu ti definiresti 'na paladina? E vorresti addeventà nu troll? Guarda che i troll nun chiagnono. E' considerato un segno di debolezza. Manco 'e femmine troll chiagnono!".
Lei, irritata, tirò su col naso e rispose: "Non ho potuto farci niente, chiaro? Di solito non sono così...".
Difficilmente Lort si dimostrava affranta di fronte agli altri.
Cercava sempre di dimostrarsi superiore rispondendo con stoica indifferenza.
Almeno così credeva.
" Nuoooo! Di solito tu nun sij accussì...Di solito tu tiri in faccia alle persone i sassi e fai 'a permalosa!" aggiunse sarcasticamente il troll blu.
"Ah, sta zitto!- rispose Lort,indispettita.- e io che mi preoccupo pure per te...".
il pianto era durato poco, e adesso si era messa a sedere a terra a gambe incrociate,infilandosi le dita in bocca per slegarsi il dente.
Una volta tolto, arrotolò lo spago e lo gettò davanti a sè, con aria seccata.
Il troll scosse di nuovo la testa.
Gli umani sanno dimostrarsi creature davvero deboli quando vogliono.
Un regalo di perdono è inconcepibile nella cultura troll.
E' segno di debolezza. Perche' ridursi a tanto di fronte a lui?
Ma, guardandola meglio, forse quello di Lort era solo un segno di rispetto nei confronti di un suo compagno d'armi.
Come faceva a non vedere il profondo confine che c'era tra di loro?
"Ci tieni davvero tanto a tenermi comme fratello d'armi, eh?" chiese, sinceramente interessato.
La musona lo guardò di sbieco.
"Se nun fossi stato 'nu troll, chissà se avresti avuto lo stesso interesse nei miei confronti...".
Lort scattò in piedi.
"Come osi insinuare una cosa del genere? Pensi che il mio sia un interesse così superficiale?".
Adesso era veramente arrabbiata.
"Se fosse stato così, credimi, per quanto tu sia stronzo, ti avrei già lasciato a piedi da un bel pezzo! E invece, guarda un pò? Ti ho persino nominato mio fratello d'armi. Non è un titolo che do a chiunque.".
Sospirò.
"Vabbè. Allora me la riprendo..." mormorò Lort, avvicinandosi alla zanna d'oro.
"We! - il Gurubashi scostò la zanna da lei - eh no! I regali nun si restituiscono!".
"Ma se mi hai fatto capire che non ti piaceva!".
"Mi piace, scema! Ti pigliavo in giro...- il Gurubashi le scosse i capelli in testa- ...e comunque nun si può togliere hai detto, no?".
Sulle labbra si levò un lieve consolato sorriso alla fanciulla.
"Hai ragione. Ti dovrei spezzare il dente di nuovo.".
Si sedette accanto a lui, passandosi una mano tra i capelli per riordinarseli.
Rimasero per un attimo in silenzio, a guardare il sole rosso che si stava preparando a scivolare dietro le montagne di Azeroth.
"So di essere sprovveduta e impulsiva. Ma diamine sempre meglio che fare niente! Sento che io, te, Am'ron e Vecchietto potremmo fare grandi cose, se ci potessimo fidare l'uno dell'altro.".
Jehn non la guardava e l'ascoltava in silenzio.
Di nuovo il vivo interesse si accese nei suoi confronti.
"Nun mi conosci affatto..." mormorò Jehn, sovrappensiero.
La paladina si girò a guardare sopra di sè.
"E' che nun mi conosci affatto, per chesto ho detto accussì ! Nun sai chello c'aggia...".
Non finì la frase perchè saltò improvvisamente addosso a Lort Vecchietto.
"BELLA RAGAZZAAAA!!!" strillò lui, felice di potersi avvinghiare ancora una volta addosso alla sua prediletta come un koala.
"Vecchiè! Mannaggia a te!".
"Lort! Che si dice?" a salutare era stato Am'ron, comparso ancora una volta dietro di loro.
Il Gurubashi si girò ad osservarlo: non aveva più i lividi, e sembrava più gagliardo di prima.
Notando il suo sguardo, il Lanciascura sorrise languido.
