Capitolo 18 - L'Ombra di Hir'Eek.


Lort assistette a tutta la scena dal basso, incoraggiando Am'ron , sussultando nell'atto in cui la troll gli aveva spezzato il braccio, e poi restando esterrefatta quando era riuscito a fare il suo attacco di fuoco per la prima volta.

Ma quale fu la disperazione di lei quando vide il suo corpo, inerme, precipitare.

"OH NO, AM'RON!!!" urlò, prese la rincorsa e si gettò pure lei per raggiungerlo.

Ancora a mezz'aria, riuscì a raggiungerlo e lo strinse a sé cercando di risvegliarlo.

Ma vedendo che restava inerte, si lasciò prendere dal panico e pianse, stringendolo più forte a sé.

"TI PREGO!!!POTENTE SHIRVALLAH, PROTEGGICI!!! TI PREGO!!!" .

Continuò a chiamarlo più e più volte, e ormai stavano arrivando alla fine.

Poi, un secondo prima che le loro teste toccassero le fronde degli alberi, si attivò lo Scudo Divino, che scansò e distrusse tutti gli ostacoli che li avrebbero uccisi ancor prima di toccare il terreno.

Poi, lo schianto.


Lort riaprì gli occhi a gran fatica , frastornata per la botta.

Si guardò attorno.

A quanto pare, lo scudo di Shirvallah era ancora attivo, e aveva creato una grande buca sul terreno, grande abbastanza da contenere lei e... Am'ron! Dov'era Am'ron?

Era vicino a lui, e non si muoveva.

Lort, in preda al panico, lo richiamò e gli si avvicinò. Pose l'orecchio sul suo petto.

Sì, era ancora vivo.

Sospirò, e provò a risvegliarlo, schiaffeggiandolo leggermente in faccia.

Con un rantolo, finalmente si risvegliò e mormorò: "Lort... oh... Song ancora vivo?".

" Non per molto, miserabile essere!" rispose una voce rauca dietro di loro.

Lort si ritrovò ancora la Sacerdotessa Jeklik di fronte a loro, appena atterrata.

Era indebolita dall'attacco di Am'ron.

Si copriva una parte del volto con una mano.

Alle narici di Lort arrivò l'acre odore di pelo bruciato.

Zoppicando si avvicinò allo Scudo Divino e puntò un dito contro di loro.

"Tu e quella piccola mortale dal Sangue di Drago farete una brutta fine. Prima o poi svanirà lo Scudo e il tuo Loa ti abbandonerà di nuovo." Minacciò la Sacerdotessa.

"Abbandonarla? – disse Lort, con una voce che non era sua- Sono appena arrivato, Jeklik!".

Jeklik rantolò al sentire l'insopportabile voce della Tigre.

La paladina si rimise in piedi, fissando la nemica con aria furiosa.

Prese il Martello da dietro la schiena.

Un sorriso di vittoria comparve tra le sue labbra, che rese il suo sguardo posseduto ancora più minaccioso.

"Il micetto è qui." Questo lo disse Lort, con la sua voce, prima di buttarsi fuori dalla barriera... e colpire quella bestia con il suo martello.

Finì in fondo alla foresta, tra il crepitio di alberi che cadevano al suo passaggio.

Lort la raggiunse, illuminando la foresta attorno a sé col suo bagliore.

D'un tratto Jeklik riapparve dalla semioscurità degli alberi, tentando di morderla, cogli occhi rossi spalancati in una rabbia omicida.

Peggio per lei: Lort le puntò il Martello come se fosse stava una torcia.

E proprio come un vampiro, la Sacerdotessa soffiò e si coprì gli occhi in preda al dolore causato dalla fotofobia.

Fu così che aprì le ali e spiccò un salto in aria, tentando la fuga.

"Dove vai? Voglio lasciarti un ricordo indelebile del nostro incontro!" urlò Lort, beffarda.

Fece un salto, che grazie all'influsso di Shirvallah divenne altissimo, e con quello la raggiunse.

Volò fin sopra la sua testa.

"Hey, Jeklik!" la chiamò la paladina.

La troll si girò a fissarla terrorizzata.

"Dì... CHEESE!".

SBAM!!! 

