X - Chi tradisce e chi onora

Mirrgh

Gaas torna con un vassoio d'acciaio, portando due strani contenitori di vetro colmi di una sostanza azzurra. In più ci sono alcune cibarie dalle forme vaporose di colore giallo chiaro. I miei sensi di serpe avvertono il pericolo da quelle cibarie. Tirando fuori quanto basta la lingua, palpo l'aria, avvertendo la presenza di qualcosa di dolciastro. I miei occhi guardano verso il vassoio e noto, seppure in maniera flebile, che l'odore viene proprio dalle bevande. Gaas si accorge che ho dei sospetti, così dice: "Voglio rassicurarla, Ammiraglio, che non ci sono intrugli o scherzi di cattivo gusto in ciò che vi ho portato. Ho solo pensato di offrire qualcosa come comitato di benvenuto."
"Certo. Ma prima di mangiare, voglio sapere dell'UGF e della Resistenza. Chi c'è dietro a questi schieramenti? E soprattutto, il re designato su Rarent è a conoscenza di quanto accade? Cosa sta facendo per questa situazione? Che impegni ha preso per sistemare questo dissidio?"
La situazione non mi convince molto. Afferro lentamente il contenitore e lo avvicino. Osservando Gaas attraverso il liquido, noto che ha una faccia molto soddisfatta. Allontano il liquido e lo osservo. "Allora? Tenente, volete ragguagliarmi? O preferite che scopra da solo le nozioni di mio interesse?"
"O-Oh, ha ragione... chiedo perdono. Allora..."
Vedo che tentenna, ma cercando di darsi un contegno, riprende a spiegare.

"La sacra storia parla di come è nato il corpo galattico chiamato UGF. Nato dalle fatiche dei Santi Nove Fondatori, vennero avvicinati in sogno da Karubanis con la richiesta di soccorrerlo, in quanto vittima di un giudizio arbitrario. Costruirono sotto la sua supervisione una macchina da guerra dalla potenza spropositata chiamata AtomBreaker. Il nome del progetto segreto fu P.A.B; purtroppo, per farlo funzionare in maniera ottimale, bisognava creare un combustibile nucleare forte abbastanza per supportarne il potenziale. Fu questo a portare alla desertificazione del quadrante Beta del vecchio universo Gamma. Fu lo stesso Karubanis a fare marcia indietro, chiedendo di far sparire l'AtomBreaker. Purtroppo, la vera problematica fu che lo stesso macchinario, esplodendo nella regione di confinamento, ha permesso in maniera fortuita di far vacillare la sua prigione, permettendogli di influire in misura maggiore sugli affari cosmici. Anche se i Santi furono sacrificati nel raduno di Ars Legionis, Karubanis ottenne il vantaggio di potersi liberare dai legami imposti dai Custodi del Tempo."
"Questa si può definire una serie di eventi fortuiti che lo hanno portato al risultato voluto, giusto? E cosa mi dici della Resistenza?" domando. Ammetto a me stesso che sapevo dell'esistenza dell'AtomBreaker grazie allo status da Vice-Comandante dove, tra i numerosi vantaggi concessi dalla posizione, c'era anche la possibilità di conoscere i rapporti di terzo livello, andando a escludere gli archivi che erano accessibili solo ai Nove Fondatori e ai loro diretti assistiti; ma se la storia dell'AtomBreaker risultasse vera, questo spiegherebbe anche il cambio di atteggiamento che ho vissuto durante gli anni di servizio nell'UGF. Ancora una volta arriva a confermare che Karubanis aveva plagiato a sua immagine il corpo spaziale in cui servivo.
"La Resistenza nacque circa cento anni fa, dopo la creazione del sistema Negai. A seguito di un fortuito rinvenimento di antiche iscrizioni, si formò una corrente di pensiero che, poco alla volta, sfociò in una setta e infine in una vera e propria armata. La Resistenza nacque con il pretestuoso obiettivo di portare alla luce la presunta verità dietro le azioni di Karubanis. Combatte strenuamente affinché sia riconosciuto Karubanis come un sobillatore e un avido opportunista, pretendendo perfino di detronizzare il re designato dallo stesso Karubanis e di lasciare che l'universo si espanda come la natura richiede," indica Gaas.
"In che senso lasciare che l'universo si espanda? Cosa significa?" domando sconcertato.
"Ammiraglio, ha fatto caso che il sole di Negai è circondato da quella struttura metallica? Sa che è composto da cristalli di Esatranio? Ebbene, consideri che l'intero sistema di Negai è circondato, seppure in una forma non percepibile, da uno spesso strato di antimateria. Anche se la forza cosmica volesse espandersi, l'antimateria divorerebbe tutto quello che tenta di oltrepassarla."
"Sapevo che nell'universo in cui sono finito si usasse il Tetranio come materiale e..." ragiono, ma vengo fermato da Gaas che replica: "Infatti l'Esatranio è un'iperlega di Esacciaio e Tetranio. Per scalfire uno scudo prodotto con questa tipologia di materiale ci vorrebbe un'esplosione nucleare."

