🔞 Capitolo 18🔞
Sono passati mesi ormai, da quel "ti amo", da quell'addio che ha portato nella mia vita struggimento e patimento.
Dopo quel "ti amo", lui mi aveva guardato con occhi assenti ed era fuggito via come fosse un coniglio.
Evito di raccontare le mie giornate vissute con la speranza di incontrarlo fuori da scuola, a casa di Giovanni, per strada, ma sembra essere sparito.
Sicuramente si sarà rifugiato a Trento, evito di contattarlo, evito di chiedere di lui, evito di rileggere le nostre conversazioni con la vana speranza di dimenticarlo ma... niente.
Come posso ignorare l'effetto che ha su di me?
Come posso evitare di far battere così velocemente il mio cuore quando lo penso?
Come posso pensare, anche solo per un istante, che il mio respiro torni a essere regolare?
Come posso immaginare una vita senza questo amore?
Ah, come vorrei saper rispondere a tutte queste domande.
Lui mi ha condannato a essere schiava della tua presenza, del suo corpo, della sua bocca, dei suoi sorrisi. Io sono schiava di questo fo**utissimo sentimento. Maledico il mio ingresso in quella squallida chat, maledico il nostro primo incontro, maledico la mia voglia ostinata di averlo.
Ma in primis, maledico me stessa per essermi gettata nelle braccia di un mostro.
Comunque, il giorno del mio orale di maturità, il 7 luglio, ero ben convinta di iniziare una nuova vita, mi ero diplomata con un voto più che buono 85/100, nonostante tutte le sofferenze dell'anno ed ero ben contenta di me. I miei genitori avevano organizzato un piccolo rinfresco nel giardino di casa mia per festeggiare la mia maturità. Giovanni, era molto orgoglioso di me, quasi da piangere per la commozione e io di fronte la sua bontà mi sentivo sporca. Cercavo però di allontanare i sensi di colpa anche perché a settembre avrei iniziato un nuovo percorso di vita, speranzosa di dimenticare la mia relazione clandestina.
Ulisse, era sparito dalla città e mi sforzavo di pensare anche dal mio cuore, avevo sentito Ester vagamente parlare di un master che stava tenendo fuori Italia, forse in Francia ma mi ero sforzata di non interessarmi alla sua vita.
Torno in quel momento e mi sembra di riviverlo ad occhi aperti. Mi trovavo sul dondolo del mio giardino di fianco a Giovanni mentre mia nonna mi fa le congratulazioni per il risultato ottenuto quando mia madre mi chiama a gran voce.
"Dolly, vieni a salutare i genitori di Giovanni."
Genitori? Oh no. Impossibile, non è possibile.
Chiudo gli occhi per un istante, mi faccio coraggio, perché ora è arrivato il momento che tanto temevo: rivederlo.
Sento il cuore battere all'impazzata, mentre la mia bocca è arsa e le mani tremano.
Giovanni mi stringe la mano mentre mi accompagna verso l'inferno.
Giovanni posa la sua bocca sulle mia, mi bacia teneramente. E davanti a me d'un tratto si apre la figura di Ulisse, i suoi 1 e 90 centimetri fasciati in un vestito di lino bianco, curato, elegante, fascinoso.
Lo fulmino con lo sguardo.
Resto con le labbra serrate e non mi lascio andare. Mi costa una certa fatica non schiudere le labbra in un gemito quando i miei occhi si posano su di lui.
"Oh Dolores, ciao! Sono così emozionata per il tuo traguardo raggiunto, che bello!" grida Ester mentre mi abbraccia con entusiasmo e trasporto.
"Grazie Ester..." rispondo.
Lui si allontana e si dirige verso i miei genitori. Mi sta ignorando, non un saluto, non uno sguardo, non un sorriso.
È proprio una bestiaccia.
Accidenti a lui!
Io sono, di certo, l'essere più idiota della terra, ma lo amo ancora da impazzire e non posso negarlo!
Vedo mia madre e mio padre presentarsi a lui e leggo nei loro sguardi un certo imbarazzo.
Ah sì, perché lui è il primario ricco e bello mentre i miei genitori sono dei poveri operai, che stro**o!
