V - Come arrivò... così si avviò

Mirrgh

Data Astrale 109, Anno 2547.
Spazio profondo. Quadrante Pi.

Compii un balzo dimensionale praticamente alla cieca, e per due giorni cosmici non smisi di viaggiare. Dovevo porre quanta più distanza possibile dal mio popolo, dalla mia casa e da quei serpenti che erano la casta nobiliare, da quello stolto di Lubras e da tutti quelli che sostenevano la malsana idea di non mischiarsi con la gente comune. E con l'allontanamento, sia in senso di esilio, sia fisicamente, allontanandomi dalla costellazione della spira, cominciai a darmi dello stupido, definendomi limitato per non aver stretto ulteriori contatti con altre specie. Ma da quel giorno avrei fatto ammenda, avrei trovato il modo di riscattarmi e creare una nuova immagine di me che avrebbe sostituito il vecchio Mirrgh di nobile nascita. E fra le tante idee vagliate, ci fu quella di unirmi all'UGF. Non potevo contattare nuovamente Saag, non mi sarei permesso di interrompere il suo lavoro come vigilante, così come non avrei infastidito O'Borion per lo stesso motivo.

"Se solo ci fosse un modo per avere un contatto significativo con un esponente di rilievo dell'UGF, potrei dare adito a quell'impegno."

Una serie di notifiche si prospettarono sul radar. Alcuni segnali, ben dieci, si erano accodati a oltre seicento metri di distanza. Mi stavano tallonando e, per qualche ragione ignota, gli inseguitori erano disposti in formazione a cuspide. Osservando con una retrocamera, si erano divisi formando tre punte, mentre uno di essi accorciò le distanze. In più, sullo schermo di navigazione arrivò una richiesta di contatto. Sperando che fosse qualcuno dell'UGF, accettai prontamente la richiesta. Tuttavia rimasi disgustato, poiché dall'altro capo della conversazione apparve un pirata spaziale, riconoscibile per la scarsa igiene, i dentoni storti e gialli e presenza di orecchini e piercing, vestiti sciupati e sporchi, per non parlare della chincaglieria che indossava.

"Oh, ma cosa vedo? Un civile che compie una passeggiata nel cosmo! Se vuoi posso darti un aiuto."
"Certo. Ma come si dice in questi casi? Gira al largo..." obiettai.
"Ah ah ah, non si risponde così a qualcuno che vorrebbe concedere il suo sostegno! E poi sto solo facendo una buona azione!" ribatté con arroganza il bruttone, agitando il dito.
"Vorrei essere chiaro con te. Sono astromunito e sufficientemente preparato per viaggiare nello spazio. Semmai avrò necessità di qualche informazione, mi riferirò ai canali ufficiali."
"Va bene, credo che questa farsa sia andata per le lunghe. Ascoltami bene, amico! Li vedi quelli che sono dietro di me? Aspettano soltanto un mio comando, e loro ti riempiranno di buchi come un colabrodo senza battere ciglio. Per evitare questo triste risultato, devi darci i tuoi possedimenti! Che si tratti di Dari, gioielli o merce di valore!"
"Uh, certo, non avevo pensato a questo risvolto. Senti, amico, io avrei una proposta molto succulenta per te. Dimmi come ti chiami, visto che ora collaboreremo."
"Adesso si che parliamo la stessa lingua. Io sono Gargan, conosciuto come ala d'acciaio. Avanti, dimmi di che si tratta! Ma se scopro che si tratta di uno scherzo, non ci metterò tanto per farti la pelle," indicò il pirata da strapazzo.
"Se tu e i tuoi compagni volete fare il colpo del secolo, allora dovreste prendere di mira alcuni esponenti Warsnake della casta nobiliare," indicai con un cipiglio malizioso in volto.
"Tu sei il rettile più pazzo che abbia mai incontrato! Ma se tu sei uno della loro specie, dovresti sapere che sono combattenti formidabili e hanno possibilità e risorse quasi illimitate! Sono ben al di sopra delle nostre capacità. Ci stai prendendo in giro?!" replicò Gargan.
"Su una cosa ti dò ragione, che sono uno dei loro appartenenti; ma io, a differenza di quello che pensi, ho lasciato i loro ranghi perché trattavano male gli altri e si credevano superiori a tutti. Se io vi dicessi in modo dettagliato come alleggerirli quanto basta... pensate di voler continuare ad ascoltare?"
"Uh, mi stai tentando. E va bene, spiegaci nel dettaglio!" intimò con audacia Gargan, non vedendo l'ora di gettarsi a testa bassa nella situazione.
Una delle poche cose che avevo nella memoria del mio navibot erano le mappe di terreni e territori della casta nobiliare, in più vi erano settati anche gli eventi di festa e raduni celebrativi. Con tutto il disprezzo che avevo in corpo per avermi trattato come qualcuno di poco conto, li avrei lasciati nelle mani di quei fuorilegge. Spedite tutte le nozioni, con un ultimo avviso dissi: "Vi dò una dritta per evitare spiacevoli sorprese. Sulla superficie del pianeta principale, su Sh'tar Pur'im, ci sono dei cannoni fissi a impulsi magnetici. L'unico modo efficace per non subire danni è armarvi di ordigni EMP. Con un impulso elettromagnetico ben assestato potete disattivare le difese di terra per almeno trenta minuti."
"Molto bene! Grazie, compare! Gente, è ora di preparare una bella festa, e ci ospiteranno alcuni amici Warsnake! In marcia!"

