58. Ritorno all'infinito.
4 giugno, ore 11.54
Appoggiai i palmi sul cemento respirando affannosamente. Quelle frasi mi avevano sconvolto fin dentro le viscere. Trattenni il mio stomaco in una morsa cercando di dare un senso alle parole. Ma la verità era che la Preside ci aveva traditi e che il nostro nemico aveva più potere di chiunque altro.
La conoscenza del passato e la possibilità di viaggiare tra le linee temporali era un privilegio assoluto. In quel modo avrebbe portato a termine l'obiettivo di controllare anche il futuro.
In un battito di ciglio si era disperso nella nuvola di antimateria, raggiungendo quei luoghi che erano impressi nelle memorie di James. Dovevamo seguirlo, impedire di tornare al presente e rinchiuderlo nelle segrete per sempre.
Quel viscido megalomane era... era... lo zio di James.
Mi veniva da vomitare.
«Delaney, calmati. Questo non significa che-» interruppi Christopher. Sapevo che le sue intenzioni erano buone, ma non volevo sentire ragioni. Sol stava facendo sempre più fatica a mantenere la concentrazione.
«Lo ucciderà! Dobbiamo fermalo. James appena nato non si merita questo!» ero talmente accecata dalla disperazione che non mi resi conto di quando Christopher mi si avvicinò sovrastandomi e afferrandomi. Mi circondò con le sue braccia dalle spalle, con l'unica ragione quella di sorreggermi emotivamente. Avvertivo il suo candore e calore irradiarsi avidi.
Soffiò a un mio orecchio dichiarando le sue ragioni.
«Tutto ciò che è accaduto è immutabile. È un destino già scritto che non può cambiare. Non lasciarti ingannare dalle apparenze, Kors non ha mai avuto intenzione di uccidere James. Il vero obiettivo è suo padre: l'ancora che potrebbe condurre i ribelli al loro nascondiglio.»
Inarcai le sopracciglia trovando una respirazione più regolare. Mi lasciai cullare da lui per un periodo indefinito.
«Thompson ha ragione. Il destino di James è salvo. Per quanto sia pazzo, Kors non altererebbe il corso degli eventi prima di averne il controllo assoluto. Se all'improvviso un'ancora o un viaggiatore venissero decurtati dalla linea temporale, l'interno universo collasserebbe su sé stesso.» Colton si intromise rassicurandomi.
Persino Max voleva dire la sua e cercare di farmi comprendere. «Se, per esempio, tuo fratello venisse ucciso nel passato l'universo si sdoppierebbe creando un paradosso. Non può esistere un mondo in cui lui esiste e uno in cui non è presente, allo stesso tempo. Ciò porterebbe a una crepa colossale nel continuum spazio-tempo.»
Non capivo, però. L'omicidio dei miei genitori era della stessa natura. Stephan e Noora Holland avrebbero dovuto vivere una vita lunga e gioiosa. «Erano umani, Dely» rispose Lake abbassando le palpebre. «Gli umani creano crepe più piccole e gestibili. Grazie alle nostre missioni limitiamo i danni e facciamo in modo che questa singola linea temporale rimanga sul proprio binario. La loro mancanza non condiziona, né sposta l'equilibrio dell'universo irrimediabilmente. Al contrario, riportarli in vita e scontrarci con altri viaggiatori o l'improvvisa cessazione dell'esistenza di James creerebbero degli effetti domino irreparabili.»
Sbattei le palpebre ritornando alla ragione.
«Per questo, hanno bisogno di indagare sulla posizione delle ancore nel presente. Ucciderle nel passato non porterebbe a nulla. Tua madre ha trovato la falla nel sistema e l'ha sfruttata a suo vantaggio per metterle al riparo tutti questi anni. Kors può viaggiare quanto vuole e incontrare chiunque, ma ha le mani legate in ogni sua mossa. Ciò che è accaduto non può essere alterato. È la prima lezione che ti ho impartito, ricordi?» Chris allungò una mano permettendomi di vedere le sue dita flesse pronte ad accogliere le mie ancora una volta.
