🔞 Capitolo 27🔞

Il viaggio in macchina procede avvolto dal silenzio e io provo persino a far finta di dormire pur di non incrociare il suo sguardo. Decido di mettermi le cuffie e di scollgermi dalla terra, anche se non parlare con lui mi costa un grandissimo sforzo. Nella mia play list spesso finisce la canzone degli U2 "With or Without You".

Con o senza di te?

Sembra chiedermi Bono Vox.

Mi lascio cullare dal conforto sicuro della voce del mio cantante preferito.
Fuori piove, e vengo costretta ad essere malinconica; sapete la malinconia fa più male del dolore, perché è in grado di consumarti lentamente.

Dopo pochi minuti mi rendo conto che siamo in città e non vedo l'ora di scendere da questa automobile perché il silenzio mi sta logorando ed uccidendo. D' un tratto, la marcia dell'automobile si ferma in un posto isolato vicino a casa mia: comprendo che devo scendere dalla vettura.
Mi avvicino al suo orecchio e cerco di sbloccare questa situazione ma lui sembra essere una statua di sale.

"Beh... Allora grazie di tutto" sussurro tremante.

In tutta disinvoltura si accende una sigaretta ed evita il mio sguardo. Il nervosismo con cui aspira il fumo è sufficiente a liquefarmi completamente.

"Ulisse, metti la mano sul mio cuore", lo vedo titubante, poi la solleva e la posa delicatamente sul mio petto che batte forte.

"Lui ti ha già scelto te..."sussurro piano cercando di far parlare il mio giovane cuore innamorato.

"Io ti amo Ulisse, però dammi tempo per prendere una decisione" a quelle parole lui chiude gli occhi ancora una volta e li riapre per perdersi nei miei.

"Ti auguro una buona vita, Dolores." conclude aprendomi con sfaciattagine lo sportello ed invitandomi ad uscire dall'automobile.

"Dio mio, ma perché devi essere sempre così bastardo?"

Mi allontano velocemente dalla automobile che sento svanire alle mie spalle. Non avrà neppure varcato l'angolo della strada che già sento di essere sola. Accendo il telefono e prego che non mi abbiano dato per dispersa o che almeno, Elena mi abbia retto il gioco. Passo una rassegna veloce dei messaggi e devo dire che era come mi aspetavo: i miei genitori hanno dedotto che mi trovassi a casa Visconti e Giovanni pensa che io sia stata rapita da Elena, ottimo. Chiamo subito i miei genitori e spiego che avevo perso il caricatore, mia mamma si mostra comprensiva mentre mio padre inizialmente era riluttante, poi se l'è bevuta.

Dio mio, quante cazzate per uno stronzo manipolatore.

Il pianto mi soffoca.

Poi mi calmo e chiamo Giovanni.

"Amore finalmente!" La sua voce allegra mi fa sentire una assasina completa, una vera meretrice.

Ancora nausea, ancora lacrime, ancora dolore.

"Senti, questa sera devi assolutamente venire a casa mia! Perché ho una sorpresa per te e non puoi dirmi di no... Dato che la tua migliore amica ti ha rapita per giorni"

La mia migliore amica, sì.

Un nodo mi stringe la gola. Non sono neppure in grado di pronunciarla, quella parola. Faccio un lungo respiro.

"V-a b-ene"

"Adesso torno a studiare amore. A stasera..."La sua voce è una richiesta che mi colpisce nel profondo. È una straziante richiesta d'affetto, un urlo che io sto ignorando. Quando chiudo la chiamata, la rabbia si impossessa di me. Torno a casa a passo spedito e mi rifugio nella mia camera da letto anche perché i miei genitori sono a lavoro.
Con un gesto furioso scaravento per terra tuttto quello che c'è sulla scrivania, mi accascio su di essa e piango e urlo fin quando non mi sento mancare. Quando il mio sguardo si posa sulla libreria e scorgo il romanzo "Il ritratto di Dorian Grey" lo prendo e lo butto per terra. Comincio a strappare le pagine come fossi disperata.

Dorian, Dorian, Dorian, sento nella mia mente come un vortice che mi sta inghiottendo.

Mi alzo in piedi e subito mi lascio cadere sulle ginocchia: che cazzo sto combinando?

"Non ci credo..." guardo il libro che ho distrutto e me ne vergogno, mormoro folle e credo di star impazzendo.

La sua fredezza mi ha tolto il fiato e mi ha gettata, di nuovo, nella disperazione.

Non posso scegliere lui, devo accettare di averlo perso. Mi convinco che il tempo autirà il dolore e asciugherà le lacrime, ma non rimarginerà mai la ferita, che continuerà per sempre a sanguinare silenziosamente.

Vorrei avere la forza di accettare le cose come sono.