"Sorpreso?- ipotizzò lui, mostrando orgogliosamente i suoi pettorali asciutti- Sto migliorando nell'usare il potere curativo dell'acqua!".
"Davvero, Am'ron? Ti stai trovando bene coi nuovi poteri?" chiese Lort, molto soddisfatta di ricevere buone notizie.
"La checca apprimma teneva certe mulignane addosso!" spiegò Jehn, guardando di sbieco lo spavaldo Lanciascura.
" E adesso nun cchiù! " ridacchiò soddisfatto Am'ron , sedendosi accanto a Lort.
"Allora siamo pronti ad affrontare chiunque sia il nostro nemico?" esultò Lort, accompagnato da Vecchietto che alzò le braccia al cielo trionfante.
" E' Zan'zil chillo che avimmo affrontà- aggiunse Am'ron, facendosi serio in volto- e... no, Lort, pronti proprio no. Direi ben di no.".
Jehn, che in quel momento si era distratto per godersi i raggi caldi del sole, si risvegliò al sentir pronunciare quel nome e si girò di scatto verso il Lanciascura.
"Zan'zil?" si lasciò sfuggire lui.
"Forza. Spiegaci, Am'ron." chiese Lort, facendosi seria.
Fu così che il Lanciascura spiegò a loro tutto quello che il maestro delle rane Zentimo gli aveva detto.
"Oh buon dio. E' terribile. Zombificare dei guerrieri per farne propri schiavi...E a Zandalar non ne sapevano niente?" disse Lort, con flebile voce.
"Dapprincipio, no." rispose Am'ron.
Lort si mise a meditare.
"Quanto sarà potente il suo filtro zombificante?" si disse, massaggiandosi dietro la nuca.
"Non lo so. Non so nemmeno come sia fatto. Ed io dovrei trovarne la cura, secondo il maestro!".
Per tutto quel tempo si era distratto dal suo compito pensando a padroneggiare gli Elementi.
Ma adesso che gli era posto davanti agli occhi il problema, fu colto ancora una volta dall'impotenza.
Lort si volse verso il suo cumpà sciamano.
"Dici... che riuscirei ad affrontarlo con... sai...?".
Lo guardò dritto dritto negli occhi, con aria d'intesa, sfiorandosi sotto al petto con la mano, fingendo di doversi grattare la pancia per non farsi scoprire da Jehn.
Am'ron lo capì e la guardò come se fosse impazzita.
"Lort! No!- esclamò, ansioso- Non partire subito sprovveduta! Non posso saperlo adesso! Nun tengo proprio niente su cui poter lavorare. Quindi, perfavore! Non pensare a buttarti così senza prevenire una possibile catastrofe!".
"Okey okey, hai ragione. Mi sto fasciando la testa ancora prima di farmi male.- la rassicurò Lort- devo solo pensare per gradi. Punto primo, raggiungere Zandalar. Poi penseremo agli altri punti visto che...".
"Lort, tu nun ti avvicinerai a Zan'zil. " disse Jehn, interrompendola.
L'umana, il Lanciascura e lo gnomo seduto in braccio a Lort si volsero verso il Gurubashi che fino a quel momento era rimasto isolato nel suo silenzio.
Aveva detto quella frase come se volesse essere un'imposizione da parte sua.
"E' troppo pericoloso per te." aggiunse, fissando l'orizzonte dinnanzi a sè senza vederlo, distratto da chissà quali pensieri.
"E' pericoloso per tutti noi, Jehn!- confermò Lort.- ma...".
"Proprio per chesto, suggerirei di rinunciare alla missione. Oppure, quando sarà il momento, di mandarne uno solo, più forte e resistente degli altri, per poter accirere quel bastardo con le proprie mani.".
La paladina sbarrò gli occhi.
"Ehi , aspetta un momento! Qualunque sarà la strategia che sceglieremo, nessuna di quelle che ho in mente dice di mandare uno dei miei compagni da solo a combattere!" impose lei, con l'autorità di chi si era autodichiarata leader.
D'improvviso Jehn le strinse una spalla con una manona.
