6. Amore nel bosco (REV 2022)
Severus si era sollevato sostenendosi sul gomito, il cuore che ancora gli batteva forte e il fiato corto, ma immensamente felice, e le aveva sorriso, a lungo, senza parlare, solo guardandola e perdendosi negli occhi azzurri che si fondevano senza paura con la nera oscurità dei suoi, regalandogli la loro inesauribile luce.
Stringeva a sé la sua Crystal, con gentile passione, sussurrandole mille parole d'amore, ricoprendole il viso con piccoli, deliziosi baci e accarezzandole delicato i lunghi capelli dai riflessi dorati.
La sua magia aveva asciugato e ripulito tutto e i loro corpi erano ancora allacciati stretti, il desiderio di nuovo a serpeggiare: ora sapeva che avrebbe potuto di nuovo dominarlo, che poteva amare la sua donna con l'infinita e devota passione del suo amore, regalandole tutto l'ardente piacere che meritava.
Era felice, felice come mai era stato in vita sua, felice come mai aveva sperato di potere essere, felice fino a desiderare di piangere, a sentire gli occhi riempirsi di lacrime: la sua meravigliosa Crystal era tra le sue braccia, lo amava e aveva riportato la luce e il calore della speranza nella sua vita, gli aveva restituito il futuro strappandolo agli affilati artigli del suo colpevole passato.
Il suo fresco respiro aveva arginato il rovente soffio delle fiamme dell'inferno che da mesi lo soffocavano, l'allegro sorriso aveva lenito il tormento della sua anima e la vicinanza aveva sciolto il gelo della solitudine.
Ora che era di nuovo al suo fianco e lo amava, nulla più era impossibile e, per quando doloroso, avrebbe compiuto il suo dovere, fino in fondo, con la determinazione necessaria, senza vacillare. Lei sarebbe sempre stata lì ad attenderlo, a rincuorarlo e dargli forza, a tenerlo legato alla vita e alla speranza con il suo amore.
Per sempre. Tra le sue braccia.[1]
Tu sei per me la vita finché dura
E tu sei l'avvenire e la mia eternità.
Tu mio unico amore e la sola beltà.[2]
Lasciò che lacrime di felicità scorressero sul volto e si chinò ancora sulle labbra della maga, sulla sua bocca di miele, per un altro interminabile bacio pieno di gratitudine, il corpo che di nuovo reagiva piacevolmente al caldo e intimo contatto.
Crystal gli accarezzò piano il viso:
- Severus ti amo: sorridimi! – sussurrò, mentre con dita leggere tergeva le lacrime. – E' così bello il tuo sorriso, pur se timido e timoroso, quasi che tu ancora non ti ritenga in diritto di sorridere e di essere felice!
La rimirò in silenzio, un'espressione intensa sul volto serio: la sua donna, la sua Crystal, quante cose aveva compreso di lui, quanto la sentiva vicina alla sua vera essenza, così che non c'era alcun bisogno di parole per spiegarle cosa provava!
- Ora sono qui, sono tornata, per sempre!
Chiuse le palpebre e sorrise: solo lei poteva trovare parole così adatte da dire, al momento giusto, per dare sollievo alla sua anima facendo rinascere la speranza che, solo pochi giorni prima, gli sembrava perduta, sospeso sull'orlo della follia com'era, il baratro spaventosamente spalancato.
La strinse forte a sé, senza parlare, affondando il viso nei suoi capelli, immergendosi nel suo profumo, annegando i sospiri nel calore della sua pelle, lasciando che la felicità s'impossessasse di lui facendogli dimenticare, almeno per un momento, la tremenda realtà della sua vita.
Si sollevò di nuovo, adagio, il sorriso che lei voleva a dischiudergli le labbra sottili e illuminargli il viso, alfine rilassato.
Con dolcezza infinita tornò a sfiorarle il volto con le labbra, sussurrandole ancora il suo amore, tiepido respiro sulla pelle.
Si allontanò un poco, solo per rimirarla, bellissima e abbronzata, abbandonata languida tra le sue braccia, i lunghi capelli sparsi sulle lenzuola, contrasto di morbide forme vicino al suo corpo nervoso, calore di sole accanto al pallore lunare della sua pelle, serenità di cielo a illuminare la sua notte con stelle d'amore.
Luce fatta canto
di illusioni romantiche.
