🔞 Capitolo 23🔞

Devo scappare e dimenticarlo, mi farà del male...
Devo scappare e dimenticarlo, mi farà del male...
Devo scappare e dimenticarlo, mi farà del male...

Niente...

Alla fine sono seduta di fronte a lui con la mano stretta alla sua. Ci troviamo in un ristorante di lusso, persino stellato, sulle rive di un fiume illuminato. Lui è più bello che mai, avvolto da un vestito nero di Burberry, camicia bianca leggermente aperta che mi lascia formulare pensieri decisamente osceni.

"Chissà cosa penseranno le persone che ci vedono... Forse che siamo padre e figlia?"

"Oppure... i meno pudici penseranno che ho l'onore di cenare con una ragazza bellissima..."

Sento il suo sguardo su di me, seducente e penetrante, ha lo straordinario potere di fare se**o con me anche attraverso il solo ausilio delle sue pupille nocciola.

"Ah... Ti ho già detto che sei bellissima?"

"Almeno un milione di volte"

"Beh allora dovrò arrivare ad un miliardo di volte. Sei bellissima Dolores"

"Grazie, anche tu non sei niente male"

"Ti ringrazio... sentirselo dire da una ventenne, fa un certo effetto, sai?" sorride e quel sorriso mi distrugge l'anima.

"Che effetto ti fa?" lo stuzzico.

"Meglio non chiedere..."

Gli rispondo facendo una linguaccia.

"Non cacciare questa linguetta... altrimenti potrei chiederti di usarla in altri modi."

Arrossisco e questa volta mi mette k.o. perché non riesco a rispondere.

"Questo vestito lo hai scelto pensando a me?" mi chiede mentre mi ammira.

"Beh..."

"Non provare a dire il contrario" il suo sguardo mi trafigge e mi spaventa allo stesso tempo.

"Altrimenti?"

"Altrimenti te ne pentirai." i suoi occhi marroni diventano talmente piccoli che mi fanno rabbrividire.

"Certo, certo, l'ho scelto pensando a te." rispondo mentre con le dita, percorre il mio braccio, lentamente.

"Bene, ti pongo una domanda che mi frulla in mente da quando ti ho conosciuta. Cosa ti ha portato in quella chat?"

"La mia curiosità e poi ... beh, volevo..." mi interrompo perché non trovavo le parole adatte per spiegare il motivo reale per cui mi ero spinta a tanto.

Il fascino del proibito, ecco cosa mi aveva spinto. E il desiderio di provare un maturo.

"Divertirti un po'?" suggerisce lui.

"Oddio, detto in questi termini è terribile."

"E in quali altri termini potresti spiegare la tua insana curiosità di addentrarti nel posto peggiore del mondo, cioè quello virtuale?"

Il peso della sua cultura mi sciacchia, sa usare le parole ed è in grado di farmi sentire una perfetta scema.

"Volevo sfatare la mia curiosità su come sarebbe stato avere un rapporto con un uomo maturo." mi accorgo che sto arrossendo.

"E ne sei soddisfatta?" mi chiede allungando le sue mani verso le mie, per poi stringerle con energia.

La cameriera interrompe la conversazione posando sul tavolo i nostri piatti, lui ha ordinato per entrambi una tagliata di Wagyu, non so nemmeno cosa sia, ma mi fido.
La donna ci serve e guarda prima lui e poi me e poi fissa le nostre mani.

"Che ti avevo detto?" sussurro.

"È bizzarro dall'esterno vederci insieme"affermo sollevando le nostre mani intrecciate.

"Non lo è." risponde lui secco. "Buon appetito" dice galante mentre mi bacia il dorso della mano, anche se il discorso troncato a metà aleggia ancóra nell'aria.

"Non mi hai risposto, Dolores" La sua voce bassa è piombo.

"Sei sempre così dispotico?"

"Posso diventare un vero dittatore dunque rispondimi tesoro. Sei soddisfatta?"

"Mmm... no" ammetto certa che non avrebbe abbandonato la presa ma anche perché non voglio dargli nessuna soddisfwzione.

"Lo sappiamo entrambi che non è così"replica, beffardo, solo per il gusto di stuzzicarmi un po'.

"Presuntuoso da parte tua pensarlo"

"Orgogliosa a non volerlo ammettere." incalza.

"Non lo ammetterò sin quando non ti mostrerai per quello che realmente sei..."

"E chi sarei?" mi ferma. Mi lancia un'occhiata di fuoco sostenendo il mio sguardo.

"Un porco bast**do." sussurro a bassissima voce, tanto che lui legge il labiale e poi scoppio a ridere.

"Oh, ragazzina.... se non la smetti..."

Mmmm. Già immagino la fine della frase.

"Se non la smetto ...?" Sbatto le palpebre con fare ammiccante.

"Tu mi stai provocando, ragazzina. Sei sicura di volerlo sapere?" insiste.

"È buona la carne." svio il discorso mentre avvento la carne che ha davvero un aspetto succulento.

