IV
Già: me lo chiedo spesso, allo specchio.
Quand'è, esattamente, che ho deciso di cominciare a recitare la parte dell'oculato risparmiatore, del buon padre di famiglia?
C'è stato un tempo in cui quello che mi divertiva di più era mettermi a caccia, dilaniare, succhiare fino all'ultima traccia di male, sofferenza, schifo...E poi correre a casa e mettermi a tirare su, dietro ogni muro, Inferni e Purgatori mai visti. Scintillanti di macchine perverse, profondi di bui imperscrutabili... Oppure enormi, sterminati deserti di nulla in cui lasciare che l'essenza dell'ennesimo bastardo si perdesse, impazzisse, mi implorasse di mettere fine a tutto.
Gli Inferni, i Purgatori... Quanto sono distanti, nel vero, dall'immagine scialba e da tavoletta che si finge in giro. Che roba da dilettanti, tutta questa storia delle religioni. E dell'uomo, del dio... delle mille e mille speculazioni metafisiche.
Per capirci: nell'illusione che voi vivete, sul vostro palcoscenico, un tizio aveva avuto una mezza intuizione di tutta questa storia. Aveva anche scritto tutto un lavoraccio in tre atti provando a spiegarla questa follia.
Il problema è che quel Dante lo fregava la religione.
Il bisogno di inventarsi un tizio solo a cui mettere in mano tutti i fili. Ed una serie di buoni motivi perchè questo tizio da solo si fosse preso tutta la briga di inventarsi un mondo e passare ore, giorni, mesi, anni, eternità a muovere tutti i fili di ogni singolo poveraccio.
La storia vera è parecchio diversa.
Forse, millenni fa, qualcuno s'è inventato tutta questa roba. Che dico? Forse? Sicuramente!
Il problema è che, poi, dopo poco, deve essersi stufato del giocattolo. E tutto è finito in mano a suoi fidatissimi collaboratori: i servi prediletti che aveva creato assieme al mondo. Servi così antichi e dimenticati e lontani... che nemmeno noi che viviamo a cavallo tra le due sponde ne conosciamo il nome. Chiamateli Princìpi, è più comodo. I Princìpi che regolano il funzionamento del Palcoscenico.
Deprimente, comunque. Vero?
Deprimente servire un padrone di cui non sai niente. Ubbidire a logiche di cui appena comprendi il disegno generale.
Non è questo il mondo, anche per voi, lì fuori?
Sì, fidatevi, pensateci bene... Ci state pensando?
Vi vedo fare sì con la testa.
Tranquilli... quando avrete chiuso qui, potrete sempre ripetervi "Era solo l'ennesimo romanzetto di orrore cosmico..."
Funziona sempre, come alibi. Non vi biasimo..
Di che parlavamo? Ah sì, giusto... Gli Inferni e i Purgatori che costruisco.
Gli Inferni sono una costruzione del tutto personale. Sono una prerogativa di alcuni. Una fantastica prerogativa. Servono a contenere vecchie comparse del palcoscenico. Troppo cariche di odio, rabbia, rancore, negatività, per poter anche solo sperare di dissolversi.
E qui entro in scena io, più o meno.
Le allontano dal palcoscenico per evitare interferenze. E se appartengono ad altre amministrazioni, ad amministrazioni concorrenti alla mia... Se la loro esistenza sul palcoscenico è votata solo a seminare il caos attraverso l'estro creativo che voi chiamate omicidio, sadismo, perversione, e roba simile... Beh: semplicemente mi assicuro che non si dissolvano ma restino intrappolate da qualche parte. In un Inferno o un Purgatorio sospeso tra il vostro palcoscenico e quello che c'è dietro. Per evitare che tornino a creare problemi.
Bene: tenete anche conto che inferni e purgatori non sono tecnicamente cose che si tirano su con un po' di fango e dello sputo. Si costruiscono spendendo energie. Tante energie. A volte verrebbe da dire troppe.
Dove le prendiamo? Semplice: da tutte le tante Jill che divoriamo, liberandole dal peso del loro sudario di sofferenze e disciogliendo le molecole di odio, rancore, dolore e simili. Oppure dai loro carnefici. Le energie, insomma le metti da parte nel tuo lavoro, se fai il mio lavoro. Nell'onesto impegno perché tutta questa visione che chiamate vita vada avanti. Con il minor numero di intoppi possibili. Ciascuno per conto proprio, ciascuno per la sua parte.
