15. Di madre in figlia.

«La prima volta che capii che qualcosa non stava andando per il verso giusto è stato circa due settimane fa. Io e James siamo... O meglio eravamo studenti della Columbia. Quella mattina di ritorno a casa accadde l'impensabile: ora se ci ripenso probabilmente è stata la prima vera volta che ho avvertito il tempo rallentare fino a fermarsi.

Vi ho incontrato.

Strano a dirsi, vero? Siete comparsi all'improvviso dal nulla e nel giro di pochi attimi mi sono ritrovata catapultata all'indietro, inciampata maldestramente perché non vi avevo visto arrivare! Che ironia. E mentre pensavo a come sarei caduta rovinosamente sul cemento, due forti braccia mi sorressero. A guardami stupito con i suoi occhi scuri c'era Chris, mentre il tempo intorno a noi era fermo.

Ricordo il suo sguardo sorpreso in contrasto con il suo volto angelico domandarsi come fosse possibile che fosse avvenuto un tale avvenimento. Sentivo che qualcosa di strano era appena accaduto, ma non ci feci caso. Accettai le sue scuse per poi vedervi tutti andare via senza neanche degnarci più di uno sguardo. Non ve ne faccio una colpa, so solo che da quel momento ho provato uno strano senso di inquietudine che mai nella mia vita era stato così sentito.

Credevo davvero fossi diventata pazza.

Oltre me e James c'era anche una terza persona ad aver assistito a quella scena... Solo ora mi rendo conto che forse quella donna presente dall'altro lato della strada potrebbe essere anch'essa una viaggiatrice che stava tenendo sotto controllo James. Non l'ho mai menzionata prima perché credevo fosse tutta una grossa coincidenza, ma più ci penso più sembra l'unica risposta sensata.»

«Dely... Questa donna non è possibile, perché non ce ne hai parlato prima, com'era? Quando l'hai intravista? Potrebbe essere un'informazione terribilmente importante. Lei potrebbe...» Piegai la testa di lato mostrando un sorriso bieco. Avevo capito perfettamente dove volesse andare a parare.

«Lei non potrebbe, sono molto sicura che sia stata lei a uccidere i nostri genitori. Come ne sono certa? Quella non fu l'unica occasione in cui la incrociai. Era il primo giugno ed ero appena rientrata in casa. Mio padre... Lui era così strano e teso che credetti fosse solo stanchezza. Lo salutai tanto velocemente che non ebbi il tempo neanche di dirgli come mi sentivo. Era mio padre e quella è stata l'ultima volta che gli parlai. Mi disse "ricordati sempre che se dovessi mai essere nei guai o avresti bisogno di me, io sarò qui per te. Esattamente come adesso, per sempre". Quella frase rimbomba nella mia testa ogni giorno da allora. E io ho disperatamente necessità di un suo abbraccio! Ma non accadrà mai.

Ero in università quando James ricevette quella maledetta telefonata. E io lo notai subito che qualcosa non andava bene. I suoi occhi si spensero e io lo sentivo, dentro di me avevo la sensazione della stessa inquietudine avuta pochi giorni addietro. Iniziai a correre verso casa dove la folla dei curiosi si era accalcata. Mi feci spazio a tentoni gettandomi a capofitto nel vialetto. Quello che vidi penso sarà qualcosa che non dimenticherò mai. Io lo vidi, Sol, vidi il braccio di mio padre sanguinante che fuoriuscì. In quel momento avvertii il mondo fermarsi, mentre James mi stringeva a sé dicendo che non avrei dovuto guardare e che me ne sarei pentita. Ma io non potevo, dovevo continuare... Un ultimo saluto, io... Io iniziai a vedere il grigio, quello che accompagnava i ricordi indelebili della mia mente, che si trasformava lentamente in rosso sangue.

Quell'istante ha il colore di morte nella mia mente.

E lei era lì. Quella donna mi fissava dall'altro lato della strada nuovamente, come se si aspettasse tutto ciò. Scomparve appena dopo che i colori ripresero il loro normale andamento, mentre io ero troppo occupata a urlare e a piangere tra le braccia di James. Mi sentivo così impotente.

