Monastero;






La rivelazione di Draco automaticamente non gli permise di poter uscire dalla tenuta.
Eris si mostrò impietosita all'inizio, abbassò la lama dal collo del ragazzo e lui tirò un leggero sospiro di sollievo, pensò che la ragazza gli avesse creduto, ma fiducia e pietá erano due parole sconosciute dal vocabolario di Eris, e Malfoy a suo malgrado se ne accorse presto.

All'inizio non si rese conto, ma quando lei lo toccò sul dorso della mano, in un attimo il biondo si ritrovò catapultato nelle camere di Eris, il suo corpo batté violentemente sul pavimento e mentre la sua mente cercava una spiegazione a quegli eventi, le catene invocate da Eris lo legarono stretto.

«Sei fuori di testa?» gridò Malfoy.

Le successive parole non raggiunsero le corde vocali, Eris aveva puntato la bacchetta e gli aveva intimato il silenzio.
Con una semplice lievitazione gli fece raggiungere una sedia, lo imprigionò nuovamente e poi si accomodò di fronte a lui.
Evocò un patronus, una iena scura ne uscì, un occhio malconcio e quelli che sembravano segni di scottature sulla sua pelle. «Fa venire qui Moros e Keres, digli di prendere anche Blaise» scoccò una veloce occhiata a Draco «non ci si può fidare di nessuno di questi tempi.» la iena emise un leggero risolino e scomparve.

Draco se ne stava fermo, legato e silenziato, mentre lei si serviva un bicchiere di Whisky Incendiario con tanto di cubetti di ghiaccio. «Non ti offro da bere,» cominciò «perchè non mi va di doverti imboccare. Come se l'avessi fatto.»
andò a risiedersi difronte a lui.

Lo osservò. «Non so a cosa stai pensando, ma no, non sono pazza Malfoy, solo che non mi va a genio che la gente provi a prendermi per il culo.» lui scosse la testa. «E ho davvero degli enormi problemi di fiducia, quindi tanto per iniziare,» con un colpo della mano alzò la manica sinistra del biondo, rivelando il marchio nero che si attorcigliava sulla sua pelle «ci avevo preso.» mormorò sorseggiando il contenuto del suo bicchiere.

Inclinò il capo nella sua direzione. «Ho letto che solo i più vicini al signore oscuro hanno quel disegnino lì.» nella sua voce c'era una buona dose di disprezzo «a conti fatti quindi sei un mangiamorte,» prese un respiro «e sei anche quello che mi ha attaccata al manier-...» si interruppe bruscamente.

Moros e Keres raggiunsero la sua camera paonazzi, Blaise dietro di loro entrò.
Vide Draco e quest'ultimo strabuzzò gli occhi nella sua direzione. «Blaise,» disse Eris «incarceratus.» il ragazzo cadde al suolo come un salame, Moros senza chiedere spiegazioni lo adagiò su di una sedia vicino a Draco, mentre Keres si avvicinava al biondo e osservava il marchio.

Nessuno dei due chiese alla sorella il motivo per il quale Malfoy e Zabini fossero legati, Eris silenziò anche lui e chiuse la porta a chiave.
«Lui è tuo complice?» chiese a Draco con voce ferma «non provare a mentirmi, altrimenti sarò costretta ad entrare nella sua testa e non sarà piacevole.»

Blaise cominciò ad annuire violentemente, beh era stato più facile del previsto. «Piccolo aggiornamento,» si rivolse ai fratelli «il signorino Malfoy qui insieme al suo coraggioso compagno, sono venuti a recuperare il medaglione, il biondino ha tenuto a confessarmi che fosse perchè i suoi genitori sono rinchiusi ad Azkaban per ordine del signore oscuro e che vorrebbe provare a salvarli.»

Keres ghignò. «Cazzate.» sbottò.

Moros non disse nulla, si limitò a guardarli.
Draco fece scorrere lo sguardo su di lui, era sempre stato il più ragionevole e sia lui che Blaise erano suoi amici da quasi vent'anni.
«Il marchio non mente.» disse infine «ma non sono sicuro che lui stia mentendo.»

Keres affiancò Eris. «Entragli in testa.» esortò la sorella con una spinta.

Lei scosse la testa. «No, non ancora.» assottigliò lo sguardo «voglio che sia sincero,» puntò la bacchetta su di lui «finite incantatem.»