Le altre navi, ricevuto il comando da parte dell'impiastro, sfrecciarono per la loro strada. Se da una parte avrei voluto assistere alle disavventure dello sgangherato gruppo, dall'altra mi salì il rimorso, perché l'attacco dei pirati non si sarebbe fermato solo sui nobili, ma avrebbe coinvolto civili e innocenti, compresa mia madre. In quel momento, volendomi liberare a ogni costo di quel peso sulla coscienza, mandai una richiesta di contatto a Saag.

"Serpentone! Comincio a pensare che tu stia cercando un amico con una spalla sufficientemente forte su cui piangere."
"Non ora, Saag. Un gruppo di pirati mi ha attaccato e, per levarmeli di dosso, li ho spediti nella mia vecchia terra natale."
"Hai dato sostegno a dei pirati... sai che continui a stupirmi ogni volta? Crei guai e subito dopo vuoi portare un rimedio."
"Ho detto non ora Saag! Ho dovuto lasciare Sh'tar Pur'im a rischio della mia vita, e il risentimento ha oscurato la mia ragione. E solo con il senno di poi mi sono reso conto che l'attacco suggerito a Gargan ala d'acciaio porterà a far soffrire anche la gente comune!"
"Hai parlato di Gargan? Beh, posso assicurarti che non andrà lontano. Resta un attimo in linea."

Quini Saag spense il microfono, ma lo vidi parlare ancora. Come riaprì le comunicazioni, Saag mi scrutò e disse: "C'erano due squadre nelle immediate vicinanze di casa tua. Quando Gargan e i suoi arriveranno laggiù, li aspetterà un bel comitato di benvenuto... con tanto di invito a cella."
"Volevi dire... invito a cena? Vero?"
"Da quando in qua inviti un bandito a cena? Serpentone, tu hai davvero bisogno di una raddrizzata. Senti, resta fermo dove sei e spegni i motori, prima che ti cacci in qualche altro guaio. Ti raggiungo quanto prima e ti porterò in un certo posto."
"Dove, in cella? In effetti, dopo questa idiozia, me lo meriterei un castigo."
"No, serpentone. Ricordi il nostro ultimo discorso sull'incontrare autorità per quella questione del salto dimensionale? Beh, O'Borion ha avuto la folle casualità di incontrare un diretto collaboratore di uno dei Santi."
"E chi sarebbe questo santo? Non ti seguo."
"Ti racconto la storia breve. Questo collaboratore sarebbe interessato a vedere e sovvenzionare il tuo progetto."
"Bene! Quindi aspetto che tu mi raggiunga?"
"Sì, e cerca di non combinare altri pasticci."

