VIII - Onori sconosciuti

La navicella atterrò sulla superficie. Una volta aperto il portello d'entrata posizionato tra i due aviogetti, i due scesero sul suolo del pianeta. Come dedotto dal sistema e da ciò che avevano visto in lontananza, il pianeta presentava uno scenario desertico dalle tinte purpuree, intervallato da alcune dune e, in lontananza, da picchi non molto elevati; in più, le nuvole massicce viste dall'interno della stazione spaziale erano stazionate proprio sopra le alture.

La prima cosa che fece Mirrgh, una volta disceso dal mezzo, fu tastare il terreno e provare la gravità dell'astro; fece qualche salto e confrontò i risultati sul suo dispositivo da polso. La prima cosa che notò Ycron fu l'aria ricca di ossigeno, una previsione totalmente opposta a quella formulata poco prima a bordo; sentendosi osservato, si girò verso Mirrgh e questi, con la lingua che usciva quanto bastava per palpare l'aria e le sue iridi che si allargavano verso di lui, fecero esclamare il guerriero, dicendo: "Sono in grado di sbagliare anche io, non credi?"
"Io non ho pensato a questo. Piuttosto..." disse il serpente, puntando il suo dito artigliato in direzione delle montagne, "Dici che sia una buona idea dividerci? Magari uno punta verso le montagne e l'altro cerca indizi con la navicella sull'altra anomalia."
"Penso che sia un'ottima idea. Con permesso, dato che tu sei in grado di volare con quel trabiccolo, io vado in direzione delle montagne," propose Ycron. Alzando lo sguardo e concentrandosi sul paesaggio, disse con voce più flebile: "Sono cinquanta chilometri da qui. Credo che utilizzerò una delle fiale."
Calcando la mano in una tasca nascosta, Ycron estrasse una fiala sottile e schiacciata. Mirrgh afferrò prontamente il polso del guerriero, guardandolo torvo.
"Cos'è quella roba?" domandò, squadrandolo in malo modo.
Divincolando il braccio dalla presa, Ycron disse: "Tranquillo, non è una sostanza illegale. È uno dei pochi ritrovati per le capacità fisiche, e mi è stato detto di usarli proprio da Novaelux. Credi davvero che io possa inquinare il corpo e la mente che ho costruito con tanta fatica e dedizione? Getterei al vento gli anni trascorsi per migliorarmi solo per infangarlo, per ottenere un vantaggio temporaneo?"
A quelle parole, Mirrgh si rese conto che il suo spirito di forte giustizia lo aveva fatto agire per l'ennesima volta in maniera automatica, senza riflettere e senza nemmeno domandare cosa stesse facendo il guerriero.
Lo stesso, sbuffando, disse: "Tieni, prendila anche tu. Ne ho scorte a sufficienza. Non ricordo su cosa è stata sinterizzata questa sostanza. Mi ha spiegato Novaelux che è concepita per procurare un carico di energia per le successive due ore dall'assunzione. Aumenta la rigenerazione cellulare e sopprime gli stimoli minori; la controindicazione principale è quella di mangiare qualcosa subito dopo, altrimenti il corpo di chi usa questo liquido non potrebbe reggere al contraccolpo."
"È un principio simile alle sostanze illegali. La prenderò soltanto perché ti sei mostrato trasparente, ma non credere che ne farò uso."

Quindi Ycron assunse il contenuto della boccetta, mentre Mirrgh la mise nella tasca interna del giaccone. Focalizzandosi sulla figura del guerriero, Mirrgh scorse l'emissione di energia che permeava dal suo corpo. Come si caricò sulle ginocchia, Ycron compì uno scatto fulmineo in direzione delle montagne, lasciando un segno molto profondo e sparendo immediatamente dalla vista del collerico serpentone. Quanto a lui, risalì a bordo della navicella e, librandosi in volo, andò nella direzione opposta.

