Capitolo 38 - Il Nano Cacciatore


"Lort...".

...

"Lort...".

Ripetè la voce di Shirvallah nel buio.

"Sei uscita dall'Abisso. Non ne sei uscita da sola.".

Si accorse di non riuscire a vedere il Loa.

Poteva solo sentire la sua voce.

Una nota di rammarico risalì nello spirito della fanciulla alle sue parole.

"Accetta.".

"Cosa? Cosa dovrei accettare?" chiese confusa la paladina.

Sussultò.

Non sentiva la sua stessa voce.

"Non rinunciare all'aiuto che ti si offre. Ne avrai bisogno.".

Rispose la Tigre con voce paterna.

"Accetta."

 L'ultima misteriosa parola rimbombò più delle altre.

E poi, lentamente si risvegliò....


Lort non sapeva dire quanto tempo fosse passato da quando avesse perso conoscenza.

Il primo dei sensi che si svegliò fu l'olfatto: un'inebriante odore di dolce, come quelli che le facevano a palazzo per colazione.

Il che le fece aprire i condotti salivari e un certo languorino prese il sopravvento.

"Ok. Non so dove sono finita . Magari sono più in pericolo di prima. Ma ho fame." pensò.

Aprì gli occhi e si ritrovò in una camera da letto.

Che strano! Tutto di quella stanza era piccolo, persino il letto, tant'è che i suoi piedi uscivano fuori da esso.

Cos'era, la stanza di un bambino?

Si rialzò seduta e notò la candida camicia da notte che aveva addosso.

Chi poteva avergliela messa?

Si svegliò del tutto quando la colpì un terribile pensiero:

Chi l'aveva portata fin lì? Dov'è finita la sua armatura? I Coboldi... gliel'avevano rubata?

Un rumore di passi bloccò il suo pensare.

Si avvicinavano alla sua camera.

Si rinfilò in fretta sotto le coperte e finse di dormire.

Dopo alcuni secondi, sentì la porta aprirsi.

Lentamente, Lort aprì un occhio.

Vide una donna che entrava in silenzio con un carico di biancheria in mano.

Cercando di non far troppo rumore per non svegliare la sua ospite, attraversò la stanza e  sistemò i panni nella cassapanca di fronte al suo letto.

Lort la osservò meglio.

Indossava una tunica molto pesante e lunga, che le copriva persino i piedi.

La figura, che era girata di spalle, si voltò: la tunica era abbottonata fino all'ultimo bottone al collo, come a coprire scrupolosamente, ma invano, le sue forme generose.

Il volto era nascosto dall' enorme cappuccio.  

Lort non riuscì a scorgerne  i lineamenti.

Solo gli occhi comparivano sotto tutta quell'oscurità: due bei occhioni a mandorla, con pupille azzurre chiare e brillanti come due spicchi di luna .

Aveva due strani rigonfiamenti sulla testa.

Lort pensò che fosse per via di qualche particolare acconciatura che portava sotto al cappuccio.  

Ad un certo punto, le pupille della donna si alzarono distrattamente su di lei.

Lo sguardo fisso di Lort la fece sussultare e indietreggiare dallo spavento, finendo seduta sulla cassapanca.

" Scusami! Scusami! Ti ho spaventato? Non... non volevo!" esclamò Lort, ridendo imbarazzata.

La donna riprendeva fiato, continuando a fissarla spaventata.

Adesso le pupille erano tonde come due lune piene .

"Hehe! Scusami tanto per averti spaventtata, è che mi sono svegliata prima e... non sapevo chi fosse!".

Cercando di sembrare disinvolta, la paladina si trascinò fino al capezzale del letto e si sedette di fronte a lei, rivolgendole un sorriso rassicurante.

"Io sono Lort! - si presentò - tu come ti chiami?".

Dopo un minuto in silenzio, la donna si ricompose e si abbassò il cappuccio ancor di più sulla fronte. 

"Ni... Nime.".

Rispose, senza alzare lo sguardo.

"Come?" chiese Lort gentilmente.

"Mi chiamo... Nime." Ripeté lei, a voce più alta, non staccando mai lo sguardo dal pavimento.

La sua voce era molto dolce ma flebilissima, come se avesse paura di parlare.

"Quanto è carina! È timida!" pensò Lort intenerita.

Stava per dire qualcos'altro, quando una voce da uomo, grossa e impaziente, tuonò fuori dalla stanza:

"NIME! SONO A CASA! SI E' SVEGLIATA O NO?".

