I
Jill è fantastica.
Cazzo se è la migliore.
Nella sua carne, tra le sue cosce, tutte le recensioni postate sui tanti siti dedicati alla prostituzione di altissimo bordo ti fanno immediatamente far pace con il concetto più puro della parola verità.
Pacchetti di feedback acquistati? Zero!
Nessuna falsa politica commerciale.
Valutazioni truffaldine? Dimenticatele.
Sperticate lodi a pagamento? Posso giurare su quel che volete che non ne ho trovato traccia.
Piccolo inciso, da sottolineare in maniera doverosa: il significato stesso della parola verità, in linea teorica e pratica, contiene dentro, scritta col fuoco, la più grande menzogna che possa essere immaginata. Di ogni singolo accadimento o pensiero, esistono mille versioni - tutte ufficiali.
Non credeteci nemmeno per un istante alle maiuscole davanti alla parola verità.
A guardare bene, non fidatevi nemmeno se qualcuno vi dovesse provare a suggerire un più accettabile minuscolo.
Quasi dimenticavo, secondo breve inciso: vogliate sempre dubitare, in senso assoluto, del verbo giurare - e suoi derivati - ogni volta che d'ora in avanti, coscientemente o meno, dovessi lasciarmelo scappare. Anche se, tecnicamente, fuori da qui - fuori da questa stanza intendo - o fuori dall'abbraccio lussurioso delle cosce di Jill Daniels, lontano dai suoi orifizi, il vestito che mi vedete indossare e la professione che fingo di svolgere dovessero apparirvi una assoluta certificazione di qualità, rispetto ad un mio qualsiasi impegno giurato.
Giusto. Stavolta no, però. Unica eccezione.
Questa volta è vero quel che giuro: Jill Daniels scopa da Dio!
Proprio per questo, non potete nemmeno lontanamente immaginare che terribile supplizio sia dover fare forza sui palmi delle mani e sfilarmi dal fondo più profondo del suo intimo quel tanto che basta a trovarmi più vicino al comodino di fianco.
Non potete credere che tortura insopportabile sia doverle chiedere di abbassare il volume dei suoi ansimi. Pregarla di sfumare i suoi incoraggiamenti lascivi e bollenti all'indirizzo del mio me stesso più profondo, perchè non smetta di prenderla così divinamente bene - a sentir lei, ci sarebbe da crederci.
Il problema è che quando il tuo cellulare comincia a vibrare e piano cresce un segnale audio che suggerisce il nome di un preciso chiamante, la scusa di non aver sentito deve restare nel fondo più inconfessabile delle tasche.
Nessuno può lasciare Mister Pedro Harafa impiccato al telefono.
Per nessuna ragione al mondo.
Non vuoi scherzare con quello che, tecnicamente, è l'Amministratore Delegato dell'Impresa.
- Dopo, porco... Lascialo squillare. Non smettere, ti prego...
Jill non si lascia convincere. Sono costretto a cacciarle la sinistra sulla bocca.
Non vorrei, ma con la destra impegnata ad afferrare quel coso che vibra e ronza, sfilare anche l'altra mano d'appoggio finisce per farmi sprofondare dentro di lei quel tanto che basta a farla urlare di piacere. Sì, urlare.
Nel preciso momento in cui ho già aperto la comunicazione.
Decibel impenitenti che la mano non riesce a schermare.
Suoni vietati che nemmeno la mia smorfia furiosa vale a smorzare.
Provo a coprire le vergogne con la voce.
- Signore...
Tentativo fallito, non trovate?
- Ecco, tecnicamente dovrei ricordarti che il Signore non lo trovi solitamente dall'altro capo del telefono, in questo momento, ma in un posto chiamato Chiesa, se non vado errato.
Mister Harafa ha un senso dell'umorismo tutto suo. Peculiare.
Agitare, non mescolare: tre parti di leva sul tuo senso di colpa, sette di sarcasmo, una lacrima appena di comicità involontaria - quest'ultima la colgo quando il mio sguardo, colpevolmente imbarazzato da quelle parole, cade sul vestito che ho sistemato in buon ordine, proprio lì, sulla poltroncina di fianco alla porta della stanza, prima di spogliarmi e saltare addosso a Jill. Per essere precisi u qualche dettaglio di quell'abito cui non voglio svelarvi troppo, per ora.
