Capitolo 16 - La Bestia Volante


Nella locanda si espanse la voce della cameriera e del modo brutale con cui aveva fermato la fuga di tre ladri dalla locanda di Maltoforte.

Il gruppo veniva continuamente interrotto dagli ospiti curiosi che chiedevano spiegazioni e si complimentavano con il coraggio della giovane umana stringendole la mano.

Lort, che non andava affatto fiera della sua violenza, si limitava a rispondere brevemente, ad accettare le mani complimentose e a sorridere.

Qualche troll che cenava lì la riconobbe pure.

"Hey, Lort Vuich! Tu sei quella allo stadio! Buona fortuna per te!" le augurava, tornando poi al suo posto a tavola.

La fanciulla lo vedeva tornare alla sua comune serata tra cumpà, e si girava in avanti, con aria meditabonda .

"Cavolo, non riesco a credere che già mi conoscano tutti ..." rise Lort, ancora incredula alla cosa.

"Anche i tuoi nemici, bella ragazza, ti conoscono adesso!" esclamò improvvisamente Vecchietto, alzando il boccale al cielo con tono gioviale.

Quella esclamazione bloccò i presenti in quel tavolo. 

Con tutto quello che era successo, si erano dimenticati della miriade di nemici che avevano alle calcagna in questo momento.

Chi perché era contro la buona riuscita della missione stessa, chi perché non avrebbe sicuramente accettato il fatto di essere salvato da una paladina umana.

"Beh, se quello che ha detto quel ladro è vero... - mormorò Jehn, facendosi preoccupato- ... immagino che le voci sulla distruzione di Hakkar saranno arrivate anche a quelli del culto. Non staranno lì con le mani in mano, mi sa... ".

"Già... non sarà affatto un viaggio di piacere!" mormorò Am'ron, guardando distrattamente l'orlo del suo bicchiere, ansioso.

La cavaliera interruppe subito il flusso di negatività che stava attaccando tutti loro.

Finse di avere una lunga barba da saggio sotto al mento e si mise a massaggiarla.

Con una voce baritonale e solenne, come quella di un vecchio saggio, si mise a dire: "Prevedo tempi difficili, signori miei...".

Capendo la vena di scherzi presa da Lort, Jehn'naroh roteò gli occhi e decise di darle per una volta corda.

"Oh... di che tipo, oh saggia scienziata?" chiese.

"Immagino... - continuò, strizzando gli occhi e simulando ancora quella strana voce - ... che qualche cosa di spaventoso e all'apparenza incontrollabile ci stia aspettando là fuori ... un disastro di proporzioni catastrofiche... ".

Dovette interrompersi per schiarirsi la gola, poiché imitare la voce da profeta decrepito le stava ammazzando le corde vocali.

"... in cui noi potremmo addirittura rischiare la vita. Non sono un'illusa, cumpà, ma nemmeno mi lascio prendere dal pessimismo. Dobbiamo solo imparare quali sono le nostre caratteristiche e creare una strategia. Andrà tutto bene... " concluse lei, sorseggiando come se nulla fosse il suo boccale.

Jehn e Am'Ron si guardarono, e quasi contemporaneamente nascosero una mano sotto il tavolo per farsi un gesto scaramantico.

"Jehn!!! Am'ron!!!" esclamò lei disgustata.

"Scusa, stai menando secce!" si giustificò Jehn.

"Si, ma è da maleducati, giovanotto! – esclamò Vecchietto,alzando il muso dal suo boccale – potevi toccare ferro!".

"la seccia è tale solo se quello che dico veramente accade..." rispose lei, acida.

Non aveva nemmeno finito di fiatare che le porte della locanda si aprirono all'improvviso.

Un forestiero umano entrò di soprassalto all'interno della locanda, sgolandosi come un pazzo.

"AIUTO!!! AIUTO!!! LA BESTIA VOLANTE!!!". 

Tutti nel locale si girarono e lo guardarono esterrefatti.

