Capitolo 23 - La Punizione di Gral
Buio.
Silenzio.
La fanciulla si sentiva strana, come incapace di provare qualche emozione.
Si guarda attorno.
C'era solo nebbia, un intensa nebbia attorno a sé.
Si alza un vento gelido.
Un freddo improvviso che le fa rizzare tutti i peli dalle braccia.
E una voce riecheggia nel nulla.
Gracchiante e rauca.
Impaziente.
"Bah... no. Nun è ancora la tua ora.".
La fanciulla sentì di nuovo un'emozione.
Paura.
"Sei dura a morire."
Lentamente, si gira dietro di sé.
E la paura si tramuta in terrore.
Due fiamme bluastre la fissano.
Sono vicine, molto vicine.
"Verrai qui da me."
La frase, nonostante fosse uscita come un sussurro, fece eco in quello spazio.
Dallo stessa direzione in cui brillano i due fuochi fatui, fuoriesce qualcosa.
Tre dita.
Dita scheletriche.
Lente. Spaventose. Mortali.
Puntano al petto della fanciulla, incapace di muoversi o di urlare.
"Cedi... e vieni... da me... ORA."
Il sussurro divenne un ringhio.
Un ringhio sommesso e prepotente.
"Vieni da me!".
BOOM!
Saranno state le tre di notte quando un forte boato, proveniente dal ponte, risvegliò la nostra eroina dal terribile incubo che stava avendo.
Si era addormentata cogli occhi bagnati di calde e amare lacrime, e adesso che li aveva spalancati improvvisamente, le sembrò che i lati delle palpebre le stessero andando in fiamme per quanto bruciassero.
" Ehy, ehm... Come-ti-chiami tu... Tagliagola? Che succede?" mormorò lei, con la voce impastata dal sonno, stropicciandosi gli occhi.
Aveva rivolto quella domanda al pirata umano, pensando di ritrovarlo ancora lì a fare la guardia.
Nessuna risposta.
Fece per girarsi quando un altro boato le fece saltare un battito al cuore .
Stavolta questo era stato accompagnato da un violento colpo al soffitto.
La nave dondolò improvvisamente di lato.
La ragazza perse l'equilibrio e finì per sbattere contro la parete della sua cella.
Alzò la testa, non potendo far altro, in quella situazione, che restare lì sbigottita ad ascoltare il caos che proveniva sopra di lei, dal ponte della nave.
Sentiva i barili che si fracassavano, le vele che si squarciavano, e i pirati che gridavano spaventati.
Tra quelle distinse in modo particolare quella del Capitan Zannuncino, che urlava ordini e bestemmiava chissà a chi.
Un'imboscata?
Sembrava di sì.
Ma allora perché la coraggiosa ciurmaglia sembrava urlare di paura? Chi, o cosa li stava attaccando nel cuore della notte?
I colpi si fecero sempre più forti,tanto che Lort vedeva cadere nuvole di polvere e di segatura dalle assi di legno che formavano il soffitto.
Si inquietò quando vide le tavole di legno piegarsi, cedendo al peso di qualcosa.
Finché successe un gran fracasso: il soffitto crollò nella prigione in cui si trovava Lort.
Per poco le macerie non la investirono!
Tutta impolverata e traumatizzata, Lort tossì e guardò il cono di luce formatosi sopra la sua testa.
Si rialzò, e le venne d'istinto piazzarsi proprio al centro di esso.
Dal buco vedeva il cielo stellato e ombre selvagge balenare.
Poi, sentì un rumore sommesso, come un ruggito.
la paladina rimase ancora lì ferma a fissare il buco, col cuore che palpitava sul suo petto.
Non successe nulla per qualche secondo.
Poi, inaspettatamente, la visuale che aveva del cielo notturno venne coperta qualcosa che la fece urlare dal terrore.
Era un grosso occhio giallo, grande quanto un pallone, circondato da scaglie rosse e una pelle da rettile.
Un occhio di drago!
La nave era stata appena attaccata da un drago!
La pupilla della creatura mitologica si assottigliò quando la vide.