Draco boccheggiò, «ma che cazzo Eris, sei completamente fuori di testa?» sbraitò respirando pesantemente.

«Non ti conviene alzare la voce,» disse Keres «non sei nelle condizioni.»

Moros lanciò un occhiata alla sorella. «Stai dicendo la verità Malfoy?» inclinò il capo verso di lui.

Lui sospirò. «Si, se mi togliete queste cazzo di catene possiamo parlare.»

«No, voglio sentire tutto, per filo e per segno, forse poi ti toglierò le catene,» guardò Blaise «tu invece rimani in silenzio, qualcosa mi dice che sei un urlatore.»

Draco alzò gli occhi al cielo. «Bene,» sputò acido «sono un mangiamorte.»

«Ma va'.» commentarono in sincrono facendo rabbrividire i due seduti.

«Sono un mangia morte, » continuò «lo sono diventato perchè lo erano i miei, sono al servizio del signore oscuro da qualche anno.»

Keres si avvicinò. «Mi sembra anche abbastanza.» ringhiò ma Malfoy non si fece intimorire.

«Tu-sai-chi ha portato i miei genitori ad Azkaban dopo che avevano lasciato scappare Potter e i suoi amici da villa Malfoy.» disse tutto d'un fiato.

Moros sembrava pensieroso. «Tu come ne sei rimasto fuori?»

Ingoiò un groppone. «Ero a Parigi.» mormorò come se si vergognasse «ci aveva mandati lì per discutere di alcuni affari con dei trafficanti. Quindi non mi ha punito, ma quando sono tornato i miei erano spariti.»

«Perché ci hai attaccato al maniero dei Nott?» Keres aveva il sospetto nel sangue, e se Moros stava iniziando a credergli, lei ne era lontana mille miglia.

«Pensavo foste dei ladri, dovevo proteggere il medaglione, stavo cercando gli altri.» la voce era ferma, non c'era traccia di niente che facesse capire che stesse mentendo, ma Eris non si fidava.

«Come hai scoperto che eravamo noi?»

Alzò un sopracciglio. «Eravate in tre e il pugnale di Eris vi ha traditi, ma nessuno a parte me e Blaise lo sa.»

Eris respirò profondamente e si passò la lingua sulle labbra inumidendole. «Allora perchè venire qui, se volevi parlaci potevi farlo.»

La guardò. «Parlavi? Mi hai puntato un pugnale alla gola appena ho anche accennato a questo.» sbottò assottigliando lo sguardo.

«Quindi volevate rubarlo.» alzò un sopracciglio.

Draco non rispose, sembrò masticare parole invisibili. Lo sguardò di Eris raggiunse Blaise che sembrava sul punto di una crisi di nervi, gli puntò contro la bacchetta ridandogli la parola.
«Devo richiederlo, o?» chinò il capo verso di lui.

«Punto uno, cazzo Eris ci conosci da vent'anni e fai ancora queste cazzate!» sbottò «secondo, si vaffanculo volevamo rubarlo.»

Lei si massaggiò le tempie. «Che ci faccio con voi due ora?» mormorò con gli occhi chiusi «siete venuti qui, da soli, aspettandovi di riuscire a rubare il medaglione?» gli lanciò un occhiataccia.

«Non si può dire che non abbiano le palle.» commentò Keres.

«No, » sospirò «questo non è coraggio -no- questa è disperazione.» Moros si abbassò alla loro altezza.

Le sorelle si lanciarono un occhiata eloquente, Moros era il più gentile tra i tre, sapevano che era facile che si fidasse di qualcuno. «Non farti ingannare.»

Ma appena Eris terminò la frase, le catene sui corpi dei due ragazzi furono sciolte e caddero pesantemente a terra facendo un fracasso assurdo. «Grazie.» disse Draco massaggiandosi distrattamente i polsi.

Moros non rispose, sentiva gli occhi di Eris bruciargli la schiena. Si voltò e la ritrovò decisamente accigliata. «Non dico di fidarci, ma la sua motivazione è più che valida.»

Keres scosse la testa. «È comunque un mangiamorte.»

Moros annuì. «Si, scelta discutibile, ma se ci aiuta a trovarli e a distruggerli, ci guadagniamo tutti.»

«È quello che volevo fare,» guardò Eris «li uccideranno il quattordici, così come Potter, o peggio gli faranno un processo e li rinchiuderanno ad Azkaban a vita.» la sua voce non era rotta o incrinata, Eris ricercò una bugia, qualcosa che le desse in permesso di piantargli un coltello in gola.