Essa è dolce e sicura
piena di cielo e tranquilla.
E' nebbia ed è rosa
dell'eterno mattino.
Miele di luna che cola
da stelle sepolte.[3]
Lo sguardo del mago, ardente cristallo nero, fu così lungo e intenso che la fece arrossire. La sua mano, lenta, cominciò a seguire il profilo del volto, vicinissima ma senza toccarle la pelle, eppure Crystal poteva sentirne il calore; scese lungo la linea del collo, sulla spalla, giù verso il seno e poi il ventre e i fianchi, infuocata carezza d'amore priva di contatto.
Poi furono i sussurri d'amore, sparsi dalle labbra di Severus come petali sul suo corpo, a risvegliarne il desiderio, soffio delicato e rovente a raccontarle l'amore promettendo il paradiso, già regalandole brividi di piacere.
- Ti amerò come nessuno ti ha mai amato, come nessuno potrà mai amarti, come non hai mai neppure immaginato di essere amata! Amerò tutto di te, non solo il tuo bellissimo corpo. Inonderò d'amore il tuo cuore e congiungerò per sempre la tua anima alla mia.
Severus sussurrava a fior di labbra, respiro leggero sulla pelle di Crystal, e lei chiuse le palpebre lasciando che l'ardore di Severus la pervadesse interamente per insegnarle a vivere l'amore.
- Chiudi gli occhi ora, amore mio, e sogna! Un sogno infinito, tra le mie braccia, adagiata sulle mie carezze e ricoperta dai miei baci. Un sogno indimenticabile, sfiorata ovunque dalle mie labbra e dalle mie mani. Un sogno che non hai mai sognato, il sogno d'amore che nessuno ha mai saputo darti: solo io, solo io, mio dolce amore... solo io...
Quando il mago infine la toccò, appoggiandole piano le mani sulle spalle, fu come una scossa elettrica ad attraversarle il corpo, che sussultò in un movimento involontario tanto aveva anelato il contatto.
Severus continuava a guardarla con gli occhi più neri della notte, nei quali Crystal voleva solo perdersi e dimenticare tutto, sprofondare e bruciare tra le fiamme impetuose del suo amore, sciogliersi e confondersi unendosi al suo corpo, divenendone parte, per sempre, incatenata all'unico uomo che mai avesse amato.
Sussurro di rapimento
e poi nessuno spazio
per le parole che possono spezzare
l'incanto del silenzio.
Piano e intensamente
il destino ci legò:
siamo noi, custodi del presente
e dei ricordi che ci unirono.[4]
Severus la strinse a sé, il corpo di nuovo a svelare apertamente il desiderio, e riprese a baciarla, con dolcezza, con amore, con passione, finché entrambi rimasero senza fiato, le bocche avvinte come i loro corpi frementi che si cercavano, in un delirio di crescente eccitazione che solo potevano placare nel reciproco piacere.
E Severus fu in lei, lento e dolce, appassionato e innamorato, mentre ancora le sfiorava le labbra sussurrandole il suo amore ed entrava sempre più in profondità in lei, fino a possederla completamente, infine sua e solo sua, la sua donna, il suo amore, la sua felicità, il suo sogno che infine diventava realtà!
Si muoveva in lei con lento vigore, sostenendosi sulle braccia per non schiacciarla, beandosi del piacere che iniziava a diffondersi sul volto della sua Crystal, gli occhi chiusi nell'estasi e la bocca semiaperta, affollata di gemiti. Scese sulle labbra, goloso, ancora a rubarle un bacio, il corpo tremante sentendo di nuovo la pelle di lei, bruciante, contro la propria.
La sentiva fremere sotto di sé, inarcare la schiena e spingere il bacino contro il suo, per sentirlo sempre più dentro di lei, più a fondo, più forte, più veloce, a farla godere con un'intensità mai provata prima mentre gridava il suo nome, gemito d'amore irrefrenabile sulle labbra:
- Severus... Severus, amore!
Crystal teneva le palpebre socchiuse, nel piacere protratto dell'amplesso, così non poté vedere lo splendido sorriso del mago, luce d'intensa felicità, mentre la rimirava adorante e continuava a muoversi in lei con travolgente impeto, ancora rinnovando il godimento, strappandole nuovi gemiti e grida, nel fiato che si faceva sempre più corto e spezzato nell'inarrestabile flusso di appagamento che le scuoteva ancora il corpo.