La bestia ruggì, e la paladina si rese conto che quella cella fra qualche secondo sarebbe diventata un forno.
E lei sarebbe stata arrostita come una braciola!
Si rannicchiò in un angolo e chiuse gli occhi, pregando Shirvallah di fare il miracolo e salvarla.
Si sentì il drago urlare, e subito dopo riconobbe la voce di Tagliagola che urlava selvaggiamente.
Si spense così come era iniziata.
Percepì qualcosa cadere proprio vicino a lei, producendo un pesante clangore metallico.
Aprì solo uno dei suoi occhi: un mazzo di chiavi giaceva sul pavimento, illuminato dalla luce della luna.
La ragazza sbarrò entrambi gli occhi scioccata.
Una tarma le era appena entrata nel cervello e le stava sballando i collegamenti ai neuroni... o aveva appena ricevuto un aiuto più che favorito da una pericolosa creatura sputa-fuoco?
Non ebbe il tempo di chiedersi come, chi e perché la stesse aiutando a fuggire.
Magari era stato solo un colpo di fortuna, o la risposta di Shirvallah alle sue preghiere.
Non le importava.
Le afferrò e frettolosamente le infilò tutte nel buco della serratura.
La porta della prigione si aprì dopo la quinta chiave, e la paladina subito si buttò fuori.
Sapeva che non poteva respirare ancora la libertà: doveva prima ritrovare le sue cose.
Salì le scale, ed ecco la scena che le si presentò davanti: il grosso drago stava combattendo contro i pirati, facendo scattare le fauci su di loro e frustando con la coda corazzata quelli che venivano dietro di lui.
Lort rimase incantata.
Le scaglie rosse che brillavano sotto la luce della luna, le corna ritorte scure come il sangue, e le possenti ali cremisi, tese come le vele che aveva appena squarciato.
Era rimasta a bocca aperta davanti ad una delle creature più pericolose ma anche più affascinanti del pianeta.
Non ne aveva mai visto uno così da vicino.
Istintivamente, si toccò il plesso solare.
Il drago rosso, con le sue ali, muoveva l'aria, spazzando via uno degli orchi e il tauren pirata dalle sue zampe, finendo in mare.
Nessuno badava a lei. Doveva sbrigarsi.
Ne approfittò per dirigersi alla sala del Capitano.
"Ce l'ho fatta! Ho preso la mia armatura! Martello mio, sei di nuovo nelle mie mani!" gioiva tutta felice la paladina, attraversando la stiva inferiore.
Aveva ritrovato i suoi preziosi tesori inchiodati al muro, accanto agli altri inquietanti trofei di Zannuncino.
Si era velocemente rimessa tutta l'uniforme ed era corsa via.
Cercò con lo sguardo una scialuppa di salvataggio.
Ne trovò una coperta.
Affrettò il passo per raggiungerla, con lo spirito risollevato da tanta fortuna.
BANG!
un proiettile per poco non le mozzava le dita della mano che si stava abbassando sulla scialuppa.
Si voltò in direzione dello sparo:Il Capitano Zannuncino era lì!
Era completamente devastata, i vestiti avevano gli orli bruciati dalle fiammate del drago,I capelli tutti scompigliati, ma col cappello ancora ben saldo in testa.
Gli occhi erano rossi di rabbia, con le iride ritratte in puro stato di pazzia.
Nonostante le terribili condizioni in cui si presentava per via della lunga lotta con il molesto squamoso aggressore, aveva ancora la forza di stare lì in piedi, a puntare la pistola verso di lei.
Non smetteva di sorridere in preda alla follia.
"Sapevo che ti avrei trovata qui... quando ho visto la porta della prigione aperta...- sibilò lei, ridendo nonostante l'affanno- ho una buona notizia per te: sei stata appena nominata mio nuovo mozzo."
Caricò l'arma.
"Sai cosa fa il mozzo? Esegue gli ordini del capitano... E cerca di farli bene! Senza farlo incazzare...".
Avanzò di un passo verso di lei, e lei a sua volta arretrò, facendo cadere la sua borsa a terra.
