Capitolo 31 - Battibecco tra padre e figlia


"Negligenza parentale?! Sono ricercata... per negligenza parentale ?! Sul serio?" si impuntò Lort, cacciando fuori il foglio da ricercato che teneva in tasca.

"Posso chiederti come ti è saltato in mente di mettere una taglia sulla mia testa?" chiese a denti stretti Lort, rivolto al padre.

Erano nella sala del trono, padre, figlia e il Gurubashi incatenato, controllato con cura da quattro guardie ben armate che trattenevano le catene che lo imprigionavano.

"Mi mancavi e non hai mandato notizie di te. Neanche una lettera. Dovevo pur recuperare i contatti con te in qualche modo." Si giustificò re Samuel, con queste semplici parole.

"ROVINANDO COSI' LA REPUTAZIONE DI TUA FIGLIA? CHE STA FACENDO DI TUTTO PER ESSERE UN PALADINO CON LA FEDINA ESEMPLARE E SENZA ALCUN PRECEDENTE PENALE?". Sbraitò Lort, tirandosi i capelli isterica.

"Anche far preoccupare e non contattare tuo padre è un crimine, sai?" le fece notare il re.

Lort la guardò sconvolta e poi si coprì il volto con le mani.

"Oh Dio... oh Potente Shirvallah dammi la forza..." implorò la ragazza tra sé e sé.

"Mi spiegheresti piuttosto questa storia del pa...".

"Mio padre ha messo la mia faccia su un foglio da ricercato... - piagnucolò Lort - per giunta in un ritratto che è venuto malissimo!".

Mise il foglio davanti al muso di Jehn, che era rimasto lì in piedi ,imbambolato, ad ascoltare questa inopportuna conversazione tra padre e figlia.

"Vedi? Ho la faccia che sembra un palloncino qui, vedi?".

Il Gurubashi, inceppato ai polsi ma comunque con le mani ancora libere, prese il foglio e lo esaminò, mentre l'umana tornò a rimproverare il suo re.

"Fai levare tutte queste foto da ricercato dal regno e ripristina il mio onore! SUBITO!" le ordinò .

"Hai ragione." Rispose il padre .

Si alzò dal suo trono e si avvicinò a lei, incrociando le mani dietro la schiena.

"Dobbiamo togliere il ricercata per negligenza parentale... e sostituirlo con ricercata per alto tradimento, magari..." mormorò lui, con un cipiglio.

La ragazza roteò gli occhi.

Di nuovo usava i sensi di colpa. 

Sapeva che non l'avrebbe mai fatta una cosa del genere, ma voleva solo provocare in lei la paura e la richiesta di scuse.

" Papà... non era previsto. – iniziò a spiegare – dovevo portare la pace ma il re mi ha sfidato nella sua Arena e..."

"Rispondi alla mia domanda, Loretta!- sospirò il padre- Spiegami questa storia del patto, per favore.".

Lort cercò di spiegare in modo più chiaro possibile tutto, dal patto con il Loa all'incontro con la Sacerdotessa di Hir'eek, fino al tentato rapimento di Zannuncino.

E di come il Capitano volesse soltanto prendere la ricompensa che lui aveva messo sulla sua testa.

"...e quindi non sei riuscita a portare la pace che volevi. Vero?" concluse il padre, a braccia incrociate sul petto.

"Non abbiamo concluso il discorso, è vero. Ma te l'ho già detto! È apparso lo spirito di Shirvallah e mi è stato imposto il patto...".

"Quindi ammetti che sei stata costretta a fare una cosa che non volevi?".

"All'inizio non volevo per paura, ma poi l'ho accettato del tutto! Ora voglio sconfiggere Hakkar, lo Scortica- Anime, perché sono l'unica che può farlo grazie al mio potere!".

"Sì , ma prima ti è stato imposto!- sbottò il padre- ti sei lasciata coinvolgere da un problema non tuo! Perché non abbandoni questa assurda missione e torni a fare quello che ti spetta fare ?".

