Capitolo 35 - il Secondo Rapimento
Pim. Pum. PATAPAM!
"Ack. Cacchio."
Patapim.
Strani rumori nel cuore della notte nella camera da letto della principessa.
Così forti che la nostra eroina addormentata, passò dalla fase rem al mondo reale con non poco fastidio.
Lentamente, gli occhi le si aprirono, incontrando solo l'oscurità della sua camera.
Dapprincipio non riconosceva nessuna forma nella sua stanza, nessun oggetto che fosse fuori posto.
Ma poi, un'esclamazione di sorpresa, seppur sommessa apposta per tentare di non farsi sentire proprio da lei, le fece allargare del tutto le palpebre.
"Ah... hai capito un pó 'a purpetiella...". Sussurrava la voce, con non poca sorpresa.
Purpetiella?
Lort si svegliò del tutto.
Purpetiella!
Il suo cervello aveva registrato quel bislacco termine soltanto per una persona.
Perché soltanto da una persona l'aveva sentito pronunciare fino ad ora.
"No... Non può essere." Pensò Lort impanicandosi.
Non poteva essere che lei fosse sopravvissuta.
E che fosse proprio lì, nella sua stanza.
Sì alzò di scatto menando un forte sussulto.
Seduta sul suo letto, guardò in direzione del suo comò.
Allora la sua vista si abituò al buio e la riconobbe.
Una troll, vestita con un impermeabile da capitano e con un cappello uguale, con una treccia lunga e scomposta, era in piedi di fronte a lei, con le mani infilate dentro uno dei cassetti che rovistava tra le sue cose e suoi segreti.
Bloccata in quella posizione, aveva l'espressione attonita di chi è stato colto in flagrante.
Come una zozza pantegana nell'atto di trafugare un pezzo di formaggio in una cambusa.
Come la ladra, o in questo caso, il pirata che era.
"Zannunci-! ".
La fanciulla non ebbe il tempo di finire di urlare il suo nome.
L'intrusa si era buttata su di lei, con tutto il suo peso, distendendola sul letto.
Il panico assalì Lort, facendola respirare affannosamente.
Grosso sbaglio.
Perché rapida come un lampo, la troll aveva tirato fuori un fazzoletto dal taschino e gliela aveva messo davanti alla bocca.
Era pregno di cloroformio.
Il suo respiro affannoso aveva solo contribuito al suo uso.
"Shhh! Torna a dormire... È ancora buio, Principessa."
Sussurrò premurosamente Zannuncino, mentre di nuovo le palpebre a Lort si appesantirono, fino a chiudersi, prive di sensi.
"LA PRINCIPESSA E' STATA RAPITA!" .
Urlavano le guardie fra di loro.
Il palazzo si risvegliò nel panico più totale.
Qualcuno si era intrufolato nel cuore della notte dalla finestra della stanza di Loretta Vuich.
E adesso lei non c'era più.
Solo un foglio ingiallito lasciato sul cuscino che diceva:
Sua Figlia mi deve un galeone. Con affetto, Capitan Zannuncino.
"GURUBASHIIIIIIIIIII!!!".
Questo fu l'urlo che riecheggiò tra i corridoi del palazzo.
Quando Jehn giunse davanti a lui, col fiatone disse:
"Maestà! Song' arrivato più in fretta che..."
" MA TU LO SAI FARE IL TUO LAVORO, TROLL? MIA FIGLIA E' STATA APPENA RAPITA DA ZANNUNCINO!".
"Zannuncino? Comm'è possibile? Era mo...".
"DOV'ERI QUANDO LA RAPIVANO?".
Jehn e sir Lou si guardarono increduli.
Era stato lui a costringerlo a dormire lontano da lei!
"ADESSO TU FARAI DI TUTTO PER SALVARLA! PARTIRAI SUBITO!" sboccò il re, rosso in faccia e cogli occhi da fuori.
"Va bene ma...".
"VAIIIII!"sbraitò lui, puntando un dito fuori alla porta.
"E' meglio che obbedisci e parti subito. Ha la pressione alta, rischi di fargli venire un infarto!" gli consigliò caldamente sir Lou.
Non se lo fece ripetere due volte.
Il Gurubashi si girò e corse via.
"Nun posso fare 'sta cosa da solo. Devo andare subito da Am'ron!" pensò Jehn, correndo a perdifiato.