Deduco tra me che l'avanzamento tecnologico ha fatto passi avanti, ma al tempo stesso c'è come una cortina che limita la crescita, quasi come se questa fosse controllata o addirittura centellinata. È ora che io giochi il mio asso nella manica. Fingo di stare male, strizzando gli occhi e piegandomi, cercando di alzarmi in piedi e crollando per terra. Aggiungo a tutto questo anche qualche movimento inconsulto.
Gaas si avvicina con fare tranquillo e dice: "Così finalmente l'effetto del paralizzante è entrato in scena. Almeno finiremo con la storia del viaggiatore che viene dall'universo parallelo."
"Ma t-tu! Cosa m-mi hai f-fatto?!" recito, fingendo di essere affaticato.
"Semplice. Dato che hai fatto saltare un'intera stazione di rifornimento, abbiamo tracciato il percorso della scialuppa ricognitiva proprio qui. Entrare nel ruolo di UGF è stato facile e soprattutto divertente, visto che tu ne fai pure parte. Peccato soltanto che dovrai tirare le cuoia, visto che il Re sa di te e di quel tuo amico lasciato vicino alle montagne. Vuol dire che prima ci prenderemo cura di te, e poi penseremo a rendere innocuo l'altro," indica Gaas con un sorriso maligno in volto.