Il forestiero aveva un aspetto orribile: I suoi vestiti erano ridotti a stracci, e la pelle era ricoperta da profonde cicatrici sanguinolente. 

Il cranio, un tempo completamente ricoperto di capelli, adesso presentava delle chiazze di pelle nuda e arrossata.

Gli occhi erano iniettati di sangue, e su quello sinistro colava addirittura una lacrima di pus giallastro.

Dopo essere avanzato con passo claudicante tra i tavoli come uno zombie, spaventando la gente che si scostava inorridita al suo passaggio, ad un certo punto si fermò al centro della sala.

Fece un giro su se stesso , finché non si bloccò, guardando il vuoto con una faccia stravolta.

"Lei non è ... mostro ... pipis ... pi ... gigan ..." mormorò, con l'affanno.

Fu l'ultima cosa che riuscì a dire col poco di fiato che aveva, prima di accasciarsi al suolo.

Il suo corpo produsse un pesante tonfo,che fece tremare le tavole di legno sul pavimento e qualche boccale sui tavoli più vicini.

Ci fu un silenzio tombale.

Un silenzio che si trasformò in terrore nei volti e nelle urla degli alloggiati che cominciarono a guardarsi tra di loro e porsi domande spaventati.

Il locandiere cercava di fare silenzio nella sala, chiedendo a gran voce se ci fossero curatori nella locanda per soccorrere il poveretto.

In mezzo a quella situazione di panico generale, i quattro nostri eroi erano rimasti come pietrificati ai loro posti ad osservare la scena.

Lentamente , Jehn si avvicinò all'orecchio di Lort e le sussurrò: "Com'è che dicevi? La seccia è tale se ...?".

Ma Lort non ascoltò il resto della frase, perché saltò dal suo posto e si avviò presso la folla di curatori e gente senza alcuna licenza ma solo curiosa che si radunava attorno al forestiero.

"Maltoforte! Come sta? Quanto è grave?" chiese la ragazza, una volta individuato il nano tra loro.

Come il nano incrociò lo sguardo, scosse la testa affranto: " Questo è opera di uno stregone. I curatori hanno provato ma ... Non c'è più niente da fare per lui.".

La paladina sussultò. Osservava quel corpo sanguinolento e abbassò la testa sconfortata.

Chi poteva averlo ridotto così?

Un elfo curatore chiuse gli occhi del defunto, mormorando sottovoce una preghiera.

"Siete sicuri che fosse uno stregone? L'uomo parlava di una bestia volante!" ricordò lei al Locandiere.

Alcuni dei curatori cominciarono ad esaminare il resto del cadavere per trovare indizi.

"Forse si tratta di un famiglio - ipotizzò l'elfo che prima aveva pregato – o forse di un demone evocato... purtroppo ce ne sono diversi tipi , e ognuno con culti e magie differenziate."

"Ma perché attaccarlo?" si chiese Lort,grattandosi la nuca.

"Maltoforte! Venga a vedere!" disse uno dei curatori con la faccia sconvolta.

Aveva alzato la schiena del forestiero. Qualunque cosa fosse, non riusciva a levargli gli occhi atterriti di dosso.

Il Locandiere si avvicinò a lui e la esaminò. Il suo volto si fece funereo.

Sospirò e disse : "Beh, mia cara Lort ... ora sappiamo il perché... ".

Girò delicatamente il corpo rivelando la schiena nuda del cadavere.

"Sembra che qualcuno ti stia cercando ...". dichiarò lui, mesto.

La paladina si avvicinò e impallidì: sulla bianca e scheletrica schiena dell'uomo qualcuno aveva scorticato la pelle in modo tale da creare una scritta.

Delicatamente, il curatore la tamponò con un panno per far smettere al sangue di scorrere.

A caratteri cubitali, estesa dalle spalle fino al fondo-schiena, c'era scritto: 

"PORTATEMI LA PRESCELTA DI SHIRVALLAH O CI SARANNO ALTRE VITTIME QUESTA NOTTE. ".

Tutti impallidirono,volgendo lentamente gli sguardi su di lei.

