"Allora, a mani nude?" richiese il Capitano, mentre si toglieva la cintura e il cappello.
"Sì. mani nude." Rispose Lort, gasatissima di poterle dare di santa ragione al suo idolo pirata.
Gli altri pirati facevano da spettatori, tutti emozionati da quel fatidico momento di pausa da lavoro per assistere ad una scazzottata.
Alcuni stavano lì sul ponte ad alzare i pugni e ad incoraggiare la loro amata comandante, altri penzolavano sulle funi per una migliore visione rialzata.
Le due sfidanti erano agli angoli opposti a togliersi pezzi inutili da dosso.
Il Capitano, assistita dal mozzo nano, dopo il cappello e la cintura si tolse l'impermeabile verde e lo piegò con cura.
Si girò verso la sua avversaria, e fece una smorfia contraddittoria.
"Ehy, paladina. Io per 'sta stronzata so' rimasta in camicia e pantaloni. E non vado oltre."
Un ululato di dissenso si spanse tra tutti gli uomini assatanati, che già si pregustavano una lotta tra donne mezze nude.
"E quindi?" disse Lort, toltasi le polsiere.
" Ti devi togliere pure la corazza. Non vale sennò. Tu sei ben protetta ed io no."rispose Zannuncino, puntando il dito alla testa di tigre sul busto.
Mormorii di assenso ci furono tra la ciurma.
In realtà, Lort lo sapeva benissimo che per una lotta pari avrebbe dovuto togliersi tutta l'armatura, compresa la corazza.
Ebbe qualche secondo di esitazione, ma doveva agire in fretta, e tutti stavano tenendo i loro occhi su di lei.
Quindi slegò le giunture e si staccò l'armatura da dosso, restando solo con la maglia rossa che portava sotto.
Per la prima volta, avrebbe lottato senza la protezione di Shirvallah.
Anzi, avrebbe lottato senza protezione e basta!
Non si era mai tolta in vita sua la maglia elfica che teneva prima (la portava anche mentre dormiva, seppur scomoda).
Né si era mai tolto a fino ad ora la sofisticata corazza di Shirvallah, tranne quando si lavava ovviamente.
E adesso, doveva combatterci senza!
Le si appesantiva il respiro al solo pensiero.
Avvicinandosi a passi pesanti in posizione, memorizzò tutte le difese e gli attacchi che ricordava della lotta libera.
Se avesse tenuto sempre i pugni davanti a sé, si sarebbe difesa dai possibili attacchi allo sterno.
Doveva solo ricordarsi che ad ogni colpo sferrato doveva subito riportare le braccia al petto.
E poi non per forza doveva usare le mani.
Poteva benissimo prenderla a calci nel sedere e buttarla in mare come una cozza svuotata, umiliandola davanti ai suoi uomini!
"Bene. Iniziamo!" urlò Zannuncino, e la ciurma si scatenò con gli insulti pesanti e gli incoraggiamenti.
I pirati, puntando le loro sciabole e mandando fendenti offensivi con le loro lingue affilate, urlavano e si scatenavano.
Per un po' nessuna delle due si mosse.
Lort fu la prima a partire: corse col pugno alzato verso lo stomaco della troll.
Ma lei la schivò, spostandosi semplicemente di lato.
Mise lo sgambetto e la fece inciampare.
Tutti si fecero una grassa risata a quella figuraccia.
"Guarda, ti do un vantaggio: terrò per un po' le mani in tasca, vedi? Vediamo se riesci a colpirmi.".
Propose il Capitano, mettendosi davvero le mani in tasca.
Lort si rialzò e si rigirò, lasciandosi irritare da quella sua aria strafottente.
Allora provò a tirar diversi pugni sulla sua faccia, e anche a dare calci.
Ma lei li schivava tutti, saltellando a gambe unite e sorridendo dispettosa.
"Mamma mia, come sei lenta ..." sbadigliò Zannuncino.
Lort si dovette fermare per recuperare fiato.
Non va bene. Non poteva fare a meno di lasciarsi prendere dalla rabbia quando vedeva la sua brutta faccia.
Si diceva che se l'avesse afferrata per il busto e schiantata a terra, avrebbe prevalso su di lei, e allora si sarebbe messa a riempirla di cazzotti.
Sì, il piano le sembrava buono, avrebbe fatto esattamente così.
Corse verso di lei per prenderle i fianchi.
"Basta mi sto annoiando." Disse seccamente Zannuncino.
Scattò: tirò fuori la mano sinistra, gettando in faccia a Lort della sabbia.