Passammo la notte nella stazione di polizia. Dentro di me cresceva la rabbia di pari passo alla tristezza più assoluta, avvertivo la mia anima scivolare via. In tutto quello l'unico nostro altro famigliare ancora in vita era distante migliaia di chilometri. Si presentò solamente per i funerali, lo zio Thom. Mi domando se a quest'ora si sia accorto della nostra sparizione. Non puoi immaginare quanto mi abbia fatto male rivederlo: è identico a mio padre.

Sono stati giorni davvero difficili. Non volevo neanche ritornare a casa perché tutto mi riportava a quella mattina. Un altro paio di minuti e mi sarei ritrovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Dentro di me credo che mio padre sapesse che stessero arrivando per lui e mi abbia voluto salvare. Ma la verità è che io avrei potuto farlo. Basterebbe tornare indietro nel tempo e non permettere che gli accada nulla. Ma so che è vietato. Per questo la rabbia non fa altro che crescere e aumentare sempre più.

Tutto era già andato a rotoli, la mia vita sembrava davvero finita e lo sarebbe stata se non foste venuti a salvarmi. Quel giorno avevamo appena seppellito i nostri genitori. E la rividi. La donna in nero. Ancora lei, con quel suo fazzoletto attorno al capo e gli occhiali spessi, ci fissava dall'altra parte della strada ancora una volta. Sapevo che non poteva essere una coincidenza e così l'ho seguita. Correndo a per di fiato fino a quando non è scomparsa, ancora una volta. Credevo davvero di essere pazza. E quando rapirono James io... Io a quel punto volevo farla semplicemente finita. Ero completamente arresa e smarrita senza più la benché minima voglia di combattere. Volevo solo che tutto quel dolore finisse e che mi portasse via con sé. La mia vita sembrava non avere più senso.

Però Christopher mi afferrò tra le sue braccia strappandomi dal destino che avrei voluto raggiungere. Mi aveva salvata, di nuovo. Da me stessa, impedendomi di fare la più grande sciocchezza della mia vita: sarei saltata nel portale creato da Shark senza battere ciglio se lui non mi avesse trattenuta a sé.

Io non sarei qui se non fosse stato per lui.

E mi sento così stupida per aver anche solo smesso di combattere per un attimo.

Ho paura, però.

Da quando sono qui non ho fatto altro che provarci così duramente, ma sembra impossibile gestire tutte queste emozioni che mi sento scoppiare. Non sono stata capace di bloccare nuovamente il tempo e me la sono data a gambe levate. Sono scappata e ancora una volta c'era Christopher che mi ha dato uno scopo e un motivo per non cedere.

Ho iniziato così delle ricerche sul Consiglio e sull'Accademia e quello che ho trovato non mi piace per niente. C'era questo rifugiato di nome Jeff che ha catalogato anno dopo anno tutto ciò che è accaduto e da quello che ho scoperto questa struttura potrebbe star deliberatamente eliminando i viaggiatori perché sanno qualcosa che essi non vogliono che si sappia. Letteralmente gettate ai confini del mondo in un luogo dove nessuno può arrivarci o tornare! È una crudeltà assoluta. Persino un ragazzino che avrà avuto al massimo la mia età è scomparso da un giorno a un altro! Ed ero così vicina nello scoprire questo mistero! Secondo Jeff quelli che avrebbero potuto sapere qualcosa sono proprio tutti coloro che scapparono durante la guerra e io stavo per porre qualche domanda all'inserviente della mensa. Ero sul punto di farlo, ma quel Colton ha distrutto i miei piani facendomi perdere le staffe.

Ho rilasciato tutta la rabbia, la paura, l'inadeguatezza e la frustrazione che avevo accumulata nell'animo.

Non mi riconosco più. Vorrei che tutto quello che sento dentro finisse ti tormentarmi perché non voglio più soffrire, Sol... Sono stanca di soffrire.» Deglutii portando le mani al volto stressando la mia pelle.