La colpì di nuovo col martello, così forte che l'intera valle attorno a loro si illuminò per un istante. 

L'urlo di Jeklik fu un soffio, mentre il suo corpo veniva scaraventato via, ficcandosi sulla parete di roccia come una freccia nera.

Crollò parte della montagna per l'impatto.

Lort dall'alto poté vedere il corpicino della sacerdotessa scivolare giù, seguita poi da una serie di massi e pezzi di montagna.

Ma Jeklik, ancora viva, e li scansò in tempo, risollevandosi in aria con le sue ali e dirigendosi a gran fatica sulla cima della montagna dove aveva lasciato intatto il suo altare.

Alla Sacerdotessa tremava ogni parte del suo corpo, e a causa della forte luce prodotta da Shirvallah e dal suo stupido martello era diventata cieca.

Il suo volo non era più fluido come prima, ma tentennava , andando ad alta e bassa quota per lo sforzo.

Fu così che quando arrivò finalmente al suo altare, l'atterraggio fu dolorosissimo.

Lentamente, si ritrasformò in una troll.

Con enorme fatica, si trascinò sulle gambe verso l'altare, sussurrando bestemmie rabbiose all'umana che l'aveva appena umiliata.

Una volta raggiunto il suo treppiedi infernale, alzò il polso della mano sinistra tremante, avvicinandoselo alle zanne.

"Non... mi sono nutrita abbastanza... mio signore. Spero che vi bastino le poche gocce di sangue che vi dono..." mormorò con voce secca, preparando i canini.

Ma un piede calpestò il suo braccio, facendole cacciare un urlo di rabbia e di dolore.

Lort l'aveva già raggiunta, e adesso troneggiava sopra di sé.

"E' finita, Jeklik." Disse lei, puntando il martello su di lei.

Soffiando, la troll si coprì il volto con il braccio libero.

Non poteva più sopportare quella luce divina.

" Il sole si sta levando, Jeklik – tuonò Shirvallah, con una nota di beffa nella sua voce – non pensi che sia arrivata l'ora di ritirarti per te?".

"GIA'. ANCHE PER TE, SHIRVALLAH!" schioccò improvvisamente una voce stridula.

Lort si girò spaventata verso l'altare, fonte della voce.

Un fumo violaceo era comparso dal treppiedi della sacerdotessa.

Prendeva lentamente la forma di un gigantesco pipistrello, con ali di fumo e due lumi accecanti.

Hir'eek, o meglio, il suo spirito, era arrivato!

"Non riuscirai a sconfiggere Hakkar, solo con la tua prescelta umana- la sua voce era schioccante, come se ogni sillaba venisse enfatizzata con la lingua- per adesso ci ritireremo. Guai a voi se oserete ostacolare i nostri piani!"

Detto questo, avvolse la sua protetta col suo fumo.

"Mio Signore..." sussurrò lei, con tono amorevole, abbracciando le gambe del suo altare.

Come le punte dei primi raggi del sole apparvero, spirito e sacerdotessa svanirono nel nulla.


Shirvallah fece fare un altro salto alla sua allieva, riportandola dal suo compagno troll.

Lo ritrovò che giaceva a terra, sveglio ad aspettarla.

Lort delicatamente gli rialzò la testa, sentendosi tirare le vene quando notò il braccio rotto del suo amico.

La Tigre le si era palesata affianco, sedendosi accanto a lei .

Il Lanciascura, vedendo sia la sua amica che una tigre luminosa accanto a lui, sussultò e fece per ritrarre il braccio, ma la fitta dolorosa lo fece rinchiudere in se stesso.

"Non posso guarirlo? - gli chiese lei, guardando il suo Loa mesta -Sono un paladino, dopotutto. Dovrei avere dei poteri curativi...".

Non sapeva nemmeno come fare.

Semplicemente pose le mani strette strette attorno all'arto slogato, e si sforzò.

Si sentì un tremendo crepitio, che spaventò Lort e fece partire dalla gola del Lanciascura un urlo di dolore.

"ODDIO!!! SCUSA SCUSA SCUSA!!!" si scusò lei, ritraendosi spaventata.

"A quanto pare non..." disse Lort, con aria mesta.