Spenta la comunicazione, mi guardai attorno e notai di essere nei diretti paraggi di un pianeta rosa. Aveva delle nubi molto grandi, conferendogli l'aspetto di un grosso cuscino. La domanda che in quel momento dominava la scena dei miei pensieri riguardava la questione di quel santo di cui mi aveva parlato Saag. Chi era? Sarebbe stato davvero possibile donare all'UGF la tecnologia di un motore per salti dimensionali? E in più, mi avrebbero concesso il beneficio di diventare parte del corpo spaziale, non dopo aver combinato quel guaio? Non mi sarebbe interessato nulla se avessi dovuto cominciare dal gradino più basso, diventare un soldato semplice; anche solo essere in una camerata con altri, impegnati nel rispetto della legge, sarebbe stata una nuova visione del cosmo e della vita.

Dopo circa tre ore di attesa, tenendomi sempre in allerta per evitare ulteriori attenzioni indesiderate, mi raggiunse una navicella a tutta velocità. Arrivò l'ennesima richiesta di contatto. Ero restio ad accettare la trasmissione, ma alla fine diedi il permesso. Apparve la faccia di Saag.

"Mirrgh, sono arrivato quanto prima ho potuto. Hai causato altri guai durante la mia attesa? Hai fatto il bravo serpentello?"
"Se non fosse che mi stai simpatico, ti avrei già abbattuto."
"Oh, vedo che al serpentone gli si rizzano le squame. Puoi stare tranquillo. Sto pensando che la tua idea di arruolarti nell'UGF non sarebbe affatto male. Vedi di esporre questa richiesta una volta che avrai svolto il tuo ruolo da investitore."
"E adesso che si fa?" domandai.
"Non vuoi nemmeno sapere come è andata a finire a casa tua, serpentone?"
"Beh... non che la cosa mi interessi più di tanto..." obiettai. In fondo, le uniche persone di cui mi sarei davvero interessato, in mezzo a quel covo di vipere immonde, erano solo e soltanto Nyoka e mia madre. Il mio navibot fece sentire la sua presenza con due notifiche. Sullo schermo troneggiava il logo dell'UGF in bella vista, una corona d'oro con una striscia di pergamena e con sopra scritto: "La diplomazia è la chiave del futuro." In più, l'altra notifica
indicava uno strano accredito di denaro, quantificato in 35.000 Dari.

"Ti ho appena abilitato con il tuo navibot alla ricezione del canale ufficiale dell'UGF. Ogni navibot ce l'ha di sistema e, al primo interfacciamento con la rete di navigazione, viene attivato e ti rende rintracciabile."
"E questi crediti cosa sono? Un tuo regalo?" domandai senza battere ciglio.
"Quella è la ricompensa per aver collaborato alla cattura di Gargan ala d'acciaio. Purtroppo i suoi soci sono fuggiti a gambe levate. Avevano appena varcato il cordone esterno del pianeta quando sono arrivato con la mia squadra a supporto delle altre pattuglie. Abbiamo scoperto con molta amarezza che anche loro possedevano un motore per i salti dimensionali. Quindi è più che imperativo non solo capire chi ha procurato loro una simile tecnologia, ma soprattutto dobbiamo iniziarne la produzione in massa. Non possiamo permettere alla criminalità di passarla liscia."

Quindi si rilassò, e mi indicò: "Accodati con me, andremo alla Scrounger Bis. Lì ci stanno aspettando sia il Santo e alcuni esponenti del gruppo che avrebbero il piacere di fare la tua conoscenza."
"Hai parlato loro di me. Ne sono lusingato. Spero in bene," replicai. L'idea stessa che si parlasse di me in mia assenza mi dava parecchio fastidio.