La prescelta di Shirvallah non disse una sola parola.

Deglutì nervosamente, si schiarì la gola e disse con tono solenne: "Sfida ... accettata ... non permetterò a nessuno dei civili in questo e in altri posti di essere fatto loro del male.".

Prese il martello e lo sollevò in aria.

" Non so chi tu sia, non so cosa vuoi da me. Ma hai messo in mezzo la vita di un innocente, ed io non posso perdonartelo!!! – tuonò lei, furiosa.

Sentiva crescere una grande energia dentro di sé. 

" Per la Giustizia, ho il dovere di punire gli assassini , i criminali e i trasgressori del Bene!!! Io, Lort Vuich, con il potere di Shirvallah, affronterò il demone stasera stessa, e lo scaccerò, dovesse essere l'ultima cosa che faccio!!! " urlò lei in preda all'estasi.

Sotto le luci delle candele, il Martello brillò di luce propria, riempiendo gli occhi dei clienti di stupore.

La acclamarono per il grande coraggio e le augurarono ogni fortuna per la buona riuscita della missione.

Lort sorride alle loro acclamazioni.

Si sentiva invincibile, protetta dal potere di Shirvallah, il suo magnifico Loa, e piena di determinazione.

"Beh, non è stato un piacere conoscerti!" esclamò Jehn, dandole una bella pacca sulla schiena.

La musica di trionfo si bloccò, e come si era illuminato, il Martello si spense all'improvviso, come una lampada da comò.

Lort si girò e lo guardò come se fosse impazzito: "Aspetta!!! Come sarebbe è stato un piacere conoscerti?"esclamò lei.

Il Gurubashi le prese la testa e la rigirò forzatamente verso il morto.

"Lo vedi? Vuole solo la prescelta di Shirvallah... Cioè tu. Non sono obbligato a seguirti!" si giustificò lui, mollando la presa sulla mascella della ragazza.

"Aspetta dai! Non posso andarci sul serio da sola! Non vorrai mica lasciarmi affrontare qualunque cosa ci sia là fuori... da sola? Vero? Dai!" - lo supplicò lei, ma il Gurubashi la ignorò distogliendo lo sguardo.

"Am'ron! Vecchietto! Neanche voi?" piagnucolò lei,rivolgendo uno sguardo supplichevole a loro due.

In due secondi aveva perso tutto il carisma da cavaliere che aveva prima e  diventando una bambina frignona.

Am'ron ci mise un po' a risponderle.

"Ehm... Lort? –iniziò lui imbarazzato – guarda la realtà dei fatti: non sappiamo contro chi andremmo incontro. L'unico che sa come affrontare dei nemici è Jehn. Tu hai appena ricevuto i poteri, io non ho nessuna abilità speciale. E Vecchietto...".

Indicò lo gnomo , che in quel momento era seduto a terra ,con le gambe divaricate, impegnato a scaccolarsi il naso.

"Hai accettato senza consultarci. Hai detto che tu, insieme al potere di Shirvallah, avresti affrontato il demone! Quindi per me, tu fai la missione, e noi staremo qui, ad aspettarti." spiegò Jehn, incrociando le braccia sul petto, attendendo sadicamente un'altra sua infantile reazione.

Lort prese un profondo respiro, e riposò il Martello nella fodera dietro la schiena.

"Am'ron. Amico mio. – iniziò Lort, rivolgendosi al Lanciascura, che rimase piuttosto sbigottito dal tono serio che la sua voce aveva preso- Ti stai concentrando troppo sul problema. Io personalmente vedo diverse possibilità. Di riuscita intendo."

Poggiò le mani sulla spalle del Lanciascura per avere tutta la sua attenzione.

" Am'ron, non è vero che non hai nessuna abilità speciale. Sai evocare il fuoco, no?"

"Sì ma... più di questo non posso!- rinnegò lui, schioccando le dita della mano per creare il fuoco – Non ho la forza per fare di più! Non ho fatto nessun allenamento! E poi, ora che mi ci fai pensare, sono in astinenza di rane da una settimana ormai e mi sento un tantino... ansioso.".