La fanciulla si rialzò di scatto e corse fuori.

"N-non faccia troppi sforzi! T-torno subito!" disse frettolosamente Nime, prima di lasciarla lì da sola.

Ma per Lort furono parole al vento.

"Non temere mia divina! Qualunque sia il mostro che ti tiene in schiavitù... io ti salverò! " pensò fieramente la paladina, rialzandosi e seguendola.

Il lato cavalleresco che c'era in lei, sempre pronto a difendere le donzelle in difficoltà, si era appena riattivato.

Uscita dalla stanza, si ritrovò in una piccola cucina.

La fanciulla incappucciata era più veloce di lei, e scomparve dietro una porta.

Doveva portare probabilmente all'atrio.

"PERCHE' CORRI COSI' DI FRETTA? TI BRUCIANO LE CHIAPPETTE?" rise bonariamente l'uomo da dietro la porta.

"Shhh! E' sveglia! Cerca di non essere volgare! Può sentirti!" la rimproverò lei. 

Sforzava la voce per sembrare autoritaria.

"Ah tappati la tua di bocca piuttosto! La principessa non può...".

L'uomo si interruppe quando, aprendo di scatto la porta, si ritrovo di fronte a Lort.

Quale fu lo stupore di Lort quando scoprì che l'uomo volgare e dal tono di voce minaccioso altri non era che un nano.

Il mostro a stento le superava i fianchi, era piuttosto sovrappeso e indossava con aria fiera una divisa da cacciatore.

Aveva un gallo stecchito in una mano e un grosso fucile a due canne nell'altro.

Sotto il naso a patata portava una lunga barba rossiccia intrecciata e come taglio di capelli una crestina corta.

"Oh beh... - borbottò lui, visibilmente imbarazzato- ...si trova nel posto sbagliato, mia signora... qui purtroppo non avrà da sentire bei discorsi da salotto...".

" Se non le chiedi scusa e non cominci a trattarla con più rispetto ti piglio a calci nel culone!" lo interruppe seccamente Lort, indicando Nime, appena rientrata.

Il nano sbarrò i suoi occhi verdi.

 "Ah, parlate la mia lingua! Sono a posto allora...".

Avanzò verso il tavolo della cucina dove sbatté svogliatamente la carcassa.

" Cioè, non davate l'idea di essere una principessa quando vi ho vista lì in quelle catacombe... - si giustificò , afferrando una grossa mannaia – ...capelli corti, braghe da uomo, e poi cercavate di prendere quell'armatura tutta d'oro...".

"Aspetta... armatura d'oro? LA MIA ARMATURA? L'hai presa? Dov'è?" si agitò Lort.

Come se fosse una cosa naturale, il nano abbassò di scatto la mannaia sul collo del povero gallo.

La testa rotolò per terra, portando con sé una nuvola di piume.

" Sì. La tiene in custodia il nostro re tranquilla... A quanto pare vi conoscete. Vuole vederti a palazzo." rispose lui tranquillamente, pulendo la lama insanguinata.

Lort rimase per un attimo sconvolta da così tanta brutalità. 

Tutto il sangue dell'animale appena sgozzato finì grondante per terra.

A quella scena, Nime rantolò, coprendosi la bocca con le mani per trattenere i conati di vomito.

"Te l'avrò... detto... mille volte! Non a... tavola!"gemette lei, in preda alla nausea.

"E PIANTALA NIME! SEI SEMPRE LA SOLITA FEMMINUCCIA! - la rimproverò lui- piuttosto... le hai dato la medicina?".

Nime si avvicinò al camino accesso, distanziandosi quanto più possibile dal tavolo.

Dopo un pò, allungò a Lort una tazza colma di un liquido verdastro fumante.

"Bevila tutta. Devi eliminare la Candela dal tuo corpo. Ti aiuterà a farlo!" spiegò lei.

Lort prese la tazza e cominciò a sorseggiarla. Era dolciastra.

Intanto, il cacciatore nano posava un'enorme secchio sotto i suoi piedi.

" Ma... saranno passate ore! - disse Lort, mentre beveva - Sarà poltiglia adesso... Come farà ad usci...".

Non riuscì a finire la frase.

Un'ondata di bile finì dallo stomaco alla bocca in un solo secondo.

Lo vomitò tutto dentro il secchio.

Ne seguirono altre, sempre più forti. 

