Capitolo 13 - Il viaggio in solitaria di Lort


Così partì il viaggio in solitaria per Lort.

Era giusto. Aveva già disturbato troppo Jehn e Am'Ron.

Non poteva obbligarli a seguirla in una missione che era stata affidata solo a lei.

Aveva già visto troppe guardie nella sua vita scortarla per proteggerla, che avevano sacrificato la vita per lei.

Sotto il suo sorriso celava il terribile senso di colpa per aver visto le loro vite uccise tra le lame e il fuoco.

Quegli uomini valorosi dovevano aver vissuto una vita già piena di soddisfazioni, piena di sogni ancora da realizzare, di progetti meravigliosi che avrebbero preparato insieme alle loro famiglie.

Una volta aveva assistito a questa scena: una povera donna, era giunta dinnanzi alle porte del palazzo reale, in preda all'alcool e ad un furore omicida, e aveva iniziato ad imprecare , maledicendo il re e lei.

Si rivolgeva in particolar modo a Lort, la principessa.

La piccola viziata, la chiamava, quella per cui il marito, guardia reale, era morto proprio il giorno prima, lasciandola sola, vedova con tre figli, senza nessun mezzo per sopravvivere.

Quel volto rigato dalle lacrime, i capelli scompigliati, il dito puntato contro di lei, mentre le guardie la trascinavano a forza lontano dalle mura.

Lort non se lo dimenticò mai.

Da quel momento capì che non poteva dipendere dalla protezione degli altri.

E col tempo aveva imparato a cavarsela da sola.

Avventurarsi nei boschi perciò non era una problema per lei, l'aveva già fatto in passato coi suoi compagni durante gli allenamenti.

Aveva tutto quello che le serviva per accamparsi, una tenda per riposare, le provviste per rifocillarsi, e soprattutto il martello di Shirvallah, che il Loa stesso le aveva donato, col patto che li teneva uniti.

E che aveva suscitato tanto scalpore nella tribù dei troll.

Nessuno le aveva insegnato i misteri del culto, e nessuno l'avrebbe mai accettata.

Perché non l'avrebbero mai fatto? Perché...

"... Tu non sei un troll!!! Non hai le zanne!!! non hai tre dita per mano e due per piede!!! Non hai niente di niente dei troll!!! E non l'avrai mai!!!".

Lort tirò un calcio ad un sasso, alzando un po' di polvere da terra.

Ecco perché si sentiva così nervosa. Le parole del Gurubashi dalla pelle blu le tornavano alla mente.

E facevano male. Molto male.

Erano il motivo principale per cui era lì, anziché a casa, con il patto di pace firmato tra le mani.

Sapeva benissimo di non essere un troll. Non c'era bisogno di sentirselo dire.

Scosse la testa per liberarsi dai cattivi pensieri.

"Basta. Ormai hai deciso. Porta avanti la missione da sola Lort. Tu sei forte! Tu sei un troll nello spirito! In culo quello che dice Jehn!" pensò tra sé e sé.

Prendendo un profondo respiro, si ricaricò, e si avviò a passo più spedito.

Non aveva percorso molta strada quando sentì in lontananza una voce.

Era una voce molto acuta, forse di donna. E gridava aiuto.

Attivati i sensi da eroe, la seguì finché non arrivo su un pezzo di strada abbattuta.

Là, in mezzo alla strada, c'era una piccola donna seduta.

Era di spalle da dove si trovava lei, quindi non le poteva vedere il viso, anche a causa della cuffietta che portava in testa.

Sembrava essersi fatta male alla caviglia, perché la teneva tra le mani, mentre alzava la testa al cielo e chiamava i soccorsi.

La raggiunse di corsa, chiedendo: "Signora! Va tutto bene?".

La donna, sentendosi chiamare, fece per voltarsi, ma si fermò, coprendosi il volto con la cuffietta.

" Uh! Chi siete voi? Un altro brigante, pronto a farmi violenza?" mugugnò lei, con voce afflitta.

Giunta fino a lei, Lort si tolse la borsa da dosso e si chinò per aiutarla ad alzarsi.

"Tranquilla signora! Sono qui per soccorrervi!".

"Oh, che anima candida!- squittì lei, continuando a tenere il volto chinato e invisibile – allora per favore, potresti iniziare ...".

Si girò, e Lort sobbalzò: aveva una testa appuntita e verdastra, con un lungo naso a becco e sotto la cuffietta si potevano scorgere due orecchie molto lunghe.

" ... dandomi tutto quello che hai!!!" completò la frase, con una voce non più dolce, ma stridula e orribile.

Quella non era una donna! Era un goblin!