"Pazienza, Lort. Hai bisogno di allenarti per questo, ma acquisterai anche queste capacità. Anche tu, giovane coraggioso Lanciascura. Entrerai ben presto in contatto cogli elementi, oltre ai poteri di guarigione... - dichiarò la Tigre, rivolgendo ad entrambi un lieve sorriso- avete affrontato la vostra prima sfida, e avete vinto."

La sua immagine lentamente si sbiadì davanti a loro.

"Ci rivedremo presto, mia prescelta.".

Frusciò la testa sulla spalla della fanciulla prima di scomparire del tutto.

Il contatto con la calda e pesante testa del suo Loa la fece emozionare.

Quando rialzò lo sguardo, si ritrovò gli occhi rasserenati del suo amico troll che la guardavano.

Lort ricambiò il sorriso , rincuorata del fatto che fosse finita.

Fece per menare amichevolmente un pugno sulla spalla, ma Am'ron si ritrasse.

"Lort... AHU!!!- urlò dal dolore ,ma stavolta cercò di sopportare in silenzio- senza offesa ma... nun hai chello che si dice 'a mano delicata...".

Lort rise, imbarazzata per il tentativo maldestro con cui aveva provato a guarirlo.

" Va bene, usiamo il metodo tradizionale. Vieni, ti fascio quel braccio...".


Si incamminarono sulla strada del ritorno con molta calma, stanchi della dura battaglia, mentre all'orizzonte si innalzarono le prime luci dell'alba.

"Ti vedo contento, cumpà. Eppure chella t'ha mazziato bene!" affermò Lort, notando il lieve sorriso che compariva sul volto distrutto del Lanciascura.

"Eh, lo so! m'ha mazziato proprio bene... ! " confermò lui, massaggiandosi il braccio fasciato.

Non sarebbe guarito se non per un paio di giorni, grazie alla rigenerazione dei troll.

"Piuttosto... - si rivolse a lei inarcando un sopracciglio- mi spieghi cos'è 'sta storia del Sangue di Drago?".

La ragazza guardò fisso davanti a sé, come di sasso.

Jeklik sapeva del suo segreto, e sapeva del suo punto debole. E l'aveva rivelato ad alta voce, in presenza di Am'ron!

"Oh niente. Non... non farci caso." Mormorò lei con voce indifferente.

Ma Am'ron la fermò prendendo delicatamente la sua spalla con la mano sana.

"Lort? Song' il protettore tuo. Se ci sta nu problema, l'aggia sapè.".

Cercava di essere al tempo stesso serio e rassicurante, come un fratello maggiore.

"Non te lo posso dire. E comunque, non potresti fare nulla per risolverlo." rispose lei con tono piatto.

" Non saresti comunque meglio a condividerlo?" propose lui, rendendosi conto che qualunque cosa fosse, doveva essere un peso davvero grande per lei.

Lort inspirò profondamente.

"Lo sapevo. È l'inizio della fine. Non volevo condividere questo peso con nessuno. Volevo affrontarlo da sola!" pensò lei.

Non voleva ancora ammettere a se stessa di quanto in realtà avesse terribilmente, prepotentemente bisogno di liberarsi di quel peso!

"E' il motivo per cui... se cado da una montagna, o se mi colpiscono a morte... non mi faccio niente." Iniziò Lort, con voce mesta.

Spiegò la sua storia al Lanciascura, del Battesimo e del suo punto debole.

Voleva proprio mostrarglielo, ma togliersi la corazza ci voleva tempo e comunque per Am'ron non pareva proprio il caso di spogliarsi davanti a lui, tanto l'aveva intuito comunque.

Una volta ascoltato tutta la sua storia, Am'ron inspirò profondamente.

"Lort, sai che una cosa del genere avresti dovuto dircelo prima? Per sopravvivere ai pericoli, dobbiamo guardarci le spalle a vicenda, e bisogna conoscersi meglio ... è accussì che hai detto, o sbaglio?" gli ricordò il Lanciascura, con tono serio.

"Sì, ma questo è diverso. Si tratta del mio plesso solare, l'unica parte del mio corpo... si può dire umana di tutto il corpo. Basta un solo colpo, anche un pugno ben assestato, senza nessuna armatura addosso... per morire.".

