XI - Occhi ovunque

Mirrgh

Sono ancora furibondo per aver assistito a una mera presa in giro. Non solo la nube ha rubato i miei ricordi e li ha riplasmati in una versione alternativa, ma per di più ha osato serpeggiare perfino tra i miei ricordi e aspirazioni. Chi o cosa ha creato queste anomalie? E in che modo apprendono le informazioni che serbiamo in noi? Cioè, come fa un fenomeno inspiegabile come quello a venire in contatto con una creatura, apprendere dei suoi trascorsi per poi usarli a suo piacimento? Più cerco di trovare una strada che sia logica e praticabile, e sempre meno riesco a venirne a capo. E sono più che certo che la nube iridescente ritrovata da Ycron si è comportata allo stesso modo. Infatti, da quando l'ho ripreso a bordo, ha agito in modo più blando, quasi come se la sua forte sicurezza fosse stata colpita nel profondo. Chi o cosa era nel suo mondo di origine? Certo, era o è un Althuwwar, come è stato detto da chi ci ha preceduto. Ma fino a quale punto è stato spinto dall'anomalia? Fino a dove e quanto è stato messo alla prova?

Poi faccio caso ai due simboli posti sul suo vestiario. Dalla forma sembra ricordare una coppia di falci ricurve, entrambe corredate da simboli circolari e da semilune. La stanchezza comincia a prendere possesso delle mie facoltà mentali, non riesco a tenere gli occhi aperti. È strano... è quasi come se la fatica fosse arrivata tutta in un colpo. Con un ultimo tentativo, eseguo una scansione del circondario, sperando che non ci siano nemici o macchinari avversari e, durante l'attesa, i miei occhi non vogliono saperne di stare aperti. Vedendo che l'analisi non ha dato nessun risultato, decido di mettermi comodo e di schiacciare un pisolino. Ho bisogno di riprendermi anche io...

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A insaputa dell'Althuwwar, qualcuno era già stato messo al corrente dei loro movimenti. Infatti, il Polimorfo che aveva osteggiato il serpente aveva fatto proprio ciò che gli aveva detto Mirrgh. Scappando dal pianeta violaceo, il Polimorfo era tornato su Rarent, alla diretta presenza di alcuni esponenti che intercedevano per il regnante.

"Fatelo entrare. Per aver lasciato A#5C2E91, significa che ci deve essere un motivo valido."
Il Polimorfo si avventò al cospetto di una figura scarna celata nell'ombra.
"Vo-Vostra Grandezza! Sono qui per...!"
Lo stesso essere venne colpito in volto da un raggio incandescente, che lo fece volare indietro per diversi metri.
"Stolto, devi annunciarti e parlare con l'Araldo, quindi devi domandare di parlare con il Re e se esso ti darà il consenso, solo allora potrai parlare direttamente con Sua Maestà!" replicò l'Araldo, colui che aveva scatenato il raggio punitivo.
"D-Domando scusa!" ammise con profonda vergogna il Polimorfo. Avanzò nuovamente nella navata di una sala enorme e ammantata nel buio, spezzata da pochi raggi di luce che penetravano da alcune vetrate di colore ambrato. Sul fondo del corridoio, un grande rosone composto da dodici spicchi colorati davano colore e facevano passare la luce nello spettrale luogo, dal quale si poteva intravedere un trono dallo schienale elevato e, adombrato, vi era qualcuno seduto al suo posto.
"Onore al Re! Araldo del Regno di Negai, io sono l'ultimo Polimorfo della mia specie. Sono colui che ha scelto di non avere un nome per assolvere i compiti che Sua Maestà ritiene che debbano essere compiuti!" annunciò l'essere dalla natura variabile, ponendosi su un ginocchio e tenendo il capo basso.
"Il Re è deliziato dal tuo obbedire. Ora ti ascolterà secondo tutto quello di cui vuoi parlare. Esponi la tua visione e avanza la tua richiesta, poiché il Re ti ascolterà," annunciò l'Araldo, battendo l'asta a terra.
"Sono qui per un problema molto serio. Sono arrivati due soggetti estranei al Regno di Negai, uno Warsnake e uno sconosciuto appartenente di una razza estranea alle nostre conoscenze. Sono apparsi secondo le rilevazioni sulla stazione abbandonata e si sono diretti su A#5C2E91; hanno avuto a che fare con le misteriose nubi iridescenti che stanno causando problemi e interferenze con i satelliti nei pressi dell'astro solare, gli stessi che stanno riducendo l'efficacia della sfera di Dyson¹. Ho provato a eliminare il Warsnake con il vostro potenziamento di recupero memorie, ma il rettile mi ha saputo ingannare. E in più, oltre all'onta di esser stato sopraffatto, mi ha lasciato in vita per parlare di lui a voi," indicò il Polimorfo.
"Vostra Maestà, cosa ne dite?" domandò l'Araldo, voltandosi in direzione di cui occupava il trono.
Anche se il Re non parlò, era risaputo che su Rarent il regnante aveva la capacità di parlare senza usare la sua voce, e la maggioranza dei reclami e delle sue sentenze venivano promulgate dal suo Araldo.
"Ho capito. Riferisco," rispose l'Araldo.
"Polimorfo!" chiamò l'Araldo.
"Eccomi, per servire!" rispose l'essere dalla materia tremolante.
"Il Re ha vagliato la tua informazione e ha preso una decisione in merito al tuo pronto intervento. Procedi in direzione del cancello..." scandì l'Araldo.