Lei frenò e reagì con un grugnito infastidita.
Poi le tirò un gancio sinistro, poi una ginocchiata sotto la cintura e infine un potente calcio nel deretano.
Di questa strepitosa combo il calcio era stato così potente che fece ruzzolare la ragazza, finendo dritta a sbattere col muso sull'albero maestro.
"Ohio! Che... male..." piagnucolò Lort, coprendosi il muso.
Rimase così, rannicchiata in avanti, col didietro esposto, in completa dedizione al suo dolore.
Sentì le risate attorno a sé echeggiare, comprese quelle del Capitano, che avanzò verso di lei a passi pesanti.
Le tirò i capelli, non dandole manco un time out.
Ma Lort fu lesta: la afferrò per il bavero dell'impermeabile e la fece cadere a terra,e rapidamente si rialzò.
No, si rese conto che non poteva batterla da terra.
La piratessa era più pesante di lei e l'avrebbe sottomessa in un attimo.
Aveva bisogno di più tempo per riflettere.
Indietreggiò e si pose le braccia a protezione del petto, aspettando che si rialzasse il suo avversario.
"Beh, che c'è? Nun mi attacchi?" spronò Zannuncino, rialzandosi e guardando la mocciosa.
Ai suoi occhi sembrava stesse tremando, smarrita e indecisa.
"Mi hai tirato della sabbia in faccia! Non vale!" protestò Lort, starnutendo un po' di sabbia finitala nelle narici.
"E chiama l'arbitro!" Rispose il Capitano, sganasciandosi dalle risate insieme ai suoi pirati.
Che si poteva aspettare? Qui stava alle regole loro, non quelle ufficiali!
Fu proprio dopo quest'ultima presa di coscienza, forse, che la nostra eroina si infervorò.
Doveva osare di più.
Come infatti, non esitò, e approfittò della momentanea pausa dell'avversaria che rideva per prendere la rincorsa e sferrarle un calcio in aria.
Zannuncino si ritrovò così senza preavviso stampato in faccia il numero quaranta della suola del suo stivale.
Tutti sussultarono allibiti, soffocando improvvisamente le loro risate in gola.
Il Capitano indietreggiò bloccando la caduta all'indietro che stava per fare,e si tenne il muso tra le mani, mugolando selvaggiamente.
Faceva i versi di un orso in agonia.
"Fa male, vero? Chiama l'arbitro adesso!" la incitò la ragazza, tornando in posizione di difesa.
Zannuncino si guardò il palmo della mano e i suoi occhi a mandorla si allargarono sgomenti: le stava sanguinando il naso.
Rivolse lentamente le pupille dilatate verso di la mocciosa che aveva osato colpirla.
Zannuncino non era una berserker, almeno così si ricordava Lort.
Ma era pur sempre un troll.
E alla vista del sangue, i troll sono come gli squali: senza pietà.
Poiché i pirati sapevano cosa succedeva quando facevi arrabbiare sul serio il Capitano, crearono un silenzio su quel ponte che era tesissimo, più delle bretelle che tenevano in su i pantaloni di Quakko.
"TU. SEI. MORTA!!!" urlò Zannuncino, e si avventò su di lei.
Lort le diede due pesanti ceffoni sugli enormi padiglioni auricolari.
La folla sussultò scioccata.
Era stato un ingiustificabile fallo, un gesto infame, persino da parte sua: le orecchie sono un punto sensibilissimo per i troll.
E Lort lo sapeva bene.
La troll barcollò, frastornata dall'acufene, ma non perse tempo e fece come per dargli un pugno nello stomaco, che Lort bloccò appena in tempo con una manata.
Fu in quel breve istante che Zannuncino, nonostante fosse invasa dall'ira, notò questo piccolo dettaglio: il viso terrorizzato della fanciulla alla vista del pugno che si avvicinava al petto.
Ma non poteva mettersi a ragionare, visto che era in piena ira e visto che le fischiavano le orecchie.
Infatti non riuscì ad intercettare in tempo un pugno sullo zigomo sinistro appena inflittole dalla mocciosa.
Non troppo forte da farle male in realtà, ma abbastanza da frastornarla ulteriormente.
Il Capitano si girò a fissarla, cogli occhi pieni di odio.
Come si permetteva quella piccola umana dall'alito fetente di latte e birra di prenderla e umiliarla in quel modo davanti ai suoi uomini per giunta?