Il solo pensiero delle rane gli fece venire il tic all'occhio destro e anche la voglia di grattarsi il braccio sinistro dal nervosismo.

Perché gliel'aveva fatto ricordare? Sentiva lingua secca e intorpidita. Se non la allungava su qualcosa di viscido, appiccicoso e tossico avrebbe giurato che ...

"SMETTILA!!!" Lort lo aveva appena ridestato con una pesante sberla.

"LO VEDI?- si stizzì lui, isterico – SONO IN PREDA ALL'ANSIA, GIRINA!!! NON CE LA POSSO FARE!!!" ormai tremava come una foglia , non solo per l'astinenza, ma per tutto quello che stava succedendo.

"TI SBAGLI!!! E' IL MOMENTO IDEALE PER CONCENTRARSI SU TE STESSO E SULLA TUA FORZA, AM'RON!!!- lo riprese lei, scuotendogli le spalle- in questo momento il tuo corpo è privo di quelle tossine schifose e sei pulito, e questo ti fa strano, me ne rendo conto! Ma presto ne scoprirai gli innumerevoli vantaggi di questa condizione, perché così ascolti meglio il tuo corpo!".

Gli prese il volto tra le mani e lo fissò: "Raccogli tutta l'energia che sprechi per l'ansia e usala per avere la mente concentrata sull'obiettivo. Ascoltati. Chiedi al tuo corpo e al tuo spirito di produrre più fuoco!".

Il Lanciascura era sbalordito dalle sue parole.

Nessuno gli aveva mai detto di concentrarsi e ascoltare il suo corpo. Nessuno gli rivolgeva mai la parola.

"Se non sarai tu e crederci, allora ci crederò io. Io credo in te." mormorò infine la fanciulla.

Am'ron si stava lasciando condizionare dalle parole di una meno esperta di lui, da quei suoi occhi pieni di aspettativa e al tempo stesso di compassione per lui.

D'un tratto, per il Lanciascura fu come se tutte quelle sue aspettative nei suoi confronti fossero diventate la cosa più importante da mantenere per lui.

"Beh ... non ho nulla da perdere ..." mormorò Am'ron infine.

Lort abbracciò il suo compagno d'armi felice.

"Bravo! Così ti voglio!!!" urlò lei, menandogli pacche sulla schiena.

Jehn strabuzzò gli occhi a quella scena.

Lei aveva appena usato il trucco più vecchio e infantile del mondo... E quel tossico di un Lanciascura ci era pure cascato!

Jehn si coprì il viso con una mano, provando vergogna per lui.

" Tu ci stai, Vecchietto?" trillò lei, abbassando lo sguardo sullo gnomo.

"Ci sto ... cosa?" mormorò lui, confuso e ancora ubriaco.

" E... Jehny-je? Lo stesso discorso fatto a Am'ron, vale anche per te. Io credo in te. Lo sai." disse lei, in attesa di una risposta dal Gurubashi.

"Ripeto: nun è stato un piace ..." stava per ridire Jehn, ma Lort lo interruppe e urlò.

"AVETE SENTITO, GENTE!!! NON SARO' SOLA IN QUESTA MIA MISSIONE. SALUTATE IL RESTO DELLA MIA COMPAGNIA: AM'RON LO SCIAMANO, LO GNOMO BELLIGERANTE ... E JEHN IL GUERRIERO!!!"

Di nuovo il pubblico li acclamò.

I tre salutarono la folla con un sorriso forzato.

" Grazie da parte di tutti noi, cara Lort ... - disse accalorato il Locandiere, tirando fuori il suo blocchetto per le ordinazioni- meglio se i clienti si sbrighino a prenotare un posto per dormire alla locanda per questa notte allora, se non vogliono fare una fine grama come questo qui!" esclamò Maltoforte, rivolto alla sua clientela.

Subito i clienti si avvicinarono a lui per chiedere rifugio per la notte. 

