40. Epilogo

Quattro settimane dopo

-Prendete tutto ciò che può esserci utile, poi rientriamo-.
Lo squadrone era giunto, dopo un lungo cammino, ai confini della grande Metropoli dove il comandante aveva localizzato le rovine di quello che fu a suo tempo un grande centro commerciale.
Muovendosi tra le macerie, su pavimenti instabili e carcasse di animali morti, Etnia ed il resto del suo gruppo vagavano tra le stanze alla ricerca di abiti, scarpe, cibo in scatola e qualsiasi altra cosa che sarebbe stata utile alla comunità.
La ragazza riempì un borsone con diversi oggetti, poi se lo caricò sulla schiena dove teneva anche il fucile che le era stato assegnato.
Abbandonarono la grande struttura pericolante nel tardo pomeriggio, dopo aver fatto rifornimento di ogni ben di dio; il viaggio di ritorno fu più lungo, a causa del peso del carico.
La squadra, compatta, attraversò le rovine della città muovendosi con prudenza, con le armi in pugno. Quel luogo brulicava di malviventi, disperati e selvaggi.
Avanzando in testa al gruppo, Etnia guardava davanti a sé con fierezza. Indossava la sua divisa, un paio di scarponi di un qualche misura più grandi della sua ed una bandana che rendeva più ordinata la sua capigliatura.
Il suo corpo era pieno di lividi e piccoli tagli, dovuti a tutta la serie di difficoltà che affrontava ogni giorno, essendo mai un elemento importante della squadra di difesa.
La sua vita era cambiata così drasticamente, che adesso era a tutti gli effetti un'altra persona rispetto a quella di un mese prima.
Dopo aver vissuto per tutti quegli anni nel lusso spropositato della Città Celeste, tra le mura protettive, cullata dalla fortuna nella quale era nata e cresciuta, era adesso diventata un vero e proprio soldato che giorno dopo giorno, con orgoglio e coraggio, rischiava la vita per la difesa della sua gente. Si impegnava al massimo dele sue possibilità, e non lo faceva soltanto per il bene della propria comunità; senza Nux, avrebbe dovuto dare un senso alla sua vita.
Il suo corpo magro e perfetto, era adesso sporco e spesso coperto di graffi; da ragazza timida e innocente era diventata una guerriera a sangue freddo. E ne andava molto, molto fiera.
Non sarebbe mai tornata indietro, neanche volendo; quello adesso era il suo posto nel mondo, quella era la vita che, forzatamente o meno, aveva scelto.

.....

Nel cuore della città abbandonata, tra le dune di un deserto arido e desolato, il covo sopravviveva ancora protetto dai suoi soldati e curato dalla sua gente.
Una piccola macchia di umanità.
Una timida speranza per il mondo.






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Spazio I3venticinque.
Grazie a tutti quanti per aver supportato questo libro! Spero con tutto il cuore che vi siate divertiti a leggerlo almeno la metà di quanto l'ho fatto io scrivendolo 😁
Un abbraccio e un mega bacio a tutti.

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