Una volta agganciato a lui, e sfruttando la scia del suo velivolo, raggiungiamo in circa un'ora un settore molto illuminato. Una vasta nube cobalto, ricoperta di stelle e, a una distanza considerevole, un campo di asteroidi vaganti e un pianeta immoto e spento incorniciavano la scena principale. Di fronte ai miei occhi si stagliò qualcosa di enorme, mastodontico. Non era un astronave, certo, però aveva i propulsori. Più ci avvicinavamo e sempre più piccoli diventavamo. Non riuscivo a credere che potesse esistere un astronave così grande. E per essere tanto grande, doveva per forza di cose avere tante personalità a bordo; non potevano essere solo soldati, ma anche civili, addetti alle macchine, e chissà quant'altro poteva ospitare quella struttura orbitante.

"Immagino che questa sia la prima volta che vedi la Scrounger. Allora posso darti ufficialmente il benvenuto a una delle sette super navi dell'UGF."
"Hai detto super navi? Di quante persone stiamo parlando?" domandai.
"Ti basta sapere che una sola di queste stazioni orbitanti dà alloggio, tra soldati di ogni gerarchia con le proprie famiglie e lavoratori pagati, a qualcosa che si aggira attorno ai trenta milioni di vite."
"Saag, non puoi raccontarmi una fesseria del genere! Davvero ci sono trenta milioni di creature a bordo?" domandai con scettico smarrimento.
"Beh, sì. Sono considerate megalopoli su propulsori, e vigono leggi ferree ma ragionevoli. Resta in scia e non aprire bocca, lascia fare a me tutte le manovre. Preparati mentalmente per quello che devi presentare," mi istruì Saag. Se nella mia vecchia vita non mi sarei fatto comandare a bacchetta da un estraneo, ora dovevo ricordare che entrando nelle file dell'UGF avrei dovuto ascoltare le direttive di chi si trovava su uno scalino più alto del mio.

Furbamente, spensi il microfono della conversazione e dissi a bassa voce: "Finalmente comincia la mia nuova vita. Farò del mio meglio per sentirmi davvero realizzato."

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Ycron

Data sconosciuta, posizione sconosciuta.

Mi era bastato un solo sguardo per rendermi conto che avevo lasciato Ku'rain, l'universo Sigma e il mio mondo di origine. Se dovessi descrivere il luogo in cui ero giunto, non ci sarebbero state parole adatte per rendere chiara e afferrabile la particolarità del posto. Per essere precisi, le sensazioni che pervadevano il corpo e lo spirito erano come libere dai confini fisici. In ogni punto in cui dirigevo lo sguardo, vedevo solo lo spazio, eppure sotto ai miei piedi vi era qualcosa di simile a una grande lastra vitrea. Davanti a me, quella creatura soprannaturale chiamata Novaelux avanzò con moltissima sicurezza davanti a sé, senza deviare. Quindi si fermò e, voltandosi, mi osservò senza emettere alcun giudizio. Possedeva una pace inesprimibile a parole, sembrava che nulla potesse turbarla e niente la infastidisse. Perfino la mia vecchia natura da Althuwwar non l'aveva fermata dal concedermi una nuova possibilità.