Le afferrai ritrovando la concentrazione e chiedendo perdono. «Sei per metà umana» aveva risposto il caposquadra senza scherno. «Ed è il lato che mi ha fatto innamorare di te.» Arrossii raddolcendo lo sguardo.
I ribelli, nel frattempo, avevano fatto come ordinato da Kors: seviziando e legando James, con l'unico scopo quello di preparare la trappola. Lo lasciarono giacere in mezzo la stanza nell'esatta posizione in cui lo avevamo ritrovato più tardi quella mattina.
«No-non reggerò mo-molto» ci comunicò Sol con voce stremata, che fino a quel momento era rimasta in religioso silenzio. La sua fronte era imperlata di sudore e i respiri erano divenuti più superficiali. Faceva fatica a tendere le dita e a mantenere gli occhi aperti. Le avevamo chiesto l'impossibile e lei lo aveva realizzato. Ma era troppo, dovevamo andare via da lì, subito.
«Tempo scaduto» pronunciò Christopher riprendendo la sua posizione. Visionò per l'ultima volta il cronometro delle sabbie ereditato da suo fratello e che era appartenuto a suo padre.
Bastò una semplice occhiata e Colton rifece la sua magia.
«Sono qui intorno, aspettiamo che entrino nell'edificio e poi attiva l'inibitore. Li schiacceremo come topi. Baely, vai fuori di guardia» Shark illustrava il piano alla sua squadra. Purtroppo per noi, sapevamo bene che avrebbe funzionato, in un certo senso.
«Ricevo delle strane interferenze dal tracer» comunicò Theon al suo gruppo. «Forse è un errore di calibrazione, o forse...» iniziò a puntellare sul palmare olografico che aveva all'avambraccio, settando codici e codifiche di tipo interspaziale.
Un portale si aprì sotto i nostri piedi, facendoci scomparire lentamente.
«Che ne facciamo del topolino?»
«Uccidilo per p-» furono le ultime parole udite prima di ritornare a respirare all'aria aperta.
Sol crollò al suolo svenendo tra le braccia di Lake, mentre la realtà tornava a risplendere più lucente che mai. Lo scricciolo la tenne stretta a sé spostandole i ciuffi castani dal volto sfinito. Aveva usato fino all'ultimo briciolo di energia. Le saremmo stati eternamente grati: senza di lei non saremmo mai riusciti a ricavare tutte quelle preziose informazioni. Era il momento di tornare dove avevamo lasciato i nostri amici ad attendere.
Non eravamo che all'inizio, la nostra missione non poteva dirsi conclusa fino a che ogni viaggiatore, umano o limitante, non fosse stato al sicuro.
Ci tenemmo per mano, saldamente, affinché nessuno fosse lasciato indietro. E, mentre avvertivamo le particelle di antimateria aleggiare intorno alle nostre figure, avvertii la me stessa del passato urlare il nome di James a gran voce.
Ciò che sarebbe susseguito da lì a poco era cosa nota.
Quel gesto di insubordinazione mi era costato caro. Non solo la mia fuga si era conclusa con un nulla di fatto, ma avevo rischiato di mandare a monte l'intero piano preparato facendomi seguire e sopraffare dall'unico ribelle in perlustrazione. Per mia fortuna non ero mai stata sola.
Osservai nelle iridi di Christopher il mio riflesso. Ci imbattevamo continuamente l'uno nell'altro come anime destinate a incontrarsi. Non avrei potuto ringraziarlo abbastanza per ciò che aveva fatto per me.
E, mentre ciò che stava avvenendo intorno a noi era il passato, mi aggrappai tenacemente ai miei compagni individuando i giusti flussi di energia che ci avrebbero condotti al nostro presente e ai nostri amici.
Insieme a Max ero certa che saremmo giunti a destinazione. Il ragazzo mi scrutò incerto e con un cipiglio sul voglio, come se non fosse sicuro di riuscire nell'impresa. Ma io credevo in lui. Se c'era qualcuno che avrebbe potuto aiutarti a tornare dalle persone che amavo era proprio Maxwell.
