🔞 Capitolo 29🔞
Apro gli occhi.
È venerdì , non ho voglia di alzarmi e anche questa mattina il letto matrimoniale in cui dormo è vuoto per metà.
Dublino potrebbe essere una stupenda città se solo io non fossi chiusa nelle mura di un hotel, sola e pensosa mentre mi dispero per un uomo che non mi ama. Insomma, sono a Dublino, la terra natale del mio gruppo musicale preferito, gli U2, eppure non riesco ad essere felice. Intanto, Giovanni è andato via con il suo relatore e io avrei fatto meglio a starmene a casa, dato che sono segregata in questa stanza da almeno 24 ore.
Mi scoppia la testa mentre mi metto a sedere sul letto e provo a guardarmi intorno.
La stanza è grande ma privo di vita, beh, come il mio cuore del resto. La sensazione di abbandono si respira in ogni angolo. Decido di concedermi una lettura dublinese e manco a farlo apposta, dalla biblioteca poco fornita della stanza vistosamente splende Ulisse, celeberrimo romanzo di James Joyce. Apro una pagina casualmente perché vorrei trovare conforto nella madre letteratura:
"L'uomo e la donna, l'amore, cos'è mai tutto questo? Un tappo e una bottiglia."
Ah, sì peccato che lui per me è decisamente una bottiglia di veleno ed io il tappo dell'assenzio più alcolemico del mondo.
Mi manca in maniera irragionevole e sono solo passati pochi giorni.
Improvvisamente noto che lo schermo dell'iPhone si illumina, è Giovanni che mi ha inviato un messaggio.
"Amore scusami, ma tornerò stasera sul tardi. Io e il professore Sconti ne avremmo per molto. Scusami, scusami, scusami! Tu esci pure... buona giornata"
Come immaginavo un'altra giornata da sola, ma questa volta non la passerò reclusa in questa camera, assolutamente no.
Un macigno mi preme sullo stomaco e un nodo mi serra la gola.
Sono così agitata e tesa che potrei scattare come una molla da un momento all'altro.
Decido di liberarmi del mio pigiama quando ad un tratto sento il telefono della camera squillare.
Rispondo ben convinta che si tratti del proprietario dell'albergo che ha un accento irlandese forte e vistoso e prego di capire almeno il succo del suo discorso.
"Hello?" Pronuncio disinteressata.
"Sono io. Lui è con te?" È la sua voce.
Sto per avere un infarto, non è possibile. Sto sognando.
Mi incendia le viscere.
"N-o" tremo e rispondo con un filo di voce, lo sento mugolare dall'altra parte del telefono. La chiamata si interrompe.
Dopo pochi secondi sento un forte rumore alla porta, vado ad aprire con il cuore in gola.
È lui, vestito di un completo di seta nero, camicia bianca, cravatta nera.
Si ferma, fissandomi e il suo sguardo mi ruba l'anima. Mio suocero: alto, brizzolato, elegante, ma sobrio e soprattutto con un sorriso impertinente e malizioso. È affascinante, educato e molto galante, ma ha uno sguardo da demonio che mi fa bagnare fra le cosce.
Erotico e dannato, come neppure il diavolo in persona sarebbe in grado di essere.
È un sogno! Non può essere vero che lui sia qui!
Un grosso nodo mi si forma in gola nell'incrociare i suoi occhi neri come la notte più buia.
Questa è la nostra condanna, uniti da una passione dolorosa che non riesce ad estinguersi.
Lui sospira e mi viene incontro. Si sbottona i primi bottoni della camicia fino a far intravedere i peli del petto e i capelli castano chiaro sono ormai completamente spettinati.
"Avrei dovuto controllarmi e tirarmi indietro, ma non sono stato in grado di farlo" dice con occhi impazziti.
"Non sono riuscito a fermarmi, Oh Cristo!Perché ti desidero come un pazzo, ti voglio come un disperato..." la sua voce è devastata e mi scruta come se fossi un pezzo di carne da ingurgitare.
Deglutisco e avvampo, non riuscendo a rispondere. Dovrei scacciarlo via per come mi ha lasciata, dovrei dirgli di andarsene perché questa è la camera mia e di Giovanni ma la verità è... che non ci riesco e non vedo l'ora che mi prenda fino a spaccarmi le ginocchia.
Lui fa una pausa.
Sospira intensamente.
