•73•
Wooyoung
3 aprile 2021
Quella mattina quando mi svegliai mi misi subito sull'attenti. Era il compleanno di Seonghwa e anche io avevo avuto l'idea di preparargli una sorpresa come aveva fatto Hongjoong con Yunho, ma lui mi aveva bloccato in principio: mi conosceva fin troppo bene e sapeva che era probabile che avrei fatto una cosa del genere. Quindi mi aveva detto di lasciare perdere dati i problemi che aveva con Frannie che ultimamente stavano passando in primo piano. Non passava più nemmeno il tempo in camera dato che la maggior parte delle volte dormiva da Hongjoong, proprio come quella notte.
Sbuffai mettendomi seduto sul letto e cercando subito dopo sul mio cellulare una foto che avrei potuto postare.
Non mi aspettai una risposta, dal momento che sapevo che probabilmente stava dormendo. Però non mi aspettavo nemmeno quella notifica. Quella del like di Yeosang.
Ed in quel momento sentii tutta la pesantezza ricadermi sulle spalle. Era stato solo per qualche minuto. Non avevo pensato alla situazione in cui mi stavo cacciando: io e Christina non facevamo più nulla da giorni ormai. Non che dovessimo scopare ogni volta che ci vedevamo, ma almeno baci un po' più...approfonditi. Nemmeno quelli. E sapevo di essere il problema, lo sapevo perfettamente. Ma la situazione mi opprimeva sempre di più e sentivo che lentamente io e Chris ci stavamo allontanando e sapevo che anche lei lo stava capendo.
Fu per questo che mi alzai e andai verso la porta per poi aprirla e precipitarmi alla porta di fronte. Bussai e non me ne fregava niente se ero in pigiama: era sabato, mi potevo permettere un po' di comodità, no? E se qualcuno mi avesse guardato storto non ci avrei messo molto a...
«Wooyoung? Che ci fai qui?»mi chiese il biondo quando me lo ritrovai di fronte. Vedevo Mingi dietro le sue spalle stravaccato sul suo letto, steso a pancia in giù e con la coperta quasi del tutto per terra come uno dei suoi piedi.
«Ehm...io...non lo so...?»balbettai soltanto e mi beccai uno sguardo confuso. Che cazzo di risposta era quella?
«Stai bene?»mi domandò per poi uscire dalla stanza e accostare la porta dietro di lui, probabilmente non aveva le chiavi.
Non risposi a quella domanda semplicemente perchè non sapevo cosa rispondere. Stavo bene? Si, ma mi sentivo oppresso. Oppresso dal fatto che il mio aggeggio non si alzasse più quando ero in presenza della sorella del ragazzo che era di fronte a me. Ovviamente mi tenni per me queste parole, arrossendo solo al pensiero.
«Non lo so. È che...possiamo parlare?»dissi poi guardandolo negli occhi. Lui annuì soltanto appoggiandosi poi alla parete accanto alla porta semiaperta mentre io rimanevo di fronte a lui, guardando ovunque tranne che il suo viso.
«Ultimamente io e tua sorella abbiamo dei problemi.»buttai fuori quelle parole ma subito dopo me ne pentii perchè vidi subito il suo sguardo di fuoco accendersi.
«Che cosa le hai fatto?»mi domandò subito cambiando tono di voce. Io alzai gli occhi al cielo e gli feci cenno di calmarsi un attimo. Dovevamo calmarci tutti e due, cavolo, o altrimenti non sarebbe finita bene.
«Nulla, cazzo. È solo che abbiamo problemi. Anzi, sono io il problema.»confessai guardando intensamente le sue scarpe trovandole improvvisamente interessanti.
«Perchè? Qual è il tuo problema?»continuò a chiedermi insistente e io sentii subito la vena del mio collo gonfiarsi. Era da quando mi ero fidanzato che non litigavo con nessuno e l'idea di riniziare mi metteva paura e eccitazione allo stesso tempo. Mi mancava fottutamente tanto quella sensazione liberatoria di quando tiri un pugno a qualcuno. Non era molto normale come cosa, ma per me era giusta.
