Caprini

Mi ero ritrovato a sostenere un corso per barman (o schiavetto stagista per bettole che travasano bottiglie di vodka vendendo sottomarche spacciate per Absolute); nel suddetto corso eravamo in due poveri diavoli (tra l'altro pure omonimi, eh il destino...), il resto erano tutte femmine.

Troppe femmine, si sa, sono un danno: iniziano a fare i gruppetti, si lanciano frecciatine, fanno quelle fastidiosissime cose da donna che esasperano un povero maschio (PS: solidarietà ai maschi!), e dicono tutti quei fastidiosissimi discorsi da donna che un uomo preferirebbe farsi monaco all'istante (il che potrebbe essere pure allettante, e ho fatto pure la rima, evvai!).

In quella deliziosa atmosfera pregna di deliziosi sorrisini venefici, c'era un trio infausto che scartavetrava le gonadi più di tutti gli altri gruppetti messi insieme. Una di queste splendide fanciulle, si credeva intelligente ma l'unica cosa in cui eccelleva, era la vagonata di vaccate con cui era solita ammorbare l'interlocutore.

Un pomeriggio, tutta tronfia e vanesia, mentre voleva mandare a quel paese una tizia, disse: «Quella è la solita banalezza

Banalezza...

Banalezza?

Banalezza‽

Non me ne resi nemmeno conto, mi scappò un pensiero: «Si dice "banalità"!» 

Per una volta, i sorrisi dei vari gruppetti non furono poi così avvelenati...

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