Severus rallentò il ritmo, permettendole di riprendere fiato e riaprire gli occhi: era sopra di lei, i lunghi capelli neri che ondeggiavano piano, il viso arrossato e il labbro inferiore premuto fra i denti, deciso a mantenere il pieno controllo di sé, rimandando il proprio piacere solo perché la sua donna potesse continuare a godere. Vedeva lo scintillio intenso dei propri occhi riflesso nell'azzurra distesa delle iridi di Crystal, le impetuose fiamme nere trafitte dai lampi dorati che saettavano negli occhi della maga.
Decise di non concederle che una brevissima tregua, solo il tempo di un altro bacio rovente di passione, sussurri d'amore lungo la vibrante pelle del collo, mentre restava chino su di lei, solo un braccio a sostenerlo, il resto del peso appoggiato sul gomito, la mano fra i capelli e il pollice a carezzarle la tempia.
Riprese a muoversi con lente e penetranti spinte, facendo ruotare il bacino su di lei, possedendola piano, fino in fondo, con lentezza estenuante, ogni tanto fermandosi, immobile dentro di lei, fremente di desiderio e le labbra strette tra i denti, mentre Crystal di nuovo gemeva, il suo nome adagiato sulla bocca dischiusa, le mani a stringergli forte i fianchi, implorandolo di riprendere a muoversi:
- Ancora, Severus... ancora...
Voleva solo accontentarla, vederla godere ancora, amarla con tutta la disperata passione che per un anno e mezzo l'aveva torturato, quando pensava d'averla per sempre perduta.
Di nuovo si sollevò sulle braccia e riprese a muoversi con vigore, spinte veloci e profonde, intense ed energiche, ancora e ancora, entrando in profondità e poi ritraendosi, la schiena di Crystal che s'inarcava per permettere al bacino di seguirlo e non perdere mai il contatto, le sue piccole mani a rigargli i fianchi con le unghie in un gesto d'inconsulto possesso, per non lasciarlo allontanare da sé.
Infine fu solo in lei, ripetutamente, profondamente, intensamente, con tutto l'appassionato amore e l'instancabile dedizione, solo per l'appagamento della sua donna che gridò forte il proprio piacere, mentre il mago la sentiva ribollire attorno alla sua carne eccitata, deliziosa tortura d'esacerbato brama che ancora voleva negarsi per dedicarsi solo a lei, al suo viso in estasi, alle labbra che ancora ripetevano il suo nome, con voce roca, intrisa del piacere che i suoi lenti movimenti acuivano:
- Severus... aah... ti amo, Severus!
Scese a cogliere un altro bacio dalle labbra che ripetevano con amore il suo nome, soffocato tra i gemiti, annegato negli ultimi rivoli di piacere e adagio si spostò a lato, tenendola premuta a sé, senza mai uscire da lei, anch'egli sussurrandone il nome con intensità:
- Crystal, mio dolce e meraviglioso amore...Crystal!
Ancora si perse sulle labbra della maga, i loro nomi a incontrarsi, le lingue a intrecciarsi con passione, mentre poteva infine averla fra le braccia, pelle contro pelle, e accarezzarla, le mani che già vagavano sulla schiena a stringerle i fianchi, ad accarezzarle i glutei, di nuovo premendole il bacino contro il proprio e riprendendo a muoversi in lei, con languida dolcezza ed estenuante lentezza: in quella posizione poteva controllare meglio l'impeto del proprio desiderio e, poco per volta, ravvivare di nuovo quello di Crystal, facendola ancora godere, con dolce intensità, tra le sue braccia, carezzandole il viso con labbra innamorate.
Mentre ancora la stringeva a sé, continuando la lenta e infinita penetrazione, la mano di Severus si insinuò fra loro, cercando i morbidi seni per accarezzarli, stringerli e titillare i capezzoli. Con faticosa contorsione scese con le labbra sul petto ansante, spingendo verso l'alto, con la mano, il florido seno, per poterlo baciare, succhiare, leccare.
Sentire la pelle di Crystal bruciare contro la propria era voluttà infinita, le labbra di nuovo a cercare la sua bocca per un bacio intenso, appassionato, che scatenò la sua voglia, che ancora voleva comprimere, domare, ritardare, per pensare solo al desiderio di lei che, ancora, cresceva.