"PERCHE' NON E' DA CAVALIERE NE' DA PALADINO ABBANDONARE UN COMPITO! NON PENSI A TUTTI I VANTAGGI CHE PORTEREBBE QUESTO AL REGNO SE FINALMENTE RIUSCISSI A SALVARE IL LORO POPOLO E FAR FIRMARE LA PACE?".

Il padre la afferrò per le spalle.

"NON PENSI ALLO SVANTAGGIO CHE NE RICAVEREI IO SE TU MORISSI? NON VOGLIO PERDERTI!".


Respirò affannosamente, mentre le lacrime scendevano sul suo vecchio viso.

La fronte sua poggiò su quella della fanciulla.

A stento lei tratteneva le lacrime per lo sconforto che le parole pregne dell'amore ossessivo del padre le provocavano.

"Sei mia figlia... - disse il re, con un fil di voce - possono pure nominarti alto paladino per quel che mi riguarda. Ma prima di ogni cosa, sei mia... figlia...".

Non aveva la forza nemmeno di finire la frase.

"Non sono fatta di vetro, papà..." Mormorò lei, sconfortata dalla sua preoccupazione.

Poteva restare indifferente al suo comportamento fino ad un certo punto.

Era pur sempre suo padre.

"No. sei fatta de' coccio!" esclamò improvvisamente Jehn.

I due si girarono verso l'ospite imprigionato.

"Ehm... scusate, dovevo alzare la mano per parlà?" chiese dubbioso Jehn, notando il viso infastidito del padre.

"Veramente non avresti proprio il diritto di parlare, troll!" rispose rabbioso il re Samuel.

"Papà! Dovremmo metterci a discutere anche sul modo in cui lo state trattando?- lo rimproverò stizzita Lort, indicando il ceppo- ti posso assicurare che il re Rastakhan non ha osato manco sfiorarmi. Mi ha accolto come si deve!".

"Ah, proporti di combattere per avere la pace ti sembra un'accoglienza fatta come si deve?" ipotizzò il padre, che non si era dimenticato la parte della storia raccontata, in cui lei aveva dovuto affrontare centinaia di combattenti e guerrieri dell'Arena dei Gurubashi, da sola.

"O'ver, Lort. T'a fatt lottà ppo' divertimento suo!" concordò Jehn, facendo tintinnare le catene.

"Ah andiamo! Tanto li ho battuti tutti a quelli nell'Arena..." si giustificò la ragazza, sbuffando.

"E poi!- aggiunse Jehn, alzando la voce- io non sono un vittimista ma... quello che ha trattato male nun sij tu ma io!".

Si indicò con entrambi i pollicioni. 

"A me a fatto a' sgridata. A me m'ha picchiato. Semp' a me fanno 'na pezza, da quann sto cu' tte." Protestò il Gurubashi.

"Ah certo... quindi sarà stato lui a romperti il dente là, eh?" esclamò il re, indicando con acido sarcasmo la punta smussata.

"Ehm... no, chesta è... 'na vecchia ferita 'e guerra ..." mormorò Jehn, distogliendo lo sguardo.

"Certo... ferita di guerra..." lo squadrò Lort, incrociando le braccia.

Re Samuel guardò la figlia, poi di nuovo la zanna e intuì.

Gli occhi gli si fecero grandi.

"Sei stata tu?" balbettò.

"NO!" grugnì il troll, sentendo la stretta della morsa attorno alla sua bocca.

"Sì." rispose lei, non molto fiera di quella sua azione.

Il re, lentamente, distese le labbra in un bel sorriso trionfante.

"Hohoho! – gongolò lui , ammirando il Gurubashi come se fosse un volgare trofeo di caccia- Io non l'avevo capito! Che notizia interessante...".

Spalancò le braccia rivolto alla sua principessa guerriera.