Sfiorò la testa di tigre che adornava il suo petto.

Anche se tra il suo dito e la ferita pulsante c'era uno strato di metallo benedetto che li separava, sentì comunque una sensazione di gelo nelle vene.

"Non hai idea di quanto mi ci è voluto per nascondere questo segreto. Avrei dovuto dirvelo, certo... per peggiorare le cose? Per coinvolgervi in una situazione peggiore di come state? – si agitò lei, innervosita- Se si espande in giro la voce che il mio punto debole sta nel plesso solare, è finita, non potrò sconfiggere Hakkar!".

" Calmati, Lort! Meglio per te se noi lo sappiamo. Un motivo in più per aiutarti e difenderti!".

"E' esattamente quello che non voglio, Am'ron! Non dovete difendervi! Non voglio che altre persone ci vadano di mezzo per causa mia!" esclamò la ragazza, grattandosi nervosamente la nuca.

"Sono nata per non morire subito. Per restare in piedi anche ricevendo gli attacchi più letali dai miei nemici. Se state lì sempre a difendermi... - sospirò , trattenendo le lacrime a quel maledetto pensiero che lo tormentava da sempre -... sarei inutile, Am'ron.".

"Lort..." mormorò il suo amico, compatendola per quel tormento.

"Riflettici un attimo: finché pochi sapranno del mio punto debole, potrò sconfiggere i nemici più temibili! Potrò sconfiggere persino degli spiriti invincibili, un quasi dio come Hakkar!".

Gli prese le spalle e lo guardò supplichevole.

"Per favore, Am'ron. Non dirlo a nessuno il mio punto debole. Nemmeno a Jehn.".

Per qualche secondo il Lanciascura la fissò preoccupato.

Inspirò ed espirò profondamente, rassegnato.

" Piccerè ... non posso restare fermo mentre ti fanno male. Te voglio troppo bene. però è anche vero che meno persone lo sanno meno problemi avremmo. Non lo dirò a nisciuno." Dichiarò lui.

Sopportò pazientemente il dolore provocato dalle braccia della fanciulla che si avvinghiarono improvvisamente attorno al suo collo.

"Grande cumpà !" gioì lei, rassicurata dalla promessa dell'amico.

"Sei molto coraggiosa. O'ssaj, girina?" disse il Lanciascura con sincera stima.

Così tornarono ad incamminarsi.

" Quei capelli mi sembrano combinati proprio male... Ti fa male la cute?" chiese lei preoccupata, vedendo i capelli fuori posto che ondeggiavano di qua e di là.

" Sono stato meglio, girina... -rispose lui, appoggiandosi alla spalla della sua compagna- però, ti dirò una cosa... sono fiero di me."

Gli occhi gli si riempirono di orgoglio. Aveva rischiato la morte quella notte, ma sapere di aver affrontato le sue paure e di aver finalmente imparato a lanciare una palla di fuoco, aveva fatto salire il livello della sua autostima. 

Per la prima vola, si sentiva motivato e forte.

" Ho seguito il tuo consiglio... e l'ho fatto!" aprì la mano e fece uscire una fiammata bella accesa che stupì la giovane paladina.

Era ancora pieno di energie dopo aver affrontato un volo di 100 metri!

"Grande ! Ed io ho sconfitto un Eroe dei Loa... che bello!" squittì Lort, gasandosi al solo pensiero.

Continuarono a camminare in silenzio, sorridendo sotto i baffi.

" E' questo è solo l'inizio..." mormorò tra sé e sé , sovrappensiero.

Dopo qualche minuto a pensare con trepidazione a tutte le nuove sfide che avrebbero affrontato insieme, si soffermò sull'insieme : c'erano lei, Am'ron... ma Jehn e Vecchietto?

"ODDIO!!! CI SIAMO SCORDATI DI JEHN E VECCHIETTO!!!" urlò lei all'improvviso, risvegliando il suo cumpà.

Dapprima confuso, poi consapevole di ciò, anche Am'ron urlò " E' VERO!!! Cavolo... beh, a chest'ora se ne saranno andati. O saranno...".

Non voleva dire la parola di fronte ad una fanciulla già di suo scossa per quella dimenticanza.