Stava vivendo il peggior post- sbronza della sua vita: chinata, con le mani aggrappate ai bordi di un secchio a vomitare come un idrante grumi di candela giallastra.

"Eh sì. – notò il nano, affacciatosi a vedere il contenuto- non sembra che tu abbia molto seguito le regole del bon ton, principessa. Sbocchi come un galeotto!".

Lort fece una pausa per respirare.

Alzò lentamente la testa dal secchio e sibilò: "Hai detto... che il re vuole...".

Nime le allungò la tazza della medicina, ancora piena. 

Lort la rifiutò scuotendo la testa, ma Nime gliela spinse ancora più sotto il naso.

"Mi spiace, ma devi berla. Tutta! Altrimenti non ti purgherai del tutto!".

Tirando le lagne come una bambina, la principessa fece un profondo respiro e bevve un altro lungo sorso.

"Sì, ci aspetta. Ma prima devi vomitare la candela, sennò ti avveleni...".

"Perché?" rantolò Lort, mentre vomitava l'anima.

Il nano si sedette tranquillo su una sedia e si accese un sigaro.

"Ehi, la purga funziona così. Ringrazia che la candela non abbia deciso di uscire dall'altra parte..." esclamò, facendo una tirata di fumo.

Nonostante la purga l'avesse ridotta ad uno straccio, Lort non volle perdere altro tempo e volle subito farsi accompagnare dal re.

In meno di mezz'ora erano già per strada.

Mentre salutava gioviale passanti e amici lungo la via, nani come lui, il cacciatore faceva ondeggiare il secchio colmo di candela rigurgitata con la grazia di chi porta un cestino pieno di graffe.

"Scusami ma... tu chi sei? Come facevi a trovarti lì? " gli chiese Lort, ancora un pò sconbussolata.

"Giusto...Torgados Bonepick. Piacere. - si presentò lui - Quella che vi ha accolti è mia sorella, Nime. E questo... è il Rifugio dei Nani!".

Alzò la mano dinnanzi a sè.

Il Rifugio era stato costruito dentro un enorme grotta sotterranea, scavato tra le rocce, come quello dei Coboldi, ma con strutture decisamente molto più sicure e controllate delle palafitte ammuffitte di quelle bestiacce. 

Le case e gli edifici per nani erano illuminati dalla calda luce solare, che passava attraverso lucernari artificiali costruiti appositamente sul soffitto della grotta.

Il risultato finale era quello di una città in miniatura abitata da grandi nani lavoratori, di una bellezza unica e originale.  

Per strada tutti sorridevano e si scambiavano battute e risate, felici nella loro semplicità.

" Per come facevamo a trovarci lì... beh, è stato un caso- continuò Torgados – io sono un cacciatore principalmente, ma con la mia squadra ci occupiamo anche di sterminare quei parassiti dei Coboldi. Rovistano nella nostra immondizia, spaventano i bambini di notte, e soprattutto rubano il nostro oro! E siccome abbiamo scoperto che tutta la colonia si era unita in un sol posto, abbiamo teso un agguato hehe! Stupidi Coboldi... unirsi tutti in un sol punto. E per che cosa?".

"Per il mio processo." rispose Lort con viso smorto, massaggiandosi il ventre.

"Oh beh... vi credo! Avete mangiato una loro candela! Non dovete mai prendere la loro candela! Sono troppo preziose per loro! Hah! Ma perché l'avete mangiata?".

"E' una lunga storia..." rispose Lort, imbarazzata.

" Ah vabbè. Come desidera... ah e... mi perdoni per il comportamento che ho mostrato verso mia sorella ma vede...".

"Non devi chiedere scusa a me – si fermò lei, portando Torgados a fermarsi a sua volta con aria confusa – devi chiederlo a Nime. E' tua sorella! Ti sembra il modo di trattarla?".

Non sopportava i maltrattamenti nei confronti di donne fragili.

" Ma principessa non capisce! Nime... - si avvicinò a lei - ...è un po', come posso dire... diversa!".

"Come diversa?" esigette Lort, portandosi le mani ai fianchi.

" Beh... tanto per cominciare... è un'imbranata! - rispose imbronciato – dire quasi un' incapace. Io e mio padre abbiamo provato ad insegnarle a cacciare... ma a stento sa usare un arco e delle frecce per autodifesa! Però i lavori domestici e la cucina li sa fare...".

Non so cosa trattenne Lort in quel momento da prendere a sberle la sua facciona.