La sentiva smaniare tra le braccia, la carne che sussultava eccitata, rivoli di liquido piacere a colargli tra le gambe e la sua voglia s'ingigantì, all'improvviso incontrollabile, vicina all'esplosione.
Con un deciso colpo di reni si girò, tornando di nuovo sopra di lei, sostenendosi sulle braccia, nella prepotenza della bramosia che gli appannava la vista, il ritmo dei movimenti come un tamburo impazzito, le grida di piacere di Crystal che sottolineavano, quasi sorprese, il nuovo orgasmo che improvviso l'assaliva, esplosione di piacere inaspettata, intensa, travolgente, quasi violenta.
E anche Severus si lasciò alfine andare alla propria soddisfazione, scoppio impetuoso dentro la sua donna, voluttà della carne, passione d'amore, ebbrezza e lussuria del desiderio appagato, sogno lungamente agognato e alfine placato nel possesso completo del corpo di lei che, ancora, sussultava sotto al suo.
Si chinò appoggiato sui gomiti, cercando famelico la bocca per un bacio infinito, intriso di desiderio, mischiato al loro piacere, i nomi che s'intrecciavano in gemiti inconsulti, ognuno a cercare il respiro nei sospiri dell'altro, i corpi avvinghiati, congiunti nei sussulti dell'orgasmo, l'amore come unica realtà nei loro pensieri.
Cappelli, petto, fianchi, gambe che si piegano, mani che
cadono in negligente abbandono, come le mie,
riflusso colpito dal flusso e flusso colpito da riflusso,
carne d'amore che inturgidisce e fa dolcemente male,
getti d'amore senza limiti caldi ed enormi, tremante
gelatina d'amore, biancofiorito, delirante succo,
notte d'amore dello sposo che dura sicura e dolce sino
all'alba prostrata,
che ondeggia sino al giorno compiacente e docile,
perduta nella fessura del giorno che abbraccia ed ha
tenera la carne. [5]
*
Il ritmo del cuore di Crystal aveva poco per volta rallentato e l'ansimo del respiro si era calmato: Severus l'aveva dolcemente cullata tra le braccia per lunghi e piacevoli minuti e lei aveva goduto delle labbra che le sfioravano il viso in baci delicati, della mano che le accarezzava i capelli e del braccio che ancora la stringeva.
Dopo tanto tempo trascorso lontani, restare vicini, i corpi incollati nell'abbandono dell'appagamento fisico, era una sensazione meravigliosa, quasi come continuare a fare l'amore.
E, certo, non aveva mai fatto l'amore così a lungo e con tale completo godimento.
Poco dopo, però, un languorino allo stomaco le aveva ricordato che era tempo di pranzare e si erano ritrovati nell'angolo cucina della minuscola casa, seduti abbracciati sulla stessa sedia, Severus a imboccarla, una tartina e un bacio, lei a insistere che anche il mago mangiasse qualcosa, preoccupata per l'estremo pallore ed eccessiva magrezza.
Severus sembrava solo volerla rimirare, a volte anche durante lunghi silenzi, alla fine dei quali le rivolgeva un piccolo sorriso e l'attirava di nuovo a sé per baciarla, prima di infilarle in bocca un altro bignè salato.
Crystal aveva ottenuto a fatica che anche lui mangiasse qualcosa e, alla fine, lo aveva fatto solo per accontentarla.
Farla felice, sembrava essere l'unica cosa che lo interessasse e, a questo scopo, le sembrava pronto a stravolgere le proprie abitudini.
La fissava, i profondi occhi neri ancora densi di dolore e tristezza, nonostante la gioia che scintillava in superficie, e Crystal si perdeva tra le fiamme impetuose dove l'amore contendeva il predominio alla disperazione.
Poi, all'improvviso, un sorriso schiudeva appena le labbra sottili del mago e la luce della speranza irrompeva nei suoi occhi, un istante prima che Severus li chiudesse per appoggiare ancora le labbra su quelle di Crystal per un nuovo, dolce e tenero bacio.
Dopo pranzo uscirono a fare un giro nel bosco camminando a lungo, chiacchierando sempre abbracciati, Crystal avvolta nell'ampio e caldo mantello del mago, i raggi del sole a baciare la nascente felicità.
