I - Come divenni... così ritornai
Ycron
Universo Sigma, posizione non pervenuta.
Anno stellare 3313, data stellare 131.
L'universo in sé non aveva conosciuto grandi stravolgimenti, se si pensa solo agli eventi cosmici di varia natura. Purtroppo, in merito ai cambiamenti di tipo politico, tale universo aveva visto la grande ascesa di un popolo tribale, che da semplice tribù era divenuta una razza colonizzatrice senza rivali. Il loro nome era Althuwwar, e la traduzione di tale nome per tutti i popoli che hanno avuto la sfortuna di conoscerli era Assalitori. Proprio per il loro nome, non c'era cosa su cui mettessero gli occhi che non divenisse di loro proprietà, anche se per arrivare a mettervi le mani sopra questo si sarebbe tradotto in azioni efferate di ogni genere.
La loro ascesa era stata decisa del capo osservatore, conosciuto nel nome di Sahir il trenta-occhi¹. Veniva chiamato in questo modo per le doti superiori nel conoscere e prevenire ogni attacco, tanto che veniva chiamato dispregiativamente visionario; nessuno, sia tra le sue genti che fra gli estranei che lo circondavano, era in grado di raggirarlo o ingannarlo. Egli era il primo capo degli Althuwwar, colui che rese il branco da semplici guerrieri dediti alla sopravvivenza facendoli diventare una popolazione capace di grandi cose. Egli stesso rigettò l'operato di tutti quelli che avevano ricoperto il ruolo di capotribù con il misero fine di farli sopravvivere. Durante i successivi millecinquecento anni, l'ascesa degli Althuwwar diventò sempre più marcata; Sahir mise in moto un programma che avrebbe permesso alla sua gente di elevarsi ben al di sopra di molti altri popoli. Migliaia, milioni di creature e razze di ogni estrazione e capacità si erano uniti e alleati fra loro per fermare la sete di conquista degli Althuwwar, poiché questi avevano surclassato l'ingordigia di un pozzo gravitazionale. Alcune tribù e popolazioni, troppo pavide per affrontare gli Althuwwar e troppo povere per offrire supporti a chi si era assurto a ostacolo degli Assalitori, scelsero di schierarsi dalla loro parte, ponendosi sotto il loro giogo di servi e strumenti per la conquista.
Dal punto di vista di un osservatore esterno, la crescita che hanno avuto ha portato a uno squilibrio progressivo e sarebbe stato sempre più arduo invertirne la tendenza. Dai piani di Sahir, i vari capotribù che si succedettero permisero agli Althuwwar di migliorare le capacità di lotta e di conquista, l'approvigionamento di materie e risorse utili, per non parlare dell'acquisizione di tecnologie sempre più avanzate; non c'era niente, che fosse arte, tesoro o sapere, che non fosse alla loro portata. Gli Althuwwar divennero una razza progenitrice di molti popoli guerrafondai, e per numerose etnie il loro lignaggio era diventato merce e risorsa di valore, e le loro ingenti ricchezze abbatterono i muri che separavano le classi dei ricchi dai comuni. In poche parole, gli Althuwwar erano diventati tante cose per moltissimi. Nel giro di duemila anni, la storia della loro ascesa raggiunse un picco ancora più elevato quando, nella tribù principale, nacquero due gemelli. Il nome di uno fu Sharuh², mentre l'altro fu chiamato Alharib³. L'anno seguente, il padre di questi due venne eletto come nuovo capotribù, sotto la guida e l'operato di un curatore che fungeva da primo consigliere, solitamente un Althuwwar di vecchia data e conoscitore di tutta la storia orale.
Ebbene sì, il mio nome antico era proprio Alharib. Fin da piccolo, fui accusato di essere il più debole di fra i due. Sharuh cresceva nel diletto del capotribù, diventando un beniamino nel favore degli Althuwwar e di chi ci temeva e riveriva. In quanto a me, ero disprezzato e considerato come niente, uno scarto. Mi chiamavano ladro d'aria, perché secondo loro anche solo il fatto che respirassi era un'appropriazione indebita. Il messaggio era chiaro: meglio che fossi spirato piuttosto che intralciare il percorso di continua ascesa del popolo nel quale sono nato. Ma per i nostri genitori, per mia madre Yahmi⁴ in modo particolare, io e mio fratello avevamo entrambi un percorso da appianare, una strada che non doveva essere costruita da altri, ma soltanto da noi; secondo la sua personale idea, nessuno aveva il potere di programmare una vita intera, poiché credeva ciecamente che il libero arbitrio, il giudice interiore, avesse già dei piani stabiliti per ogni vivente. Ma i rapporti più difficili erano dettati dal capotribù nonché mio padre Shars⁵, che doveva tenere in equilibrio l'ascendente di una tribù e tutti i popoli sottoposti, le immense ricchezze e il potere sconfinato ottenuto da Sahir e dai suoi successori. I timori all'ordine del giorno erano rovesciamenti di potere, numerosi tentativi di assassinio da parte di prezzolati e di chi voleva ancora ostacolare gli Althuwwar.