Vorrei poter aaccettare la sua perdita e ricominciare con Giovanni invece no.
La disperazione mi lancia un segnale molto chiaro: continuo a sperare.

Mi lascio cadere di schiena sul letto, aprendo le braccia e chiudendo gli occhi.

Il pomeriggio passa così tra lacrime e follie e la sera quando mi reco a casa di Giovanni, mi sento malissimo , non posso accettare di incrociare gli occhi del mio carnefice. Comunque provo a lasciarmi andare tra le chiacchiere di Ester e le dolci attenzioni del mio fidanzato.

Cuore, cuore, cuore.

Solo il mio sciocco e stupido cuore sa la verità.

Ogni angolo di questa casa è un doloroso e vivo ricordo nella mia mente, sia con Giovanni, sia con Ulisse e fa così male che non riesco a respirare.

Spero vivamente che lui stasera non ci sia, spero in un intervento improvviso , spero che gli si rompa la macchina, spero persino che se la stia spassando con un'altra, ma non voglio vederlo.

Sono arrabbiata per i suoi intenti.
Nutro risentimento per quello che ha archichetettato: costringermi a scegliere ma mi assalgono i sensi di colpa per non essere capace di farlo.

Stiamo cenenando e mi mostro piuttosto taciturna e sovrappensiero, fortuna che Gio non se ne rendo conto perché è troppo agitato per la sorpresa che deve comunicarmi.

D'un tratto la porta principale di casa si apre ...

Oh no, è lui.

Il mio cuore perde un battito quando incrocio i suoi occhi scuri. Un sospiro lungo, caldo, un sospiro così intenso che mi blocca il cuore. Le mie speranze, insieme allo smarrimento e al dolore, aumentano in maniera feroce il mio sguardo su di lui.

Ho sentito ancora il suo calore sulla pelle, il suo inconfondibile profumo. Ho avvertito ancora quel brivido lungo il corpo e, ancora una volta, ho tremato per lui.

Bello, bellissimo, fascinoso, ancora avvolto nel suo camice bianco.

"Buonasera cara" si rivolge alla moglie donandole un bacio sulla fronte.
Posa le mani sulle sue clavicole e il suo respiro inizia a scaldarle il collo.

Poi guarda Giovanni e gli regala un sorriso.

"Buonasera universitario disperato"

E... Arriva il mio turno.

"Buonasera" non mi chiama per nome e si rivolge in tono di sfida. Non ha mai usato questo tono con me e non mi piace, non mi piace affatto.

"Buonasera a lei. " Il mio tono al vetriolo gli fa corrugare vistosamente la fronte.
Scuote la testa ed evita di guardarmi in faccia. Resta in silenzio a guardarmi per un lungo momento, poi si avvicina verso la tavola imbandita. Il mio corpo reclama la sua vicinanza e un brivido inizia a correre lungo la mia schiena.

Mi gira così tanto la testa, sono confusa e colma di sensi di colpa per Giovanni, per Ester, per tutti.

"Com'è andato il lavoro, caro? A Trento non possono proprio fare a meno di te, eh?"chiede come se improvvisamente la sua voce fosse immersa nel miele bollente.

I nostri occhi comunicano senza parole e il nostro sentimento è così tangibile che si potrebbe annusare nell'aria, almeno per me è cosi.

"Oh bene, tre sostituzioni della valvola mitrale. Sono distrutto..." commenta sedendosi e aprendo una bottiglia di vino rosé.

"Sai, i pazienti diventano sempre più ossessive" scandisce il sostantivo "pazienti", deglutisco.

"Hanno paura, vogliono sicurezze... senza capire che le questioni di cuore non hanno garanzie" deglutisco ancora ma la mia gola è arsa come terra del deserto.

La sua voce è profonda e lo sguardo fisso nel mio. Non batte ciglio.

Mio Dio, sta davvero implicitamente parlando della nostra situazione.

"Beh, Ulisse tu dovresti dargli certezze. Insomma è anche quello il tuo lavoro, no?" risponde Ester ignara dei doppi sensi.

"Il mio lavoro non è quello di PREGARE le persone" scandisce il verbo pregare.

"Siamo presuntuosi sull'argomento..."

"Sì, sono molto presuntuoso, perché odio le persone insicure che non sanno scegliere per la propria vita"Il cuore mi balza in petto ed inizia un fragoroso battito che temo possa sentirsi per tutta la stanza.

"Certo lo so bene, caro. Quando sei convinto di qualcosa oltre ogni ragionevole dubbio, diventi persino peggio di Nerone"

"Peccato che non tutti se ne rendano conto"ordina perentorio.

Io afferro un'altra coscetta di pollo mentre lui fa il suo discorso, la mangio con parsimonia. Siamo distanti, ma riesco perfettamente a distinguere il suo sguardo arrabbiato.