Come ebbe finito di parlare, Lort sentì la sua schiena appesantirsi improvvisamente .

Un altro goblin era saltato addosso a lei e stava cercando di levargli da dosso a forza il martello.

"Uh, sembra prezioso!!! DAMMELO!!!". Strillò il secondo goblin, con voce inferocita.

"NO!!! LASCIAMI!!!".

Lort cercò di levarselo di dosso, ma chissà da dove comparve un terzo goblin che le diede un calcio in faccia, facendola capitombolare a terra.

"Ha! Questo succede a fermarsi a soccorrere gli estranei, stupida idiota!".

Dalla voce più acuta e dal fisico più aggraziato , Lort capì che il terzo goblin era una femmina.

"Ve l'avevo detto che avrebbe funzionato, fratelli!" commentò il primo, quello travestito da donna, mentre afferrava la borsa di Lort sghignazzando.

"HA-HA! PRESO!!!" urlò il secondo fratello, che era anche il più grosso e pesante.

Stava impugnando orgogliosamente il martello!

"SHIRVALLAH!!!" urlò Lort, senza aspettare neanche un secondo.

Il goblin con aria confusa,sentì tra le mani l'arma vibrare.

Dopo un pò, infatti, si illuminò e sembrò esplodere in un forte boato.

il piccolo ladro volò via, urlando istericamente, finché non sbatté contro un albero.

L'arma, librata in aria , si posò delicatamente a fianco alla legittima proprietaria, che una volta rialzatasi, la impugnò tra le sue mani.

Era pronta ad attaccarli, ma i due goblin, che avevano assistito alla mirabolante scena, capirono che più della borsa non potevano rubarle.

"Maledetta ... ti sgozzerò come una gallina!!!" mormorò il secondo goblin, tirando fuori il suo coltello.

"Lascia stare fratellone!- urlò la sorella – le abbiamo già preso tutto! Scappiamo!".

Il fratellone prese la corsa, ebbe il tempo di tirare una coltellata alla gamba di Lort, e insieme ai fratelli fuggì.

Grazie all'invulnerabilità, la paladina non si era fatta niente.

Li inseguì, urlandogli "Ridatemi la mia borsa!!!".

I ladri si misero a correre dentro la parte più fitta della foresta, e Lort a stento riusciva a stargli dietro, col martello legato alle sue spalle.

"Ehy,fratelli! La stupida idiota ci sta ancora seguendo!" urlò la sorella, girandosi indietro.

"Vediamo se ci segue ora... " strillò uno dei due goblin.

Lort vide la schiena della piccola goblin scomparire dietro degli arbusti.

Allora in fretta superò la verdeggiante barriera, aspettandosi di finire in una radura o qualcosa del genere.

Ma le suole dei suoi stivali toccarono solo il  vuoto.

L'avevano portata davanti ad un precipizio, dove alla fine dell' altissima caduta, scorreva un fiume impetuoso.

Ebbe qualche secondo di tempo per vedere i tre goblin , che si erano salvati saltando dall'altra lato del precipizio, agili come gazzelle.

Sghignazzavano maligni e facevano le boccacce come tre piccoli e brutti bambini pestiferi.

Quello con la cuffietta e il vestito da donna agitò le dita tozze e con una vocetta effeminata le disse "Ciao ciao !!!".

La ragazza si ritrovò ad urlare e a cadere giù, con l'eco delle loro risate sopra di sé.



Fu un attimo prima che il suo corpo sentì il doloroso impatto con l'acqua.

Subìto il freddo abbraccio del fiume, Lort risalì in superficie.

Boccheggiando e annaspando, iniziò a nuotare in preda al panico , ma la corrente era troppo forte per contrastarla.

Sbatté ad ogni masso che incontrava,ad ogni curva che il fiume faceva.

Finché le sue orecchie non riconobbero in lontananza lo scrosciante rumore di una cascata.

Si girò, e purtroppo la cascata era a pochi metri da lei.

Tentò di aggrapparsi al ramo di un albero che sporgeva dalla riva.

Vedendo che non cedeva, pensava di potercela fare ad evitare la terribile sorte.

Ma quale fu il panico quando vide il ramo spezzarsi .

La corrente era troppo forte, la velocità era altissima.

Non poteva fare più nulla per salvarsi.

Non ne aveva il tempo.

Fu così che la cascata la trascinò giù con sé.

Le sue grida furono soffocate nella nebbia.


Era pomeriggio inoltrato.

Il sole era coperto da grandi nuvoloni.

Lort risalì improvvisamente in superficie, boccheggiando rumorosamente.

Nuotò selvaggiamente, fino a raggiungere la riva del fiume.