"Ycron, in questo luogo io posso percepire ogni cosa. Posso sentire tutti i dubbi e i pensieri che stai formulando; per estensione, posso percepire il battito dei tuoi due cuori. Ma nei tuoi pensieri, sento che i dubbi ti stanno stringendo, proprio come una creatura che viene lentamente stritolata in una fossa e circondata dalle spire di innumerevoli serpenti. Percepisco la tua strana lotta, dove non ti capaciti del fatto che ti abbia elevato dalla tua posizione di cacciatore tribale in un nuovo scopo, un percorso migliore. Non avere fretta di trovare la risposta per paura di affogare nel mare dell'incertezza e concediti il lusso, se così posso esprimermi, di pensare a un obiettivo alla volta. Poniti un obiettivo, raggiungilo e passa a quello successivo."
"Come posso rivolgermi a voi senza mancarvi di rispetto?" domandai.
"Puoi interpellarmi nel modo che ritieni più giusto; basta che non ti rivolgi a me con titoli altisonanti; la legge più importante dei regni celestiali richiede che la lode vada solo e soltanto al Supremo. Vedo che, a differenza dei tuoi fratelli e della tua gente, la tua maturità è una gemma splendente e con sani valori... nonostante sia stata offuscata da un modo di vivere crudo e sanguinario."
"Dove ci troviamo?" domandai ancora.
"In questo istante, ti trovi in un luogo che non ha un ubicazione precisa, ma può essere raggiunto se si conosce la sua entrata a prescindere da dove si vuole aprire la porta. Questo luogo porta il nome di Mindenhol¹. Essere qui servirà a te per afferrare le cose che appartengono alla natura spirituale. Dato che il mortale pensa in maniera tangibile e carnale, chi agisce con quella linea di pensiero non è in grado di recepire e comprendere quel che è immateriale e invisibile agli occhi. Per tale ragione, per venire addestrato in maniera adeguata, è necessario che tu viva qui."
"E prima parlavate di uno scopo da adempiere. Potrei sapere di che cosa si tratta?" domandai.
"Incontrerai i miei superiori, coloro che si trovano su uno scalino ben più alto del mio. In mia difesa, posso dirti che loro, a esclusione del Portavoce e del Padre, rappresentano i pilastri più potenti del creato."
"Non riesco a seguirvi, Novaelux," replicai confuso.

"Avete avuto qualche divinità o entità a cui avete rivolto l'attenzione per ricevere favore o forza?" domandò Novaelux.
"Noi abbiamo celebrato solo la nostra forza, abbiamo appreso dai nostri errori e gioito delle nostre conquiste. Come popolazione, gli Althuwwar hanno sempre agito sulla base di un capotribù che lottava in prima linea. Non ci siamo mai avvicinati a un credo che coinvolgesse una qualche divinità per ricercarne la sua protezione. Anzi, mio padre Shars e anche il precedente capotribù, Eazam² il mangia-teste, hanno sempre disdegnato l'idea di un credo religioso, puntando piuttosto alla celebrazione delle proprie gesta. E in più, nelle conquiste, la mia gente ha preferito soggiogare le popolazioni asservite ai presunti dèi per dimostrare che non esistevano e che non concedevano loro alcuna vera protezione."
"Conosco l'intera genealogia Althuwwar. Shars, Eazam e moltissimi altri, hanno fatto del loro peggio per rendere insensibili le vostre genti a creature di nature differenti, che fossero superiori o inferiori. L'unico che si è avvicinato alla vera ideologia di Sahir è stato solo vostro padre. Immagino però che, con l'apparizione di quell'entità che ha portato via tuo fratello, tu abbia considerato l'esistenza di esseri viventi di una scala molto più estesa," replicò con molta calma Novaelux.
"Dopo averlo visto accadere, negarlo non cambierebbe il risultato. Ma da questo momento in avanti, non desidero più parlare di Sharuh. Lui è morto come fratello, benché sia ritornato in vita come schiavo di quella mostruosità."

Essa annuì e, voltandosi, replicò: "Il tuo scopo, ciò che ti sta a cuore, nasce dal fatto che tu voglia sentirti di valore. La riprova è nel tuo stesso nome di nascita, che ti hanno considerato come qualcuno di poco conto. Ti chiamavano ladro d'aria. Quei giorni sono finiti. Ora tu riceverai un nuovo percorso di vita. Il tuo nome è Ycron, e da questa tua nuova identità ne conseguirà una nuova ragione di vita. Ma ora veniamo a noi."
Novaelux guardò verso l'alto e riprese a parlare: "Fratello mio, scendi e raggiungimi. Aiutami a compiere questo incarico."