Quando scavando in quelle emozioni non trovò nulla, si ritrovò ad irrigidire la schiena. «Come fai a sapere dove sono?» chiese.

«Lo so e basta.» sbottò incrociando il suo sguardo.

Eris voltò gli occhi al cielo. «Se cominciamo a lavorare insieme, niente segreti.» Draco sembrò sollevato, ora non minacciava più di ucciderlo.

Scosse la testa. «Questo rimane a me,» disse «non posso dirlo, se qualcuno di noi venisse catturato, se utilizzassero la legilimanzia, la mia mente è programmata per proteggere la spia, non posso rischiare.»

Keres aggrottò la fronte. «Programmata? Che farfugli?»

Eris lo sapeva. «Calcificazione magica.» sospirò «è protetta in un muro di cemento, se entrano non la trovano, nemmeno lui sa chi sia.» Draco annuì.

«Come comunicate?» chiese Moros servendo ai ragazzi due bicchiere di Whisky.

«Non posso dire nemmeno questo.» scosse la testa «dovete fidarvi.»

Eris alzò un sopracciglio. «Fidarci?» ridacchiò «la fiducia ha un prezzo, facci arrivare al secondo Horxrux indenni,» raggiunse il suo volto «e forse, ma forse comincerò a prendere in considerazione l'idea di fidarmi di te.»

«Bene,» sbottò «indossi i guanti più pesanti che ha signorina Flare, perchè il prossimo è in Bulgaria, le posso assicurare che farà freddo.»




Malfoy e Zabini rimasero alla tenuta Flare, sotto stretta osservazione di Keres che borbottava alle loro spalle di continuo.
Eris tornò di sotto accorgendosi che la festa era più che finita, sua madre era furiosa, lo diede a vedere, strillò qualche secondo e poi congedò Eris facendo sbattere i capelli da qui a lì.
Ares sembrava incazzato, ma fortunatamente non con lei, senza troppe cerimonie i genitori si ritirarono nelle loro stanze nell'ala ovest del maniero, a debita distanza dalla camera occupata dai due ragazzi.

L'indomani alle prime luci, Moros andò a svegliarli (meno bruscamente di quanto Eris si fosse aspettata) e raggiunsero insieme la Bulgaria tramite un camino collegato ad una delle tante taverne che Moros aveva utilizzato per il suo commercio di prodotti non propriamente illegali.
Pagarono in contanti e affittarono cinque stanze nell'ultimo piano, pagarono anche la sesta, in modo tale che nessuno sarebbe salito lì.
La taverna era vecchia, era ai confini della foresta e puzzava di fumo. Era composta da quattro piani, tredici camere, esclusa quella del proprietario e delle cucine. Un salottino con un tavolo traballante serviva la colazione e Keres senza troppi complimenti si gettò a capofitto.

Eris osservava Draco con muto disprezzo, stava ancora insistentemente cercando un modo per provare che fosse un bugiardo, ma per ora nessun accenno. Era silenzioso, sembrava ancora incazzato per la sera prima, mentre Blaise era come sempre, aveva parlato tutto il tempo.
Moros pareva in gita scolastica, faceva battute, ridacchiava e spintonava i suoi amici lì e qui.
Eris alzò gli occhi al cielo un quantitativo di volte rivoltante, non sapeva come facesse ad essere sempre così schifosamente felice.

Le loro camere erano piccole, un letto matrimoniale, una piccola scrivania con uno specchio affisso su di essa e un bagno umido con la doccia più piccola che Eris avesse mai visto.
Potevano permettersi altro, ma questo posto era isolato e nessuno avrebbe fatto domande se fossero tornati coperti di sangue. Non era nei piani tornarci, ma Eris aveva la terrificante sensazione che sarebbe successo qualcosa di sgradevole, era contenta, così se fosse stata colpa di Malfoy avrebbe potuto ammazzarlo.

Mandò un patronus nelle loro stanze e dopo qualche secondo si ritrovarono tutti nella sua.
Lanciò un muffilato e si appoggiò distrattamente alla scrivania che scricchiolò. «Bene,» fece scorrere uno sguardo sui presenti «chiariamo alcune cose essenziali che permetteranno a questa fatiscente combriccola di raggiungere qualcosa. Nessuno fa di testa sua» il suo sguardo indugiò su Keres «si studia un piano e si va, niente cose affrettate, mi piacciono le missioni pulite.»