"Accidenti! Quanto tempo sarò rimasta in coma sott'acqua? Ore ed ore?" pensò, mentre tossiva e sputava acqua, restando a carponi su quella terra bagnata.

In preda al panico, controllò se avesse ancora il martello con sé.

Tirò un sospirò di sollievo quando si rese conto che era intatto. 

Si distese sulla riva a pancia all'aria,e rimase così, per qualche minuto a riprendere fiato.

Non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi lì a boccheggiare, dopo aver appena sfiorato la morte, coi capelli appiccicati sulla fronte e ai lati del volto.

Essere invulnerabili non vuol dire essere insensibili.

E soprattutto, non voleva dire saper respirare sott'acqua.

Interiormente, Lort era debole come qualsiasi altro, se non di più.

Rialzandosi a fatica da dove stava, si guardò attorno.

Non aveva la minima idea di in quale parte della foresta fosse finita.

Alzò lo sguardo verso il sole sopra disè.

Non era ancora tardi, e questo la rassicurò : aveva il tempo per andare in cerca di aiuto e di un riparo.

Bagnata dalla testa ai piedi, si strizzò i corti capelli corvini e gli orli della maglia sotto l'armatura.

Di certo non poteva spogliarsi proprio adesso, pensò , non aveva il tempo di lasciare asciugare i suoi vestiti.

"Si asciugheranno mentre cammino. - concluse lei, rimettendosi l'arma in spalla - Ho già avuto diverse rogne per oggi. Tsè... Peggio di così non mi può andare." Si disse tra sè e sè, cercando di affrontare il trauma di una rapina e di una morte scampata con ottimismo e una bella e sana risata.

Così si incamminò.


Dopo neanche mezz'ora, i nuvoloni che quel pomeriggio coprivano il sole si rivelarono essere pieni di pioggia.

Una pioggia torrenziale, che aveva completamente mutato il paesaggio intorno a sé, e annerito il suo umore.

Correre per ripararsi non serviva a niente, visto che stava girando da tre ore e non vedeva nemmeno una baracca abbandonata nel raggio di chilometri.

Solo alberi, foglie e pantano.

E acqua. Tanta acqua.

Stringendosi le braccia al petto per il freddo, Lort guardava dinnanzi a sé con aria imbronciata.

Sì. Poteva andare peggio. 

Si era fatto buio anche in anticipo, per via del maltempo.

Dopo un po', si fermò.

Era fradicia, stanca, arrabbiata con il mondo. E adesso iniziava a sentire pure fame.

Ma aveva i suoi ricambi e il cibo nella borsa. E quei bastardi di goblin gliel'avevano rubata!

Quanto era riuscita a durare da sola senza i suoi accompagnatori? Un'ora? Mezz'ora? Anche meno?

Questo era davvero imbarazzante.

Era un cavaliere. Avrebbe dovuta sapersela cavare da sola.

E invece si era fatta fregare dai tre ladruncoli di passaggio in meno di pochi secondi!

Si lasciò prendere dallo sconforto.

Alzò la testa e le braccia al cielo e in preda alla disperazione urlò "POTENTE SHIRVALLAH!!! MANDAMI UN AIUTO!!! UN RIFUGIO!!! MI ACCONTENTO ANCHE DI UN CAPRETTO DI PASSAGGIO COSì POSSO MANGIARLO!!!".

Rantolò per quanto quell'ultima richiesta fosse così stupida.

Come lo cucinava il capretto senza fuoco?

" E 'STA PIOGGIA NON FINISCE MAI?!" Imprecò lei, inzaccherandosi gli stivali mentre camminava nel fango.

Non vedendo una radice che sporgeva in mezzo al pantano, ci inciampò sopra e cadde in mezzo al fango.

Così oltre ad essere bagnata era pure sporca di fango.

Si rialzò lentamente, fino alle ginocchia.

Inginocchiata, lì in mezzo alla foresta, cacciò un urlo che non fece eco come voleva a causa della pioggia.

Dopo qualche minuto , a fissare il vuoto vittima del suo stesso rancore, decise che era ora di rimettersi in piedi.

Mentre si rialzava, l'occhio le cadde sul fitto della foresta.

In quel momento, era completamente oscura a causa delle condizioni temporali.

Eppure, poté scorgere una fioca luce tra gli alberi.

Era come se qualcuno avesse appena acceso , molto molto lontano, una minuscola lampada ad olio.

Ne rimase incantata, e pregava dentro di sé che non fosse un' allucinazione dovuta da quei funghi strani che aveva trovato per strada e mangiato.

Si incamminò verso la luce.

