07:50
Il bosco rigoglioso, che caratterizza i dintorni dell'Orrido del Grecale, é ammutolito di fronte all'ennesima violenza perpetrata sul territorio. L'unico rumore che spezza il silenzio offeso di questo scorcio d'estate è un rombo profondo e orgoglioso. Sul fondo del burrone, il fiume scorre impetuoso tra i massi di granito e le rovine di cemento armato, indifferente ai visi esterrefatti che lo osservano dall'alto.
- Mi pare che l'ipotesi dell'incidente sia da escludere, signor Sindaco. Non vedo nessun veicolo là sotto... per fortuna.
La voce di Ludo è quasi ironica, ma il Re non riesce a coglierne il tono, inorridito com'è dalla visione dello spettacolo al quale assiste passivamente. L'ammasso di detriti derivante dal crollo giace tra i flutti. Qua e là ci sono delle zone annerite che lasciano poco spazio ad altre ipotesi che non tengano conto di un'esplosione non accidentale. Il suo volto passa a osservare l'espressione del suo scudiero Ettore, che rimane imperturbabile, fino a quando inizia a parlare con la sua voce baritonale.
- Là a destra, qui sotto e dall'altra parte la stessa cosa. Potete vedere quelle macchie nere sulle parti in cemento armato rimaste attaccate alla sponda. È stato minato l'arco di sostegno sui quattro punti in cui il ponte scaricava verso il terreno. Era vecchio e sicuramente non era un capolavoro di ingegneria. Con una quantità minima di esplosivo è stato fatto saltare in aria. Non è stato difficile piazzare le cariche, di notte e con una torcia. Le parti sotto il ponte erano facilmente accessibili dall'alto. Secondo me non si sono neanche dovuti calare, si sono sporti dal bordo e basta. Un po' più difficoltoso stendere i cavi sul ponte, soprattutto col rischio di farsi cogliere sul fatto. Ma se il lavoro è stato eseguito durante la notte non credo ci possano essere stati grossi problemi. Spesso le operazioni che riteniamo rischiose si rivelano molto semplici se eseguite nelle condizioni giuste.
Ludo accenna un sì col capo mentre il Re si passa una mano sul volto come a scacciare una ragnatela invisibile che gli offusca la vista. Alzandosi dalla scomoda posizione che gli permetteva di osservare quello che è rimasto del ponte, Ludo si avvicina al punto dove questo non c'è più e prende in mano il binocolo per scrutare, oltre il precipizio, lo scorcio di strada che prosegue verso la città.
- Mi sorprende che non ci sia nessuno sul lato opposto. Anche dalla città dovrebbero aver udito l'esplosione.
- Alla città non frega un cazzo di Cervitore, commissario - decreta il Re mentre la sua testa combatte contro l'evidenza.
- No, Terenzi, c'è qualcosa che non va. La polvere e il rumore. Dovrebbero aver visto o sentito qualcosa.
- Le ricordo, commissario, che il ponte rimane nascosto dalla montagna. Noi lo vediamo dall'alto, ma dal basso si vede solo una parte del Belliga e basta.
Il Re non ha torto, sebbene qualcosa non torni nella ricostruzione appena udita.
- Le auto che dovrebbero venire per la festa. Non sta arrivando su nessuno... - dice sottovoce fra sé e sé.
Ludo continua a scrutare verso il mondo oltre il ponte. C'è festa a Cervitore. O meglio: così avrebbe dovuto essere, ma nessuno sale verso il paese.
- Giulio, Kharim... Rimanete qua, per cortesia. Noi torniamo in paese.
- Che succede, Ludo? - chiede Giulio di riflesso.
- Non lo so, ma il fatto di non vedere nessuno dall'altra parte non mi piace.
Al Re, invece, non piace che si prendano decisioni senza consultarlo, sebbene siano quelle giuste.
- Ettore, rimani con questi due signori. Noi torniamo verso il paese. -
Un solo cenno di assenso e la mano che istintivamente si sposta sul costato, laddove, sotto l'immancabile giacca nera, è nascosta una calibro 7,65.
Nel cervello dell'ex soldato, dopo più di quindici anni è scattata la modalità Pericolo Imminente e lui deve essere pronto all'azione.
***************************************
Sembra opportuno, a questo punto, dare un'occhiata a ciò che avviene dieci chilometri più in basso, molto oltre il ponte, poco lontano dall'ingresso di una cittadina di una certa dimensione. Dalla città proprio non si riesce a vedere Cervitore, che il fianco della montagna cela alla vista del resto del mondo e allo sguardo perplesso della coppia di carabinieri ferma in mezzo alla strada.
I militari tacciono e cercano di ragionare. Parecchi in città hanno udito le esplosioni, o meglio due "botti" come sono stati descritti nella maggior parte delle chiamate, ed è quindi stato chiesto l'intervento di verifica al pronto intervento. Dal basso, in effetti, non si è percepita appieno la potenza delle deflagrazioni. Si vede a malapena una vaga colonna di fumo che sale da dietro la montagna e i gendarmi stanno cercando di valutare il da farsi. Potrebbe essere qualunque cosa, pensano, un incidente oppure il fuoco di un contadino che brucia le sterpaglie del suo possedimento. Ciò che sta preoccupando i due uomini di legge sono, in realtà, altri due eventi: il primo è l'assenza di segnale verso qualunque telefono di Cervitore, compresi i cellulari; il secondo è rappresentato dagli enormi massi che bloccano la strada verso il paesino, caduti proprio dopo la rotonda in modo da impedire il passaggio di un qualunque mezzo, biciclette comprese.
Considerando che i massi facevano parte di quel capolavoro architettonico naturale che, fino a poche ore prima, era nominato l'Orso Addormentato e che riposava accucciato in quella posizione presumibilmente da centinaia di anni, l'avvenimento ha creato molto scalpore. Per cui la situazione vede il maresciallo Benevento e l'appuntato Galimberti guardare sgomenti il disastro naturale, mentre alla rotonda un'altra pattuglia ha il compito di deviare il traffico verso il basso. Oggi verso Cervitore non si sale, sebbene sia giorno di festa.
- Galimberti, non mi piace.
- Manco a me, Maresciallo.
- Quei massi non sono caduti per caso. Tonnellate di roccia. Non capisco come ci siano riusciti.
- Secondo me hanno fatto saltare il terrapieno.
- E il rumore?
- Soffocato dalla terra e confuso dagli altri scoppi.
Benevento solleva il cappello e si asciuga la fronte.
- Avverti la Regione. Io contatto la centrale e ci facciamo inviare le squadre speciali.
- È il caso, Maresciallo?
- Ho un brutto presentimento. Chiama Geranio e chiediamo di far alzare l'elicottero.
- Dobbiamo avere il mandato se non c'è emergenza immediata.
- E noi lo mandiamo. Telefona, dai. I suoi elicotteri sono sempre pronti...
—-————
Come sappiamo Carlo Geranio ha qualche problema a far alzare i propri elicotteri. E poi le esplosioni in contemporanea dovrebbero far riflettere...
Perché?
Lo saprete nei prossimi capitoli.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top