Per tutta la notte, le guardie ai cancelli del regno ebbero gli occhi aperti come fari, a segnalare ogni più piccola mossa sospetta.
Finchè dopo un'ora, finalmente, giunse alle orecchie del re la notizia di un gruppo sospetto di gente mista muoversi rapidamente ad Est della foresta.
Non poteva che essere quei rapitori.
Non perse tempo, e Samuel prese la mappa per controllare dove potevano mai dirigersi.
Sulla lettera la rapinatrice diceva che Lort doveva lei una nave. C'è solo un posto dove potevano andare per recuperare tanto denaro da potersi permettere un'intera flotta.
" Quel Gurubashi e i suoi compagni non riusciranno mai a raggiungerli in tempo.- disse il re, calmatosi un po'- per fortuna lì vicino abbiamo degli alleati.".
Prese un paio di fogli dal cassetto della sua scrivania e si mise a scrivere frettolosamente.
Una volta finito, fece chiamare un messaggero e gli consegno il primo foglio arrotolato.
"Non m'interessa se è tardi, né che incontrerai pericoli di ogni sorta. Porta questo messaggio al re Barbabronzea. Il più in fretta possibile. Sii veloce come il vento.".
E infine, gli passò la seconda lettera.
"E questo...- sospirò, rammaricato di dover dare tanto disturbo- ...portalo al guardiacaccia Nylos.".
Come si fu congedato, il re volse lo sguardo distrutto dalla stanchezza di quella tremenda notte insonne alla finestra.
La lieve luce dell'alba incorniciò le punte delle chiome degli alberi nella foresta col tuo tenue roseo bagliore.
" Il troll sarà pure un buon amico, ma è inaffidabile. Mi spiace Loretta, ma non può essergli affidato un compito del genere. – pensò , abbandonando il suo corpo stanco sulla sedia con un sospiro- Perdonami Nylos. Non ho avuto altra scelta che affidarmi a te per la vita di mia figlia, mio caro amico. Ancora una volta.".
Un getto d'acqua gelida risvegliò Lort.
"Servizio in camera con tanto di doccia, maestà!" disse una voce stridula.
Uno scrosciare di risatacce la accolse dopo quel risveglio agitato.
Alzatasi di scatto, la prima cosa che incontrarono i suoi occhi furono le pupille color caramello di una donna troll dall'aria familiare.
" Sorpresa! - trilló Zannuncino, agitando l'immancabile bottiglia di rum che aveva in mano- ti sono mancata?".
"ZANNUNCINO!? - sbottó Lort con voce stridula- SEI VIVA!".
"Già. Grazie al mio Loa!" rise sguaiatamente Zannuncino, caricando il suo cannone.
Lort si rialzò in piedi provando ad alzare il martello che giaceva accanto a lei.
Nell'aria risuonarono lo scricchiolio di una ventina almeno di pistole pronte a sparare.
La paladina si guardò attorno: Gral non aveva salvato solo la sua Campionessa, ma anche tutti gli uomini della sua ciurma, che adesso la circondavano, puntando le canne delle loro pistole addosso a lei.
Beh, quasi tutti.
Tra quei volti incattiviti riconobbe il faccione di Quakko, che aveva la testa fasciata e una dei suoi dentoni rotti, ma non vide Tagliagole, l'umano pirata che faceva la guardia a lei.
Erano tutti malridotti e di aspetto devastato, chi con gli indumenti bruciacchiati, e chi coperto da bende come il cuoco.
Lort si sentì quasi svenire. È vero che aveva pregato lo Squalo Gral di salvarla. Ma il pensiero di ricevere altri colpi e un altro trauma al petto per colpa sua le faceva mancare le forze.
"Credevi di liberarti di me. Non è vero?" intuì il Capitano.
Sguainava il suo sorriso da squalo, ma si vedeva quanto in realtà fosse invasa da una rabbia contenuta, di chi ha in pugno il soggetto del suo desiderio di vendetta.
Con precauzione, Lort si rialzó da terra.
Sì accorse di ritrovarsi di nuovo in mezzo alla foresta, chissà quanto lontana da casa sua.
" Dove... Dove mi hai portato?".
Ma con una pedata, Zannuncino la ributtó col sedere a terra.
"FA SILENZIO! CHI TI HA DETTO DI POTERTI RIALZARE!" sbraitó il Capitano, non sorridendo più.
Di nuovo il trauma di venire colpita assalì la fanciulla.
Ma con stupore, si accorse di avere addosso la sua armatura dorata.