Draco annuì. «Io e Blaise non possiamo essere riconosciuti, altrimenti siamo inutili.» puntualizzò.

Eris ghignò. «Utilizzeremo tutti una tuta arcana, in modo tale che nessuno possa riconoscere nessuno.» con un colpo della mano le fece lievitare verso i ragazzi «è una tuta in grafene e fibra di carbonio.»

Blaise alzò un sopracciglio. «Resistenti alle tensioni, al calore e al freddo, ha un auto sistema di riscaldamento e non cede nemmeno se ti danno fuoco.» spiegò Moros con calma «la utilizzano gli Arcani o i Cremisi.» indicò Keres con un occhiata.

«Davvero vi chiamano Arcani e Cremisi?» c'era una nota derisoria nella voce di Malfoy che fece scattare Eris verso di lui.

Aggrottò le sopracciglia. «La tua casata non era serpeverde? Come vi chiamavano? Lucertoline?»

Blaise soffocò una risata, guadagnandosi un occhiataccia da Malfoy. «Dove troviamo l'Horcrux? e approposito cosa stiamo cercando?»

Draco si schiarì la voce. «La mia fonte dice che stiamo cercando un gioiello » Keres sbuffò «un diadema.» specificò «dovrebbe essere nei pressi di un monastero qui vicino, prima si trovava ad Hogwarts, ma è stato recuperato da Potter, sapevo che l'avesse preso, ma non che l'avesse spedito qui.»

«Un monastero di suore?» chiese Keres come se fosse importante.

Draco parve confuso. «Questo non gliel'ho chiesto.»

«Nei pressi e nel monastero sono due cose completamente diverse,» rifletté Blaise «ma sono suore babbane, vero?»

Moros storse il naso. «Molte suore sono streghe, religione e magia sono più conciliate di quanto crediate.»

«La chiesa non bruciava le streghe?»

Moros annuì. «Si bruciavano quelle che loro ritenevano streghe, nelle stragi di Salem erano molte donne babbane a morire.»

Eris si pizzicò la radice del naso. «Se è nel convento entreremo io e Keres, o almeno entreremo dalla porta. Come facciamo a capirlo?»

Draco scrollò le spalle. «È tutto quello che so.» lei non ribattè, sapevano cosa e dove, aveva fatto abbastanza per non guadagnarsi un pugno su per i denti.

Annuì. «Va bene, ci vediamo tra venti minuti di sotto.» lì congedò lanciando un occhiata a Keres che rimase sul ciglio della porta aspettando che gli altri sparissero dietro le loro.

«Ti fidi?» chiese alla sorella non appena furono da sole.

«No,» rispose Eris «hai portato dei bracciali anche per loro?» chiese cominciando a sbottonarsi la giacca.

«Si, cosa devo farci?» chiese incrociando le braccia al petto.

«Metti un rilevatore magico, se scappano sapremo dove andare a recuperarli. Togli la traccia con un confundus, Malfoy sembra un idiota ma -anche se sembra dura ammetterlo- non lo è.» Keres annuì «Teniamo d'occhio anche Blaise, Moros sembra troppo a suo agio e questa cosa mi sta irritando.»

«Bene,» si avvicinò alla porta «rilevatore e un calcio nelle palle a Moros.» se la richiuse alle spalle con un tonfo.

Eris si vestì e cambiò i suoi guanti indossandone altri completamente neri. Prese la sua cintura disillusa e la riempì con qualche pugnale e due granate fumogene, prese la pozione rinvigorente che Moros le aveva preparato e legò i capelli in una treccia. Alzò la zip della tuta fino all'alto e quando fu completamente chiusa, un ondata di fumo caldo le riscaldò il corpo. Mise gli anfibi e li strinse alle sue caviglie. La bacchetta finì come al solito in un porta-bacchetta che iniziava sul palmo della sua mano destra e terminava in parte nella sua manica, in modo tale da averla sempre a portata di mano.

Si guardò l'ultima volta allo specchio e si diresse di sotto. Malfoy e Zabini avevano indossato le tute, e gli occhi di entrambi indugiarono su di lei, mentre quelli di Eris osservarono qualche secondo in più come la tuta risaltasse la muscolatura tonica del biondo, ma scacciò qualsiasi pensiero mentre si dirigevano fuori.
Faceva freddo, sentiva il gelo sul viso, ma il suo corpo era perfettamente coperto.