Sharuh era guidato sotto ogni aspetto, dagli studi al combattimento, dall'alimentazione allo svago. Quanto a me, dovevo accontentarmi di quello che potevo fare senza essere nei diretti paraggi di mio fratello. E crescendo, tra Sharuh e me non si formò un legame, nemmeno per scherzo. Sharuh era stato allevato nella disciplina che lui, nei cui sangue scorresse la benedizione di Sahir in persona, sarebbe stato un leader naturale, degno di portare il bracciale regale, mentre io dovevo solamente accontentarmi di servire come soldato. Tuttavia, per una circostanza a me sconosciuta, lo stesso Sharuh indicò che dovevo essere trattato alla pari. Quello che avrebbe fatto lui dovevo farlo io, che si trattasse di crescita, addestramento, studio o passatempo. Nel giro dei successivi quindici anni, io e Sharuh eravamo conosciuti in due modi diversi. Mio fratello ebbe l'appellativo di prossimo capotribù, mentre io venni promosso a guardia personale del capo, o meglio, venni definito come l'ombra del Re. Questo rovesciamento di sorti accadde nell'anno 3313, data astrale 131. Quel giorno, come se la fortuna avesse deciso di sorridermi, mi aveva sollevato dalla polvere, da una condizione miserevole, per darmi la possibilità di brillare, di dimostrare il mio valore e le capacità di cui ero in possesso. Dopo Shars e Sharuh, io divenni la terza personalità per eccellenza nel popolo degli Althuwwar, e il mio acume fu una sorta di riscatto dagli anni di odio e maltrattamenti. Molti passavano da Sharuh per ricevere addestramento nella lotta, mentre venivano indirizzati da me per dirimere questioni intellettive. La legge tribale risolveva in maniera veloce e senza perdite di tempo ogni controversia.
Ma come per ogni miglioramento, ci sarebbe stato anche un decadimento, e questo accadde nel giro di un solo mese.
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Mirrgh
Data Astrale 91, Anno 2547.
Blaneta⁶ V'rtal Tan'aak, Costellazione della spira, Settore 9, quadrante Nu.
"Mirrgh! Siete richiamato per il ricevimento di Lady Hydrophinia!"
"Curatore, non c'è risposta! Santa scaglia, che non sia scappato di nuovo!?"
"Maledizione, è scappato da palazzo! Avvisa le guardie e cercatelo! Non può essere andato lontano!"
Ebbene sì, io sono figlio nobiliare delle famiglie più influenti fra i Warsnakes. E una delle cose che ho sempre odiato di quel mondo erano tutte le regole da etichetta, i ricevimenti, i salamelecchi e tutte quelle smancerie che non mi davano alcunché di vantaggioso. Da quando si viene al mondo, si deve adempiere allo scopo per cui si nasce; se sei un povero, devi sopravvivere per un minimo di dignità. Se nasci benestante dovresti rendere la tua vita degna di essere goduta; ma se apri gli occhi nello sfarzo, sei obbligato a rendere la vita pesante agli altri per agevolare la tua. Questo mi è stato insegnato, in quanto sono nato in una famiglia dalla ricchezza spropositata. Ma in me c'era qualcosa di diverso; non ero interessato alla vita da pascià. Vedere tutti gli altri miei coetanei, decisamente grassi e viziati, senza un minimo di rigore e disciplina, mi faceva rizzare le squame per la rabbia. Fin da piccolo, mi avevano inserito nelle lezioni della mia gente, la storia della genealogia, il rigore e il rispetto che si sono conquistati i miei avi a suon di battaglie e conquiste, passando per mute, cambi di strategia, sacrifici e dispiaceri. Mentre ripudiavo fin nel profondo l'economia, la gestione e la moltiplicazione degli averi, dall'altra parte ero attratto dalla storia, dalle battaglie e dalla pratica. Con questo, non ho mai voluto pensare che il cervello non fosse utile, tutt'altro. Il mio personale obiettivo era quello di diventare un elemento forte, distinto, esperto e disciplinato, e con la sete di dimostrare che l'antico splendore dei miei avi era ancora nelle nostre vene e nel nostro sangue, ancora alla portata di chiunque si fosse voluto impegnare.