Probabilmente gliel'avrà messa lei mentre era priva di sensi.
Ma perché?
E alla sua destra, proprio accanto a sé, aveva il Martello.
Non si chiese nemmeno perché fosse così vicino a lei, ma l'afferró e se lo pose davanti a sé per proteggersi.
"È inutile che fai. Sei una contro dieci..." .
"Che...- la paladina deglutì la saliva per schiarirsi la voce- che cosa vuoi da me?".
"Oh, che cosa voglio?- mormorò Zannuncino- Ha! Sentito, ragazzi? A' piccerella vuole sapè cosa vorrebbe mai Zannuncino da lei?".
Alcuni di loro sghignazzavano sommessamente, pregustandosi quello che stava per ricevere la povera umana.
Altri annuirono soltanto, forse perché conoscevano bene cosa succedeva quando facevi arrabbiare il Capitano e il solo pensiero faceva paura persino a loro.
La troll puntò i suoi occhi addosso alla ragazza.
Su di esse il bagliore rossastro era già sceso, presagendo la tempesta che stava per accanirsi.
"Mi hai importunato coi tuoi strilli a cena... - sibiló - Hai osato sfidarmi anche se sapevi benissimo di nun potermi battere, t'a sij lasciat' mazzià malamente..."
Avvicinò minacciosamente i suoi uncini al volto della fanciulla.
"E infine... hai distrutto la mia nave. Tu nun sij scema,di più! Tu Sij pazz'! Pazza omicida. Un'invasata a cui nun gliene fotte nu cazz'e vivere, se chesto vuol dire farsi comandare da qualcuno."
Puntó un indice proprio contro il plesso solare di Lort.
"Tu nun lo vuoi ammettere. Fai tanto la brava soldatina guidata dalla Giustizia, ma Sij capace di uccidere pur di fare chillo che cazz' vuó tu... "
Fece un ringhio sommesso, aspettando la reazione del suo ostaggio.
Anche se aveva paura, Lort si impose a sé stessa di non mostrarsi debole davanti a lei.
"Embè? Che cosa vuoi farmi adesso, eh? - la provocò, con aria strafottente nonostante fosse pallida come un cencio-sono completamente circondata dai tuoi uomini. Che vuó fà? Capita...".
La troll improvvisamente la abbracciò, sollevandola addirittura da terra.
La strinse così forte che la schiena di Lort fece CRACK.
"Sapevo di aver fatto bene ad adottarti! Figlia mia! " esclamò melensa,facendo guancia e guancia con la sua prigioniera.
"Tu... vuoi uccidermi. Vero?" bofonchiò Lort, appiccicata alla faccia della piratessa.
"Ucciderti? Io? Oh, no!- esclamò Zannuncino, con la faccia offesa per tale insinuazione- io ti stimo tantissimo! Come potrei ucciderti?".
Si distanziò dall'abbraccio, e la squadrò da capo a piedi.
Circondata dalla ciurma di Zannuncino, Lort non aveva occhi che per la sua nemica.
Se non fosse stata invulnerabile, la sua mano avrebbe sanguinato tanto che stringeva forte la presa sul suo Martello.
"No no... sarebbe nu spreco! E Zannuncino odia gli sprechi. Dico bene, ragazzi?".
Tutti i pirati annuirono biascicando i loro sì.
"Con quale coraggio ti rivolgi a loro dopo che hai tentato di abbandonarli sulla nave in fiamme?" le ricordò Lort.
Di colpo, bloccarono le loro testoline ciondolanti, guardandola come gli ebeti che erano.
"Non lo sapete? il vostro Capitano stava per...".
Ma Zannuncino non le diede il tempo di finire la frase.
Un bel pugno volò in faccia a Lort, facendola capitombolare a terra.
I pirati si guardarono confusi per le parole della ragazzina.
" Insisti co'sta lingua fetente che c'hai? - la rimproverò Zannuncino- come osi insinuare una cosa del genere? Abbandonare la mia amata ciurma io? Giammai!".
Si avvicinò ad uno degli orchi con la gamba di legno e gli grattò la nuca pelata con le nocche:"Come posso solo pensare di abbandonare questi adorabili e fantastici bastardi? ".
I pirati si dedicarono un minuto di risate e acclamazioni gioiose al loro Capitano, che guardava amorevolmente i suoi scagnozzi.
Nel frattempo, la paladina si rialzò dolorante da terra, guardando quell'ipocrita sociopatica con odio e disgusto.