Una singolare luce splendette nel cosmo, e discendendo con lentezza, questa cambiò in un energumeno alto e possente. Fin da subito, compresi che era un essere dello stesso tipo di Novaelux, la differenza stava nel fisico, nella pelle coperta di scaglie vibranti e dalla presenza di un terzo braccio che cresceva dalla schiena.

Guardandomi, egli disse: "Così, lui è stato scelto dal Padre? Sì, lo posso sentire, ha il potenziale per adempiere al suo incarico."
"Che ne dici, fratello? Come possiamo procedere? I Principi ti hanno dato nuove istruzioni in merito?" domandò Novaelux.
"Non è cambiato nulla riguardo a ciò che sappiamo. Come pensi di procedere?" domandò il soggetto.
"Blastar, io non so se il percorso scelto sia adatto per l'Althuwwar. Ti ho chiamato per avere il tuo punto di vista."
"La preparazione di Ycron è equiparata al percorso che è stato preparato per lui. Ricordati che lui e il fratello decaduto sono stati in grado di stare alle costole di un giovane Albahithin per diverse ore consecutive; ne consegue che possiede un corpo resistente e un ampio quantitativo di energia."
"Allora procederò in base a quanto dichiarato dai Principi," sindacò Novaelux.
"Molto bene. Se non c'è altro di cui discutere, torno alle mie mansioni, sorella."

E per come era apparsa, così la creatura superiore se ne andò, svanendo come polvere al vento.
"Ti devo dare un aggiornamento. Passerai un addestramento molto faticoso, ma ti renderà pronto per prove estremamente complesse. In più, non tutto ti è stato raccontato in merito alle tue radici, Ycron," indicò con una strana malinconia Novaelux.
"Cosa intendete? Non vi seguo."

"La tua gente ha sì rinnegato l'idea di un credo ispirato a un entità superiore. Ma quello che non ti è stato raccontato riguarda il loro attaccamento a uno speciale monile," indicò l'essere celestiale. Quindi, agitando le braccia e stendendo le mani verso l'alto, formò qualcosa di simile a una sfera mulinante. Dentro essa si condensarono le immagini di tre oggetti che si univano e si staccavano.
"Quello che vedi è il gioiello di Almuetadi.³ Nonostante gli Althuwwar dicano di non aver servito delle divinità, Sahir ha custodito questo gioiello di origine superiore, passandolo da un capotribù all'altro. Esso è composto da tre oggetti: l'Artiglio, la Zanna e la Scaglia. Questi tre oggetti possiedono un potere così elevato che è difficile da contenere. Questi tre elementi non vanno adoperati nello stesso momento, poiché si rischia di trascendere la ragione e il controllo. Shars, tuo padre, è stato l'unico a non avere avuto a che fare con il gioiello o con una delle sue componenti, e questo perché il curatore ha tenuto per sé quella nozione. Ma ora che è morto insieme alle tue genti, il gioiello è andato perduto. Il tuo obiettivo, in poche e semplici parole, si riassume nel trovare e custodire le parti di questo pendente, e non permettere a nessuno di mettervi le mani sopra; a maggior ragione, se uno dei tre componenti fosse già nelle mani di qualcuno, devi scongiurare in ogni caso e con tutte le tue forze la possibilità di riunire le tre metà. L'unico che può e che deve riunire le componenti del gioiello sei solo tu, Ycron. Adesso vieni con me, ti porterò nel luogo dove sarai addestrato."

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¹ Mindenhol, tradotto con "Ovunque, dappertutto" dall'Ungherese.
² Eazam (عظم), dall'Arabo si traduce con Ossa.
³ Almuetadi (المعتدي), dall'Arabo si può tradurre con L'Assalitore.

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