«Questi sono dei bracciali, strisciate due volte il dito per pericolo,» guardò Draco «e una per tutto bene.»

Come Eris aveva previsto, il biondo sembrò sospettoso, ma lo indossò comunque. Si diressero sul piccolo sentiero, Eris rimase indietro, osservando mentre i quattro ragazzi camminavano davanti a lei.
La sua bacchetta puntata davanti a se mentre mandava rilevatori magici, mormorava gli incantesimi sui lati della foresta e davanti a se.
Il biondo si voltò un paio di volte e infine rallentò il passo per trovarsi al suo fianco.

«Avresti dovuto utilizzare qualcosa di più forte.» commentò e Eris si voltò confusa, poi comprese e sul suo volto si aprì un ghigno.

«Non so di cosa blateri.»

Lui ridacchiò. «Un incantesimo confundus per eliminare la traccia magica? Mi credi così idiota?»

Abbassò la bacchetta. «Devo prendere le mie precauzioni.» si giustificò.

«Mossa astuta.» commentò «E tu puoi smaterializzarti dove sono?» chiese.

«Non verrò a farti delle sorprese Malfoy.» sbottò. «Quello lo userò solo se scapperai.»

Rise. «Cosa ti fa pensare che lo farò?»

Continuò a non guardarlo. «Le persone non sono mai come ti aspetti, sei comunque un mangiamorte, a prescindere da quanto sia nobile la tua causa, la tua pelle parla e dice che alla fine non hai deciso di stare dalla parte giusta, stai solo salvando la tua famiglia, se quest'ultima non fosse stata imprigionata, saresti ancora al servizio del tuo signore oscuro, » fece una pausa e poi si posizionò difronte a lui «sbaglio, Draco?»

Lui la fulminò con lo sguardo senza rispondere e camminò davanti a lei raggiungendo Blaise, l'aveva fatto arrabbiare?
Eris ridacchiò e ricominciò a mandare incantesimi di rilevazione magica.
Non era una di molte parole, ma sapeva usarle quando la situazione lo richiedeva. Lei non era una santa, così come i suoi fratelli, ma se c'era una cosa che non accettava, erano i razzisti e gli spocchiosi. Malfoy incarnava perfettamente questi due concetti, e di riflesso, Eris lo disprezzava.

Notò come la sua postura fosse rigida, Blaise era sciolto, camminava al suo fianco come se stesse facendo una scampagnata. Malfoy sembrava sulle spine, teneva la testa alta e camminava a falcate importanti. Guardò Moros e da dietro sembravano quasi uguali, ma suo fratello barcollava come se fosse ubriaco, non era abituato alle camminate. Keres gli stava passando una fiaschetta, era impressionante come riuscisse a bere in ogni occasione disponibile.

Qualche metro in lontananza, un monastero si ergeva circondato dalle mura in pietra. Non era davvero come Eris si sarebbe aspettata.
Sembrava abbandonato.
Raggiunse gli altri.
L'edera scavava nei mattoni in pietra della struttura, il cancello in ferro era completamente arrugginito e i giardini che circondavano l'edificio parevano una giungla. Una nebbiolina aleggiava dietro le mura e gli donava un aspetto tetro che fece rabbrividire Blaise.

Moros era accigliato. «Siamo sicuri che ci siano le suore qui?»

Keres si mise la mani sulla vita. «A me sembra abbandonato.»

Ma Eris era sospettosa (come sempre), si avvicinò e annusò l'aria. La puzza di zolfo le indondò le narici, si abbassò vicino all'erba che circondava il cancello e sfilò un guanto. Poté avvertire gli sguardi di tutti e quattro su di lei, sapeva che le stavano guardando le mani, gli altri due probabilmente per cercare una ragione al perché le tenesse sempre coperte.
Quando le dita sfiorarono il suolo avvertì come una leggera scossa elettrica, ma quella non era elettricità.

«Magia oscura.» si mise in piedi «è sicuramente abbandonato, ma credo solo da Dio.» infilò di nuovo i guanti.

«Entriamo?» chiese Blaise titubante.

«Se c'è un luogo dove può trovarsi il diadema,» Draco affiancò Eris «è questo.»