"Ah, ti piace?"

Il suo tono è abbastanza saccente e sarcastico, come se volesse sottolineare l'eccessivo costo del piatto e l'impossibilità di un mio non gradimento.

"Beh sarebbe stato più semplice chiedermi di cosa avessi voglia, ma la tua scelta va benissimo."

Reggo il suo sguardo che diventa rovente.

"So di cosa hai voglia..." bisbiglia mentre mi passa una mano fra i capelli.

"Vorrei che mi sentissi... sono esattamente come tu mi vuoi... bagnata e pronta per te." sussurro.

Lui comincia a diventare instabile, accavalla le gambe di continuo e sembra proprio che il pacco stia per scoppiargli nei pantaloni.

Oh, oh te l'ho fatta Dottore!

"Ragazzina Sta' buona, non ricordarmelo. Sto cercando di mantenere un contegno ma con te credo sia imposibile..."

Sento che lo sto eccitando da morire e la cosa mi diverte un mondo.

"Ad ogni modo disapprovi che io abbia scelto per te?" cerca di cambiare discorso anche a ho notato che accavalla più volte le gambe con impazienza, temo di averlo eccitato troppo.

"Di solito ognuno sceglie da solo, ma tu sei un desposta e hai deciso per me" ribatto cercando di mantenere un tono
sarcastico.

"Il deposta in questione, ti ha portato in un ristorante famoso e ha ordinato per te un piatto altrettanto famoso, immaginando di farti contenta..."

"Sei così autoritario..." sussurro sensuale.

"Molto autoritario, soprattutto a letto..."

"Peccato che io sono molto disobbediente..."

"Oddio, non fare così..."

Bevo un sorso di vino e mi strozzo quando sento il suo piede sfiorarmi la gamba.

"Dimmi a cosa stai pensando..."

"Che Trento mi piace molto come città..."

"Ah wow, non mi aspettavo che potesse piacerti 'il mio borgho selvaggio'. " mi svela di essere originario di Trento e onestamente lo avevo ben capito dal suo tipico e forte accento del nord.

"Eppure mi piace..."

Il mio sguardo però si incupisce nel pensare a tutti i problemi, le dinamiche e le diatribe che macchiano la nostra storia.

Lui se ne accorge subito, sembra che sia in grado di leggere i miei pensieri, ma come diavolo fa?

"Dolores, voglio che tu disperda i tuoi pensieri, le tue paure, i tuoi legittimi dubbi su di me, su di noi"

Annuisco, ma chino la testa perché se lo guardassi capirebbe subito che non sono convinta di ciò che dice.

"Guardami..."

Mi solleva il viso con una mano costringendomi a fissarlo.

"Io ho paura Ulisse..."

"La tua paura sarà la tua forza."

Con i pollici mi accarezza le guance ed è come se volesse cercare di cancellare l'amore che provo per lui, estinguere il veleno che avevo nel sangue ma nessuno ci sarebbe riuadito, nemmeno il diavolo in persona.

Ci guardavamo intensamente e sapevamo entrambi che l'altro sapeva la verità: questa storia sarebbe finita male.

Quando torniamo a casa vado in un sonno profondo e non so nemmeno io il perché. La sera sogno i miei genitori, sogno Giovanni, sogno Ester, sogno del mio cuore devastato.

Apro gli occhi: la sveglia al mio fianco scandisce le ore 7.00 del mattino.

Rabbrividisco, credo di non essermi mai svegliata a quest'ora da quando ho finito scuola. Ripenso al discorso di ieri sera... mi ha chiesto di non avere paura. Abbandono questo pensiero, per il momento non ci voglio proprio pensare.

Lui non è accanto a me.
Lo cerco con lo sguardo, poi lo vedo fuori al balcone. Ha le mani poggiate sul parapetto della terrazza, completamente nudo, bellissimo.

Quanto è bello, mio Dio!!

Ha il corpo statuario, totalmente a suo agio nella sua età matura.

Dorian, accidenti il mio Dorian Grey!

Mi sollevo e senza far rumore lo raggiungo.

"Buongiorno Divino..." sussurro riferendomi all'epiteto dato spesso ad Ulisse nella letteratura greca. Lui si gira per guardarmi mentre noto che fuma una sigaretta.

"Buongiorno incantevole Circe, finalmente sei sveglia...." ci sorridiamo. "Ieri sera mi hai lasciato a secco. Sei crollata in un sonno profondo e non volevo disturbarti. Però, mi hai fatto eccittare come un pazzo tanto da non riuscire a dormire. Lui non si sazia mai di te, lo vedi quello che gli fai? Lo senti Circe? Chissà che incantesimo mi hai fatto ieri notte !" inizio ad accarezzarlo proprio lì, mi muovo su e giù e lui alza gli occhi al cielo.

Lui il dio del se**o!

"Tanto tornerai lo stesso dalla tua Penelope..." sussurro mentre lui muove la sua mano sul mio sedere e poi lo stringe forte.