Avevo parlato con qualcuno, aperto il mio cuore, ma faceva così male. La mia amica iniziò ad accarezzarmi il volto preventivando la caduta delle mie lacrime e asciugandole ogni qualvolta sarebbero fuoriuscite.

«In tutto questo casino ho dimenticato di salutare Lake! È stato Mike a fornirmi i diari scritti da Jeff e mi aveva chiesto solo un piccolissimo favore! Era stato così gentile con me e non sono riuscita a ricambiarlo!» Ero stata così stupida.

«Credo che a Lake non dispiacerà!» mi fece eco Sol. La fissai negli occhi per capire cosa pensasse, sembrava seriamente afflitta per tutto ciò che le avevo rivelato.

«Ciò che senti dentro si risolverà. Hai fatto bene a sfogarti e vorrei tanto aiutarti a lasciare andare via un po' di quel dolore. E credo di poterlo fare.» Mi strinse tra le sue braccia mentre il mio viso divenne interrogativo.

«Vorresti aiutarmi a indagare sull'Accademia?» tentai. Lei scosse il capo divertita.

«Credo di poterti dare tutte le informazioni che cerchi, ricordi che ti avevo raccontato di mia madre? Lei mi disse veramente tutto ciò che sapeva a riguardo.» I miei occhi s'illuminarono di colpo. Smisi di singhiozzare, forse qualcosa stava veramente girando per il verso giusto.

«Co-cosa vuoi dirmi?» domandai rincuorata e appoggiando il peso del mio corpo sulle ginocchia così da poterla guardare dritto negli occhi.

«Ti dirò tutto ciò che so.» Fece segno di abbassare la voce per evitare orecchie e occhi indiscreti. Mi avvicinai di più a lei. «Mia madre mi raccontò che durante la Grande Guerra il Consiglio "faceva fuori" elementi che non erano propensi a seguire le regole. In quel periodo dilagava la paura. Da un lato capeggiava questo tizio, un certo Kors, che intimava di creare un regime dittatoriale tenendo in pugno una miriade di viaggiatori. Dall'altra parte c'era il Consiglio, il quale esercitava il suo potere in maniera oligarchica. Mia madre fuggì insieme a molti altri perché né Kors, l'Accademia erano la soluzione. Non voleva essere "fatta fuori" come i suoi amici. Ho sempre pensato che con queste parole lei intendesse dire che venissero uccisi, ma poi, una volta qui, ho capito cosa facessero realmente. Li spediscono in un luogo impossibile da raggiungere e da cui non si può scappare. Perciò è un destino assai peggiore della morte, se ci pensi.»

«Ma è tremendo...» ammisi portandomi il pollice alle labbra «... il Consiglio finge che le sparizioni siano dovute a missioni andate male?» Lei annuì per la mia intuizione.

«Vent'anni fa l'esilio poteva anche avere come scopo quello di salvarci tutti, ma oggi giorno i grandi capi sembrano più intenti a salvare loro stessi» ammise tristemente Sol. «Per questo non devi usare mai i tuoi poteri fuori dagli addestramenti, potrebbero non essere clementi soprattutto perché non sanno chi tu sia. Dei ragazzi sono scomparsi per molto meno.» I suoi occhi montavano una grande tristezza. Annuii.

«Invece le ancore? Sai cosa sono?» Lei alzò un angolo della bocca.

«Ti stai ponendo la domanda sbagliata, Dely.»

«In che senso?» la guardai sbigottita. Come potevo aver sbagliato domanda?

«Chi sono?» Rimasi sbalordita da quella rivelazione. Proteggere le ancore, a qualunque costo.