«È che, sai...noi due non, ecco, beh noi non...»ma anche quella volta non finii la frase. Lui mi fece un gesto con la mano facendomi intendere che aveva capito quello che intendevo e poi mise su un'espressione schifata.
«Cristo, perchè me ne stai parlando?»mi domandò lui portandosi una mano alla bocca e facendo finta di vomitare. Però, era pure simpatico, non me ne ero mai accorto.
«Non lo so io...non sapevo con chi altro parlarne. È che non sento più...quella...quella sensazione, con lei. Da un po' di giorni ormai.»finii di spiegare evitando il fatto che in realtà erano quasi due settimane.
«Forse invece di parlarne con me dovresti parlarne con lei, non ti pare?»ribattè lui mettendomi una mano sulla spalla. Sorrise a mala pena e io non fui in grado di ricambiare il sorriso, ma lo ringraziai a bassa voce.
«Ah e...per l'altra cosa...quella di te e me...»iniziai a dire quando lui si era giá voltato verso la sua porta. Girò la testa dalla mia parte e allargò il sorriso.
«Stai tranquillo. Mi è passata. È tutto ok, possiamo essere amici.»annunciò soltanto e io ne fui felice. Gli sorrisi, finalmente, e poi lo guardai entrare nella sua camera, cosa che imitai il momento dopo.
Seonghwa
3 aprile 2021
Appena fui sveglio quel giorno non guardai nemmeno il cellulare. Mi alzai dal letto, facendo attenzione a non svegliare Hongjoong che stava ancora dormendo, e mi misi seduto sul materasso. Lo guardai e gli passai delicatamente una mano sul viso e sorrisi nel vedere la sua espressione pacata che aveva solitamente quando dormiva. Era chiaro che non pensasse a nulla e che era semplicemente avvolto nella calma.
Mi diedi poi una spinta con le braccia e mi alzai, cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliare l'altro ragazzo presente nella stanza. Ormai era routine dormire in camera loro con la presenza di Yunho, non si veniva a creare nessuna vergogna: dopotutto, eravamo stati a letto insieme. Indossai in fretta alcuni vestiti che mi ero portato qualche sera prima e ringraziai di aver detto a Wooyoung di non organizzarmi nulla quel giorno.
Tanti auguri a me.
Una volta pronto uscii dalla stanza e camminai nella direzione che mi avrebbe portato fuori al dormitorio. Scesi i gradini e poi andai dritto verso il parcheggio dove c'erano l'auto mia, di Hongjoong, di Wooyoung e di Yunho in fila. Infilai la chiave nella mia, che in confronto alle atre tre faceva pena, e poi entrai dentro mettendomi alla guida. Non riuscivo più a sopportare quella situazione, non ce la facevo a passare un altro secondo con quel peso perennemente nel mio stomaco. Guidai per quella solita mezz'ora (in un'altro momento avrei anche impiegato più tempo dato che era primo mattino e non c'erano molte persone in giro) prima di arrivare alla meta.
Non sapevo dove Frannie vivesse, per questo qualche giorno fa avevo preso il telefono di Mingi, l'avevo sbloccato ed ero andato a cercare il messaggio in cui lei gli aveva mandato la posizione di casa sua, sperando che non avesse cancellato i messaggi.
Mi ritrovai cosí di fronte a quella casa. Da fuori sembrava piccola, non aveva nulla di speciale: certo non stava cadendo a pezzi ed era chiaro che non appartenesse alle case popolari, ma si vedeva che chi ci abitava non viveva nell'oro.
Non sapevo nemmeno di chi fosse la casa. Sua madre, a quanto sapevo, era morta e il padre...beh, nostro padre è uno stronzo.