"Adesso basta parlarne, tu mi fai impazzire... Non riesco più a lavorare, non mi concentro. Non faccio che pensare a te e alla voglia che ho di possederti, ovunque, fino a farti male"
E così dopo quella frase, lui si scaglia su di me come una furia che non conosce pietà. Mi schiaccia con brutalità con il suo corpo contro il materasso.
"Ho rischiato,ho rischiato tutto per te", mormora. "Ho sbagliato, ho sbagliato. Non dovrei essere qui!" sospira mentre traccia una lunga scia di baci sul mio seno e poi prende a girarmi i capezzoli come fossero dei bottoncini. Io gemo perché mi è davvero mancato il suo tocco, la sua lingua, il suo bacio.
"Shhhh, fammi tua"Fremo ingorda.
Lui fa scivolare via le mie mutandine di pizzo, molto lentamente, ammirando le mie gambe vestite di giovinezza.
"Tu mi farai bruciare all'inferno..." mormora senza mai staccare gli occhi dal mio corpo che brucia per lui. Sento che la vagina mi manda Delle scosse fortissime e non vedo l'ora di sentire il suo bastone nelle mie cosce.
Io in maniera instintiva apro le gambe per lui che osserva il mio sesso esposto come fosse un diamante da rubare.
Ed effettivamente lo sta rubando.
"Dimmi Lo, dimmi che mi vuoi come io voglio te. Ti prego"La sua carica sessuale mi trascina in un turbine di eccitazione e piacere.
"Da morire Dottore, da morire" gemo a ogni lettera pronunciata.
Lui non aggiunge altroi mi succhia i capezzoli fino a farli arrossare. E Non appena avverto la sua lingua sfiorare il mio sesso bramoso, divarico ancora di più le gambe. La sua lingua gioca sapientemente con il mio clitoride gonfio di desiderio e sono già sul punto di venire gridando il suo nome.
"Dio mio... mi sei mancata da morire"
"Anche tu, anche tu! Non sparire più ti prego, altrimenti morirò!"
Lui si toglie le mutande e il suo membro è ritto e grosso, come in attesa di sfogarsi al massimo.
"Mi chiedo se un giorno potrai mai perdonarmi per quello che ti sto facendo" Afferra la mia mano e la posa sul suo membro splendidamente turgido. Lo guardo e sospiro forte.
"Shhh, basta" sussurro ma lui scuote la testa più e più volte.
"Lolita, mio peccato..." il mio sopranone, quel dannato nomignolo, il nostro segreto, la nostra dannazione eterna, il nostro libro preferito.
"Non dovrei neppure guardarti"sussurra contro il mio orecchio.
"E invece lo fai e ti piace... quindi basta, Ulisse, basta!!!"
"Diciannove anni. Hai diciannove anni e mi ucciderai per quello che ti sto facendo!"
Ignoro le sue parole e comincio a leccargli il lobo dell'orecchio.
"Oh... ca**o " Lui ansima forte, senza pudore e questo mi eccita da morire e continuo fino a farlo vedere.
"Al diavolo! Preferisco la dannazione eterna dell'inferno dopo averti avuta che la salvezza sterile del paradiso per aver rinunciato a te" dice e lo vedo rilassarsi e allora prendo a muovere il bacino intorno alla sua asta. Ma il Dottore non è di certo il tipo di uomo che lascia fare alle donne.
"Fermati... sono io quello che comanda qui!" dice mentre mi preme l'erezione fra le gambe. È un lento rituale di preparazione questo che mi fa perdere la testa. Sento l'eccitazione colarmi fra le gambe. l suo membro entra di me con la velocità di un lampo nel cuore della notte e lui subito inizia a pompare come un diavolo.
"Non posso fermarmi... Che Dio un giorno possa perdonarmi" deglutisce, ingoiando le parole che non riesce a pronunciare.
"Smettila. Io ti amo, Ulisse." miagolo rendendo la mia voce più sottile.
"Sono fuori controllo. Totalmente fuori controllo! Sei la mia cura ma anche il mio veleno." mi lancia una spinta decisa che mi strappa un grido.
"Ah, Ulisse" grido per la sua inattesa mossa. Mi ci vuole sempre qualche secondo prima di abituarmi a sentirlo dentro tutto. Mi penetra con estrema forza. Mi trovo a graffiargli la schiena: il piacere si è completamente impadronito di me, sono fuori controllo.
"Oh porca putt**ana, mi sei mancata" geme e mentre pompa dentro di me mi tintilla il clito**de con l'indice.