"Poi... è vegetariana! Io sono un cacciatore, diamine! Porto a casa esclusivamente selvaggina! Sa quante litigate ci facciamo per questo? E' in questa fase naturalista in cui non vuole fare del male a... quelle povere innocenti creature! " disse quest'ultima frase in farsetto, come per imitare la voce di una donnetta.

"Io li adoro sì... ma con le patate di contorno e la salsina giusta! Hehe...".

Il pugno pesante di Lort cadde sul suo testone, inebetendolo.

"E TU TROVI IN QUESTO UNA SCUSA PER I TUOI ABUSI?" lo rimproverò Lort, infuriata.

"ABUSI? IO?!- sbottò Torgados – io da quando siamo rimasti soli mi sono preso cura di lei! Sono diventato anche coltivatore di verdure per colpa sua! Per non farla morire di fame! La mia reputazione ne risente...!" .

"Ma per favore ..." lo sorpassò allungando il passo stizzita.

"Ma-ma-ma aspetti! Non sa dove andare!" balbettò il nano, raggiungendola.

"Oh sì che lo so dove andare... – dichiarò lei fiera – del resto, come può una nipote non sapere dove abita suo zio...".

Il sovrano che guidava il Rifugio dei Nani, Dukegrond Arcticbelch del clan Barbabronzea, ovviamente, non era veramente suo zio.

Era vassallo del grande re dei Nani Magni Barbabronzea, a cui era stato assegnato quel piccolo grande mondo sotterraneo piazzato là nell'isola di Rovotorto.

Lui e suo padre erano alleati, e avevano combattuto insieme contro i Troll per anni e anni.

Con lei era sempre stato come un parente lontano che veniva in visita a Katel'seas.

Era sempre bello riabbracciare quel piccolo uomo dalla barba lunga e scura.

Le era sembrato così imponente quando era piccola, e nonostante l'avesse superato in altezza già a dieci anni, la sua presenza le dava comunque lo stesso senso di imponenza e forza che sentiva da piccina.

A differenza del padre, non era iperprotettivo e riluttante verso l'idea della nipotina di protendere verso gli sport maschili e l'arte militare.

Ogni volta che si rivedevano Dukegrond dedicava qualche minuto del suo tempo anche a lei, ad insegnarle nuove tecniche di combattimento o a testare le sue potenzialità.

L'incontro non poteva venire che nel più caloroso dei modi.

Li fecero entrare nella grande sala da pranzo.

Sembrava vuota, ma dopo un pò Lort riconobbe la massiccia figura del monarca.

Era girato di spalle e guardava il suo regno fuori da una delle finestre , con un aria pensierosa.

Riconosciuti i passi, il re nano si girò, allargando un bel sorriso sotto la folta barba nera.

"Mia cara Loretta! Felice di rivederti!" disse il re, e le si avvicinò, protendendo la mano per farsela stringere.

"Zio!" esclamò Lort, afferrandogli la mano... e facendogli fare un volo che lo spedì dritto sul pavimento.

Le guardie sconvolte alzarono le armi su di lei, ma il re, ridendo bonariamente, le fermò.

" Tutto apposto, tranquilli! È normale! Haha! Bella mossa, nipote mia...".

"Che ti credi che avessi fatto in tutti questi anni? Lavorare a maglia?" commentò fieramente Lort, aiutando il re nano a rialzarsi.

Ma ecco la vendetta: con incredibile agilità, il re le afferrò il polso e la tirò giù, bloccandola con il suo peso.

"Eh no! Abbassi la guardia?".

"Nemmeno per un istante!" rispose lei, e con tutto il suo peso lo spinse di lato e lo fece atterrare.

Velocemente lo arrotolò a pancia a terra per bloccargli un braccetto da bambino muscoloso dietro la schiena e portando tutto il suo peso sudi essa.

Ridendo a fatica, con la mano libera il re batté a terra in segno di resa e Lort subito liberò la presa.

"hehehe! Va bene va bene basta così... per ora!- disse lui, mentre si rialzava facendole un occhiolino - abbiamo cose più importanti di cui parlare!".

Risero tra loro e riprendevano fiato, e il re si sedette a capo della lunga tavola, imbandita apposta per i suoi ospiti.

"Ah... sei cresciuta sì, Loretta... - commentò lui affettuosamente, con quegli occhi solcati dalle pieghe del tempo – e sei rimasta una persona libera e intraprendente, anche se sprovveduta. Di certo non mi aspettavo che i miei cacciatori ti avrebbero ritrovato prigioniera dei Coboldi!".