Lei si trovò d'accordo ma non lo disse ad alta voce. Si avviarono in silenzio verso l'apertura del cancello, Keres e Moros affiancarono la sorella.
«Tenete pronte le bacchette.» mormorò e tutti e cinque le posero difronte a loro. Alzò la maschera della sua tuta e vide gli altri imitarla.

«Revelio.» mormorò puntando la bacchetta a destra e sinistra, doveva ammettere di non essere troppo tranquilla. L'odore di zolfo aumentava ad ogni passo, era diventato nauseante.

Raggiunsero il portone senza problemi, non si udiva un singolo suono. «Bussiamo?» commentò sarcasticamente Keres.

Eris le lanciò un occhiata. «Scherzavo.» alzò le mani in segno di resa e si abbassò all'altezza della serratura cominciando ad armeggiare «vi insegnano a scassinare ad Hogwarts?» prese in giro Blaise e Draco ridacchiando.

Alzarono entrambi gli occhi al cielo ed Eris puntò la bacchetta verso Malfoy. «Sei troppo biondo.» trasfigurò i suoi capelli in un castano scuro sotto i borbottii contrariati.

Keres era accovacciata davanti alla massiccia porta di ferro, le mani rapide e precise mentre lavorava sulla serratura con i suoi strumenti. Il metallo era freddo sotto le dita, intriso di incanti protettivi che cercavano di respingerla, ma lei non si lasciava intimidire.

Dietro di lei, Draco osservava con le braccia conserte, il volto impassibile, ma gli occhi attenti a ogni movimento. Blaise era leggermente più indietro, appoggiato a una colonna spezzata, l'atteggiamento rilassato, ma con la bacchetta pronta. Moros ed Eris si scambiarono un'occhiata nell'ombra, avvertendo il brivido inquietante che percorreva l'aria come un sussurro minaccioso.

«Sta impiegando troppo tempo,» borbottò Draco, il tono impaziente.

«Sta scassinando una porta maledetta in un monastero infestato,» replicò Eris con un sorriso tagliente. «Perché non provi tu, oh grande Malfoy?»

Draco sbuffò, ma tacque.

Keres ignorava il loro scambio. Sentiva la serratura opporre resistenza, come se fosse viva, pulsante di un'energia oscura che tentava di respingerla. Sorrise tra sé. Era una sfida, e lei amava le sfide. Un ultimo scatto, un tocco preciso e... clack.

La serratura cedette con un gemito metallico, e la porta si aprì con un cigolio sinistro.

Il buio oltre la porta sembrava quasi solido, un'oscurità densa che il debole bagliore delle bacchette faticava a penetrare. L'aria all'interno era fredda, carica di un odore stagnante di pietra antica e magia corrotta.

Keres si rialzò con un sorriso soddisfatto, facendo scivolare gli strumenti nella cintura. «Ecco fatto.»

Blaise le rivolse un cenno di approvazione, mentre Moros si sporse appena oltre la soglia. «Non mi piace per niente. C'è qualcosa di sbagliato qui dentro.»

«Davvero?» commentò Draco con sarcasmo, avanzando il primo. «Che intuizione brillante.»

Eris alzò gli occhi al cielo, poi lo seguì con un sussurro quasi divertito: «Se moriamo, voglio che sulla mia lapide scrivano avevo ragione.»

Le loro voci sembravano assorbite dalle mura del monastero mentre procedevano. Il corridoio oltre la porta era stretto, le pareti di pietra annerite da secoli di incantesimi consumati. Ogni passo risuonava con un'eco innaturale, come se qualcosa stesse ascoltando.

Keres si muoveva con cautela, gli occhi scrutando le ombre. Aveva sentito storie su luoghi come questo: antichi rifugi di maghi oscuri, saturi di incanti difensivi e presenze inquietanti. E se il Diadema era nascosto qui, non lo avrebbero trovato senza prima affrontare qualche ostacolo.

D'improvviso, la torcia incantata che Blaise teneva in mano tremolò, la fiamma vacillò e si spense con un sibilo.

Il buio li avvolse.

Un sussurro emerse dalle pareti, un suono strisciante e freddo che fece rizzare i peli sulla nuca di tutti. Non parole, ma un sibilo antico, simile a un soffio di vento tra ossa dimenticate.

«Qualcuno ha capito cosa ha detto?» sussurrò Moros, stringendo la bacchetta.

«Non era una lingua...» mormorò Keres, le dita già pronte a lanciare un incantesimo.

Poi qualcosa si mosse. Non davanti a loro.

Dietro.

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