Lungo la strada del ritorno giunsero in un punto dal quale si vedeva il minuscolo paese adagiato lungo le rive del torrente e la maga glielo indicò:
- Severus, facciamo un giro in paese! – Gli propose allegra. – C'è un panettiere che sforna deliziose paste frolle ripiene di dolcissima marmellata!
Il mago dapprima sorrise annuendo, poi s'irrigidì e un'ombra cupa passò sul volto pallido, di nuovo teso. Strinse per un attimo le labbra: non desiderava altro che renderla felice, ma non poteva scendere in paese senza rischiare di metterla in pericolo.
Crystal, ignara dei suoi pensieri, insistette:
- Avanti, non fare l'orso incivile come il solito! – esclamò scherzosa. – Rivolgere la parola a dei Babbani non ti rovinerà certo la giornata. E le paste frolle, te lo giuro, meritano una visita.
Severus sospirò scuotendo secco il capo.
- Perché no? – si ribellò la maga allontanandosi dalle sue braccia, per punirlo del rifiuto immotivato.
Ancora Severus scosse rigido la testa, senza parlare.
Crystal lo osservò contrariata, poi sembrò all'improvviso capire i suoi timori:
- Non importa se non te la senti di tenermi abbracciata, quando saremo laggiù. – ammiccò. – Non pretendo tanto, tutto d'un colpo!
Severus la guardò, un amaro sorriso adagiato sulle labbra sottili, e sospirò.
Crystal si avvicinò di nuovo prendendogli le mani e sussurrò con dolcezza:
- Non preoccuparti, amore, non importa, se non te la senti.
Il mago chiuse gli occhi e sospirò mesto, poi mormorò con voce roca, stringendole forte le mani, lo sguardo nero e cupo di nuovo fisso nel cielo sereno della donna amata:
- Non puoi neppure immaginare quanto vorrei camminare libero con te, mano nella mano, anche in piena Diagon Alley, mostrando orgogliosamente a tutti la mia splendida donna!
- E cosa te lo impedisce, allora?
Le parole le erano sfuggite fuori con la solita irruenza, prima di capire cosa intendeva dirle.
Ammutolì e lo guardò, restituendogli la stretta alle mani: Severus era ritenuto da tutti un pericoloso assassino, ricercato anche nel mondo dei Babbani.
Con un filo di voce sussurrò:
- Pensi che la notizia sia arrivata anche in quello sparuto gruppetto di case?
- I loro telegiornali funzionano altrettanto bene dei nostri Gufi. – rispose asciutto. – Non posso rischiare che ti accada qualcosa.
Crystal lo fissò stupita: lui era il mago ricercato, lui sarebbe stato arrestato con ignominia se fosse stato scoperto, eppure Severus si preoccupava solo che potesse accadere qualcosa di sgradevole a lei.
Era incredibilmente adorabile.
Però, ora, sul volto pallido del mago era tornata l'aria tesa e cupa e il suo sorriso, così bello nel suo timido accenno, così dolce nella sua insicurezza, era svanito. Doveva fare qualcosa per sdrammatizzare, per farlo sorridere ancora.
Finse di sbuffare e ribatté, imitando il tono capriccioso di una bimba:
- Ok, va bene, ma ormai mi è venuta l'acquolina in bocca per quelle paste e le voglio!
Poi continuò, prima che Severus potesse indossare i panni del severo professore:
- Scendo in paese a fare la spesa, da brava massaia, e tu, da esperto Maestro di Pozioni, al mio ritorno mi farai trovare pronto un fumante e delizioso infuso di foglie di tè!
Il sorriso che Crystal sfoderò per farsi perdonare era incantevole e convinse subito il mago.
Il tè era pronto nelle tazze fumanti e ancora Crystal non era tornata.
Il fuoco bruciava vigoroso nel camino, sotto il suo controllo, affinché la maga trovasse un buon tepore ad accoglierla, dopo il tempo trascorso nel freddo del bosco.
Il prolungarsi dell'assenza di Crystal innervosiva Severus, timoroso che potesse esserle accaduto qualcosa. Dopo aver più volte controllato fuori dalla finestra, decise di uscire per andarle incontro.