"Ehm... già... - mormorò Lort imbarazzata – è una lunga storia...!".

"E' quello che ha detto pure a me, mio signore- intervenne Torgados, che resosi conto di esser intervenuto senza permesso, chinò la testa in segno di perdono – Mi perdoni signore... ma mi sembra sospetto. Non può essere finita lì da sola senza un valido motivo. Aveva pure ingerito una candela!".

Alzò il secchio che ancora teneva in mano.

La fronte del re si riempì di rughe "Ingerito... una candela?!".

Scoppiò in una fragorosa risata.

"Questo nessuno me l'ha riferito! Ingerire una candela! Loretta sei incredibile!".

La faccia della ragazza divenne paonazza.

"Beh, io ho tutto il tempo del mondo – accavallò le gambe e con un gesto invitò la principessa a sedersi – prenditi un bel boccale di birra e parlamene!".

E così Lort spiegò il suo viaggio fino a Rovotorto, il patto stretto con il re Rastakhan, il legame che ha col dio Shirvallah, e le minacce del Capitan Zannuncino che l'hanno portata ad avventurarsi nelle catacombe.

Alla fine rimase inquieta, perché la faccia corrucciata che aveva in viso il sovrano nano non presagiva niente di buono.

Era la stessa espressione che faceva durante le riunioni di guerra con suo padre che lei di nascosto aveva spiato da piccola.

" Quindi... sei in accordi col re dei Troll, vero? – chiese, con voce seria e non più scherzosa come un attimo fa- addirittura mi dici che per chissà quale miracolo, il Loa della Tigre, Shirvallah, ha scelto te, portando in questo modo ad unirti alla loro tribù?".

Lort deglutì con sforzo l'ultimo sorso rimasto nella terza birra scolata.

" Sì... ma adesso non pensare male, zio! Non vi sto tradendo! Ve l'ho detto, voglio portare la pace. E...".

"E una coppia di troll (più uno gnomo) ti sta accompagnando nella missione?" la interruppe lui, senza battere ciglio.

A quel punto, Lort si rese conto di dover agire da persona matura.

Raccolse tutto il suo coraggio e, misurando con calma le parole da dirgli, rispose così: 

" E' una questione di cui mi sono presa tutta la responsabilità. Io voglio portare la pace. Ho scelto io di andare a Rovotorto e di accettare la missione. Non voglio coinvolgere né te né mio padre...".

Il re rimase per un po' in silenzio a fissarla con sguardo accigliato.

Trasse un sospiro e massaggiandosi le tempie mormorò.

" Va bene. Ci sono molte contraddizioni in quello che hai fatto fino ad ora. E non so proprio a dove cominciare sinceramente. Mi dispiace, ma sei nei guai." .

Alzò lo sguardo sulla ragazza.

" E' difficile non coinvolgerci, Lort - commentò Magni, con un tono che più che di rimprovero, risultava essere più di rammarico – le azioni che hai fatto fino ad ora coinvolgono sia tuo padre, che ha messo una taglia sulla tua testa pur di cercarti, sia me."

"Ah l'hai saputo anche tu?" rantolò lei.

"Guarda che sono stato il primo a cui si è rivolto! Ma ti assicuro di aver preso le tue difese in tal caso... – spiegò lui, mettendo davanti agli occhi della ragazza il manifesto da ricercato – Esagerato! Solo perché sua figlia non le ha fatto sapere in alcun modo che stesse bene...!".

"Sì ma alla fine l'ho incontrato. Glie ho detto che sto bene! Questo manifesto non ha più valenza!".

Scansò la cartaccia davanti a sé e la strappò.

"Carta straccia!".

Tentò di cambiare argomento: " Scusa, perché starei coinvolgendo anche te?".

Arcticbelch inarcò uno spesso sopracciglio: 

"Non hai pensato che a quest'ora i tuoi compagni di viaggio ti staranno cercando? E tu ora ti ritrovi nel regno segreto dei Nani? Quello che io e la mia famiglia stiamo cercando di tenere nascosto agli occhi dei nemici? E che tra i tanti nemici che hanno i Nani, ci sono anche i Troll?".

Lort afferrò il concetto.

Anche se aveva fiducia nei suoi compagni, non avrebbero mai riferito a Rastakhan la collocazione del loro regno.

"Ah... - commentò lei imbarazzata - ...giusto...".