Piegai le labbra in un sorriso.
«Stiamo tornando» sussurrai placida, mentre sparivamo senza lasciare traccia nella linea temporale.
***
Primo e unico giorno dell'infinito
Avevo capito di essere nel posto giusto prima ancora di tastare il manto innevato. Prima del gelo, dell'accecante sole e dell'aria rarefatta. Prima delle risate di gioia e dei sospiri sollevati.
Controluce si stagliava la sua figura eminente e ricurva. Con innaturale pacatezza mi salutò trattenendo un labbro tra i denti. "Sapevo ce l'avresti fatta, Dely."
Quel tanto mi bastò per stringere e afferrare il migliore amico di una vita e il fratello con cui avevo condiviso tutto. Iniziai a singhiozzare come una sciocca, facendomi sopraffare dalle emozioni ancora una volta. Potevo solo immaginare quanto potesse essere stato in pensiero. L'avvertivo dal suo tremare e premere contro il mio corpo. Erano passate per me solo alcune ore, per lui, invece, dovevano essere stati eoni.
Intorno a me sembravano tutti essere sani e salvi.
Lake e Mike già bisticciavano su chi dovesse ricadere la responsabilità di prendersi cura di Sol, che esausta veniva accompagnata da Max e Colton verso gli accampamenti di Flare. Mallek si preoccupava di verificare che ci fossero abbastanza coperte e ricambi adeguati a seguito del nostro ritorno, mentre Christopher mi scrutava silente a pochi metri di distanza.
Lo individuai da sopra la spalla di James, mentre afferrava il materiale che il limitante più giovane gli aveva affidato. Con il suo sorriso più splendido si voltò ritornando al lavoro, concedendoci tutto il tempo di cui avevamo bisogno.
«Dely, tutto bene? Perché piangi?» indagò l'ancora. Mossi convulsa le mie impronte stringendolo a me e scuotendo il capo per assenso e mordendomi l'interno guancia. Osservai il profilo dell'unica altra persona che mi sarebbe mancata più dell'aria, allontanarsi sempre più.
«Devi scusarmi, James. Ma anche io sono per metà umana...» sussurrai ridente lasciando che le mie parole riempissero il silenzio di significato.
***
Mio fratello ascoltò in religioso silenzio ciò che Christopher avesse da comunicargli. Stanziava con le spalle ricurve appena poggiato alla colonna portante della capanna. Le iridi ruggine avevano perso il loro colore naturale divenendo profondamente scure.
A niente valsero le battute di Lake per tirargli su il morale. Lui semplicemente vigeva in un angolo recependo quelle informazioni, ma non ci era dato sapere cosa pensasse a riguardo.
«Perché ci stai dicendo questo, Chris?» Mallek scrollò le spalle gettando al suolo le coperte pesanti. La polvere fine si alzò posandosi dopo pochi istanti.
Il ragazzo dalle efelidi e il sorriso gentile sembrava essersi arreso al suo destino. Doveva esserci un motivo se avevamo intavolato quella discussione non appena i due ragazzi si erano dimostrati disponibili all'ascolto.
Sia James che Mallek dovevano sapere a cosa saremmo andati in contro. Ma solo loro potevano avere l'ultima parola a riguardo.
«Da ciò che sappiamo, Kors ha viaggiato verso il trentuno di maggio, convincendo mia madre a tradire il Consiglio e i viaggiatori, per poi dirigersi ventitré anni nel passato nel giorno della tua nascita. Da quel momento in poi non abbiamo notizie dei suoi ultimi spostamenti. Non sappiamo dove si trovi attualmente nel presente ed è un grosso problema. Se dovessi azzardare un'ipotesi, credo si sia insediato in Accademia e da lì gestisca il suo governo totalitario. Allo stato attuale delle cose lo abbiamo privato del suo asso nella manica. Sarà nervoso, le sue forze militari indebolite dopo la morte di Melissa e insoddisfatto per non essere riuscito a ottenere la sua preda. Se non ti avessimo tratto in salvo, avrebbe sfruttato il legame di sangue tra te e tuo padre biologico per scoprire il nascondiglio delle ancore. Non sappiamo se il piano dei ribelli sia rimasto immutato, considerato gli ultimi sviluppi, ma il loro obiettivo principale non cambierà di certo. E non si fermeranno davanti a nulla. Perciò, è di vitale importanza intercettare le loro mosse prima che le compiano» asserì il caposquadra senza battere ciglio.