Si stava facendo sempre più intensa man mano che si faceva largo lungo gli arbusti.

Lort non camminava più, ma correva.

Correva a perdifiato, ignorando i rami che le schiaffeggiavano le guance e graffiavano i suoi pantaloni.

Aveva riconosciuto la forma di una finestra, da cui proveniva la fonte di luce.

Una locanda!

Una volta raggiunto il muro della locanda, con aria trepidante vi girò attorno fino a ritrovarsi davanti all'ingresso.

Due porte di legno a battenti , su cui era stato inciso lo strano simbolo di una rosa dei venti, la accolsero.

Prima di entrare, la paladina riprese fiato, ringraziando il Loa che la proteggeva e che le aveva aiutato a trovare una nuova dimora. 

E con mani tremanti, aprì le due ante.


Il locale si mostrava molto ampio e accogliente.

Un enorme camino era stato acceso e la legna bruciava scoppiettante al suo interno.

I tavoli rotondi non erano ancora occupati, a parte qualche cliente che si era anticipato per ricevere la prima porzione di cena dal cuoco.

Nell'aria c'era un profumo di carne arrostita che fece venire a Lort la bava alla bocca.

Una cameriera serviva a due clienti due enormi boccali colmi di birra schiumante.

Lort non vedeva l'ora di ordinare e scolarsi uno di quei bicchieroni e di gustarsi la carne che stavano ...

Ah già. Come le avrebbe pagate quelle cose?

Come era venuta, la gioia nel suo animo scomparve ,resasi conto che non poteva permettersi nemmeno di mettere piede in quel bel posto.

Guaendo sommessamente come un cucciolo, si vide tutte le speranze scivolarle addosso.

Stava per girare il primo tacco per allontanarsi da quel piccolo spazio di paradiso , e farsi accogliere ancora una volta dalla pioggia generosa, quando una voce ,tonante e molto giovale, la salutò: "BUONASERA!!! DESIDERI UN TAVOLO?".

Lort sobbalzò spaventata.

Girò lo sguardo e si ritrovò davanti un nano, piuttosto grande e tozzo, con una folta e lunga barba rossa , ridefinita con un tre eleganti treccine, e lunghi capelli color fuoco.

La stava accogliendo con un largo sorriso, asciugandosi le mani sul grembiule che portava legato in vita.

"oh, ehm ... - balbettò lei , restando per un attimo imbambolata dal quel suo paio di allegri occhi verdi– n- no , io ...".

"Santo cielo! – esclamò l'uomo, osservandola meglio – sei bagnata come un pulcino! Vieni, siediti accanto al focolare!".

La prese e la trascinò dentro, facendo gran rumore con le suole dei suoi stivali.

Ma, con quei piedoni che portava sotto gli stivaloni, che potevano essere un numero 45, come minimo , come aveva fatto a non sentirlo arrivare?

La forza e il calore del posto stavano indebolendo l'intenzione della giovane di darsi alla fuga.

"N-no, grazie! Sono entrata un attimo per il temporale ... ora devo andare!"

Gli occhi del locandiere si allargarono esterrefatti.

"Andare? Con questo tempo? Ti sei già bagnata abbastanza direi! Dai, ti preparo una bella cena calda, un boccale di birra , e magari anche una stanza!".

Con fare paterno, cominciò a chiederle se desiderasse qualcosa in particolare, ed iniziò ad elencarle il menù, spiegando nei minimi particolari come preparava i suoi deliziosi piatti e descrivendo tutte le succulenti e segrete salse che vi aggiungeva, facendo venire ancor di più l'acquolina in bocca alla povera Lort. 

Era fin troppo gentile quel locandiere, e a malincuore la ragazza si lasciava trascinare dentro.

Ma non voleva approfittarne, proprio non poteva.

Perciò non le restò altro che dirgli la verità.

"Mi hanno derubato! Per strada!" disse, tutto d'un fiato.

Il locandiere smise di elencare le specialità del giorno e fissò i suoi occhi verdi, che parevano due fari, su di lei.

A volto basso, Lort si scusò dicendo "Non posso permettermi di pagarvi. Mi dispiace.".

"Oh." Sul faccione del nano era scesa un'ombra di profonda e sincera compassione.

"Guardi, non importa! – rispose lei con un sorriso, tirando su col naso – sopravvivrò . Un po' di pioggia non ha mai... ETCIU'!!!".

Starnutì.

Subito il locandiere si ridestò e intervenne.

"Oh , non posso restare a guardare mentre una brava ragazza come te muore di freddo e fame! Vieni, mia moglie ti darà un ricambio, una stanza pulita, e io ti nutrirò!".