" Capirai di essere una minaccia per il nostro regno, nipote... la cosa più giusta che posso fare e offrirti tutta la scorta necessaria per ricondurti a casa da tuo padre. Altrimenti...".

Lort si permise di interromperlo esclamando "Altrimenti me ne vado! Non disturbiamo i tuoi soldati, zietto! Alzo i tacchi, così nessuno di voi si fa male! Sono riuscita a cavarmela da sola fino a... quando un branco di topastri geneticamente modificati non minacciavano di bucarmi la pancia... ma ti assicuro che da ora in poi non mi succederà niente di peggio. Hahahahahahahaha!" .

Rise istericamente lei, impettita e fiera della sua splendida idea.

Né Dukegrond né Torgados risero.

"Ma è scema? " pensò Torgados.

"Loretta... – disse Dukegrond, cercando di fare una voce rassicurante - non fuggire da tuo padre...".

" Fuggire? Da mio padre? – mentì lei con voce acuta – macché! Voglio solo... rispettare la mia missione!".

Si alzò e cominciò a guardarsi intorno.

"Almeno senti la mia alterna...".

"Allora... dov'è la mia armatura? E il martello? Quelli sono importanti mi servono...".

" Li vuoi? Eccoli...".

Con un cenno del capo fece entrare due servitori che reggevano a fatica la corazza e il martello.

A Lort brillarono gli occhi dalla commozione.

" Te li rendo... a patto che tu resti ancora qui per un po'. Riposati. Procurati le provviste necessarie per il lungo viaggio...".

Sospirò rassegnata. 

"Immagino che non lascerai all'oscuro mio padre sulla mia presenza qui...".

"Eh no... sono padre anch'io. In fondo lo capisco...". Rispose il re, con aria assente e mesta .

"Per la sicurezza del nostro regno – intervenne Torgados, alzandosi in piedi – offro la mia casa come alloggio per la principessa. Abito fuori dal confine , agli inizi del bosco. E se dovessimo subire attacchi esterni, le uniche vittime saremmo io e lei. Anche se vi assicuro che, con tutto il ferro che ho, questo non succederà.".

Concluse caricando il suo fucile con orgoglio.

"E sia."concluse il re.

Rivolse lo sguardo verso il servitore con la corazza e gli ordinò di aiutare la ragazza ad indossarla.

Il nano servitore obbedì. Una volta che il busto di Lort si ricongiunse con il caldo ferro della splendida corazza, lei tirò un sospiro di sollievo.

Mai nella vita era rimasta per così tanto tempo senza protezione, come una tartaruga senza il suo guscio.

Nel frattempo il reggente Arcticbelch teneva il Martello e lo studiava, saggiandone il peso e tirando qualche colpo in aria.

L'arma non sembrava reagire al suo tocco.

Forse era distante l'influenza del suo Loa? O forse sentiva la bontà nel suo animo e quindi non reagiva?

"E' piuttosto pesante – notò lui, fissando una delle due teste feline che decoravano i lati – io sono contento che tu abbia scelto come arma il martello, come me... ma sei sicura di saperla maneggiare?".

Lort fece un sorriso beffardo e tese un braccio verso di lui.

Improvvisamente l'arma si illuminò e vibrò, spaventando il nano che mollò la presa.

Ma il martello non cadde: prese vita e si librò nell'aria.

Volò facendo un giro lungo la stanza, veloce come una saetta,facendo sbarrare gli occhi ai presenti.

Infine, si avventò su di lei.

Lort voleva afferrarla restando in piedi, in una bella posa da eroe.

Peccato che non sapeva ancora ricevere bene il rinculo e così si ritrovò trascinata per aria.

Il muro fermò la corsa.

Tutti i nani nella stanza si precipitarono verso di lei, e si stupirono nello scoprire di non essersi fatta neanche un graffio.

Il potere di Shirvallah l'aveva protetta anche stavolta.

Abbracciata al suo martello, Lort aveva i capelli scompigliati e la polvere dalla parete di roccia le stava coprendo di spalle di un sottile strato scuro.

" Okey... non la so maneggiare... del tutto – rise lei, rialzandosi con l'aiuto degli altri – ma imparerò!".

Tese il martello davanti a sé, mettendosi in posa davanti al sovrano esterrefatto.

"Oh santo Grugni. Hai nelle tue mani un potere più grande di te, mia cara Loretta..." pensò inquieto Dukegrond Arcticbelch.

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