"Lort!- disse Jehn, e non era mai stato così serio nel parlare, cosa che pietrificò i suoi ascoltatori- quando sarà il momento, l'affronterò solo io! Accuminciamo a parlarne ora prima che sia troppo tardi e mai più.".
Lort rimase un pò, riflettendo sulla persona che aveva usato.
" L'a...affronterò? Solo... io? - ripetè Lort, in un tono che indicava quanto cercasse di trattenere la rabbia- e tu, in quale universo parallelo, casomai esistesse, pensi che io ti permetta di andare da lui? Da solo? Eh?".
il Gurubashi si alzò, afferrandola per i polsi.
Questo gesto la inquietò.
Vecchietto, annusando il pericolo nell'aria, si era già scansato da dosso a lei.
"Zan'zil l'Eremita, quel pazzo, nun conosce il minimo senso di etica morale. Della volontà degli altri nun gliene frega niente. NIENTE! Del dolore altrui lo considera solo 'a comune procedura nei suoi folli esperimenti.".
"Jehn?" lo chiamò Lort, ma la voce le era uscita meno sicura di quanto volesse dimostrare.
"Lo sai che cosa fa, eh? Mo t'ho dico io che cosa fa... - sibilò Jehn- Nun somministra le sue pozioni agli altri... se le beve lui. Quelle gli danno potere, e come un fumo esce dalle sue mani, avvolge con essa 'a vittima sua e... e...".
"E tu mo che cacchio ne sai, Jehnnà?" chiese Am'ron, sbalordito dalla sua descrizione.
Ma dovette rendersi conto che il suo cumpà era preda di un potente sfogo, di quelli che hai trattenuto per molto tempo, forse anni, e ti fa malissimo il petto quando devono uscire.
"Jehn! Mi fai male!" esclamò Lort, sentendosi stringere i polsi come in due morse.
Sicchè lei era invulnerabile, e non avrebbe dovuto sentire il dolore, ma il cambiamento improvviso d'umore del suo amico la stava spaventando.
Jehn sembrava sordo, troppo concentrato sul rancore che in quel momento aveva bisogno di liberare, tant'è che se la sollevò in aria.
"IO CI SONO STATO. L'HO VISTO DI CHE COSA PUO' ESSERE CAPACE. E MI HA ROVINATO LA VITA, PAZZO STREGONE VUDU' FIGLIO DI PUTTANA DISTRUTTORE DI VITE E DI SOGNI-".
"JEHN! LASCIAMI!" urlò Lort, divincolandosi terrorizzata.
Di nuovo gli occhi di Jehn si erano fatti rossi mentre parlava.
La voce le si era imbruttita ed alterata.
E il volume del suo corpo si era duplicato, terrorizzando tutti.
Si stava trasformando in berserker!
"Jehnnà! Calmati!" sbraitò Am'ron, e agì d'impulso.
Puntò un dito e, dallo stesso lago in cui si era curato si sollevò una colonna d'acqua che si incurvò e si gettò dritto in faccia al berserker.
il Gurubashi venne gettato all'indietro dalla forza dell'Elemento, lasciando cadere a terra Lort.
Era stato un attimo.
Tutto intorno a loro divenne bagnato.
Anche Lort si bagnò tutta durante il colpo, ma meno illesa.
Fisicamente.
Aveva appena rivissuto il trauma della prima volta in cui aveva visto il Gurubashi in modalità berserker.
E sperò tanto che quella che aveva sui pantaloni fosse acqua.
Il Lanciascura si trascinò la fanciulla accanto a sè per proteggerla dall'energumeno.
Lort se lo lasciò fare, scolvolta.
Lentamente, Jehn si sgonfiò.
Si rialzò, tenendosi la testa dolorante.
Am'ron, Vecchietto e Lort sospirarono risollevati quando lo videro cogli occhi del suo solito colore.
Rialzandosi con non poca difficoltà, si rivolse al Lanciascura con aria cupa.
Alzò un pollice verso di lui.
"Grazie." disse.
Il Lanciascura annuì tranquillizzandosi.
"Va bene. Ve lo racconto.".
"Direi..." fu tutto quello che le riuscì a dire la ragazza, con voce atona.
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