" Come posso essermi scordata di Jehn e Vecchietto !?" esclamò lei, sentendosi in colpa.

Cominciò a girare intorno in preda all'ansia.

"Ma come potevi ricordartelo? Lort, stavamo affrontando Bat-Troll con il suo esercito di topi volanti, pensare al bene di Jehn e Vecchietto non era possibile!" le ricordò Am'ron, cercando di portarla avanti alla realtà.

La ragazza si fermò all'improvviso, fissando innanzi a sé, resasi conto che era troppo tardi per rimediare.

" Hai ragione... E adesso? Dove saranno..." mormorò lei , guardando nel fitto della foresta dietro di loro, preoccupata.

Il Lanciascura gli poggiò una mano sulla spalla, seguendo il suo sguardo.

Stava per dire qualche cosa per consolarla, quando d'un tratto , alla loro sinistra sentirono degli strani rumori.

Fruscii di foglie e rami che si spezzavano , accompagnati da strani e inquietanti grugniti.

" Oh. No. Non di nuovo..." mormorarono all'unisono, e si misero in posizione per combattere.

Un' ombra oscura comparve dietro le fronde.

Avanzò con passo pensante, e le luci dell'alba ... illuminarono la faccia di Jehn.

"JEHN!!! SEI VIVO!!!" urlò Am'ron terrorizzato.

"VOI!!!" grugnì Jehn, con uno sguardo omicida sugli occhi.

Era allo stremo delle forze, e respirava affannosamente a denti stretti ,come se avesse fatto una lunga corsa.

"Stai bene?" chiese Lort riponendo l'arma e avvicinandosi a lui per vedere quanto fosse ferito.

Ma quando Jehn si avvicinò di più al loro, lasciandosi illuminare ancora meglio dalla luce del sole nascente, la fanciulla arretrò per il disgusto.

Il Gurubashi era completamente ricoperto di sangue, dalla testa ai piedi, come se ci si fosse fatto il bagno in quel liquido rosso. Anche le zanne erano sporche di sangue rappreso, e i capelli in testa erano tutti appiccicati.

Puzzava di sudore e di ferro.

" Ma che hai combinato?" esclamò Lort , in un tono che pareva quasi che lo stesse rimproverando.

Il Gurubashi le lanciò un'occhiataccia : "C'aggia cumbinato? C'AGGIA CUMBINATO?!?! –sbraitò, prendendosela con lei- ABBIAMO DOVUTO ACCIRERE UN SACCO DI PIPISTRELLI GIGANTI CHE VOLEVANO MAGNARSI PURE LE MIE OSSA!!! SEMBRAVANO NON FINIRE PIU'!!! HANNO SMESSO SOLO QUANDO E' ARRIVATA L'ALBA!!!".

Riprese fiato, poi continuò : "PORCA. MISERIA. Lo sapevate che questo qui sapeva le arti marziali?".

Indicò Vecchietto, che comparve affianco a lui con la sua camminata claudicante.

Era anche lui tutto sporco di sangue.

"Ehy... bella ragazza..." gracchiò lui, accortosi di Lort.

Come un bambino, gli si illuminò il volto e mostrò a loro tutto contento quello che portava tra le mani: una testa di pipistrello.

Lort cercò di trattenere un urlo, e ad Am'ron salirono i conati di vomito: il muso della ormai morta bestia aveva dei pezzi di pelle che pendevano ai lati, mostrando mezzo cranio insanguinato, il padiglione dell'orecchio sinistro era stato morsicato, e v'era persino uno degli occhi che penzolava fuori dalla sua orbita.

"Ve lo giuro. L'ho visto spaccare la mandibola di uno di quei cosi ... a mani nude! Menava calci, pugni, e poi... chesto!". 

Il Gurubashi era davvero senza parole. Non sapeva spiegare quello a cui soltanto lui aveva assistito.

Lort, dal canto suo, vedere Jehn così sconvolto la faceva rimanere ancora più di stucco.

Anche se difficilmente riusciva a credere che quel vecchio gnomo ubriaco potesse mai fare una cosa del genere.

Tutti e tre si misero a fissare allibiti la figura ingobbita ai loro piedi, che giocherellava con l'occhio penzolone.