Decidendo che è ora di finirla e che ho recitato anche per più tempo del dovuto, mi sollevo e mi pongo davanti a Gaas... o chiunque dice di essere.
"Sai, avevo previsto che in una maniera o nell'altra mi avreste voluto nuocere, e il vecchio espediente del cibo contaminato è qualcosa di così arcaico che solo un idiota ci cascherebbe," affermo, mettendo in soggezione l'aggressore, ora diventato tremante come una foglia. Con un movimento molto preciso, muovo la coda e colpisco Gaas ai talloni, facendolo cadere con la schiena per terra.
"Pensavi davvero di farla franca contro un veterano dell'UGF? Non crederai che i miei trentotto anni di carriera mi siano serviti per passatempo?!"
Quindi afferro il soggetto per il bavero e lo sollevo.
"Ti prego non farmi del male! Farò tutto quello che vuoi, solo risparmiami la vita!" invoca Gaas, tremante e consapevole che forse non sarò così magnanimo.
"Tanto per cominciare, mostra le tue vere fattezze, dopodiché dovrai spiegarmi alcune cose," indico, scrutandolo dritto negli occhi.
Gaas, o chiunque dice di essere, cambia forma nelle mie mani, diventando simile a un sacco traslucido dai tanti colori. Questo mi ricorda un tipo di creatura molto presente nell'universo Gamma, i Polimorfi.
"Avevo il sospetto e ora ne ho la conferma. Avevo immaginato che fossi un Polimorfo, solo che la capacità di carpire i ricordi e le conoscenze di altri non è di vostra competenza. Deduco che sia un rafforzamento da parte di Karubanis, non è così?"
"Hai inteso molto bene, Warsnake. Sei una di quelle razze che andavano estinte, e la tua stessa presenza è sia un'aberrazione che un sacrilegio. Se ti vedessero i veri esponenti della Resistenza, ti farebbero la pelle e non darebbero alcuna pace. E in più, il tuo amato corpo spaziale è stato smantellato proprio per non avere elementi corrompibili. Sono stati sostituiti da un complesso meccanismo automatico chiamato H-idra."
"Sostituiti da un dannato computer!?" sbraito.
"Già, la stessa idea che gli ordini e la direzione vengano dettati da un patetico mortale è aberrante! Quale migliore occasione di mettere in atto un sistema automatico!? Ma cosa ne può sapere un mentecatto limitato come te!"
"Ora basta!" decreto, mollando la presa e lasciandolo cadere a terra. "Il fatto stesso che mi hai dato indicazioni mi permette di fare le mie valutazioni e di raggiungere i miei obiettivi," continuo.
"E allora toglimi la vita, patetico rettile!" critica il Polimorfo.
"Te lo puoi scordare; il vostro odore mefitico è una brutta traccia da togliere di dosso. Preferisco fare qualcosa di meglio..." rispondo, girando le spalle e uscendo dallo stabile.
"Non penserai mica di farla franca con così poco! Qualsiasi cosa tu abbia in mente non avrà successo!" indica tremante il sacco tremolante dalla dubbia etica.
"Oh, io invece penso il contrario. Voglio lasciarne uno in circolazione, così che possa parlare del sovversivo serpente. Adesso sparisci e vai a farmi pubblicità."

Quindi gli volto le spalle ed esco dalla sua presenza. Come avanzo all'esterno di quello che sembra essere un perimetro, noto le astronavi che stavano attorno al catorcio preso dalla stazione spaziale cominciare a sfarfallare in maniera strana. Queste ultime si dissolvono come polvere al vento. Per istinto mi volto in direzione del luogo dal quale sono uscito e i miei occhi si posano su una strana nube iridescente che, come viene osservata, questa si agita impazzita e si dissolve. Dalla stessa cade un oggetto sferico che rotola fino ai miei scarponi; accertatomi che quello è il nucleo energetico di cui ha parlato Basira, lo raccolgo e continuo per la mia strada. Quanto al vomitevole Polimorfo, scappa a gambe levate e, dopo pochi istanti, sparisce nel nulla con uno spostamento di emergenza.

Voltandomi di nuovo verso la navicella, mentre avanzo, penso: "Quindi, se quello che ho vissuto fino ad ora è stata solo una proiezione, come mai ho anche interagito con qualcuno che vi ha partecipato? Ho davvero desiderato fin nel profondo diventare un Ammiraglio Stellare, al punto tale da farlo diventare il mio scopo della vita?"
Ora che ho saggiato, seppure senza fare apposta, cosa significa provare le macchinazioni di queste anomalie, penso che sia ora di raggiungere Ycron. Speriamo soltanto che non si stia mettendo nei guai.

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Ycron

Il corpo massiccio di mio padre, pesantemente adornato con le sue vesti più pregiate, lo fanno apparire molto più grande di quanto riuscissi a ricordare. Gli abbellimenti del mantello, le decorazioni derivate dalle ossa di diversi grandi predatori, zanne e unghie a non finire usati come collane, bracciali e cavigliere, per non parlare delle sue lame, erano tutti segni vividi e fedeli alla realtà, di quando lui è comparso nel mio percorso di vita. Aveva fatto commissionare dagli armaioli uno speciale progetto di due coltelli a forma di semiluna, con una punta aggiuntiva che replicava l'idea di un'unghia retrattile, rendendo di fatto quella lama simile a una zeta. Nessuno doveva replicare quel progetto, doveva essere un suo segno distintivo come capotribù degli Althuwwar, così come ogni predecessore posto al comando aveva fatto con la creazione di un'arma che distinguesse l'entità suprema a capo del popolo. Diede perfino i nomi delle sue lame con i nostri nomi, il mio sulla lama sinistra e quello di Sharuh con quella impugnata a destra.