- Mi perdoni...
Cerco a tentoni, nel buio, la parola giusta, il sostantivo corretto, l'espressione che meglio qualifichi il Superiore che ho dall'altra parte della comunicazione. Tentoni, appunto... La voce mi resta impigliata su quella sospensione imbarazzata. E sul vocativo che stenta a materializzarsi.
Finge di non aver nemmeno ascoltato la mia tentata interpunzione.
- Ecco, Chiesa, appunto. Se non erro, noi non la chiamiamo così. Parliamo di filiali, dico bene? Filiali dell'Impresa, corretto?
- Sì Sign... Certo, Mr. Harafa.
- Se non vado errato, Jeff, sei stato inviato ad avviarne una, recentemente. Dico bene?
- Corretto.
- E mi confermi anche che ho scelto te perchè abbiamo convenuto che la situazione era parecchio delicata in quella zona, vero? Che c'era davvero tanto lavoro da fare, giusto?
Solo un attimo di silenzio. Nemmeno il tempo di organizzare una risposta un minimo sensata, che Pedro Harafa sgancia la bomba.
- E tu avevi, che dico, hai fama di essere il migliore. Il più adeguato, vero?
Non so dire perchè, ma credo che la misura dell'imbarazzo che provo in questo momento sia chiaramente intellegibile a guardare la velocità con cui, lì dentro, nel fondo più umido e bollente di Jill, una parte precisa di me si schiarisce la voce con un colpetto di tosse prima di ripetere il celebre Houston we do have a problem. Il do rafforza, non è assolutamente pleonastico.
Pedro, lì, sa dove sono. Come sempre. Mr. Harafa sa cosa sto facendo e quali obblighi professionali sto trascurando. Ogni volta, sempre la stessa storia.
- C'è un grumo di dolore che pulsa e si espande a qualche metro da te e dalla sede che hai appena preteso. C'è sofferenza, che soffoca e impesta l'aria. Da qualche parte, lì dove t'ho spedito, c'è un enorme Inferno collettivo che non aspetta altro che qualche ciuffo di lacrime in più per sbocciare...
- Mi creda sto dedicando al dossier le migliori energie...
Ve l'ho già detto che, solitamente, non dovreste far troppo affidamento sulle frasi che seguono le mie rassicurazioni come credo, giuro e simili, vero? Dall'altra parte il concetto è perfettamente padroneggiato. Rincara, Harafa.
- In quel quadrante dove hai sgomitato per essere spedito sei rimasto l'unico Operativo credibile. Fiuto da qui decine e decine di poveri sciagurati e deprimenti straccione, tutti impacchettati in simulacri del bel tempo che fu, aggrappati al ricordo delle loro amministrazioni in decadenza e tu...
- Volo, giuro!
- e tu, invece che al tuo posto, sei tra le cosce di...
- Tutto chiaro Mr Harafa, la scongiuro, non serve aggiungere altro.
Mortificato: credo renda l'idea. Prego davvero che la voce, dall'altra parte, non senta il bisogno di chiarire ulteriormente.
Se c'è una cosa che va apprezzata, in Mr. Pedro Harafa, è la disponibilità a non affondare mai fino alla fine la lama.
- Ti ho già detto di chiamarmi Pedro, ti prego.
- Sono sul pezzo in due minuti, promesso.
- Jeff, hai voluto una Chiesa e te l'ho data. Hai chiesto di essere tu il responsabile dell'operazione e non ho battuto ciglio. Al Maestro, però, devo portare risultati. Questo tu lo sai, vero?
- Chiarissimo.
- Speriamo...
Prego che riattacchi. Prego che davvero si possa chiudere qui... Anche senza un saluto di circostanza. Sfumiamo al nero, ok? Ha già fatto male abbastanza.
- Perfetto. Fattelo tornare duro se ci riesci, spiccia la pratica, raccogli le lodi della signorina, pulisciti e prendi servizio. A presto.
Avete presente quando qualche riga più su mi avete sentito sperticarmi sulla eccellente umanità di Pedro, sulla innata capacità di Mister Harafa di trattenere l'ultima stoccata per evitare di infierire ulteriormente? Stile, tenerezza, disponibilità ad evitare l'invereconda mortificazione di un sottoposto...
Ecco, come dire, non è stato questo il giorno.
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