"Semmai dopo dieci lunghi anni..." accenna sarcastico il poema greco dove Ulisse dopo dieci torna ad Itaca.
Intanto, si abbassa e con le labbra comincia a leccarmi l'intimità ormai grondante.

"Oddio... Ma tu sei tutto pazzo, potrebbe vederci qualcuno!" provo a dire ma disgraziatamente mi tradisco perché  inizio a gemere.

"Beh allora è la volta buona che ci denunciano per atti osceni!" intanto i movimenti della sua lingua esperti e corrosivi, mi stanno uccidendo l'anima. Mi tengo forte con le mani, ho paura di cadere, non riesco a controllarmi, inizio a gemere ancora più forte. Ora infila le dita e io grido per il piacere. Lui si alza in piedi e porta le mie gambe sui suoi avambracci.

"E ora ti fo**o..." dice per poi entrare dentro di me in maniera feroce e spietata.

"Adoro stare qui, dentro di te, voglio che la tua fi** sia solo mia!"

Mi gira la testa, lui si muove dentro di me con energia, impeto, forza. Le sue stoccate mi fanno tornare a vivere, sono ossigeno puro.

Mi possiede come un Dio!

"È solo tua, di nessun altro, è il tuo posto segreto!!" chiudo gli occhi e godo ossessiva. Lui spinge forte, sempre più veloce.

"Ooooh!" gemo io.

"Sì! Sì! Fammi sentire come ti piace! Daiii! Godi!"

Lui instancabilmente continua a possedermi ritmicamente e poco dopo mi regala un or***mo incredibile e infernale. 

Chiudo gli occhi per tutta la sua infinita durata e quando li riapro mi accorgo di essere a testa in giù.

"Oh mio Dio, Ulisse!" sfinita mi getto sulle sue spalle stringendolo.

"È stato meraviglioso..."

"Totalmente Ulisse, credimi, totalmente..."

"Beh, presto sarai pronta per tutto, me lo sento..."

"Tutto cosa?"

"Tempo al tempo..." mi fa cenno di rientrare in casa e lo seguo.

"E ora... ti concedo l'onore di guardare il mio guardaroba."

Lui apre la sua cabina armadio che mostra una serrata suddivisione delle sue camicie,cravatte,giacche, completi per colori. Davanti a me infinità di abiti formali di ogni genere e griffa.

Non ci credo, persino una collezione di gemelli e fazzoletti da tasca di Christian Dior!!!

"Beh, oggi scegli  tu cosa devo indossare."

"Umhhh, in tal caso, basta giacche, cravatte e camicie, almeno per oggi mettiamo un po' a tacere  il Dottor. Visconti..."

Per una volta vorrei vederlo meno formale, vorrei abituarmi ad un'idea di lui meno impostata, meno costruita, meno pater familias, insomma.

"Ma io..."

"Ma tu? Non dirmi che non hai indumenti che..."

"Senti, stai parlando con uno che è nato in camicia..."

Adoro l'arroganza con cui mi tiene testa.

Io gli rivolgo una strana occhiatina e credo che mi abbia letto nel pensiero.

Sì,sì, ha appena alzato gli occhi al cielo, forse riesco a convincerlo.

"No..."

"E invece, credo proprio di sì!"

"È fuori discussione. Niente shopping, con te, oh no."

"Disapprovi che io scelga per
te?" ripeto le sue parole di quando ci trovavamo ieri sera a cena.

"Sono abbastanza maturo, credo...  per essere in grado di scegliere cosa mettere anche da solo"

Io scuoto la testa e faccio finta di non sentire le sue solite prediche.

"Che ore sono?" chiede cercando con gli occhi il suo Rolex "Le 8.00, tra un po' ripartiremo... Ricordi? Ti avevo  promesso che ti avrei riportato a casa in mattinata!"

"Ulisse non cambia nulla tra questa mattina o questo pomeriggio. Sarò comunque in un mare di guai dato che ho il telefono spento da più di 24 ore. Anche se credo che i miei si bevano la scusa che mi trovi in casa Visconti..."corruga la fronte.

"Sì, però con il Visconti sbagliato..."

"Ah, Dottore non cambiare discorso"faccio una smorfia di disappunto.

"Non sto cambiando discorso. Voglio solo sincerarmi che..."

"Che sia tutto ok. Lo so, lo so. Sta' tranquillo, tuo figlio da quando sta scrivendo la tesi passa giornate intere in camera a studiare"attende qualche istante prima di rispondere alla mia affermazione.

"Non nominarmi lui, per favore"non posso evitare di rattristarmi nel sentirgli pronunciare questa sua dichiarazione sincera.

"Non guardarmi così, mi confondi..." chiede implorante. "Dio, quanto sei oh, ca**o... Non farlo, non ti resisto, lo sai, ti prego, non giocare sporco...". io accentuo l'espressione triste sbattendogli le ciglia più volte.

"E va bene ragazzina, va bene! E che mattinata di shopping sia!"

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