"Figlio mio Alharib, finalmente avverto che tu sei diventato qualcosa di più simile agli ideali di Sahir. Che il suo spirito possa incoraggiarti a salire sul trono del tuo popolo. Rendimi fiero, proprio come Sharuh ha fatto diventando un vero astro ispiratore per i nostri sottoposti e per gli schiavi che hanno osato intralciarci."

Non rispondo. Mio padre non ha mai avuto a cuore di vedermi salire di prestigio. Il fatto stesso che mi avesse etichettato come un ladro d'aria confermava che la mia nascita è stata fortuita, non programmata e soprattutto mai accettata. Il fatto stesso che tra gli Althuwwar fossero nati due gemelli e non un solo figlio era visto come di cattivo auspicio. Mio padre non aveva pensato a me se non per usarmi come pietra di paragone per evidenziare le doti di Sharuh. Un fuoco d'odio comincia a bruciarmi nel petto, i muscoli si irrigidiscono e comincio a incamminarmi verso la figura di chi sta impersonando mio padre. L'ho visto con i miei stessi occhi che è spirato sotto l'attacco della possente creatura celestiale. Ed è logico presumere che l'anomalia abbia dato spazio a un mio antico desiderio, più che a un timore. Forse l'auspicio di voler essere trattato in maniera più decente dal mio genitore è stata la scintilla che ha creato questa situazione.

"Figlio mio Alharib, finalmente avverto che sei diventato qualcosa di più simile agli ideali di Sa....!"

Fantastico, ripete le cose come un nastro rotto. Scaglio un pugno dritto allo stomaco della figura che osa incarnare mio padre, ed esso cade di schiena poco più in là. Continuo ad avanzare verso di lui, mentre si rialza mi osserva con uno sguardo da bestia feroce.

"Come osi, ladro d'aria!?" ribatte con rabbia.

Un altro pugno, che stavolta para con le braccia, arretrando a malapena.

"Non sfidare la sorte, Alharib!" inveisce.

Faccio per colpire ancora ma, al momento giusto in cui alza le sue difese, mi abbasso e sferro un montante, che lo solleva da terra e lo fa cadere di nuovo sulla schiena.

"Ti prego, figlio mio! Non farlo!" sento gridare alle spalle.

E girandomi, mi rendo conto che è stata formata anche la figura di mia madre, che mi supplica di non colpire Shars. Ma come abbasso la guardia, un dolore atroce mi consuma alle spalle. Le lame di mio padre mi feriscono alla schiena; eppure, come mi allontano, le fitte cessano immediatamente. Questo continua a confermare che io sono in una situazione anormale, che è discostata dalla realtà. Non devo vedere con gli occhi fisici e non devo permettere ai miei ricordi di offuscare il mio giudizio. Adesso entrambi corrono verso di me, armati con le loro rispettive armi. Ricordo che mia madre Yahmi era addestrata a usare due balestre automatiche, armi che erano in grado di sparare centinaia di frecce in pochi minuti. La strategia era chiara: Shars mi avrebbe attaccato riducendo il distacco, ma al contempo Yahmi avrebbe causato disturbo da lontano.
Cosciente di questo, dovevo togliere ogni conoscenza di loro due, coloro che mi avevano messo al mondo; il dubbio comincia a farmi vacillare, perché non capisco cosa significa farmi affrontare i miei genitori. Lo potevo giustificare per mio padre, che mi ha riservato scarso interesse e poca cura, cosa diversa per mia madre, che mi ha allevato alla pari con Sharuh. No, devo distogliere i pensieri dalla situazione attuale. Sono nemici che impersonano mie conoscenze. Scattando all'indietro, evito i fendenti di Shars. Quindi mi metto alle spalle di mio padre, lo afferro per le braccia e, usandolo come scudo, avanzo poco alla volta in direzione della creatura che impersona mia madre. Come sospettavo, smette di sparare dardi. Ma come arrivo a pochi passi da lei, essa alza la balestra e punta verso la mia faccia, che nascondo immediatamente dietro quella di Shars. Ma come avverto lo scoccare del dardo, mollo immediatamente mio padre e mi abbasso. In un solo istante, mi rendo conto che Yahmi ha mirato di proposito in direzione del viso per attaccarmi, arrivando a fare del danno al partner. Ma come vedo che la figura di Shars si dissolve nel nulla, restiamo solo io e lei.