Jehn, lanciò un'occhiataccia alla piccola umana che l'aveva messo in mezzo.

Lei in tutta risposta, mostrò la zanna al Gurubashi da dentro la borsa.

"Questa te la sogni, se non mi segui e non fai il bravo." sussurrò lei.


"Ok, ragazzi. Ci vuole una strategia. Sono convinta che il nemico non agirà da solo, avrà dei complici. Perciò, io affronterò il nemico, con Shirvallah e immunità posso farcela ad abbatterlo. Tu Jehn penserai ai complici. Tu Am'Ron difendi Vecchietto, e ricordati di concentrarti e di non farti prendere dal panico. Vecchietto..."

"Aeeh! Manco nu piano decente sai fa' ?" esclamò Jehn, guardandola di sbieco.

"E tu cosa proponi di grazia?!" inveì lei.

"Shhh! Stateve zitti cumpà! Potrebbe sentirci! Nun mi piace questo... silenzio, in questa foresta buia ..." li placò Am'ron, stringendosi a sé, non sapendo nemmeno lui, agitato com'era, se fosse per via del freddo della sera o per la paura di un agguato.

La foresta in cui si erano immersi, assieme alla luna che illuminava gli spazi liberi dalle fronde degli alberi, creava degli strani giochi d'ombre, che a tratti ti davano un attimo di respiro, a tratti sembrava che ti inghiottissero nella loro oscura ombra.

Nessun rumore attorno a loro, soltanto i loro piedi che calpestavano ogni tanto un ramo secco lungo la fredda via.

"E' giusto avere una strategia, Lort. Ma cerchiamo di nun farcelo venire incontro il pericolo prima del tempo. Stateve calmi. " sussurrò Am'ron, tornando a grattarsi il braccio nervosamente.

"Comunque, ppe me amma fa accussì: usiamo lo gnomo come esca per attirarli a noi, appena si butteranno sulla sua misera carcassa BAM, e' pigliamm a' pisc fetient!!! Poi, tutti insieme, pensiamo al boss... ". propose Jehn, scroccandosi le nocche contento .

Diede una brutta, inquietante occhiata a Vecchietto, che squittì e saltò in braccio a Lort, affondando la testa sulla sua spalla come un bambinetto impaurito con troppe rughe e una calvizia precoce.

"Non possiamo sacrificare il povero Vecchietto per questo." Esclamò Lort, accarezzando la schiena del piccolo gnomo per rassicurarlo.

Lo fece delicatamente scivolare giù, e lui le sorrise, facendo comparire la sua fila di piccoli denti gialli.

"Ah ma che serve, cumpà! Nun sappiamo manco come è fatto il nostro nemico! Chi sia?" sussurrò Am'ron, fermandosi insieme a loro in mezzo alla foresta.

"il tizio parlava di 'na Beshtia Volante ." ricordò Jehn.

"Si, ma non solo! Ricordo che la vittima aveva detto... - Lort corrucciò la fronte riflettendo sulle parole esatte che aveva detto il forestiero prima di morire - ... lei ... pi ... gigan ...".

"Era pipis quello che aveva detto..." si unì alla riflessione Am'ron ,massaggiandosi il mento.

Erano così concentrati nella conversazione, che non notarono subito il comportamento di Vecchietto ai loro piedi.

In preda ancora ai fumi dell'alcool, i suoi vispi occhi da anziano balenavano di qua e di là, finché qualcosa, dietro di loro, non attirò la sua attenzione.

Sopra un altissimo albero, coperto dal buio della notte, due lumi apparvero.

Vecchietto scosse la testa, agitando i ciuffi di capelli bianchi che le incorniciavano il volto, e strizzò gli occhi per mettere a fuoco davanti a sé.

Impallidì.

Perché si era reso conto che quelli che lo fissavano erano occhi. Due grossi, tondi occhi rossi, che brillavano nell'oscurità.

Il povero gnomo iniziò a tremare, alzando molto lentamente un dito per indicarlo a loro.