"Oh mio Dio, anche tu" gemo. Lui prende velocità ed io cerco di contrarre ritmicamente i muscoli della vagina per accoglierlo meglio dentro di me. Vengo quando sento la sua punta prendermi sul punto G e sq**rto come una dannata imbrattando tutto del mio seme. Arriva all'orga**o anche lui e sento ogni sua pulsazione, ogni fiotto di piacere che siriversa nella mia carne che brucia. Resta fermo così a lungo, il viso sul mio collo, immobile dentro di me.
"Sei il più bel peccato della mia vita" La sua voce è roca, seducente. D' un tratto, mi prende tra le braccia e mi conduce in bagno, accende l'acqua e mi infila nel box della doccia. Sono nuda di fronte a lui ma ho l'acqua che mi nasconde le nudità. Mi fa girare e inizia a massaggiarmi le spalle, poi la schiena. Mi accarezza ogni centimetro con delicatezza come fosse oro.
Ad un certo punto sento qualcosa di duro puntare sul mio fondoschiena e capisco che ora anche lui è nudo.
Con le mani prende massaggiarmi i glutei, lasciando scivolare dolcemente le dita tra le pieghe zuppe dei miei umori e anche dei suoi.
Mi afferra dalle natiche e mi solleva, facendomi sbattere la schiena contro le piastrelle.
"Devo assolutamente pulirti. Devo cancellare la mia puzza sulla tua pelle"
afferma con la fame negli occhi, mentre le sue mani si posizionano sui miei seni.
Li massaggia, soffermandosi sull'areola dei capezzoli già turgidi sotto il tocco delle sue dita. I miei capezzoli sono gonfi e vengono catturati dalla sua bocca verace. Improvvisamente una mano posa una mano sul mio clitoride e con maestria inizia a muovere le dita. L'altra mano mi stringe con possesso il seno mentre il suo membro preme contro di me, senza penetrarmi. In due minuti mi trovo con tre dita dentro e il clitoride di nuovo in fiamme.
"Dimmi che lui non ti ha mai toccata così " sembra disperato. Sul suo volto scende una lacrima, poi un'altra e un'altra ancora, sta godendo ma anche soffrendo.
"Oh, mai" biascico in preda all'eccitazione. Il liquido caldo della mia eccitazione gli scivola fra le dita, fino a colargli sulla mano. Io mi schiaccio più che posso contro le piastrelle, perché sono così debole da rischiare di cadere.
"Giura che non ti ha mai toccata così, per favore"
Con il pollice asciugo una delle sue lacrime, lentamente.
"Lo, giuro. M-a-i" ormai balbetto.
Una fitta di piacere sembra sprigionarsi dal mio ventre in contemporanea alle sue parole.
"Oddio, sto venendo di nuovo!" grido e prima che possa raggiungere il culmine del mio piacere lui sfila le dita e mi entra dentro, mi possiede ancora.
"Sei la mia rovina " mi ansima all'orecchio, mentre i suoi fianchi si muovono sempre più decisi. Sento il suo pene distruggermi dentro. È come se volesse scavare una fossa dentro di me, è potente, inarrestabile ed è il se**o migliore della mia vita.
"Dio santissimo, dimmi che mi ami Ulisse. Ne ho bisogno." mugolo mentre il suo viso si addolcisce all'istante, ma i suoi occhi si riempiono ancora di più di lacrime.Piange, piange e si dispera, e io mi sento una sudicia donna che merita solo sofferenza. Il mio seno gli sbatte contro il viso quando il ritmo diventa più incalzante e forte. Mi aggrappo al suo collo e stringo le gambe intorno al suo bacino. Piange e io con le mani allontano le sue lacrime.
"Dimmelo, ti prego..." continuo. "Dimmi che mi ami"
Lui assesta colpi decisi e precisi, gemendo fino a quando l'orgasmo ci fa tremare entrambi. Il mio corpo si contrae come non mai, questo è l'orgasmo più potente che ho mai provato. I suoi occhi si fanno ancora più rossi, ma non aggiunge nulla, non ribatte, non sorride, non piange.
Anche questa volta riversa ogni goccia del suo piacere dentro di me. Ed è meraviglioso sentire il suo seme dentro di me.
All'improvviso sento la porta della camera tuonare.
"Amore sono io, ti dispiace aprirmi?" è la voce di Giovanni.
L'apocalisse è alle porte... la fine del mondo non sarà più solo una leggenda.
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