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Ycron

Accidenti a lui, sempre così sospettoso. Ora mi è chiaro per quale ragione nell'universo Sigma non sono esistiti corpi spaziali, avrebbero fatto una brutta fine ancor prima di venire alla luce. Diffidente com'è, non mi sorprenderebbe se mi stesse tallonando a debita distanza. Però, per qualche strano motivo, sembra che serbi del rancore; che sia dettato dal passato o da esperienze nel corpo spaziale, dovrebbe in ogni caso smettere di nutrire dubbi, specialmente su di me che non ho alcuna ragione per attentare alla sua vita.
Nel mentre che faccio questi ragionamenti, ogni falcata compiuta mi spinge fisicamente in avanti con sforzi sempre più netti, fatica che avrei provato in misura maggiore se avessi affrontato la traversata senza il supporto della fiala.
Dopo circa quindici minuti, raggiungo un cambio radicale nel terreno; se fino a quel momento avevo sabbia soffice sotto di me, ora i miei piedi poggiano su roccia dura e frastagliata. Sopra la mia testa si stagliano quelle nuvole massicce, percorse da fulmini dalla potenza indescrivibile. Sopra uno dei picchi, che per forma e costruzione ricorda una specie di rampa, noto qualcosa di iridescente, senza forma e in continua agitazione. Se quello è il mio obiettivo, allora devo prepararmi mentalmente, anche in base a ciò che ha dettato Basira... o chiunque ella dice di essere.

"...Ma nel momento in cui vi avvicinerete, esse dovranno mutare e assumere la loro reale forma."

Che cosa avrei dovuto affrontare? Io non ho nessun timore in me, tantomeno obiettivi non raggiunti. Bah, sono sicuro che il monito di quell'entità abbia qualcosa di strano. Se essa dice di essere un incaricato del mondo celestiale, allora per quale ragione ha celato le sue reali fattezze? Ho un brutto presentimento in merito...

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Mirrgh

Quel sacco di patate mi fa rizzare le scaglie. Non mi capacito del perché le entità superiori mi abbiano affiancato a quel citrullo. Poco importa, basta solo che non faccia qualcosa di stupido.
Eppure... Se ci penso, ho iniziato a nutrire sospetti su quella Basira. Aveva un modo di fare alquanto strano, quasi come se volesse nascondere la sua vera forma per non farsi riconoscere. Così sorge una domanda: se si rappresenta una divinità, a prescindere dal credo e dalle leggi adottate, per quale motivo mascherarsi? Era parte dei suoi ordini non lasciare tracce? No, lo escludo. Se per riferimento prendo Mikaeli, che rappresenta il Portavoce del regno celestiale e che per ovvie ragioni avrebbe avuto molto più senso nascondere le sue reali caratteristiche, per quale motivo un suo sottoposto, una creatura di gerarchia inferiore doveva celare la sua identità?
Mi accorgo di star agitando ritmicamente la lingua. Scuoto la testa e riprendo il controllo del velivolo. Sollevandomi a una certa quota, vedo in lontananza quel sacco di patate che, a discapito della stazza, corre  con grande slancio. In un attimo, ricordo che mi ha dato una di quelle fiale. La cosa non mi convince; bella la scusa che te l'ha data Novaelux. Osservando il mio navibot, apro la schermata e mi accorgo che i programmi dell'UGF sono nuovamente operativi. Ricordo che era stata soppiantata dal PSI nel mio universo d'opera, perché allora sono tornati in funzione? In un misto di gioia e sospetto, apro il programma di analisi delle sostanze; esce un piccolo cavo con annessa una punta di spugna. Immergo la parte terminale nel liquido e, richiudendo la fiala, il cavo si ritira al suo interno, cominciando ad analizzare. Nel mentre che il mio dispositivo compie il suo lavoro, continuo a pensare che ci sia qualcosa di anormale.
Che l'UGF sia tornato operativo? Che sia stato trapiantato in questo universo? E se così fosse, avrei dovuto temere la presenza di un mio simile o, peggio, di un mio clone?