Piano piano la sua vista si abituò al buio, e riconobbe la figura di una persona, forse molto più alta di Jehn ,che si teneva stretta ad uno oscuro manto.

Era appesa a testa in giù sul tronco di un ramo.

"Pipis ... pipis ... che vorrà dire?" si continuava a chiedere Lort, nonostante la soluzione fosse più semplice di quanto si scervellasse. Semplice ed inquietante.

"pi-pi-pi! Pi-pi-pi!" bisbigliò a tavoletta Vecchietto, indicando compulsivamente dietro di loro.

"Non esiste nisciuna creatura con chesto nome!" pensava Am'Ron ad alta voce.

La figura assottigliò i suoi occhi. Ad un certo punto si mosse, cominciando ad aprire molto, molto lentamente, i lati del suo manto.

"PI-PI-PI!!! PI-PI-PI!!!" squittì lo gnomo allarmato, tirando l'orlo della maglietta di Lort.

"Che 're? Ja fa pipì? E vai, nun hai bisogno di chiederlo!" intuì erroneamente Jehn, indicandogli furiosamente un masso abbastanza grande dietro cui svuotare la sua delicata vescica.

La figura allargò totalmente quelle che si palesarono non essere orli di un lungo mantello, ma ali.

Ali enormi, larghe almeno due metri o forse più.

"PIPISTRELLOOOOO!!! " Lo Gnomo Belligerante urlò a squarciagola , tendendo il braccio verso la bestia.

Quella aprì la bocca ed emise un urlo agghiacciante.

Sembrava un fischio infernale, unito a quello che produrrebbe un umano indemoniato.

Fu un attimo.

Il pipistrello gigante uscì fuori dall'ombra,volò sopra le teste del gruppo e afferrò con i suoi artigli Lort e Am'ron, emettendo ancora quei fastidiosi suoni.

Con una folata di vento si levò in alto, e gli strilli suoi e delle sue due prede si dispersero nel cielo notturno.

Jehn era rimasto lì , impalato, a fissare quel roditore volante gigante diventare piccolo come una zanzara all'orizzonte, con lo Gnomo attaccato alla sua gamba, tremante come una foglia.

"Beh... finiti i problemi. Haha!" concluse lui tutto contento, sbattendo le mani uno all'altra.

La fortuna era dalla sua parte.

Si era finalmente liberato di quelle due palle al piede... letteralmente in un battito d'ali!

"Non dovresti andare a salvarli?" brontolò lo Gnomo, alzando lo sguardo verso di lui.

Jehn scrollò la gamba per liberarsene.

"Ah già. Quasi tutti i problemi. M'aggia solo alliberà 'e te ..." Mormorò lui, rivolgendo uno sguardo omicida verso il centenario ai suoi piedi.

Non valeva la pena tenerselo manco per mangiare la sua carne in caso di emergenza, per quanto la pelle di quello Gnomo sembrasse cadente e malaticcia.

E per giunta, la sua vecchia vescica aveva ceduto e se l'era fatta addosso alla vista di quell'abominevole creatura a testa in giù,e adesso puzzava più di prima.

Tanto valeva levargli le sofferenze degli ultimi anni di vita che gli restavano.

Lo Gnomo se lo vide avanzare verso di sé minaccioso.

E pigramente gli suggerì : "Prima dovresti liberarti di loro, giovanotto ..." .

Alzò il dito indicando dietro a Jehn'Naroh.

Il troll cobalto non capì dapprincipio.

Poi, si girò lentamente : loro, ossia circa una trentina di pipistrelli di montagna giganti, grandi quanto il primo che aveva agguantato Lort e Am'ron,se ne stavano lì ad osservare i due come se fossero due sacche piene di delizioso sangue.

Alcuni erano appesi sugli alberi, altri camminavano a terra appoggiando le ali, altri ancora invece facevano vento librandosi in aria.

Tutti, ma proprio tutti, con la bava alla bocca, pronti ad avventarsi su di loro.

"Oh ... Che. Palle." Mormorò Jehn,con un grugnito.

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