«Sai, mia madre mi raccontava alcune storie su uomini dai poteri straordinari. I viaggiatori erano i miei supereroi preferiti, prima di sapere che fossero reali. Secondo lei erano capaci di fare qualsiasi cosa e soprattutto potevano salvarci tutti. Mi raccontava di come loro vivevano felici su una Terra di cui conoscevano perfettamente la linea temporale. Potevano decidere di viaggiare in America, se il tempo in Europa diventava brutto per la stagione. Potevano vincere alla lotteria senza che nessuno dubitasse mai di niente. L'unica cosa che non erano capaci di controllare, però, erano le proprie vite. Esse scorrevano inesorabili con la più grande incognita che il mondo avesse mai incontrato: il domani. Non potevano cambiare il suo corso, non potevano ritornare sui propri passi per parlare a tu per tu con il loro stesso del passato. C'era una pena per chi contravveniva a quella semplice regola: la morte. Lei mi raccontò, una volta, il perché di tutto questo. Ogni supereroe ha il suo tallone d'Achille e quello dei viaggiatori sono le ancore. Mia madre mi confidò che fino a che sarebbe rimasta in vita l'ultima ancora, nessuno avrebbe potuto cambiare il destino del mondo. Sono gli unici capaci di controllarlo grazie ai poteri donati dal flusso del tempo: mantengono l'integrità della linea temporale con la loro esistenza. Se Kors, Shark, Melissa e tutti gli altri non vinceranno mai questa guerra lo dobbiamo a loro. Le ancore sono i veri guardiani del mondo, noi siamo solo degli strumenti nelle loro mani e dobbiamo salvarli a qualunque costo.» Misi insieme tutte le informazioni. Era forse l'unica cosa ad avere senso. I pezzi di quel puzzle intricato stavano combaciando. Proteggere le ancore per evitare che la fazione dei ribelli potesse vincere. Niente di più semplice e complicato allo stesso tempo.

«Per quale motivo il Consiglio tiene nascosta questa informazione se è di vitale importanza?» domandai.

«Penso per salvaguardarci tutti. Se si venisse a sapere della loro esistenza, magari si creerebbe lo stesso panico avvenuto durante la Grande Guerra. Se non sai che esistano, non possono essere trovate. E se accadesse sarebbe la fine per tutti noi. Non so neanche effettivamente come si faccia a identificarle o tracciarle. Non c'è nessun mezzo capace di farlo. Potrebbero confondersi tra gli umani o al contrario vivere alla luce del sole. Non so se neanche abbiano poteri come i nostri. Purtroppo, non so nulla di più. È il massimo che posso fare, mi dispiace.»

«A che pensi?» mi chiese Sol dopo qualche minuto di silenzio in cui avevo analizzato le sue parole.

«Non so più se il Consiglio sia poi così malvagio. A parte la storia dell'esilio cui ancora stento a crederci. Questo non vuol dire, però, che non terrò gli occhi ben aperti. Se posso evitare che altri viaggiatori scompaiano, lo farò. Gli darò il beneficio del dubbio, anche perché serviranno tutte le nostre forze per sconfiggere Shark e Kors e chiunque voglia trovare il flusso del tempo per controllarlo. Non lo permetterò, non dopo ciò che hanno fatto ai miei genitori.» Affondai le unghie nei palmi delle mani. Il vero motivo per cui avevano preso di mira James era a causa delle informazioni che mia madre, una fuggitiva, poteva avere sulle ancore e il flusso del tempo?

«La tua rabbia vuole avere un combattente?» mi voltai verso Sol. Aveva centrato il punto. Annuii.

«Penso che tu sia pronta per Sander, allora. Il gigafut indicava una potente attività, magari sarà la rabbia il fattore scatenante per i tuoi poteri. Anche la prima volta...»

«... Ero arrabbiata. Mi avevano appena portato via James, volevo fermarli e volevo salvarlo a qualunque costo.» Sol annuii.

«Sei più forte di quel che credi. Canalizza i tuoi sentimenti verso la giusta causa. Non lasciare che niente ti distragga dal tuo vero obiettivo. Diventerai eccezionale e io sarò pronta a fare il tifo per te.»

Rimasi senza parole. Era una pura dimostrazione di affetto. Strinsi Sol in un forte abbraccio. Dovevo farcela, smetterla di autocommiserarmi e dimostrare a me stessa una volta per tutte che quello era il mondo cui appartenevo.

Avrei vendicato i viaggiatori.

Avrei vendicato Noora.

Avrei vendicato mio padre.

Gliela avrei fatta pagare per tutto il male che avevano causato.

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