"Mia figlia ha addomesticato il suo primo troll!" esclamò, stringendo forte a sé la sua progenie, felice come poteva essere un padre che sperava di poter succedere le sue aspettative di conquista e sottomissione alla sua erede.

"CHE COOOOOSA?! NOOO!" urlò Lort offesa, respingendo l'abbraccio del padre.

"ADDOMESTICATO C'HO DICI A MAMMETA!" bestemmiò Jehn'Naroh, avanzando minaccioso, irritato per l'essere etichettato in quel modo.

Ma fu bloccato dalle guardie che puntarono le loro lance sul suo collo.

"FERMI VOI O VI FARO' GIUSTIZIARE!" ordinò Lort infuriata.

"Non usare mai più quella parola, padre! Non ti permettere. Mai più!– sibilò tra i denti al re, per nulla intimorito dal cambiamento d'umore della sua unigenita – avevamo litigato perché lui non voleva seguirmi e obbedire agli ordini del suo sovrano ed io...".

"... E tu l'hai rimesso in riga." Concluse il padre, ad occhi socchiusi.

"Io... Gli ho ricordato che aveva degli ordini dal suo re a cui attenersi. Ma... non l'ho addomesticato. Non è un animale.".

"Però quello che hai fatto lo si fa cogli animali, per fargli capire chi comanda. Lo sai questo vero? Figlia mia?" aggiunse Samuel, non smettendo di tenere il suo sguardo fisso, attendendo il momento esatto in cui tutta la sicurezza della ragazza avrebbe ceduto.

Infatti, eccolo lì. La lenta arcata di sopracciglia, le pupille fisse nel vuoto.

Gli occhi scuri di sua figlia tradirono uno stato di allibita presa di coscienza per l'atto ingiustificabile e sbagliato che aveva compiuto.

Per un momento, la ragazza sentì come se avessero appena strappato a lei un dente a forza.

"Però... mi sono tenuta la zanna finché ho potuto..." disse lei piano, tentando di giustificarsi.

"Già! Finché nun l'hai usata per bucare 'a barca di Zannuncino, maledetta!-sbraitò il Gurubashi- sigh... la mia bella zanna ...".

Si sfogò Jehn, abbassando le mani inceppate e alzando la testa al cielo disperato.

"Smettila di fare il bambino! Ho già detto che in quel momento non ho avuto altra scelta! Ti ho già chiesto scusa!" gli urlò lei.

"Wa, ppè tutto chello che mi hai fatto passà da quel momento, Lort... sei tu chella ch'anna incatenà!" bestemmiò il gurubashi, arrabbiato con la combina guai davanti a lei.

Da lì in poi partì una serie di botta e risposta tra di loro, per accusarsi a vicenda.

Era talmente fuori luogo la cosa, che le guardie che controllavano il troll si fissarono smarrite negli occhi.

Il padre rimase per un po' in silenzio ad assistere alla loro litigata.

Non poteva intervenire, perché sembrava che stessero parlare di cose a lui sconosciute e fin troppo assurde: di Kodi, di Berserker, tre troll, goblin...

Che diamine aveva fatto sua figlia con quel troll fino ad ora? E ce n'era pure un altro troll con loro, a quanto capiva dalla loro conversazione?

" Posso chiedere quale è stata la causa scatenante che ha portato figlieta a 'sta ossessione per i troll, maestà?" chiese il Gurubashi, volgendole sue zanne verso il padre.

Il re lo guardò esterrefatto, reintrodotto improvvisamente nella conversazione.

" No pecchè... - continuò il troll mentre, avendo le gambe stanche, siccome nessuno gli aveva ancora dato una sedia, si sedette a gambe incrociate sul pavimento come se nulla fosse- ...finora ho riconosciuto solo incapacità a stare insieme ai suoi simili...".

"Ancora pensi che sia così?" sbuffò Lort.