No, non basta provare a vincere con la forza. Non è servito nemmeno provare a colmare le distanze disarmandone uno per usarlo come ostaggio. Ci deve essere un altro modo per superare questa anomalia.
Essa cambia espressione, imbraccia la balestra e sta per colpirmi. In un attimo, mi pongo su un ginocchio, e tengo la testa chinata. La figura che impersona mia madre resta immobile, non continua la sua azione di attacco. Un suono strano si propaga nel luogo, e la luce aumenta, facendo svanire anche l'altra manifestazione. Aprendo gli occhi, sono ancora sul costone di roccia. La nube iridescente si agita e svanisce. Dal centro della nube si forma una sfera pulsante. Percependo una potente energia al suo interno, associo immediatamente l'oggetto ai nuclei indicati da Basira. Ho ancora il sospetto che questa missione abbia qualche risvolto oscuro. Percependo il rumore degli aviogetti, mi accorgo che Mirrgh è tornato. Anzi, a giudicare dall'andatura, sembra si stia precipitando a tutta velocità dalle mie parti. Una volta rilevato, si alza in volo, esegue una manovra e fa in modo che l'accesso nel velivolo sia allineato con il costone di roccia, aprendo l'entrata.

"Hai avuto problemi?" domando.
"Non in particolare. Vedo che hai recuperato uno di quei nuclei," risponde lui, senza staccare lo sguardo dalla strumentazione.
Una volta preso posto, il serpentone e il suo sguardo feroce lo fanno scattare come una molla. Chiude con violenza la porta, salta la procedura e con impeto parte verso l'atmosfera.
"Hai avuto problemi?" ripeto.
"Non in particolare. Perché stai ripetendo la stessa domanda?" chiede lui.
"Perché da quando sei andato in esplorazione ad ora, hai agito in modo diverso. Ma, per quello che mi riguarda, non ti farò domande. Non sono un ficcanaso e non voglio rovinare questo rapporto di collaborazione," replico.
"No, sono io che devo smettere di essere burbero. Andiamo fuori dall'atmosfera e vediamo di trovare un posto tranquillo dove poterci confrontare," indica Mirrgh.

Una volta usciti dal pianeta violaceo, vediamo un campo di asteroidi nelle immediate vicinanze. Decidendo che quello può essere un ottimo nascondiglio, Mirrgh pilota con molta calma verso il campo. Individuata una roccia molto grande con uno strano buco, grande quanto serve per atterrare al suo interno, ci infiliamo là e Mirrgh spegne la navicella.

Osservandomi, il serpentone dice: "Direi che questo è il momento ideale per riposare. Se vuoi approfittarne, fai pure. Io resto di guardia."
"Ne sei sicuro? Non ci sono problemi se vuoi dormire tu," replico.
"No, insisto a fare la guardia. Riposa, Ycron. Dopo mi darai il cambio," insiste Mirrgh. Acconsento e cerco di assumere una posizione comoda. In effetti, da quando sono salito a bordo della navicella, ho avvertito tutta la stanchezza assalirmi in un attimo. Meglio se penso a riprendermi dall'assurda esperienza.

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