In tacito e comune accordo, decisero di fare come se non fosse mai successo.

La nottata era già stata dura così.

Ritornati alla locanda in piena mattinata, gli stessi uomini e donne che avevano lasciato la sera prima stavano lì ad aspettarli, impossibilitati ad uscire per via della minaccia della Bestia Volante.

Appena li videro entrare, li acclamarono per la loro grande vittoria.

Furono accolti come degli eroi, nutriti e lavati, in particolar modo Jehn'Naroh e Vecchietto, per cui Maltoforte fu costretto ad usare la pompa dell'acqua che teneva all'esterno per levargli totalmente il sangue secco dalla pelle e dai capelli.

Jehn non fu molto contento di essere lavato come un cane, ma Vecchietto si divertì così tanto a farsi annaffiare come una margherita, che regalò la sua testa di pipistrello al locandiere.

A Maltoforte non dispiacque. Avrebbe fatto il suo figurone sulla parete dei trofei che aveva preparato sopra il camino.

Am'ron invece venne curato da un tauren sciamano che si offrì ad anticipare la guarigione del suo braccio con i suoi poteri.

Lort volette assistere alla scena.

Le grosse mani del tauren si chiusero attorno alla frattura, lo sciamano si concentrò, e le mani si illuminarono.

Am'ron gemette nel sentire le proprie ossa ricomporsi.

La luce dai palmi svanì, e il tauren ,con voce baritonale e gentile disse: " Prova a muoverla.".

Il Lanciascura fu molto contento di poter muovere di nuovo il braccio.

"Puoi insegnarci come si fa?" chiese Lort, affascinata dall'idea di guarire la gente come una profetessa.

Una profetessa con un martello che con una mano guarisce... e con l'altra punisce!

"Purtroppo non posso. Devo ritornare nella mia tribù a Kalimdor. - rispose con aria dispiaciuta, ma poi pose un paio di ditoni sotto il mento, muggendo con aria assorta- però... potreste chiedere allo sciamano Zentimo di insegnarvelo. Si trova proprio qui, a Rovotorto per la Sfida... è un mio amico.".

Am' ron sbarrò gli occhi al sentire quel nome.

Zentimo, il maestro Zandalari,era uno potente Sciamano, portavoce del grande Loa delle Rane Krag'Wa!

"Fantastico, il grande maestro ! Dici che avrà il tempo di...".

"POTRÀ INSEGNARMI A DIVENTARE UNO SCIAMANO???" urlò Am'ron, col cuore a mille al solo pensiero di farsi insegnare proprio da lui.

"Beh, non è un tipo che insegna a due alla volta ma ... Tentar non nuoce! E' solito rifugiarsi in qualche palude abbastanza ricca di umidità dove meditare. L'ultima volta l'ho incontrato in una palude ad ovest da qui. Potrete trovarlo lì! Ditegli che vi manda Anoki Fourbinder." Disse il tauren sciamano facendo l'occhiolino.

Quando Lort gli porse la sua mappa con trepidazione per specificare la locazione della palude, Anoki li aiutò con gran piacere.

E dopo aver salutato e complimentandosi un'ultima volta con loro, si allontanò .

"Caspita... abbiamo una possibilità di farci educare proprio dall'Eroe di Krag'wa! – mormorò Lort, ammirando il tragitto segnato a matita- soprattutto per te, Am'Ron! E' la tua grande occasione per diventare sciamano!".

"Oh grande Krag'Wa... magari! - il Lanciascura tremava dall'eccitazione- dici che lo farà? È conosciuto per essere nu tipo piuttosto difficile..." .

"Come ha detto lui, tentar non nuoce. Finiti i festeggiamenti, andremo da lui. Potrà dirci qualcosa in più anche sul culto di Hakkar..." Ammiccò la ragazza.


Ci furono grandi festeggiamenti in quella giornata.

Fu fatto un grande pranzo, dove il cibo non mancava e la birra abbondava.

Al che all'allegria del momento, si unirono le discussioni più frivole, di quelle che il giorno dopo te le ricordi e ti fanno vergognare di te stesso.