Raccolsi le ginocchia al petto sapendo dove sarebbe andata a parare la conversazione, non avendo il coraggio di scrutare le loro pupille che aumentavano di diametro in egual misura all'adrenalina che invadeva il loro corpo stanco e sfinito.
«Kors è la vera causa per la quale io sono cresciuto senza mio padre. Non lo avrà ucciso, ma è come se lo avesse fatto. Condividiamo lo stesso sangue nelle vene, ma per me lui non vale più del nulla» ripeté tagliente il ragazzo dalle iridi smeraldine, mentre ondeggiava sconfitto. Era raro avvertire il tono della sua voce privo di inflessioni positive. James aveva passato la vita a odiare l'uomo che l'aveva messo al mondo. Quel disprezzo era andato via via scemando negli ultimi mesi, dopo aver scoperto il ruolo che rivestiva nell'universo. Eravamo certi fosse ancora vivo. Ma quelle ultime rivelazioni cambiarono le carte in tavola ancora una volta: era stata la sua stessa "famiglia" a infrangere le promesse di un futuro felice.
Colton e Max fecero un passo in avanti volendo dissimulare, ma così facendo la frustrazione nell'animo di mio fratello montò a dismisura.
Non potevo più stare in disparte conoscendo quanto profonda fosse la ferita che si era aperta. Non ero l'unico umano in quella tenda. Non dovevo dimenticarlo. Balzai fino a raggiungerlo, stringendolo a me.
«Mi dispiace, James» sussurrai.
Mike alzò la mano chiedendo la parola, che inevitabilmente gli venne concessa. Si portò due dita a segnare il mento e con aria interrogativa pose la domanda del secolo. «Come possiamo anticiparli?»
Fu allora che Mallek arricciò il naso, serrando le labbra in una linea dura quanto severa. «Sfruttando il loro stesso metodo!» imperò rannicchiandosi al terreno e osservando in tralice il capitano. «Tramite il vostro legame di sangue... potrei risalire al luogo e il tempo dove risiede tuo padre, ma solo se tu mi permetterai di usare i miei poteri su di te, James» ammise mesto.
Christopher lo scrutò dall'alto con un cipiglio di costernazione sul volto. «È sempre stata una vostra decisione. Non insisteremo oltre.»
«Lo farò» sussurrò Mallek mantenendo lo sguardo languido e la voce tremante. Ciò significava che accettava il dolore che sarebbe derivato dal sentire le vite nascere e perire nell'intero universo. Ne avrebbe assaporato l'infinità crudeltà attraverso i secoli, soffrendo come mai prima d'allora. Per lui sarebbe stata la peggiore delle pene. «Farò tutto ciò che è necessario per salvare il nostro mondo.» digrignò i denti.
James afferrò le mie mani stringendo le nocche con veemenza. Mi fissava risoluto e deciso, sapendo esattamente cosa fare. «Portatemi da mio padre» comunicò telegrafico.
Ingoiai la saliva stantia ritornando a respirare.
«Così è deciso. Ma prima...» Christopher si incamminò sino all'entrata dell'accampamento con passo svelto e sguardo severo. Il sole alto mostrava i lineamenti del suo volto con chiarezza. Nonostante la giovane età, il suo carisma era innegabile. E con passione ci avrebbe sempre guidato alla volta di un futuro migliore. Incurvò un angolo della bocca verso l'alto, deciso a impartire il prossimo ordine. «Abbiamo dei limitanti da salvare.»
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