"Rassegnati, è così.- concluse il Gurubashi, ritornando sul padre- cioè, vorrei approfondire! Insomma, ci dev'essere qualcos'altro!".

" Cosa vuoi che importi ad un troll come te?" lo interruppe il re, guardandolo sospettoso.

" Meh. Ppè sfizio mio, personale. – rispose il troll, facendo spallucce - Song costretto a seguirla e proteggerla. Tanto vale passare il tempo ad aggiornare o' profilo psicologico di 'sta scema ..."

"NON OSARE CHIAMARE MIA FIGLIA SCEMA!" lo minacciò il re.

"E come la chiama una che si porta appresso un costume da troll ?".

Il re guardò deluso la figlia.

"Che si mette a ballà per se fa accettà da un gruppo di troll?"

"Oh no... sul serio, Lort? l'hai portato con te quel mucchio di stracci?".

"Non era un mucchio di stracci, era un travestimento." Lo corresse lei, imbronciata.

" E' stato un esperimento fallito, va bene? Ma da lì in poi ho agito senza trucchi.- tornò a rivolgersi al padre con tono serio- Così come farò da adesso in avanti, insieme ai miei compagni. Esercitando le mie prestazioni in battaglia, che dopo tutto quello che ho già passato... dovrai convenire anche tu che tua figlia è dura a morire.".

Il re rimase in silenzio, riflettendo sulle sue parole.

Quello che le era successo fino ad ora era stato pericoloso e mortale.

Eppure, lei era lì.

Ma se avesse continuato ad agire di testa sua, così come aveva notato di aver fatto dai suoi racconti, non sarebbe finita bene.

Però, la presenza del Gurubashi era l'unica prova di come anche Rastakhan tenesse all'incolumità della ragazza.

Era un re saggio e rispettoso dell'armistizio che avevano stabilito molti anni fa, per essere uno Zandalari.

Forse sua figlia poteva maturare e creare un po' di leadership, finalmente, dopo tanti anni, con questo "gruppo" .

Sembrava davvero tenere alla dignità di quel troll. Forse anche più del necessario.

" Maestà, mi permetta però di dicere 'na cosa... - si espresse Jehn, distogliendo la mente del re dai suoi pensieri- Nonostante io nun smetterò mai di dire quant'è 'nzallanuta, aggia dicere però che in queste due volte che nun ero lì a fa' o dovere mio ... ha saputo cavarsela anche da sola. Shirvallah ha potuto intervenire a proteggerla fino a nù certo punto... il resto c'ha pensato lei.".

Gli occhi cerulei del re si rivolsero all'abominevole figura del troll per studiarlo in silenzio.

"A 'sto punto, si può essere onesti? - chiese Jehn, alzando le mani- quello che cchiù temeva Lort era che senza di me l'avreste impedito di continuare il viaggio. Ora, nun mi permetto di andare contro le vostre opinioni, voi siete 'o padre. Avete tutte le ragioni 'ro munno per tenerla con voi e proteggerla..."

Indicò la cavaliera.

"Ma se la lasciate fa, nun solo garantisco io per la sua vita... ma può darsi che veramente qualcosa di buono ne esce. Basta nun metterla sottopressione." Suggerì Jehn.

La cavaliera lo guardò esterrefatta. 

Non seppe nemmeno lei perché, ma le sue parole la fecero arrossire.

Il re, da parte sua, inarcò le sopracciglia, colpito dalle sue parole.

Doveva ammettere che quel troll si stava comportando bene.

Era mansueto, anche se piuttosto rude e offensivo con il suo linguaggio.

E adesso tentava di convincerlo a lasciar andare Loretta. Forse poteva fidarsi.

Dalla gola barbuta del re partì un muggito di consenso.

"In risposta alla tua domanda, Gurubashi...– disse - rimane un mistero persino per me sul perché mia figlia si fissi così tanto con voi. Ma forse, dico forse, sto cominciando a capire la fiducia che ripone in te.".