Non spiegatemi come, ma troll, orchi e goblin della locanda si ritrovarono in combutta con alcuni umani, riaccendendo le loro divergenze politiche.

Si iniziò dagli insulti pesanti per poi passare agli spintoni, e dagli spintoni si passò ai ceffoni, poi ai pugni e... beh.

Qualcuno in mezzo a loro aveva urlato "BATTAGLIA DI CIBO!!!!" prima che l'effetto domino facesse tutto il resto!

"Ci risiamo. È la terza rissa questa settimana." Si lamentò Maltoforte, e con aria annoiata, si ritirò in cucina a cercare l'unica arma che avrebbe faceva finire le lotte nel suo locale: una calcolatrice.

Gli serviva per contare i danni che tutti loro avrebbero pagato.

Che si sfogassero pure, pensava lui, tanto chi rompe paga. E avrebbero pagato tutti!

Lort voleva fare il suo dovere, ma non ebbe il tempo nemmeno di dire A che Jehn la sollevò e la poggiò violentemente su uno degli sgabelli del piano bar.

"NO. Chesta è una questione tra Gurubashi e quegli Stormwindiani! Tu non centri. Se mostri a quegli umani di metterti contro di loro, è capace che ti puozzn segnalà e cacciarti a vita come nemica giurata. Perciò per favore... TU. RESTA. QUI.".

Ordinò il Gurubashi, scandendo le parole puntando l'indice blu a terra.

"D'accordo. Ma cercate di non usare le armi né di distruggere il locale di Maltoforte, mi raccomando. " Approvò l'umana.

Aveva detto quella frase con apprensione, come una mamma che dà ai suoi figli il permesso di giocare alla lotta coi loro amichetti.

Un tono che voleva essere scherzoso e provocatorio.

Ma il Gurubashi in quel momento era troppo preso dall'intenzione di fracassare crani umani tra le mani per ascoltare le sue parole.

Così si girò e si buttò letteralmente addosso al mucchio di gente, lanciando il suo urlo da guerra.

Lort aveva deciso di dare retta al suo cumpà perché, dopo l'incontro con Jeklik, aveva capito saggiamente che doveva cercare quanto più era possibile di non dare nell'occhio per crearsi altre inimicizie.

Doveva trattenere il suo lato casinista per la sicurezza sua e dei suoi compagni, e per evitare che altri scoprano il suo segreto.

Due erano già troppi.

Il suo istinto giustiziere non poteva di certo essere placato, ovviamente, e doveva mantenere pur sempre l'ordine come il suo ruolo di paladina richiedeva e intervenire necessariamente quando vedeva che qualcosa non andava.

Su questo non transigeva.

Ma in quel caso, si trattava di un piccolo fuoco controllabile, una rissa da taverna di cui nemmeno il Locandiere si preoccupava più di tanto.

"Non c'è bisogno di intervenire e rovinare la festa a tutti, Lort. Basta che resti attenta ad evitare che non ricorrano alle maniere più pesanti." Si disse lei, tra sé e sé.

Con occhio vigile, controllava che nessuno impugnasse oggetti contundenti o che qualche incantatore invocasse una palla di fuoco.

Non poteva fare a meno di ammirare i componenti della sua compagnia per come si battevano.

"Che teneri! Dicono sempre di essere stanchi, e poi eccoli lì a discutere animatamente, con pugni, morsi e calci, su questioni etniche e politiche passate." Pensò Lort, scuotendo la testa.

Inspirò profondamente, si mise comoda sul suo sgabello e sorseggiò la sua birra.

Tutto sommato, poteva anche rilassarsi e prendere un po' di fiato, dopo tanto combattere.

Se non fosse che qualcuno, seduto su un tavolo dall'altra parte della sala, la stesse osservando.

L'aveva spiata per tutta la giornata, nascosta nella penombra, in attesa del momento giusto per agire.

Come un barracuda con il suo piccolo pesce.

Ed ora che la principessa era stata lasciata incustodita dai suoi protettori, era il momento perfetto.

Si alzò tranquillamente dal suo posto.

Nessuno si accorse della sua presenza. 

Nessuno si accorse dei suoi movimenti, in mezzo alle urla e al caos.

Non emise alcun suono. Si avvicinò e le si affiancò.

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