Ester comincia a parlare animosamente con mia madre e mio padre che non ha nulla da condividere con Ulisse, si allontana chiacchierando con suo fratello. Il dottore inizia a camminare avanti e indietro per il giardino. Non mi parla e non mi guarda. È perso nei suoi pensieri e non smette
di camminare mentre fuma una sigaretta a pieni polmoni.
Desidero che si volti verso di me.
È poggiato alla ringhiera del giardino proprio di fronte a me.
La brezza esitiva muove i suoi capelli brizzolati, che scompigliandosi gli conferiscono un aspetto a dir poco letale. Camicia bianca, leggermente sbottonata, niente cravatta. Se ne resta lì, con le mani nelle tasche, a guardare l'orizzonte mentre fuma la seconda sigaretta.
Dio mio, come farò a resistergli?
Mai nella vita mi sono sentita così confusa, eccitata e turbata.
"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior." *
*"Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato." mi tuona nelle orecchie il mio adorato Catullo.
Non riesco a sopportare che mi ignori è così decido di scapparmene in bagno perché sento la necessità di scoppiare a piangere. Corro per le scale abbandonando Giovanni con i miei parenti. Mi stringo sulla tazza del wc e sono pronta per dare sfogo ai miei sentimenti, sto soffrendo come un cane.
Poi un ruggito.
La porta si spalanca.
"Che diavolo ci fai qui?" la mia voce tuona nella stanza.
"Avevo bisogno di vederti e di sapere come stavi..." scatto in piedi e mi metto di fronte a lui mentre il cuore mi sta per uscire dal petto.
"Sto bene, benissimo, grazie. Adesso fine della storia. Fuori dai piedi, dottore. Sto bene. Fuori di qui. Non lo ripeterò." affermo decisa senza staccare gli occhi da lui.
Mi sento avvampare dalla rabbia.
"Non ci credo che stai bene..."
"Ca**i tuoi."
"Smettila di fare la ragazzina. Calmati. Dobbiamo parlare."
Mi guarda come se fosse la prima volta.
Ci blocchiamo non appena siamo l'uno di fronte all'altra.
Occhi negli occhi.
"Non abbiamo nulla da dirci, Visconti." grido.
"Tu mi fa solo schifo, dottore del ca**o!" grido.
Mi fa schifo la sua mente perversa.
Mi fa schifo il mio cuore macchiato di un amore malato.
Mi fa schifo la mia anima intrisa della sua immagine.
Ho bisogno di vomitare.
"Dolores, lasciami spiegare..." il suo tono sembra dispiaciuto ma non mi lascio impressionare.
"Spiegare? Tu vuoi spiegarmi cosa? Cosa vuoi spiegarmi dopo quello che mi hai fatto? Cosa ca**o devi spiegarmi?"
Ho quasi il bisogno di abbassare lo sguardo. Riesce ancora a turbarmi, nonostante tutto quello che è successo fra noi.
"Dolores, per favore. Cerca di essere matura..." sussurra muovendosi verso la porta e serrandola a chiave.
"Matura per cosa? Per sottostare ai tuoi giochetti se**uali?"
Silenzio tombale.
"Tu, ragazzina.... sei la mia più grande debolezza. Non avrei dovuto lasciarmi andare con te..."
"Adesso sarebbe anche colpa mia?"
"Assolutamente no. Sono solo arrabbiato con me stesso per non averti resistito." si blocca.
Prende il mio viso fra le sue mani e mi osserva in silenzio, poi si avvicina. Le nostre bocche sono a un soffio l'una dall'altra, ma non mi bacia.
Mi prende la testa fra le mani ma mi sottraggo.
"Capisci quello che dico? Togli quello schifo di mani di dosso."
"Ragazzina, ascoltami."
Il suo tono è basso e supplichevole, ma non mi ingannerà.
Non questa volta.
"Non azzardarti a chiamarmi ragazzina. Tu sei un mostro." Rimane fermo, a respirare sulle mie labbra.
"Voglio che tu sappia che mi hai spezzato il cuore, mi hai imbruttito l'anima."
"Dolores, Ti prego, non mi parlare così."
Stringe gli occhi, forte. Quando li riapre sono rossi, lucidi, una lacrima scende sul suo viso.
Il mio respiro si spezza.
"Accetta quello che posso darti da questo momento in poi. Ricominciamo da qui, Dolores. Per favore..." Mi tremano le gambe.