La troll provò a spaccarle il suo principesco setto nasale con un gancio, ma l'umana non solo lo schivò, ma afferrò il braccio disteso .
Fece una mossa che nessuno si sarebbe mai aspettato: ruotò su se stessa, se la caricò sul dorso e proiettò il suo pesante corpo sul ponte della nave, facendola sbattere con la schiena a terra.
Tutti gli spettatori ulularono compatendo il dolore del loro Capitano.
"Ha! Sì! Mi è riuscita!" esclamò Lort, soddisfatta.
"Sarebbe venuta meglio la tecnica se qui ci fosse stato un bel tavolo da fracassare ..." commentò, prendendo fiato.
Si soffiò via il ciuffo di capelli che le era finito davanti agli occhi, sorridendo con aria fiera.
Zannuncino si rialzò, molto lentamente, ancora scossa per la capriola in aria che le aveva fatto fare, mentre tutti quanti ululavano e insultavano pesantemente la giovane.
Adesso si stava arrabbiando sul serio.
"Forza, ti do il tempo di rialzarti." Incoraggiò Lort, concedendosi per un attimo di trattare in modo arrogante con la sua nemica.
Con la coda nell'occhio, però, vide una cosa che non le piacque: il nano mozzo, nascosto tra la folla, si era abbassato e aveva passato furtivamente al Capitano, ancora stesa a terra, qualcosa di luccicante.
Ci mise un po' a capire che la troll si era appena infilata tra le dita dei pesanti tirapugni.
"Bene, miserabile anima di una cagna insolente. Ti ho lasciato divertire abbastanza ..." mormorò Zannuncino, rialzandosi senza farle vedere le mani.
"Ehy! EHY!!! Non vale! " urlò Lort.
Troppo tardi: ecco arrivare il micidiale pugno dritto sulla mandibola!
Il Capitano gliene scagliò un altro.
E poi un altro.
E un altro ancora.
I suoi colpi stavolta volavano precisi e veloci, micidiali come quelli di un fabbro che batteva il suo martello sul ferro rovente.
Lort non se l'era aspettata una ripresa tanto rapida .
Credeva che tutte quelle mosse l'avessero indebolita, o demoralizzata, almeno un po'.
Ma non era affatto come credeva: il Capitano Zannuncino aveva sempre finto, ogni minimo verso di dolore.
Ci voleva ben altro per abbattere la sua carcassa, figurarsi poi farsi demoralizzare!
Era lei, la paladina, quella ad essersi indebolita e Capitan Zannuncino lo sapeva bene.
Sennò perché lasciarla fare?
Tutte quelle mosse l'avevano sfiancata, e adesso poteva colpirla senza problemi, perché la sua piccola, insulsa, triste avversaria, si lasciava impanicare da un paio di tirapugni illegali.
Lort si limitò difendersi dalla raffica di colpi tendendo le braccia a scudo dinnanzi a sé.
Finché non ne poté più di subire e preparò il pugno.
Ma così facendo, non era più in posizione di difesa, e il petto era libero.
Fu allora che Zannuncino le inflisse la punta dello stivale proprio lì, nel plesso solare.
La folla urlò eccitata.
Per Lort fu come se il mondo andasse a rallentatore.
Non sentiva nient'altro che l'intenso dolore della ferita al plesso che si apriva.
Solo una volta le era capitato di farsi colpire al plesso solare in quel modo.
A tredici anni, mentre faceva a botte con un suo compagno di scuola, che le diede un pugno ben assestato nello stomaco.
Dio, come si traumatizzò il ragazzo quando vide la principessa accasciarsi a terra e vomitare sangue!
Le frustate che ricevette dopo per il suo incosciente attentato non furono più forti del senso di colpa che provò da quel momento nei confronti della sua amichetta.
Ovviamente era solo un bambino, e non la colpì così forte da ucciderla, sennò non saremmo qui!
Ma adesso, il suo corpo stava rivivendo il trauma.
Quando vide il fiotto di sangue uscire dalla sua bocca, Capitan Zannuncino sguainò un sorriso vittorioso.
"Ecco il suo punto debole! Il plesso solare. Era prevedibile , non faceva altro che proteggersi al petto." pensò Zannuncino, distanziandosi per controllare la reazione della sua avversaria.
Lort cadde in ginocchio, stringendo il petto violentemente tra le sue braccia.
Non poteva resistere.
Le veniva da vomitare.
E così fece: vomitò la zuppa che aveva divorato manco mezz'ora prima.
Gli spettatori risero puntando la macchia schifosa che si era formata sotto a sé.