Alzò la mano alle sue guardie.

"Potete liberarlo. - Disse. – a patto che tu, Loretta, lo tenga d'occhio in ogni singolo momento."

Le guardie, sconvolte in un primo momento, si affrettarono ad aprire i ceppi e a sganciare le catene.

" E potete pure partire per la missione. Chiedo solo questa piccola condizione: che ti pigli il tempo per riposare qui. – propose il padre, poggiando le mani sulle sue spalle- poi ti giuro che ti farò partire. Solo per un giorno. Sarà poi una delle nostre stesse navi ad accompagnarti a Zul'dazar, dove devi andare.".

La figlia prese una delle mani callose del padre, in cerca di calore.

"Va bene. Mi sembra giusto." Acconsentì lei, rincuorata dal compromesso raggiunto.

Il re, sollevato, la riabbracciò di nuovo.

Si sussurrarono tra di loro qualcosa.

Quello che il Gurubashi riuscì a sentire, con le sue orecchie a punta era più o meno questo.

"Anche perché, papà... - sussurrò la fanciulla- ...la ferita si è..."

"Capisco. Allora bisogna che tu...".

"Sì. Meglio se la porto con me...".

Di cosa stessero parlando non lo capì.

Noi lo scopriremo più in là.

Con un cenno, il re fece pure togliere le catene a Jehn, divenuto ormai un ospite a tutti gli effetti del suo regno.

Il Gurubashi liberò un sospiro di sollievo quando gli tolsero quella trappola alla bocca, e si mise a massaggiarsi le guance.

Era una maschera molto bella, ma cominciava a dargli piuttosto fastidio.

"Bene. Sarà meglio tornare ai miei doveri, tra cui quelli di annullare le ricerche su di te, Loretta. - annunciò il padre, avviandosi alla porta- ci vediamo a cena. Sei libera di fare quello che vuoi, mia cara, e tu...".

Si girò a dare un'ultima occhiata al troll.

"Non... bazzicherei troppo in giro, se fossi in te- lo raccomandò- sei libero di seguirla Jehn'naroh. Provvederemo a trovarti una sistemazione anche per te. Considerati nostro ospite.".

Se ne andò lungo il corridoio illuminato dalla luce del sole proiettata alle finestre, trascinando con sé il suo regale mantello.

"Oh, niente camera con vista mare e finestre sbarrate? Peccato..." scherzò il Gurubashi, quando vide l'ultimo lembo del mantello sparire.

Nella stanza erano rimasti solo lui e Lort.

Il Gurubashi rivolse un sorriso sereno e complice all'umana, in cuor suo contento che suo padre fosse stato molto più diplomatico di quanto si fosse aspettato.

Ma lei non ricambiò, continuando a scrutare la fine del corridoio con aria impensierita.

"Ho capito dove ho sbagliato con te." disse all'improvviso, con tono serio.

Il troll le fece un'aria interrogativa.

"Ti ho mancato di rispetto, Jehn. Ti ho strappato la zanna. Mi sono illusa di fare sempre la cosa giusta... ma quello che ti ho fatto... non è stato corretto.".

La ragazza passeggiava avanti e indietro, gesticolando e grattandosi dietro la nuca, come faceva quando era nervosa.

Finalmente, si fece coraggio, e guardò negli occhi il suo compagno d'armi.

"Jehn, io ti riparerò la zanna. Riparerò al torto che hai subito da parte mia. Giuro! Voglio ripartire daccapo, stavolta... nel verso giusto. Sì?".

Ansiosa, mise una mano sul cuore in segno di giuramento.

Sentiva che era sul punto di piangere dal dispiacere, ma trattenne le lacrime con un lieve sorriso, in attesa di una risposta affermativa, un qualcosa da parte del Gurubashi.

Un semplice cenno col capo l'avrebbe fatta dormire serena quella notte.