"So che mi vuoi..." le sue labbra sono così vicine a le mie che posso sentire i suoi respiri.
Mio Dio, ma perché deve essere così contorto e così sexy?
"No, no e no! Sei stato sempre tu a mettermi in guardia da te stesso. Cos'è cambiato? Perché dovrei fidarmi di te?"
"Non è cambiato niente."
"Certo, è ovvio, perché tu vuoi solo sco*arw! Ma mi dispiace perché io adesso faccio se**o solo con tuo figlio."
Il suo respiro si fa pesante.
"Non mi importa. Io ti voglio..."
Si avvicina pericolosamente alle mie labbra ma io indietreggio.
"No, Ulisse!Io mi sono innamorata di te! E quando ho avuto il coraggio di dirtelo tu sei sparito! Non posso far finta che non sia successo nulla. Non..."
Lui si riavvicina e ... mi bacia.
Mi bacia con una foga inaudita, disumana. Mi trascina verso il lavandino. Mi fa sedere su di esso e poi si schiaccia su di me.
"Ti voglio..." ripete per l'ennesima volta.
Sento la pressione del suo se**o sulla mia gamba.
"Mi sei mancata." mormora e ansima. "Ti voglio... Lolita, mio peccato, anima mia! Dimmi che mi desideri. Dimmi che hai voglia di me."
Le sue parole mi riportano alla realtà e la realtà mi dice che non devo cedergli.
"No, io non ti voglio!"
Lo respingo ma lui si avvicina di nuovo. Rifiutarlo sta diventando impossibile. Le sue mani scivolano sul mio corpo.
"Sì, che mi vuoi. Hai i brividi!"
D'improvviso, afferra i lembi del colletto della camicia e, tira forte, facendo saltare via tutti i bottoni.
Oh, Cristo e adesso che cosa mi invento con la mia famiglia?! Questa camicia costava 200 euro !
"No, Ulisse no." lo blocco.
"Non possiamo, è pericoloso, malato, schifoso quello che stiamo facendo..." lui ignora le mie parole.
Mi ha soggiogata, ancora una volta.
Mi è mancata la sua foga, il suo istinto animale, la sua passione incontrollabile.
"E se ci sentissero? Ti prego, non farlo. Rovineremmo la vita di tutti." mormoro soffiandogli sul collo.
"Shhh..." devo ammettere che la consapevolezza che qualcuno potrebbe scoprirci mi fa divampare come un rogo ormonale.
"Sei un bast***o."
Mi scoppia la testa e non so cosa fare, lo allontano ma lui parte alla carica di nuovo. Le sue labbra baciano bramose la mia pelle calda per le temperature estiva ma non solo. Le sue mani mi liberano dalla gonna mentre lui si scende i pantaloni. Con una mano, si intrufola abile e deciso nelle mie mutandine. Sente che sono bagnatissima e lui ritrae dalla mia intimità le sue dita. Si abbassa anche le mutande e poi senza preavviso alcuno... entra dentro di me, togliendomi il fiato.
"Ah, quanto mi è mancata questa figh***a!!" si spinge in me con quel desiderio malato che stiamo consumando.
Le sue spinte sono decise, forti, fortissime, mi sento travolta da un treno in corsa. Spinte decise ma che conservano una sensualità rara e preziosa che non mai trovato in nessuno. Soprattutto in suo figlio.
Un orgasmo intenso e potente si impossessa di me mentre lui continua a possedendomi come un angelo vestito da demonio. Intreccia le sue dita alle mie, poi, con una spinta decisa e
profonda, si spinge più in fondo che può e sprigiona il suo piacere dentro di me.
"Oh ca**o. Dio mio..." mormora mentre è ancora impressionato dagli spasmi dell'orgasmo.
"La tua fi** è la prigione del mio ca**o lo sai bene, no?"
"Purtroppo, lo so bene..." rispondo agonizzante.
Quando il suo momento termina, esce dal mio corpo e mi accarezza una guancia con il dorso della mano. Poi, si aggiusta il vestito bianco, apre la porta e mi guarda intensamente.
"Ah, dimenticavo. Congratulazioni, Dolores." ed esce dalla stanza. Resto impietrita davanti alla porta aperta per un tempo interminabile prima di arrendermi e spostarmi in camera da letto per piangere tutte le mie lacrime.
Ci sono cascata di nuovo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top