Doveva riuscire a trattenere l'ossessivo istinto protettivo: Crystal era una maga in gamba, sapeva cavarsela da sola e, soprattutto, non gli avrebbe mai permesso di rinchiuderla in una torre d'avorio per proteggerla dalle insidie del mondo.
Eppure, Severus tremava al pensiero che l'Oscuro Signore potesse scoprire quanto Crystal era importante per lui. Avrebbe saputo proteggerla, anche se fosse stato il suo vecchio padrone a minacciarla?
Era pronto a fare qualsiasi cosa per lei. Ma sarebbe bastato?
Oppure, come sempre, il destino gli avrebbe strappato anche l'ultimo sogno, esoso prezzo delle colpe passate? Gli artigli di Voldemort avrebbero ghermito anche lei, distruggendo ancora una volta ogni speranza di futuro?
Giurò a se stesso di non permetterlo, di lottare fino alla morte pur di tenere indenne Crystal da ogni pericolo. Piuttosto avrebbe ancora saputo rinunciare a lei e al suo amore, per sempre.
Amore è sacrificio di sé,
amore è darsi senza esigere,
amore è morire di vita
per difendere il cristallo puro
dell'angelo che si stringe dolcemente.[6]
Non avrebbe mai permesso che le fosse fatto del male.
Finalmente una sagoma comparve tra gli alberi, i lunghi capelli biondi sparsi in morbidi riccioli sul mantello blu, un sorriso aperto sul volto arrossato dal freddo e le braccia cariche di un grande vassoio.
Le corse incontro, oltre il ponticello, la bacchetta già puntata sul vassoio per sollevarglielo dalle mani e poterla stringere di nuovo tra le braccia.
Era assurdo: erano trascorse solo poche decine di minuti senza di lei, eppure ne aveva sentito l'acuta mancanza.
Solo quando pose ancora le sue labbra su quelle di Crystal, avvincendola stretta a sé, si sentì di nuovo tranquillo.
E felice.
Il profumo fragrante delle paste invase subito la casa, mentre Severus le disponeva sul tavolino vicino al fuoco, dove le tazze di tè, ancora fumanti per l'incantesimo di riscaldamento, li attendevano.
Già i mantelli giacevano abbandonati all'ingresso, quando Severus si fermò: aveva caldo e voleva liberarsi della rigida casacca per mettersi comodo sul divano, con Crystal accoccolata vicina ma, forse, preferiva essere lei a slacciare la lunga fila di bottoni.
Alzò gli occhi giusto in tempo per incontrare lo sguardo di Crystal. Con un languido gesto lasciò scorrere la mano lungo la schiera dei piccoli bottoni, una maliziosa aria interrogativa a illuminargli gli occhi neri.
- Certo che li slaccio io! – Esclamò. – Non ti azzardare a provare a farlo da solo!
Severus rise, felice, conscio di non ricordare da quanto tempo una risata non allietava il suo umore. Crystal stava trasformando la sua vita.
Avanzò verso la sua donna, sorridendo, il petto sporto in avanti, i bottoni che tiravano quale giocosa offerta, e sussurrò, seducente:
- Però, se li slacci tu, il tè potrebbe finire per raffreddarsi...
- Già, mentre noi ci riscaldiamo. – rispose sognante, appoggiandogli le mani sul petto, sfiorandolo appena. – E' evidente che non comprendi il fascino di questi adorabili bottoncini, insormontabile baluardo del tuo abito, rigido, severo e cupo che, come la maschera che portavi sul viso, proteggeva il tuo corpo come uno scudo, respingendomi.
S'interruppe per seguire col dito la fila dei bottoni, con leggerezza, dall'alto verso il basso, fermandosi solo alla fine, scivolando giù verso il pube.
Severus deglutì e trattenne il respiro quando gli appoggiò la mano sul ventre e lei sorrise, sorniona:
- Abbattere quella barriera era diventata una sfida, così come farti togliere la sgradevole maschera che reprimeva ogni tuo sentimento ed emozione.
Severus l'attirò a sé stringendola fra le braccia e Crystal continuò:
- Sembravi così gelido e insensibile, così distaccato e controllato. Eppure, ero certa che tu fossi ben diverso: le fiamme che avvampavano ogni tanto nei tuoi occhi tradivano la tua intima natura passionale ed io volevo, con tutte le mie forze, scoprire la verità celata dietro la tua sgradevole apparenza.