Ci sono troppi quesiti e troppe poche risposte. In più, sembra che Ycron sappia molto più di quanto voglia far trapelare, quasi come se avesse una sua fonte e la voglia tenere tutta per sé. D'altronde, non posso dirgli nulla, tantomeno biasimarlo o contestare la sua condotta, visto che anche io ho fatto la stessa cosa durante il mio servizio nel corpo spaziale. Un breve segnale si interfaccia nel piccolo schermo di fronte a me. Ci sono quattro segnali che si stanno avvicinando ad alta velocità. Lo schermo non solo restituisce la loro posizione, ma indica perfino i modelli, chi lo guida e perfino a quale schieramento appartengono. UGF.

Spalancando gli occhi, resto per qualche minuto stupito. Come è possibile? Allora sono davvero operativi? Questo significa solo una cosa; posso agire sfruttando le mie conoscenze. A tratti, sembra perfino che io sia stato scelto proprio per i miei trascorsi nel suddetto corpo. Un breve segnale mi informa che una di quelle navette vuole stabilire un contatto. Un bottone lampeggia e, per istinto, lo premo. Si sente l'apertura del canale audio e la voce di qualcuno.

"Qui squadra Onix-2 dell'UGF, parla il Tenente di vascello Gaas Et'por, identificatevi con il nome e il vostro schieramento di appartenenza."
"Qui è Mirrgh Espirii, Vice-Comandante dell'UGF, nome del velivolo... S.A.D.09. Sono arrivato qui dal mio tempo attraverso un condotto spazio-temporale e gioisco per aver trovato dei compatrioti," annuncio. In fondo la verità è sempre la miglior risposta da dare, anche nei casi più inverosimili.
"Lei è un Vice-Comandante? Mi viene da ridere. Se lei è davvero dalla nostra parte, voglio che mi dica quale è il nostro motto, la bandiera che ci rappresenta."
Resto per qualche secondo in silenzio. Sono tentato di indicare il vecchio motto che parlava di diplomazia, anche se è più facile che sia in auge quello che ha contraddistinto gli ultimi anni di servizio, ovvero dove la pace sarebbe sorta dalle ceneri della guerra. Pertanto, con un certo grado di vigore, rispondo: "Mi meraviglia che per vagliare la posizione di qualcuno dobbiate chiedere una cosa così poco utile, che potrebbe sapere chiunque per simulare la propria identità. Vi invito piuttosto ad atterrare nelle immediate vicinanze, e ci confronteremo faccia a faccia. Che ne dite?"
"Questo qui fa il gradasso; e va bene! Pilota del velivolo S.A.D.09, avviate le manovre di atterraggio su terra piana, ETA¹ 180," risponde Gaas, chiudendo il contatto.

Due di quelle piccole navicelle, ricevuto l'ordine, si fiondano fino ad allinearsi con me. Osservandoli, noto che hanno caschi integrali e supporti per l'ossigeno, non lasciando trasparire alcunché di identificativo. Iniziano a farsi vicini costringendomi, pur di non farmi perdere il controllo del velivolo, a scendere di quota. Ricorda per certi versi l'azione di scortare un prigioniero quando viene fiancheggiato. Scorgo la presenza di un piano lungo, opera di ingegno di qualcuno. Anche da questo riesco a comprendere che qualcuno ha creato questo piccolo anfratto di universo, anche se è più simile a un modellino in scala di un sistema planetario.

Una volta raggiunto il luogo dell'atterraggio, le altre quattro navette atterrano esattamente ai quattro lati, lasciando la mia navicella in mezzo, ricordando molto la disposizione di una croce. Come scendo dal velivolo, passo una mano sulla mia tuta, e riattacco l'icona che apparteneva all'UGF, che avevo strappato in un impeto di rabbia per aver scoperto che, nel mio universo di origine, era stato plagiato e controllato da Karubanis, il fratello ribelle dei Custodi del Tempo e arcinemico di Jake e Jeen. È da quando me lo ha detto Basira che i miei pensieri si sono scombinati; francamente, non credo assolutamente che Jeen sia spirata per circostanze ignote. Scuoto la testa e ritorno al presente, dove i quattro tizi si fanno avanti. Tre di loro hanno dei fucili con strani neon ai lati, mentre uno di essi, togliendosi il casco, svela la sua faccia. Resto doppiamente sorpreso, poiché assomiglia in tutto e per tutto a Saag, colui che aveva instillato in me il desiderio di entrare nelle file dell'UGF. Infine mi do dello stupido, capendo che Gaas è il contrario di Saag.