"L'hai capito, ora? L'hai capito pecchè nun puoi essere nu troll?" disse all'improvviso Jehn, gelido.

Il sorriso scomparve dal suo viso.

" Le tue so' buone intenzioni, Lort. Ma sij stata educata da tuo padre per attaccarci. Vivrai sempe c'a convinzione di avere sempe ragione tu, anche se dici di essere pronta ad ascoltare la tua squadra. Squadra poi... addo' sta chesta squadra? Stamm sul'io e te! Vivrai sempe cchiù convinta di ricevere solo del torto dagli altri. Nell'eterna, costante paura degli altri. Paura di noi troll, soprattutto.".

Le stava parlando non per cattiveria, ma come un adulto parla ad un altro adulto.

Massaggiandosi i polsi finalmente liberi, fissò il vuoto con aria riflessiva.

"Nun che sia accussì malamente, è pur sempe tuo padre chillo che t'à fatt. I genitori vanno rispettati.".

Notando che la ragazza guardava in basso, sospirò esasperato. Mamma mia, piglia sul serio tutto quello che le si dice!

Si riavvicinò a lei e schioccò le dita a fianco al suo orecchio.

"Oh! Arripigliate! Niente lacrime. Occhi a me!" lo risvegliò il Gurubashi, mentre Lort scuoteva la testa.

"Non sto per piangere! Ti ascolto!" esclamò lei, rialzando il viso.

" Elimina tutte 'e strunzate che t'a sij inculcata in chella capa sui troll una volta per tutte! Tutto quello che ti richiederebbe un troll ppè te fa essere una del suo branco in fondo è solo chesto : 'o rispetto. Sei disposta a cagnà? " disse il troll, con tono deciso.

" Devi chiederti: Nelle condizioni in cui so' nata e cresciuta... Può una cumme a me addeventà nu troll? C'aggia fa ppè cagnà? So' disposta a non prendere sempre l'iniziativa? A riflettere prima di fare le cose? Magari prima di spaccare 'a zanna al primo troll che trova?".

Non rispose. Aveva troppo ragione.

Scosse la testa, cercando di darsi forza a se stessa, recuperando la determinazione.

"Bene. Ij potrei pure andare oltre . Potrei. Al fatto che mi hai perso la zanna... ma ora che hai capito ciò che non va in te, voglio vederti cambiare. Basta pure il minimo. – fece il segno di "minimo" con due dita – il minimo di cambiamento e so' contento. Poi vedi te, sei tu portatrice del tuo spirito. D'accordo?".

Lei annuì, con un sereno sorriso sulle labbra.

" Dovrai dirmi prima poi quanti anni hai, Jehn. Fai discorsi molto maturi, per essere un troll berserker. Questo mi piace." mormorò lei improvvisamente, allargando il suo sorriso.

"Tsè. Non lo saprai mai." Commentò sprezzante il Gurubashi, allontanandosi lungo il corridoio.

"E dai, cumpà! – mugugnò Lort, raggiungendolo – che male c'è? Credevo che voi troll non deste tanto importanza all'età!".

" Io sì. – civettò il troll, scostandosi i capelli dalle spalle con fare vanesio – mi dà un'aurea di mishtero...".

"Si! Mistero! Tua sorella." scoppiò a ridere Lort.

Per dispetto , il Gurubashi le scompigliò i capelli con la sua manona.

Per vendetta, Lort saltò addosso a lui urlando: "BODYSLAAAAM!!!".

Ma Jehn la acchiappò e alzò una delle sue braccia.

"BOMBA ASCELLAAARE!" urlò, ficcando a forza la faccia della mocciosa tra i suoi bagnati e puzzolenti peli ascellari.

La ragazza urlò soffocata nella sua disgustosa trappola mortale.

Ridendo e spintonandosi a vicenda, si incamminarono nel lungo corridoio colonnato.

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