"E per la paga?" chiese lei.

"Beh... potresti aiutarmi in cucina, o a servire ai tavoli. Tanto dicono che pioverà così per un paio di giorni. Che ne dici?" propose lui, facendole l'occhiolino.

Lort non poté credere di aver ricevuto così tanta bontà da uno sconosciuto.

Tirò di nuovo su col naso, e ringraziò.

Così abbandono ogni resistenza, e si fece accompagnare davanti al focolare.


Il locandiere,Maltoforte si chiamava, aveva previsto bene: due giorni interi di pioggia ininterrotta ci furono , da quando Lort mise piede dentro la locanda!

Ma lei pensò che poteva restarci pure l'eternità, data la meravigliosa ospitalità che ricevette.

Le fu offerta una camera confortevole, e nell'attesa che si asciugassero i suoi abiti, le fu data l'uniforme da lavoro che Maltoforte aveva, cosicché quando voleva avrebbe iniziato subito a lavorare.

Lort , dopo essersi riasciugata, non aspettò molto, e volle subito dirigersi in cucina ad aiutare.

Durante gli allenamenti militari ,quando riceveva le punizioni, le venivano affidate diverse mansioni domestiche, dal pelare le patate al cucinare per il suo plotone, fino pulire i bagni dei suoi compagni (non sempre rispettando i loro orari , ma piombando in mezzo a loro urlando frasi del tipo "Coprite il copribile, signori! Ho da pulire i vostri cessi!").

Perciò non ebbe bisogno di farsi spiegare come si lavora in cucina.

Dopo un primo attimo di esitazione, il Locandiere, troppo impegnato ad accogliere e a servire i tavoli, abbandonò ogni preoccupazione e la lasciò fare.

Il risultato della prima serata di lavoro fu soddisfacente per lui: rimase entusiasta dell'abilità della fanciulla nel pulire la fila di piatti che si riempiva nel lavandino, man mano che quelli sporchi rientravano in cucina.

A parte un piatto, ma questo perché voleva fare la sbruffona tentando di lavare tre piatti contemporaneamente, non ruppe neanche una stoviglia.

Inoltre, vedeva quanto la ragazza fosse estroversa verso gli altri colleghi in cucina, e di come le sue battute li facessero ridere.

Perciò, approfittando di un momento di pausa, dove lei si gustava il delizioso stufato di manzo offerto dalla casa, le disse sottovoce: "Domani potresti dedicarti alla sala? Mi servi i tavoli nel pomeriggio e nella sera, tanto la mattina non arrivano così tante persone ...".

Lort accettò volentieri.

Non le dispiaceva ricambiare il generoso favore a Maltoforte con del lavoro comune .

Lavori di quel genere li preferiva a quelli politici e di palazzo.

Sentiva di poter stare vicina al popolo più lavando i piatti accanto a loro che seduta su un trono, nel proprio palazzo, distante.

In più il darsi da fare in sé le piaceva .

La distraeva dai cattivi pensieri ...

"... non sei un troll ... non sarai mai una di noi ..."

"... una mocciosa che si sforza di essere quello che non è ..."

"sei solo un'umana. Una stupida essere umana."


Le risate di quei troll sugli appalti.

La rabbia che ribolliva dentro di sé.

L'umore che peggiora sempre di più.


Tormentata da tutte queste cose a cui stava pensando, si fece prendere dalla collera, e sbatté il piatto nel lavandino con più forza del necessario.

L'acqua che le schizzò addosso la fece rinsavire.

"Lort!" il vocione di Maltoforte la fece girare di soprassalto.

 "Va tutto bene?" chiese il nano. I suoi occhioni verdi erano perplessi .

L'aveva colta nel momento dello sfogo!

"Sì. Benissimo. – balbettò Lort , abbassando lo sguardo per controllare rapidamente se il piatto si fosse rotto – Ah, ecco! Heh... i - il piatto è salvo! Mi era scivolato... ". 

Lo alzò mostrandolo al capo, facendo un sorriso palesemente forzato.

"O ... okey." rispose Maltoforte, ancora confuso per la reazione della giovane.

"Senti, puoi iniziare a servire la prima portata al tavolo in fondo alla sala?" le chiese gentilmente il Locandiere, mostrandole i due piatti che teneva in mano.

La ragazza annuì, e si mise subito ad asciugarsi le mani.

"Sicura di stare bene? " richiese il Locandiere, con aria preoccupata.

"Ma sì, certo! – esclamò Lort, e afferrò i due piatti- Sto bene! Davvero! A- allora in fondo alla sala questi due vanno?".

Non aspettò nemmeno la risposta , che subito si buttò in sala.


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