Parcheggiai vicino al marciapiede di fronte e, quando feci per scendere dalla mia vettura, sentii il mio telefono vibrare nei pantaloni.
Probabilmente in quel momento si stava facendo tante di quelle paranoie, conoscendolo, sul motivo per cui il giorno del mio compleanno avessi voluto decidere di andare da Frannie. In realtà, non lo sapevo nemmeno io.
Camminai verso la porta e, con poca sicurezza, suonai al campanello. Sperai che chiunque fosse il proprietario dell'abitazione e di conseguenza il tutore di Frannie non venisse ad aprirmi: non volevo rendere la situazione più imbarazzante di quanto non fosse già.
Per mia fortuna, o sfortuna (dipende dai punti di vista), ad aprirmi la porta fu la ragazza che io stavo cercando che, appena mi vide, rimase immobile sull'uscio di casa sua.
«Ciao.»mormorai soltanto. Mi aspettavo che mi sbattesse la porta in faccia, che piangesse o che mi urlasse di andare via, ma non fece nulla di queste cose. Se ne stette lí, in piedi, indossando ancora il suo pigiama e con i capelli scompigliati dal sonno che avevo appena interrotto.
«È il mio compleanno.»confessai poi quando non ottenni risposta e mi diedi dello stupido. Che cosa le fregava? Non le interessava di me, figuriamoci se voleva sapere il giorno in cui compivo gli anni.
«Non so perchè sono qui.»aggiunsi quando lessi nel suo sguardo quella domanda e lei fece una cosa che non mi sarei mai aspettato. Mi invitò ad entrare. Io le sorrisi a mala pena e feci come mi aveva richiesto, trovandomi poi di fronte ad un'abitazione tanto piccola quanto disordinata. Con chi diavolo viveva?
«È che...non volevo passare un altro compleanno, cosí. Passarlo senza mia sorella.»ammisi e in quel momento non lo dissi solo a lei ma anche a me stesso. Fino a quel secondo non sapevo davvero il motivo per cui mi trovavo lí ma quando lo buttai fuori capii che era la verità.
«Puoi parlare, per favore?»supplicai quasi quando capii che non avrebbe detto nulla per le prossime ore se fosse stato necessario. Quel silenzio era peggio di un "vattene via".
Comunque lei scosse la testa prima di alzarla verso di me per guardarmi negli occhi. Rimanemmo cosí per secondi, anzi, probabilmente per minuti interi, sbattendo le ciglia solo quando era estremamente necessario farlo. Non volevo chiudere gli occhi, avevo la costante paura di non vederla più quando li avrei riaperti.
«Mi dispiace, Frannie. Per tutto. Per mio padre, per tua madre, per me, per te. Per tutto.»aggiunsi poi. Aspettai forse un solo altro minuto prima di sbuffare. Avevo capito che non mi avrebbe mai perdonato. Abbassai le spalle e mi voltai, completamente assorto nei miei pensieri. Proprio quando stavo per muovere un passo sentii la sua presa stringersi attorno al mio polso. Mi immobilizzai sul posto e girai la testa di scatto verso di lei. Teneva gli occhi bassi e, quando mi voltai, alzò leggermente il mento per incrociare il suo sguardo col mio.
«Non farmene pentire.»sussurrò soltanto prima di stringermi le braccia intorno al collo e tenermi stretto a lei. Io subito ricambiai l'abbraccio, stringendola quanto più potessi ma stando sempre attento a non farle del male. Sentii un suo singhiozzo scoppiare nel mio petto e non potei fare a meno che una lacrima solitaria mi percorresse una guancia.
«Non lo farò, te lo prometto.»le risposi soltanto non sciogliendo comunque l'abbraccio.
👇🏻Spazio autrice!👇🏻
Le situazioni hanno iniziato a prendere una giusta piega e a risolversi, ma mi conoscete abbastanza e sapete che non abbiamo ancora raggiunto la tranquillità che voglio, perciò abbiate ancora un po' di pazienza💞💞
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top