"Ecco cosa faremo, mozzo: tu adesso libererai la scialuppa dalle funi, la getterai in mare, e remerai fino alla costa portando anche me."
Ma Lort non la stava a sentire.
La sua attenzione era tutta sul pavimento.
La borsa infatti, quando era caduta a terra, si era aperta facendo uscire un po' di cose.
Il suo spazzolino da denti, il suo portafogli ... E la zanna di Jehn.
La dura e puntuta zanna del suo cumpà Gurubashi.
Solo ora aveva notato quanto somigliasse tremendamente ad un grosso chiodo...
"MI HAI SENTITO, PENDAGLIO DA FORCA??? - urlò improvvisamente Zannuncino, risvegliando l'attenzione di Lort su di lei- BUTTA LA SCIALUPPA IN MARE E PORTAMI VIA DA QUI! ALTRIMENTI ANDRAI A DORMIRE CON I PESCI!".
Urlava con voce strozzata, disperata di abbandonare la sua stessa ciurma e la nave.
Aveva entrambe le mani tremanti sull'impugnatura della pistola, pronta a sparare.
Ma Lort le sorrise.
"Cosa c'è, Capitano? Non avrai mica paura, vero?" chiese con aria molto tranquilla.
Zannuncino la fissò con sguardo allibito.
"NON È PAURA LA MIA!!! È VOGLIA DI VIVERE, RAZZA DI STUPIDA!!! LA NAVE QUI STA PER AFFONDARE!!!" rispose isterica lei.
Ma d'un tratto, Zannuncino dovette piegarsi a terra dal dolore:rapidamente, Lort le aveva tirato addosso il martello, che aveva colpito il ginocchio destro della troll, facendola crollare a terra per il forte dolore che faceva al menisco.
Veloce come non mai, Lort si era abbassata a prendere da terra la zanna e l'aveva conficcata al pavimento della nave, tenendola in equilibrio.
Il martello, come un boomerang, tornò dalla sua padrona.
Stavolta lei lo afferrò vittoriosamente tra le mani, tenendolo alzato sulla zanna.
Zannuncino capì subito la tremenda idea che aveva appena avuto quella folle del suo ostaggio.
"Non... Non oserai..."
BAM!
Con il martello, conficcò la zanna.
Immediatamente un sottile schizzo d'acqua fuoruscì da esso.
"NO! SEI PAZZA? AFFOGHEREMO TUTTI!!!" Urlò Zannuncino, incapace di muoversi.
BAM!
Secondo colpo.
Altri fiotti d'acqua si aggiunsero, e il pavimento della nave iniziò ad allagarsi.
Se aveste assestato un altro colpo, di quelli belli potenti, con l'aiuto del suo Loa magari...
"FERMATI!!! SO' TROPPO GIOVANE E FIGA PER MORIRE!!!" il suo urlo stavolta sembrava più un disperato piagnucolio.
La paladina, a quel lamento, bloccò il martello a mezz'aria.
Sollevò lentamente lo sguardo verso di lei, facendo il sorriso più crudele che avesse mai fatto.
Lentamente, alzò la mano libera, strinse tutte le dita tranne l'indice ... E lo agitò in segno di negazione.
Accompagnò il gesto schioccando la lingua tra i denti.
"tsk tsk tsk tsk tsk... eh no, Zannuncino. Non è così che si comporta un vero capitano. - mormorò lei, in tono severo- io sarò pure stupida, sola e ipocrita, come hai detto tu. Ma almeno non ho paura di morire. Dovresti saperlo meglio di me ... ".
Detto questo, alzò più in alto il martello, che si illuminò assieme ai suoi occhi della luce sacra.
" Un Buon Capitano... NON ABBANDONA MAI LA SUA NAVE!!!" tuonò la paladina, colpendo un ultima volta il pavimento bucato.
BAM! SPLASH!!!
Il legno esplose, il mare inondò l'ultima stiva, e Zannuncino e Lort furono spazzate via dalla massa d'acqua salata che le investì.
Lort riemerse riprendendo ossigeno.