"Tu sei una specie di rettile e servi l'UGF? Sei ancora più sospetto di quanto hai fatto credere e... aspetta un secondo!"
"Che c'è?" domando con diffidenza.
"Dove hai preso quella mostrina che hai sul petto?" mi interroga Gaas.
"Te l'ho già detto, sono dell'UGF e provengo da un altro tempo."
"Non c'è altra possibile spiegazione. Questo significa solo una cosa," indica Gaas. Si gira verso i membri della sua squadra e ordina: "Andate a preparare la sala di riunione."
Mentre i tre, a passo svelto si avviano a compiere l'ordine del loro superiore, questo si gira e dice: "Allora le voci che voi foste ancora in vita sono state confermate. Finalmente ho il piacere di incontrare la leggenda vivente!"
"Leggenda vivente? Davvero mi chiamano così?" abbozzo, non capendo a cosa si stava riferendo quel citrullo di un umano.
"Avanti, non siate così modesto. La vostra identità da Ammiraglio stellare vi precede, assieme al fatto che voi siate riuscito a fuggire da una trappola ordita dai clan della Resistenza. Ammiraglio Mirrgh Espirii III, sono onorato di fare la vostra conoscenza faccia a faccia. È un onore poter parlare con lei da vicino," indica Gaas, mettendosi sull'attenti e assumendo un tono più consono per qualcuno di più alta gerarchia.
"Avete ragione, Tenente. Pertanto vi ricordate anche in quale missione sono stato coinvolto, no?" indico con saccenza. La realtà dei fatti è che sto inventando tutto di sana scaglia, devo vederci chiaro sulla fantomatica identità che potrei aver rivestito in questo universo. Lo stesso nome, seguito dal terzo, mi fa presumere che in un futuro diverso dove non sono intervenuto per ostacolare Karubanis io abbia avuto dei discendenti che hanno protratto la mia carriera. Addirittura essere diventato Ammiraglio Stellare, una delle nomine più rare, seconda solo ai diretti assistiti dei Santi Nove Fondatori.
"Sì signore, voi siete stato mandato con un regime di soldati scelti per scortare e proteggere il regnante di Rarent. Solo che la Resistenza, avendo saputo dello spostamento ma non della presenza della scorta, ha attaccato in modo massiccio l'aeronave. E in un vostro nobile tentativo di difesa, avete attirato l'attenzione degli inseguitori, premunendo al regnante e ai pochi presenti, di fuggire in un pod di salvataggio. Anche se l'intera aeronave è saltata per aria, il vostro piano, benché rischioso, ha permesso di dimezzare un gran numero di aderenti della Resistenza."
"Molto bene, allora posso darvi maggiori dettagli su quello che mi è accaduto durante la mia assenza. I miei strumenti di calcolo sono sfasati, mi potreste dire quanto tempo sono stato lontano da qui?" domando, cercando in ogni modo di non creare delle falle nel racconto e sperando di poter usare questa identità per i miei obiettivi.
"Dall'ultima volta che ci avete contattato, dal momento esatto in cui avete esposto la vostra idea per decimare i ribelli fino a oggi, sono passati esattamente tredici anni," risponde Gaas, sempre mantenendo la posizione rigida.
"Riposo, Tenente, non siate così fiscale," informo.
"Tenente Gaas, la sala è pronta," informa uno dei suoi membri, sempre coperto da quel casco.
"Molto bene, soldato. Ammiraglio, per favore mi segua da questa parte, verrete ragguagliato sugli avvenimenti accaduti durante la vostra prolungata assenza," spiega il Tenente, scortandomi in direzione del piccolo avamposto là presente. Sembra che sia in adorazione per la mia persona o per la fama acquisita, tuttavia devo soppesare ogni parola e fare attenzione a non creare sospetti. Una parola fuori posto e ci rimetterò le scaglie.

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¹ ETA, acronimo di Established Time Arrival, tempo di arrivo stimato, usato nel gergo tecnico aeronautico. Solitamente, è calcolato in secondi.

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