Il Polimorfo ubbidì prontamente, alzandosi da terra, girandosi e camminando in direzione del cancello. Come arrivò a pochi passi dalla cancellata, l'Araldo fece esplodere un raggio disintegratore alle spalle del Polimorfo, facendolo dissolvere come polvere al vento.
"Non c'è posto per i codardi e i traditori, questo è ciò che ha deciso il Re," decretò l'Araldo.

"Araldo, sveglia dal loro sonno i Sei Bastioni," dispose il Re, facendo risaltare la sua voce.
"Vostra Maestà! Come mai avete usato la vostra vera voce?" domandò con evidente stupore l'Araldo.
"L'ho fatto perché è giunta la resa dei conti. Fare finta di nulla non serve, e in più il mio regno sarebbe giunto a un punto di rottura."
"Perché scomodare i Sei Bastioni? Possiamo usufruire di H-idra, che è ovunque su tutta Rarent, e anche sui pianeti esterni e anche tra alcuni asteroidi vaganti," giustificò l'Araldo.
"So cosa sta per accadere. Lui mi ha informato in merito," dispose il Re.
"Non mi direte... Karubanis? Davvero vi ha parlato!? Ma sono passati più di mille anni da quando non ha fatto più sentire la sua voce. Che il vostro dominio sia destinato a cambiare? No, io mi rifiuto che sia così," determinò l'Araldo.
"Sì, lui mi ha appena parlato. Mi ha scosso risentire la sua voce carica di sacra conoscenza. Mi ha detto che ci sono nove anime estranee a Negai. Due sono stazionate negli asteroidi vicino al pianeta A#5C2E91, cinque si trovano nella regione inferiore di Rarent e due si trovano nella regione superiore. Però..."
"Cosa vi turba, Vostra Maestà?" domandò l'Araldo.
"Uno deve risvegliarsi e un'altra deve uscire dagli abissi. Sono undici gli estranei che hanno invaso Rarent e Negai. E in più, tutti questi sono, in modo o nell'altro, alla ricerca di altro che aderirà alla loro causa. Se uno di loro lo trovasse, condannerebbero ogni piano dell'esistenza al nulla, così come mi ha informato Lui..."
"Cosa volete fare, Vostra Maestà? Se Karubanis è arrivato al punto di scomodarsi facendovi sapere tutto questo, significa che questi undici esseri non sono creature da sottovalutare," ammise l'Araldo.
"Manda a chiamare i Sei Bastioni, che vengano al mio cospetto tra cinque ore a partire da adesso. Per quanto riguarda i cinque della regione inferiore e per i due della regione superiore lascio che sia tu a prendertene cura."
"E per i due stazionati negli asteroidi? Cosa dovremmo fare?" domandò con molta apprensione l'Araldo.
"Per il momento teneteli sotto sorveglianza, ma non fatevi scoprire. Devo capire chi sono e per quale ragione stanno attaccando le nubi iridescenti. Se questi, benché estranei a Negai, sono qui per toglierci di dosso il problema delle interferenze con la sfera di Dyson, non vedo perché ostacolare il loro compito. Al massimo, una volta che avranno rimosso la problematica delle nubi iridescenti, potrete sbarazzarvene come meglio credete. Adesso andate, Araldo, i vostri compiti sono stati dati. Voglio restare da solo."
"Onore al Re, con permesso, mi assento," terminò l'Araldo, spostandosi dalla sua presenza.

E il Re, rimasto da solo nel grande corridoio, disse: "E così... Mirrgh Espirii, sei arrivato qui. Non vedo l'ora di rivedere il tuo muso, così potrò avere il piacere di eliminarti. Così riparerò all'errore di quel lontano giorno su Astraneon..."