"Muahaha! Ha vomitato! Guarda un po' là Quakko! Tutta la tua zuppa di pesce!" sghignazzò il timoniere goblin a Quakko, che se ne stava lì a ridere forzatamente accanto a lui.
Non poteva dimostrare agli altri di provare pena per quell'umana, la prima persona che in tanti anni si era complimentata con lui per la sua cucina.
" Certo che un altro po' di salsa di pomodoro ce la potevi mettere, eh?" disse sarcastico il tauren, notando quanto fosse rossa la macchia di vomito sul ponte.
"Ma io... - balbettò Quakko, confuso- non metto la falfa di pomodoro nella mia fzuppa...".
Quella che tutti pensavano fosse sugo , soltanto Zannuncino e Lort sapevano cosa in realtà fosse: sangue.
Lort fece di tutto per non vederlo, così come si impose a tutti i costi di sopportare le fitte che le paralizzavano i muscoli.
Controllando il respiro, si rialzò, lentamente, aspettando che passasse quell'agonia.
Non so come descrivervi quello che Lort provava in quel momento.
Diciamo che è lo stesso dolore che si ha prima di non sentire più nulla. Definitivamente nulla, quando si muore insomma.
Dicono che il tuo corpo faccia in modo di centuplicare tutte le percezioni del dolore prima che tu tira le cuoia, cosicché la morte diventi solo la cosa migliore per te.
L'eterno sollievo.
Ma rivivere un'esperienza del genere ogni volta che ti colpiscono nel tuo punto debole e non morire è straziante.
L'invulnerabilità la teneva in vita finché i colpi restavano in superficie, ma per farla morire ci voleva una bella lama tagliente che le attraversasse il corpo.
Finalmente si poggiò sui suoi piedi tremanti, recuperando il contatto con la vita.
Sentiva il familiare e fastidioso sapore metallico in bocca, e si passò una mano sulle labbra per evitare che qualcuno la vedesse sanguinare.
Facendo così, però, si lasciò le braccia deboli penzolare ai fianchi, restando a petto scoperto.
"Malede...".
Zannuncino, spietata, non la fece finire: le piantò l'intera suola del suo stivale destro sui suoi addominali.
Ce l'aveva in pugno!
Lort urlò di nuovo per il dolore, vomitando un altro schizzo di bava rossa dalla bocca.
I suoi occhi divennero due palle vitree che sembrarono uscire dalle orbite, mentre la sua schiena si accasciava al suolo con un pesante tonfo.
Prima l'aveva colpita col collo del piede mettendoci meno forza, ma stavolta il colpo era stato fin troppo forte per lei.
I pirati urlarono eccitati, incoraggiando il loro capo a darle il colpo di grazia.
La paladina, stesa lì a terra, non riusciva nemmeno a muoversi.
Tremava soltanto, annaspando come una povera preda in una tagliola.
Agli angoli della bocca iniziarono a scorrere due sottili righe cremisi.
Il bruciore al petto aumentava, mentre tentava di trattenere i conati di vomito a denti stretti.
All'improvviso, sentì qualcosa di pesante premere sul petto.
Quando aprì gli occhi, vide il Capitano Zannuncino in piedi sopra di sé, con un piede poggiato sulle sue costole.
La sua figura ora sembrava imponente, trionfante.
Gli occhi, adombrati dalla larga falda del suo capello, sembravano come quelli di un barracuda.
Anzi, poiché in lei c'era l'influenza del suo Loa, Gral, sembravano proprio come quelli di un feroce e famelico squalo.
"Vedi perché non puoi fare tutto da sola?- sussurrò il Capitano, socchiudendo gli occhi- dovresti prima riconoscere di avere delle debolezze, anima sola, prima di prenderti responsabilità più grandi di te.".
Il tacco del suo stivale colpì violentemente il plesso solare.
Lort menò un urlo soffocato , e un altro fiotto di sangue misto a saliva schizzò fuori dalla sua bocca.
"Non provare mai più ad imbrogliare come hai fatto oggi con me. Mai più." Sibilò la troll.
Si mise a schiacciarle il punto debole con il tacco dello stivale, rigirandolo sadicamente a destra e a manca.
Questo portò come reazione altre agonizzanti fitte e scariche di sangue dalla gola di Lort.
"Mai. più."ringhiò il Capitano, premendo ancora più forte.
Se avesse continuato a comprimerle il plesso solare in quel modo, di lì a poco Lort sarebbe morta soffocata dal suo stesso sangue!