Si ritrovò in mezzo all'oceano, tra pezzi di nave galleggianti.
Davanti a sé riconobbe la forma della scialuppa di salvataggio miracolosamente integra, rovesciata dal forte impatto con l'acqua che aveva appena ricevuto.
"Shirvallah sia lodato!" sussurrò, e frettolosamente nuotò verso di essa.
Vi si aggrappò sopra, troppo stanca per pigliarsi il tempo di rovesciarla.
Il plesso solare le bruciava intensamente.
Non le era ancora passato dai calci ricevuti dalla sua nemica, e se aggiungiamo pure l'asfissia dovuta a quei minuti infernali in apnea, il suo stato di salute era fin troppo compromesso.
Si girò a vedere la nave, mentre prendeva fiato: da una parte, la vedeva affondare, speronata dal suo colpo.
Sopra, invece, c'erano le fiamme che si alzavano alte nel cielo come altari di chiese,o come i roghi ardenti dove i suoi navigatori sarebbero comunque destinati a finire condannati.
Col cuore che batteva a mille, vide il drago rosso sollevarsi in aria e volare via, ruggendo e proiettando la sua ombra su di lei.
Lort tirò un sospiro di sollievo.
Sembrava che la creatura alata non l'avesse vista, e quindi, per il momento, il pericolo di essere attaccata da lei era superato.
Poggiò le testa sulla superficie bagnata e fredda della scialuppa, chiudendo gli occhi e facendo respiri sempre più lenti e regolari.
A quest'ora, pensava, Zannuncino era coi polmoni pieni d'acqua di mare.
In parte le dispiaceva di essere dovuta arrivare a tanto.
Ma era meglio che finire condannata ad fare il suo mozzo.
Tenendosi poggiata così alla barca, mosse i piedi per allontanarsi dal relitto.
"I miei fedeli sudditi... La mia Campionessa...".
Una voce profonda, lontana lontana, echeggiò alle sue orecchie.
Al ché Lort alzò di scatto la testa, guardandosi intorno per capire da dove provenisse quella nuova minaccia.
Ma intorno a lei non c'era nessuno.
Solo mare, onde, una pinna scura, la linea della terraferma all'orizzonte, sottile come un...
Una pinna scura!?
Pinna... Di squalo?
Non ebbe il tempo neanche di lasciarsi prendere dal panico.
Emerse dal mare all'improvviso, tirando grossi schizzi.
La testa del più grosso squalo che la ragazza avesse mai visto, con tre file di denti aguzzi, taglienti e bianchi come rasoi.
E una bocca che avrebbe potuto contenerla tutta lì.
Fu un attimo.
Solo il tempo di sentire questo dal potente Loa Gral:
"Maledetta prescelta di Shirvallah! Non lascerò impunito il tuo affronto! Ecco il regalo che ti lascio prima di andare a salvare i miei fedeli sudditi! ".
Le fauci di Gral azzannarono la barca, scattando furiose e selvagge come se si stessero avventando su una grossa foca.
Lort non poté fare altro che scansarsi per non finire tra le fauci del potente Loa.
Guardò sconfortata la barca ridursi in mille pezzi sotto la forza delle sue spaventose mascelle.
Si aspettò di fare la sua stessa fine, ma come vide Gral immergersi di nuovo sott'acqua e la sua pinnascivolare ad una velocità impressionante verso il galeone, capì che aveva scelto per lei una punizione più lenta e dolorosa:lasciarla vagare in mezzo all'oceano, preda di chissà quali mostri marini, senza nemmeno un pezzo di legno su cui poggiarsi.
Con cuore affranto, vide la pinna scomparire sotto il galeone,in cerca dei pochi superstiti che poteva salvare.
"Spero tanto che riesci a salvare pure lei, Gral." le venne da pensare a Lort prima di girarsi, prendere l'asse più resistente che era riuscita a sopravvivere dalla furia dello squalo e mettersi a nuotare.
L'unica striscia di terra che vedeva davanti a sé era sottile e opaca.
Segno questo di quanto la riva fosse distante da dove si trovava lei.