"E nonostante queste menzogne... nun ti ucciderò!" dichiarò il Capitano, riprendendo l'argomento.
Si avvicinò a lei a grandi passi, ad occhi socchiusi e sorridendo beffarda.
Lo sguardo della paladina si accigliò.
"Sono rimasta veramente colpita da chell di cui sei capace! - rispose la troll sincera, poggiandole una mano sulla testa- piccerella? Tu hai bisogno di essere seguita! Sei come 'na bella petruzza di diamante...".
La trascinò di nuovo a sè per strofinare violentemente le nocche sulla sua testa.
"... Che ha bisogno solo di essere intagliata per benino, strofinata e levigata per poter risplendere! - aggiunse lei, ridendo sadica.
"AH NON DI NUOVO! LASCIAMI!" urlò Lort, spiegandola via.
"E perciò... - continuò Zannuncino, poggiando le mani sulla spalle della paladina intontita.- Ho deciso di diventare...La tua maestra." concluse lei, guardandola fissa coi suoi occhi color caramello, con aria solenne.
Un ululato di meraviglia si levò dalla ciurma.
"Ma- maestra?!" ripetè Lort, sbigottita.
Dai precedenti avuti con lei, un attacco notturno al suo palazzo e un secondo rapimento si sarebbe aspettata in seguito da parte di quella piratessa psicopatica, di ricevere la lama della sua sciabola conficcata al petto.
Dritta sul punto debole che aveva riconosciuto fin da subito essere il plesso solare.
Non si aspettava certo un comportamento del genere.
Percepì che volesse semplicemente prendersi gioco di lei prima di concimare il terreno di quel posto con i suoi resti maciullati.
"Maestra... Tu? A me? Certo. - rispose Lort, con aria di sfida- Un pirata che insegna ad un paladino. Che razza di maestra saresti?".
"Di vita, purpetiella!" rispose lei, sguainando i suoi denti da squalo.
"A partire da oggi seguirai il mio corso accelerato di Lezioni di Vita. Gestito ed organizzato dalla professoressa Zannuncino. "annunciò solennemente lei, comportandosi come il pedagogo ciarlatano che aveva visto e sgozzato una volta, assieme ai suoi due allievi figli di nobili ricchi.
Tutti risero a crepapelle alla sua imitazione, tranne Lort, che la guardava senza parole.
"Non potresti uccidermi e basta? Ma che dico! Adesso ti..."
Zannuncino conficcò la canna della pistola nel suo naso.
"Non si accettano rifiuti. La presenza è obbligatoria." aggiunse, minacciosa.
Il goblin timoniere fece per rubarle il Martello da mano, ma stavolta Lort non se lo lasciò rubare: con un colpo gli fece fare un volo oltre le palme.
Tutti si buttarono su di lei per toglierglielo di mano.
Il Capitano dovette sprecare un proiettile, sparando in aria per bloccare tutti.
"LASCIATEGLIELO IN MANO, IDIOTI! COME IMPARA SENNÒ?"
I pirati si staccarono subito dalla prigioniera.
Frastornata dall'avvento di tante manacce addosso,all'inizio Lort guardò gli occhi color caramello di Zannuncino con aria istupidita.
"Insomma che vuoi da me? Vuoi lasciarmi armata? Non capisco!".
"Prima lezione: chi rompe paga.- iniziò Zannuncino, ignorando del tutto la sua domanda. - Tu hai distrutto la mia nave, quindi... glià pagà!".
Disse questo con un sibilo minaccioso, strofinando il pollice e l'indice della mano libera tra di loro.
Infilzò ancor di più la canna della pistola nella narice del suo naso.
"E chella nave m'è costata assai. In uomini e non solo. C'è un unico modo per ripagarmi. Devi rubare una cosa preziosa per me.".
"Non ruberò mai!" rispose Lort, non avendo alcuna paura di ritrovarsi un proiettile su per la cavità nasale.
" Eh però ora sei tu l'ingiusta adesso! Diamine,ti trovi proprio ad una situazione di stallo! - le fece notare Zannuncino - nun puoi rubare perché lo dice il tuo codice... Ma devi ripagare i danni alla mia nave, sempre perchè lo dice lo stramaledetto codice! O sbaglio?".
Nessun bivio.
Lort non avrebbe pagato comunque ad una criminale.
Se solo non avesse nutrito una segreta paura per lei.