"BASTA!!!"urlò improvvisamente la ragazza.
Il piede di Zannuncino si fermò.
La ragazza girò la testa di lato e tossì rumorosamente, macchiando il ponte di rosso.
"Ah, prima il vomito e poi il sangue! Accidenti a te, disgustosa viziata! Avevo appena pulito!" la offese il nano mozzo, non provando minimamente compassione per la sua condizione, così come tutti gli altri, che sussultavano euforici o ridevano sadici a quella tortura.
"Mi... arrendo..."rantolò lei, con le lacrime agli occhi.
La sua testa sbatté sul pavimento con un tonfo sordo.
Tutti esultarono alla vittoria dell'Eroe di Graal.
Tutti tranne Zannuncino.
"CAZZO! FATE SILENZIO IDIOTI!" sbraitò il Capitano Zannuncino.
Il suo devoto pubblico si ammutolì.
Tolse immediatamente il piede e si abbassò a controllare se avesse appena compiuto un principessicidio.
Tirò un sospiro di sollievo quando sentì il suo respiro alle orecchie.
La ragazza aveva solo perso i sensi.
"Meno male. La merce è salva!- si girò verso la sua ciurma - sapete com'è? Il padre aveva espressamente scritto di volerla viva ... spero che non farà storie se le arriverà un po'... danneggiata!".
Esplose in una risata malvagia, incoraggiando pure gli altri in quel riso.
" In gattabuia! Penso che adesso si farà una bella dormita ..." rise ancora il Capitano, mentre due dei suoi uomini sollevarono la giovane svenuta.
Prese da terra la corazza e il martello della paladina.
"Reclamo il mio premio, siori!" invocò lei con aria teatrale, ricevendo il caloroso applauso dai suoi commilitoni.
"Grazie, triste anima sola ..." mormorò lei, guardando di sbieco i due che trascinavano di peso il suo corpo.
Tra la folta chioma di capelli che le coprivano il volto, potè distinguere gli occhi della fanciulla che si erano riaperti.
"Dà retta a me, piccerè ... - disse lei, alzando un po' la voce per in modo che potesse sentirla mentre veniva portata via- ti sto facendo solo un favore a riportarti a Katel'Seas. Meglio se resti a casa col paparino."
I due uomini sbatterono il suo corpo a terra e richiusero a chiave la cella.
"Ora non parli più, eh?" disse il pirata umano, lo stesso che faceva la guardia prima, con un ghigno vendicativo nascosto sotto la sua bandana.
Lort non rispose.
Rimase lì dove l'aveva buttata, con le braccia strette al petto, su quel pavimento di legno che puzzava di piscio, di vomito e polvere da sparo.
Teneva a stento gli occhi aperti davanti a sé, e non vedeva niente per via delle lacrime che le offuscavano la vista.
Lacrime per il dolore al petto che sentiva pulsare violentemente sotto le sue mani.
Aveva paura che potesse scoppiare tanto che era forte!
Di morire da un momento all'altro a causa dei forti colpi subiti.
E di tutta quella debolezza che aveva sempre dovuto affrontare ogni volta che si spogliava ma che con cui non era mai riuscita a convivere.
Tutto questo non la faceva smettere di piangere.
"Essere deboli è un inferno ... come vorrei che Jehn, Am'ron e Vecchietto fossero qui ... essere soli è un incubo!"pensava esasperatamente, mentre perdeva lentamente il controllo di sé.
Ripensò pure alle ultime parole di quella stronza che l'aveva quasi uccisa: "... Meglio se resti a casa col paparino.".
Fu proprio quell'ultima parola che le fece venire una tremenda voglia di stare tra le braccia di suo padre.
L'unico posto che conosceva dove il suo plesso solare avrebbe smesso di pulsare e avrebbe trovato pace.
Nel buio di quella cella sporca dalle pareti marce, la figlia , con flebile voce, come quando faceva di notte da bambina, lo chiamò: "Papà ... papà ... dove sei?... Ho bisogno di te ...".
Non ricevendo alcuna risposta, singhiozzava, versando copiose lacrime amare sul legno.
Il pirata umano, sentendo il suo pianto sommesso, non provò alcuna pietà per lei.
Anzi.
Si sedette su uno dei barili e si accese la pipa, limitandosi a sentirla piangere proprio come se stesse sentendo la sua canzone preferita, sogghignando malignamente sotto la bandana e pensando a quanto se la fosse meritata la lezione ricevuta dal Capitano Zannuncino.
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