Troppo distante, per le poche forze che le restavano.
Reggendosi al legno, nuotò come poté.
Ogni tanto faceva delle piccole pause per riposare le gambe, alzando lo sguardo verso l'orizzonte.
Ma la striscia di terra sembrava rimanere sempre la stessa, come se non si fosse mossa affatto per tutto quel tempo.
Stava per lasciarsi prendere dalla sconforto e la stanchezza, decisa a poggiare la testa sul legno bagnato e lasciarsi trasportare dalla corrente.
Ma in quel momento, nemmeno le onde poterono permettergli di realizzare quell'intenzione, perché cominciarono ad ingrossarsi.
Era una cosa molto strana, perché crescevano sempre più alte, ma senza che ci fosse un solo alito di vento.
La fecero balzare su e giù, a ritmo sempre più veloce. Finché l'ultima, la più grande di tutte, non la sommerse del tutto.
Dopo qualche secondo, Lort riemerse, con sguardo contrariato, e senza più neanche l'asse di legno a cui appoggiarsi.
"Perché? Perché non posso morire?" mormorò tra sé e sé.
Controllò, non perché ci tenesse davvero ma solo per formalità, se avesse ancora il Martello appresso.
Si. Era legato a sé, che con tutto il suo peso la stava trascinando giù.
Era ormai immersa fino al mento, con le braccia e le gambe troppo intorpidite per lottare.
Chiuse gli occhi, lasciandosi andare al mare e alle sue schiume.
"Lort.".
Quella voce.
Così profonda e calda, rassicurante.
"Lort.".
La fanciulla riaprì gli occhi.
Di nuovo si ritrovò in quello spazio etereo del suo sogno.
Silenzioso e buio.
Anzi, non esattamente buio: c'era un chiaro bagliore, che la accecò.
Quando la vista le si abituò, ecco davanti a lei il muso di una tigre.
La pelliccia morbida dalle inconfondibili strisce, con quei riflessi dorati.
E due occhi felini, uno solcato da una profonda cicatrice, che la fissavano mesti.
"Shirvallah.".
Dalle narici tirate della tigre partì un caldo e triste sospiro.
Si avvicinò a lei, poggiando la fronte sulla sua.
"Mi spiace, Principessa. - disse Shirvallah- Mi spiace di non essere potuto intervenire per proteggerti. Le condizioni della sfida era che noi Loa non dovevamo combattere. L'hai imposto tu stessa."
Lort non poteva arrabbiarsi con il suo Loa per questo.
Ma se anche non fosse stato, mai se la sarebbe presa con lui.
Non sapeva se quello che stava vivendo fosse un sogno oppure no.
Ma lo vedeva. E questo le bastava.
Questo era tutto quello di cui la mia Anima aveva bisogno.
Un sorriso comparve sulle sue labbra, mentre la mano affondava sotto il suo folto e splendido manto tigrato.
"No, Shirvallah. Non posso prendermela con te. Meraviglioso, potente Shirvallah.".
Passando la mano sotto il suo collo, lo sentì fare le fusa.
Le si allargò il sorriso.
"Provo molto più biasimo per me stessa, piuttosto.- sospirò - come ho potuto essere così folle da pensare di cavarmela da sola? Senza di te? Come pensavo di poter difendere il mio onore?".
"La discepola di Gral tende a provocare. E poi è stata scorretta durante la lotta.".
"Sì, ma avrei dovuto ignorare le sue provocazioni, come una persona matura, invece di andare incontro a quella bruciante sconfitta! Stavo quasi per morire! E adesso è pure la terza persona che sa del mio... Haaa... non mi sono mai sentita così spiritualmente vulnerabile in vita mia.".
Una lacrima scese sulla sua guancia.
"Shirvallah io ho paura. Paura di me stessa. - singhiozzò- il mio corpo sarà pure una roccia, ma il mio spirito è debole! Sto riconoscendo in me tanti difetti che mi porteranno ad una più che inevitabile sconfitta! Sono così immatura, mi irrito se mi urtano nell'orgoglio, sono...".