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Ycron

Mi sveglio dopo qualche ora. Apro un occhio e scopro che anche il serpentone si è abbandonato al riposo. I suoni dei comandi del velivolo sono l'unica cosa che anima il paesaggio spettrale, dato dagli asteroidi che vagano nel cosmo. Considerando pure che questo è un sistema artificiale, devo tenere gli occhi aperti, poiché non possiamo sapere se siamo in vista, se qualcuno sa della nostra presenza oppure siamo letteralmente sotto controllo. La mia attenzione viene catturata da uno strano detrito roccioso, che ruota su sé stesso a velocità sostenuta, ma nonostante tutto resta fermo nella sua posizione.
Sospettando che quello non è un comune asteroide, allungo una mano verso la spalla di Mirrgh per scuoterlo.
"Che c'è?" domanda seccato
"Quell'asteroide laggiù... Credo sia un dispositivo camuffato che ci sta tenendo d'occhio..." teorizzo.
Sistemandosi sulla seduta, Mirrgh osserva e dice: "Non avresti tutti i torti."
"Quindi che facciamo?" domando.
"Vediamo di fare il punto della situazione... però..." inizia a dire, ma presto si interrompe.
"Qualcosa non va, rettile?" domando.

"Ho una mezza idea, ma devo vedere se funziona."
Quindi chiude gli occhi e, sempre senza girarsi, tenendo lo sguardo fisso sulla roccia sospetta, inizia a dire: «Che ne dici se sfruttiamo questa forma di comunicazione?»
«Che razza di trucco è mai questo? Riesci a parlare nella mia testa e senza usare la bocca!»
«Quella al quale stai assistendo è una forma di comunicazione che abbiamo usato nel nostro universo di origine e si chiama Cronopatia. Ho il sospetto che ci stiano davvero osservando a distanza. Piuttosto, che ne dici di fare un riassunto di quanto sappiamo?»
«Direi che non è male come idea. Presumo che entrambi abbiamo trovato le anomalie, giusto? Tu come l'hai superata?»
«Per quello che mi riguarda, l'anomalia non ha fatto granché, piuttosto mi sono trovato a confrontarmi con una delle specie del mio universo di origine, che ha rubato i miei ricordi e li ha usati per farmi abbassare la guardia, arrivando a usare l'espediente più stupido esistente, proporre del cibo contaminato. Mettendo il soggetto con le spalle al muro, gli ho detto di uscire dalla mia presenza e di non... farsi vedere più. Purtroppo, dalle parole di quel debosciato, ho appreso che non esiste un corpo spaziale votato alla salvaguardia del cosmo e dei suoi abitanti, ma che tutto viene gestito da un computer chiamato H-idra. Tu invece, che cosa hai trovato?»

Non lo so, in quanto sta raccontando c'è come un tassello mancante, forse una sua disattenzione. Decido di non darci tanto peso e proseguo nella folle conversazione mentale. «La nube, una volta che l'ho vista, si è ingrandita al punto tale da inglobarmi, quindi sono apparsi i miei genitori. La cosa che mi ha dato molto fastidio è stata il testo trito e ritrito che cantilenava mio padre. Non ho mai avuto un buon rapporto con lui, visto che il prediletto della famiglia era mio fratello... ad ogni modo, sono riuscito a uscire da quella follia, non so nemmeno io come, so soltanto che la nube ha rilasciato un nucleo energetico come questo...»

Il sospetto cresce, perciò non lo metto in mostra. Piuttosto, facendo un cenno con lo sguardo, Mirrgh capisce e me lo fa vedere, nascosto dentro la sua giacca da militare, mentre io annuisco e mostro lo stesso nascosto nel mio vestiario. Mi accorgo che Mirrgh sta guardando nei pressi del petto, perciò richiudo immediatamente la veste.

«Quindi dobbiamo recuperare i nuclei che vengono serbati da queste nubi, e poi dobbiamo metterli insieme, giusto?» chiede Mirrgh.
«Queste dovevano essere le istruzioni riportate da Basira...» indico, soffermandomi proprio sulla creatura superiore che ci ha dato tale incarico.
«Dimmi la verità, non ti convince nemmeno a te quella Basira, vero?»
«Quindi anche tu pensi che le istruzioni dettate da quella figura siano blande e inconcludenti?»
«Io so soltanto una cosa, che la nostra missione, a prescindere da chi o da come ci è stata data, è quella di eliminare le anomalie, con la consapevolezza che dovremmo tenere occhi e orecchie aperte.»

I nuclei che ciascuno di noi aveva cominciano a illuminarsi, interagendo con la strumentazione del trabiccolo in cui siamo. Osservando dalla vetrata a cupola dello stesso, mi rendo conto che siamo stazionati all'interno di un asteroide enorme, che per somiglianza ricorda una grotta. Due nuovi segnali indicano la posizione delle prossime anomalie su quel pianeta gigantesco, quello che porta il nome di Rarent. Quanto allo strano pezzo di roccia, non si trova da nessuna parte.

"Mirrgh, da questo momento occhi aperti. Saremo osservati e seguiti per ogni cosa che faremo."

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¹ Sfera di Dyson: è una struttura ipotetica teorizzata dal suo ideatore, Freeman Dyson, consistente in una sfera in grado di circondare una stella solare allo scopo di raccogliere l'energia che viene dispersa allo scopo di massimizzarne l'efficacia e l'impiego.

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