Anche se si mostrava dura e arcigna nei suoi confronti, il trauma dall'ultima volta le era rimasto.
Lo sentiva eccome.
"Tanto io mi rifiuto. Non cambierò idea.".
La troll inarcò un sopracciglio.
"Vuoi vedere come riesco a farti cambiare idea?".
Senza aspettare la risposta, le levò la pistola dal naso e la riposò nel fodero.
Tirò poi fuori dalla tasca un libro piuttosto grosso, dalle cui pagine fuoriuscivano notes colorati e con la copertina blu tutta ricoperta di ghirigori, scotch e adesivi.
Si schiarì la voce e con aria solenne cominciò a leggere, alternando la sua lettura con qualche commento ad alta voce:
"...ho di nuovo sognato Sir Lou.(Aeh! partimm buon.). Avevo sbagliato l'esercizio ieri, e stavo sul punto di ritirarmi nello spogliatoio a piangere... (oh! Piccerella!) . Ma lui, invece di sgridarmi, mi ha sorriso e mi ha detto "anche i migliori sbagliano. io lo faccio sempre!", mi ha offerto un fazzoletto e mi ha detto di fare una pausa e riprovare. Il tocco della sua mano rassicurante sulla spalla mi ha lasciato un strano calore addosso (Oh-ho! Qualcuno ha una cotta per il maestro...). ah, come vorrei che fosse lui mio padre! Avrei potuto... ereditare la sua forza e i suoi baffi?! Ma cosa?!".
Man mano che proseguiva nella sua lettura, i pirati ridacchiavano o ululavano nelle parti più toccanti.
Lort invece, per un pò ascoltò il discorso confusa.
Ma poi, lentamente, la sua faccia si contrasse in una smorfia di terrore e sgomento.
"Toh, guarda! Dev'essere questo il fazzoletto di cui parli qui!".
Dal libro, Zannuncino alzò un pezzo di stoffa bianco quadrato, su cui erano ricamate le iniziali del Cavaliere Lou.
Era stato ripiegato con cura e attaccato alla pagina successiva con una puntina.
"Chissà che cosa c'hai pulito con...".
" IL MIO DIARIO! QUELLO E' IL MIO DIARIO!- urlò scioccata Lort- RIDAMMELO SUBITO!".
Al Capitano per tenere il libro lontano da lei bastò distendere il braccio in alto, mentre l'orco e il tauren pirata bloccarono le braccia della prigioniera,lasciandola agitare i piedi come un'ossessa.
"Lort e il maestro seduti sotto un pino! Lui dice è normale e si scambiano un bacino! - la canzonò Zannuncino, ondeggiando il libro davanti a lei.- poi la porta in mezzo ad un prato, e tra rosa e fior! Sco...!".
"SMETTILA NON TI PERMETTERE! RIDAMMELO! NON OSARE LEGGERE OLTRE! RIDAMMELO!".
"O fai la brava e mi segui... - minacciò Zannuncino, continuando ad agitare la copertina del diario davanti ai suoi occhi- o tutta Azeroth saprà dei tuoi imbarazzanti segreti e figure demmerda adolescenziali!".
"NO! NO! QUESTO NO! TUTTO TRANNE QUESTO!" implorò Lort, incapace di liberarsi dalla forza bruta dei due energumeni che la tenevano.
Lort smise di scalciare, guardandola sconvolta.
"Non puoi fare sul serio! Non puoi essere così stronza!".
"Sì che posso. Prima lo leggerò alla mia ciurma, come favola per la buonanotte...".
Tutto il gruppo sadico come non mai, acclamò il loro capo con vocette da bambini felici.
"... e poi lo manderò ad un editore, che pubblicherà migliaia,migliaia, e migliaia di copie da vendere su tutto il pianeta! Tutti sapranno della patetica adolescenza della Salvatrice di Zandalar!".
Scoppiò a ridere nella più esplosiva delle sue risate.
Lort si sentiva più in trappola ora della prima volta in cui era stata rapita.
"Furto... o figura d'emmerda? Che vuò fà? Scegli." minacciò la troll, viscida come un serpente.
La fanciulla tremava all'idea di doversi abbassare ad accontentare quell'essere spregevole.
"Cosa sarebbe questa piccola cosa che dovrei rubare?" chiese lei, digrignando i denti.
"Semplice. Voglio che tu mi rubi... Una candela." rispose Zannuncino, sorridendole trionfante.
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