La testa della tigre si strusciò sulla guancia bagnata.
"Non essere così dura con te stessa. La mano del fabbro è più salda e sicura solo dopo che avrà dato migliaia e migliaia di colpi all'incudine col suo martello. Hai bisogno di riconoscere le tue debolezze e rafforzarle, non eliminarle. Fanno parte di te.".
La fanciulla a quel punto tacque, mettendosi ad accarezzare il suo morbido manto.
Si chiedeva se il Loa avesse fatto bene a scegliere lei come sua Prescelta.
Ma la Tigre le diede un colpo leggero con la testa di lato.
Come se l'avesse letta nel pensiero, disse:
"Non mi pento della mia scelta. Non te ne rendi ancora conto, ma stai già maturando. Il tuo spirito adesso è un campo di battaglia. Pronto a affrontare e sopportare prove ben peggiori di queste. E ne uscirai vittoriosa, te l'assicuro!"
Alzò il capo e la fissò col suo unico occhio buono.
" Sei arrivata fino a qui, anche con quel poco che hai. E andrai molto più avanti. Abbi Fede.".
"Shirvallah..." mormorò lei, stringendo ancor di più le mani attorno al suo collo.
Era così felice.
Dopo un pò, la paladina si accorse che il suo adorato Loa cominciava, piano piano, a distanziare il suo muso da lei.
Fino a lasciarla con le mani protese.
Il bagliore che avvolgeva il suo manto aumentò.
"Segui la Luce." sussurrò Shirvallah.
"Heh! Senza offesa ma... non dovresti dirmi il contrario?- rispose lei, ridendo all'ironia di quella frase- Sto per morire affogata! ".
La Tigre innalzò uno dei suoi sopraccigli pelosi.
"Ne sei sicura?".
SPLASH!
All'improvviso, si sentì tirare per le braccia.
Le sue chiappette sentirono l'impatto duro con una superficie piatta.
"Lort! 'nzallanuta, scetate!" .
Aprì gli occhi... e si ritrovò a fissare la faccia imbronciata di Jehn'naroh.
"Fai piano! Sembra in fin di vita!" lo rimproverò Am'ron prendendosela con l'indelicatezza del Gurubashi.
Si affacciò pure Vecchietto alla sua visuale.
"Ci penso io! Le farò la respirazione bocca a bocca..." biascicò lo gnomo, e allungò le labbra ricoperte di barba e vomito su di lei.
"SONO SVEGLIA! SONO SVEGLIA!" urlò Lort, mettendosi seduta di scatto.
Lo gnomo si lanciò addosso a lei e la baciò ripetutamente sulla guancia, ignorando i suoi lamenti.
Poi ci ripensò: "Aspetta un momento! Jehn! Am'ron! Vecchietto! Voi ... siete qui? – il viso le si illuminò dalla gioia- SIETE QUI!!!".
E tornò a stringere lo gnomo forte forte tra le sue braccia, come se fosse stato un peluche : "Oh, ragazzi! Siete venuti a riprendermi!".
Non la smetteva di abbracciare i suoi compagni ad uno ad uno.
"Ragazzi! Cumpà miei! Sapeste quanto sono felice di rivedervi!- singhiozzò lei, mentre Am'ron che ricambiava affettuosamente l'abbraccio - allora non è vero che a stento mi sopportate e che mi seguite con la guallera!".
"Che?" chiese Am'ron confuso.
Lort stritolò il collo di Jehn tra le sue braccia e se lo sbaciucchiò sulle guance.
"Lort! LORT! LA REGOLA UNO! NUN TOCCARMI! RICORDI?" le ricordò inutilmente il Gurubashi, cercando di staccarla da lui.
"Chiedo un'eccezione solo per stavolta, cumpagnio mio! Pensavo di non rivedervi più!" singhiozzò lei, commossa.
"Azz. Anch'io speravo di non rivederti chiù. Ma mi hanno costretto a venire fino accà!" Rispose Jehn'naroh, acido.
"Non è vero. Ti sono mancata, lo so..." Biascicò lei, gongolando.
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