Sì, va da sé che altre amministrazioni concorrenti, interessate ad altro, con un'altra personalissima visione del palcoscenico e di come ci dovrebbero andare su, le cose, hanno altri inferni ed altri purgatori.
Ad uso e consumo della loro mission - si dice così, vero? Mission.
Per cui può capitare di imbattersi in qualcuno - poniamo, l'uomo che ha schiantato la testa di Jill dopo averle fatto anche una serie di altre cose fumettistiche e definitive - che costruisca inferni e purgatori dove chiudere gente come me. Per evitare di trovarseli tra i piedi mentre si diverte a squartare, violentare, uccidere, sperimentare, giocare... Beh, sì: ci siamo capiti, vero?
Adesso vi è di sicuro chiaro perchè ho detto che non sono tecnicamente solo un architetto, ma anche uno sbirro e un giudice. Ho usato categorie abbastanza comode per il vostro palcoscenico? Sì: la mission della mia amministrazione è quella di divorare le essenze cariche di odio, tristezza, rancore, depressione, sofferenza... E liberare il resto del vostro palcoscenico da chi ha reso quelle anime nell'ordine: piene di odio, tristi, depresse, rancorose, sofferenti, deplorevoli...
*
Cazzo, cazzo, cazzo...
Mi sono perso pensando a come spiegarvi facile facile tutto questo meccanismo...
E guardando il sedere di Jill che è ancora uno degli spettacoli più belli che mi sia trovato sotto gli occhi - sì lo ammetto, la visione ha contribuito a deconcentrarmi.
Dov'è che ero? Intendo, proprio all'inizio:
Ah sì: mettere da parte, giusto!
Metto da parte.
Stivo.
Incamero tristezze, odi, rancori, sensi smarriti di vite trascinate fino a quando qualcuno non le ha strappate via con forza, violenza, squallore.
Sono l'oculato risparmiatore che sta mettendo da parte un patrimonio.
Un po' perchè giocare al gatto e al topo con tuti quei pupazzetti patetici dei miei concorrenti mi diverte da non poter dire. Un po' perchè ho come la sensazione che presto potrei avere a che fare con qualcosa di davvero grosso, qualcosa che richieda uno sforzo enorme. D'accordo, siamo seri: togliamo il condizionale. Presto dovrò fare i conti con qualcosa di davvero grosso. Qualcosa che debba stare rinchiusa per forza in Inferno maestoso, una prigione robusta di dolore e tristezza... Un supplizio che richieda un energia inimmaginabile.
Perchè inimmaginabile è l'essere con cui dovrò confrontarmi.
Sì: è da tanto che non mi capita di gareggiare a chi ce l'ha più grosso, l'ego, con qualcosa di davvero maestoso.
Non un semplice Servitore. I Servitori sono davvero pratiche routinarie: gente noiosa, poveracci che hanno solo appena intuito che ci sia un sipario da qualche parte. E che l'esistenza che chiamate vita sia solo una tristissima, inutile illusione. Disperati che di solito chiamate pazzi; esistenze che rispondono a stimoli lontani, che non comprendono. Avete presente quelli che danno fuoco alla palazzina dove abitano dicendo che gliel'ha ordinato il gatto o che l'ha preteso il barattolo di maionese nel frigorifero? Ecco: quelli lì.
Nemmeno un Pastore di sofferenze, un Padrone degli schiavi. Lì saremmo nel campo della concorrenza a pari.
Un Pastore di sofferenze? Ce l'avete davanti. Sapete perchè ci chiamano pastori? Perchè raccattiamo sofferenze essenze in giro e le conduciamo al posto giusto.
Padrone degli schiavi? Come lo chiamereste uno che governa le esistenze dei servitori e si sostituisce alla voce del gatto o del barattolo di maionese?
Sostituite, comunque, la parola Pastore d'anime, ormai desueta e legata al bel tempo che fu e utilizzate il parecchio più post-moderno Operativo. Pare che sia opportuno svecchiare anche il lessico e adattarlo ai tempi che scorrono e mutano.
Quello che aspetto, quello che so che dovrò trovarmi davanti è qualcosa di più grosso, però.
Un Alfiere, magari. Nella catena gerarchica uno che sta sopra di me e un po' più sotto di uno che Mister Pedro Harafa, per capirci.
Un generale per tutta una schiera di debosciati e poveracci votati al culto di un qualche Ombra - il fotogramma al negativo dei Princìpi.
Uno di quelli che danno gli ordini, insomma. A cavallo tra questo Palcoscenico e quel che c'è dietro, oltre, tutt'attorno... dove più preferite.
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