A differenza loro, ho sempre amato l'esercizio e la lotta, e al contempo odiavo le discriminazioni e il comportamento delle casate avversarie. Se fosse stato per me, l'idea di essere un giudice o di promulgare leggi idonee non mi sarebbe dispiaciuto. Tuttavia, tale mia propensione per il rigore e l'ordine era malvista da membri della mia famiglia. Con la stessa velocità con cui si veniva al mondo, allo stesso modo si poteva perdere ogni privilegio e diritto semplicemente portando avanti le proprie idee. E posso dire che io sono stato il primo a fare una simile fine. No, non sono morto, altrimenti come potrei raccontare tutto questo? Lasciate che spieghi in breve cosa è davvero accaduto.
Io ero chiamato in una maniera talmente lunga che ai ricevimenti ci volevano due minuti netti per essere annunciato. Mirrgh Espirii, rappresentante della famiglia Striktum, candidato come prossimo Gran Enofide, per farla breve e senza abbellimenti. Se avessi proseguito su quella strada, con buone probabilità potevo essere candidato al titolo di Eccelso Taipan. Seppure le mie idee erano blasfeme per la concezione dei miei simili, tale ripudio veniva moderato proprio per la casata di nascita e per il ruolo che potevo raggiungere. Ma la mia pazienza e il mio spirito vennero messi alla prova giorno dopo giorno, fino a quando non raggiunsi il punto di rottura. Non potevo permettere a nessuno di prendere le briglie della mia vita e decidere sul mio futuro. Ricordo che un giorno, dopo l'ennesima sfuriata contro i miei zii, presi una delle navi di nostra proprietà, uscii di volata da V'rtal e mi diressi il più lontano possibile. Uno dei pochissimi vantaggi che la ricchezza offriva era la possibilità di mettere le mani su tecnologie che sarebbero state distribuite all'uso comune solo dopo qualche decina di anni, se vogliamo essere positivi. Avevo montato sulla mia monoposto un motore per i salti dimensionali; ricordo che l'utilizzai proprio per sfuggire ai miei fratelli che erano usciti per riportarmi indietro a una squallida cerimonia.
Arrivai nei pressi di un sistema solare ricco, ricordo sia la data che la zona. Era la data astrale 178 dell'anno stellare 2541, ed ero nei pressi della costellazione del cobra. In quel momento, due navicelle mi inseguirono con fare ostinato. Pensando che fossero guardie private assoldate dalla mia famiglia, cercai di levarmeli di dosso. Tuttavia, i due piloti erano molto più esperti di me, e con una manovra da manuale resero inagibili i reattori. Avevo perso il controllo del mezzo, ma fortunatamente spararono due arpioni allo scafo, facendomi evitare di finire schiacciato tra due asteroidi nelle vicinanze. Mi scortarono sopra uno di quei massi di roccia e, atterrando, vollero sapere chi fossi e quale motivazione avevo per sfrecciare nello spazio con così tanta foga. Rimasi incantato dal rigore, dalla disciplina, dalla divisa adottata e dalla sicurezza con cui parlavano e agivano. Non mi viene a mente di cosa abbiamo parlato, ma su una cosa non potrei mentire, neanche se fossi stato sotto tortura: avevo deciso che quello sarebbe stato il mio obiettivo, diventare un tutore della legge, anche a costo di venire esiliato. Uno di loro si rese conto dal mio sguardo che volevo intraprendere quella strada. Si chiamava Saag ed era per metà umano e in parte aveva tratti da volatile. Non sapevo nemmeno io come definirlo in termini di provenienza, eppure in lui vedevo tanto di quello che sarei voluto diventare. L'unica frase che rimembro da parte di Saag fu: "Non abbiamo mai avuto un serpentone tra le file dell'UGF. Magari una ventata di aria fresca tra le razze che detengono la legge e il rigore non può fare altro che bene." Quanto al suo compagno di squadra, un essere fatto di metallo chiamato O'Borion, replicò una cosa del tipo: "Non succederà mai. Ma se accadesse, dagli un modo per raggiungerti."
E nel frattempo che i due misero mano ai reattori per rimetterli in funzione, in ogni cosa che facevano e che dicevano traspariva l'appartenenza a un qualcosa che dava onore. Appartenere alle forze spaziali; nel mio folle immaginario, già mi vedevo con quella divisa, a far rispettare la legge e a ostacolare i criminali o chi credeva di poter fare come meglio credeva.
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¹ Sahir dall'arabo si traduce con Stregone.
² Sharuh dall'arabo si traduce con voracità.
³ Alharib, dallo stesso idioma, si traduce con disertore.
⁴ Yahmi si traduce dall'arabo con Guardia.
⁵ Shars si traduce con Feroce.
⁶ Blaneta, traslitterato dal neologismo inglese Blanet, tipo di pianeta che orbita attorno a un buco nero.
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