"Come tutti sapete qui dentro, ho davvero poca pazienza"

"Eccetto Dolores. Sai, Dolly, papà ha davvero la stessa pazienza di Nerone" scherza Giovanni.

"Beh, se consideriamo la fine che fece Nerone, non lo vedo un elemento per cui pavoneggiarsi" rispondo senza controllare le mie parole e il cuore esplode nel petto quando solleva il viso e fissa i suoi occhi nei miei.

"Vedo che le piace scherzare senza valutare che la storia viene scritta per dare l'opportunità ai posteri di non commettere gli stessi errori degli avi. Non trova?"Faccio cenno di no con la testa senza riuscire ad emettere neppure un suono, sono totalmente persa nei suoi occhi.

"Non amo il dispotismo"

Lui non stacca le pupille dalle mie.

"Non si tratta di dispotismo qui, signorina. Ognuno ha la propria libertà e può esercitarla come meglio crede, attuando però una scelta. Ha mai sentito parlare di AUT AUT?" No, non può essere non ha davvero citato Kierkegaard.

"La libertà individuale risiede anche nell' avere i pieni diritti di non scegliere" Nel suo sguardo una passione ed un ardore che non pensavo potesse esistere al di fuori dei romanzi.

"Oh beh, qui parliamo di ignavi. Sa che Dante inserisce gli ignavi nell'inferno?"

"Se è per questo Dante inserisce nell'inferno anche gli iracondi"Mi sento così piccola di fronte a lui. Mi domina con il suo corpo, con la sua altezza, con la sua bellezza, con la sua sicurezza, con la sua sensualità ma soprattutto con la sua mente.

"Oh oh, qualcosa mi dice che voi due andrete molto d' accordo" Ester interrompe il nostro scontro infuocato.

"Lo penso anche io, due anime letterarie che vivono per scovare la poesia che si trova nel mondo" commenta divertito Giovanni.

"Dolly ti ho detto che papà ha scritto un libro di poesie? Ti piacerà sicuramente, te lo faccio vedere " Giovanni si alza in piedi, per un istante scompare e poi torna con il libro fra le mani.

"Questioni di cuore" leggo la copertina ad alta voce.

Ulisse chiude gli occhi, inspira profondamente, poi torna a guardarmi.
Lo apro subito perché ho iniziato a tremare per la curiosità.

"Dunque ogni poesia è scritta per una Musa che papà ha inventato, sono molto intense, sembrano quasi essere vere..."

Inventato sì, come no.

Quante cose non sa questo povero ragazzo!!

"Ma non lo sono" precisa Ester.

Io credo invece che qui dovrebbero farsi una bella svegliata un po' tutti.

Lei mi sorride con gli occhi orgogliosi per il lavoro di suo marito, mentre le mie guance avvampano ed il cuore tamburella impazzito.

"E quante Muse sarebbero?" Chiedo curiosa.

" Un centinaio, giusto papà ?"il mio intuito non si smentisce mai.

Lui annuisce energicamente il capo.

Mi troverò anche io fra queste 100 Muse? Come immaginavo il mio nome brucerà in un rogo di donne.

Mi appreso a leggere il proemio dell'opera, quello dedicato alla fantomatica Diana.

D.

Ci sono sere
che mi aggrappo
alle preghiere,
e poi ci sono giorni
che ti aspetto
e tu non torni.
E poi
c'è questa vita,
e poi
c'è questa vita...

e tu non ci sei più.

Vengo colta da un'assurda sensazione di vuoto mentre chiudo di scatto il libro. Giovanni non mi da modo di elaborare quanto appena letto perché la sua voce sbatte nei miei timpani.

"Dolores... devo comunicarti una notizia eletrizzante. Dopodomani dovrò partire con mio relatore per Dublino e indovina...?"

"Non saprei..."commento spaventata.

"Tu verrai con me! Ho già fatto i biglietti amore"Resto pietrificata e con il cuore palpitante, finché Giovanni non intreccia la sua mano alla mia.

"Ti prometto che una volta tornati da Dublino ci occuperemo del trasferimento nella nostra nuova casa" io sottraggo la presa. Ma lui insiste e la sua mano riprende il suo posto, saldandosi vigorosamente alla mia.

Molla la presa, io scatto in piedi e lui fa lo stesso. Mi afferra ancora le braccia e mi costringe a baciarlo con intensità .

Di fronte quel gesto la bottiglia di vino che Ulisse aveva tra le mani si scaraventa per terra, distruggendosi in mille pezzi e macchiando il pavimento della bevanda di Bacco.

Nello stesso istante anche il mio cuore smette di battere.

La verità è proprio davanti ai miei occhi ed è una verità orribile e dolorosa: io amo Ulisse Visconti.

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