Severus la strinse di più al petto e mentre cercava le sue labbra sussurrò:
- Ti ringrazio per aver insistito ed essere riuscita a superare la mia barriera e - sospirò appena, - per aver sempre creduto in me!
Fu un lungo bacio, in cui il mago stemperò il timore di perderla e profuse il ringraziamento per aver riportato amore e speranza nella sua vita. Un bacio che, ancora una volta, rivelò tutta la passione che bruciava indomita in lui, così ben intuita dalla maga dietro la gelida corazza protettiva.
Le fiamme del caminetto danzavano, lingue di fuoco che si abbracciavano riflettendosi nelle nere profondità delle iridi di Severus che, sereno, non aveva occhi che per la sua Crystal.
La maga si era accoccolata tra le sue gambe divaricate, sul divano, e si divertiva a riempirlo di briciole mentre mangiava con innegabile gusto, obbligandolo a fare altrettanto, le numerose, dolci e fragranti paste frolle comprate, ripiene di squisite marmellate, fragranti creme e deliziosa cioccolata. Crystal provvedeva anche a raccogliere le briciole, ogni volta lisciandogli bene l'abito sul petto e approfittandone per sciogliere un altro bottoncino dalla sua stretta asola.
Quando Severus si mostrava recalcitrante ad accettare una nuova pasta, la maga lo stuzzicava facendogli assaggiare il ripieno:
- Mmm... buonissima questa cioccolata! – bofonchiò a bocca piena, infilandogli sensuale in bocca l'indice ricoperto di densa crema scura e sorridendogli maliziosa mentre lui le succhiava, interessato, il dito.
- Non puoi assolutamente perderti questa panna montata! – rise Crystal senza dargli tregua, spandendo la spumosa crema bianca sulle labbra sottili del mago che, accondiscendente, se le leccò con un lento e voluttuoso movimento della lingua, che subito ispirò una nuova idea alla sua donna su come invogliarlo a mangiare. Si spalmò le labbra con la densa marmellata di more e si offrì all'assaggio.
Severus l'assecondava paziente, approfittando di ogni occasione in cui la bocca di Crystal era vuota per baciarla: non si tirò indietro e la sua lingua ripulì con appassionata perizia le labbra della maga, per concludere infine con un dolcissimo e intenso bacio.
Il desiderio era di nuovo cresciuto e ora premeva, fastidiosamente costretto nei pantaloni, contro il corpo di Crystal che, con deliberata malizia, giocava con lui, provocandolo con i suoi sensuali movimenti.
Le briciole avevano invaso anche i pantaloni e si erano infilate sotto la casacca, infine del tutto aperta, ma Crystal fingeva una studiata indifferenza, concentrando tutta la sua attenzione nel degustare le paste, continuando a riempire di dolci anche la bocca del mago che non si sottraeva al duplice, e piacevole compito, di mangiare, perché così voleva la sua donna, e di baciarla con passione, perché così lui desiderava.
Infine le briciole, e le labbra di Crystal, furono ovunque sulla sua pelle pallida, liberata anche dalla camicia, mentre la bocca del mago cercava, golosa ora, i dolci frammenti disseminati sul corpo della sua donna che si svelava, nudo, al suo desiderio.
Presto scivolarono giù dal divano, sul folto tappeto, le impetuose fiamme degli occhi di Severus sempre più vicine a quelle del camino, mentre con passione l'amava, penetrando in profondità in lei, ancora e ancora, strappandole gemiti di piacere, ripetuti e affannati, nell'abbraccio convulso e intenso dei loro corpi che si cercavano, ebbri di piacere ma mai stanchi, nel lungo amplesso infuocato, serica pelle abbronzata da un torrido sole a fondersi con la pallida luna del corpo teso del mago che, instancabile, regalava rinnovato piacere alla sua Crystal, perduto nei gemiti e nell'estasi che vedeva sul suo volto, mentre sprofondava nel suo corpo, sempre più, paradiso finalmente conquistato.
[1] Per il "mio" Severus un "Per sempre" felice, molto diverso da quello, tristissimo, che JKR ha dedicato al personaggio originale.
[2] Apollinaire – Dalla Raccolta "Poesie a Lou", tratto da: "VI – Io t'adoro mio Lou..."
[3] Garcia Lorca – Da "Libro de poemas", tratto da "Mattino"
[4] Earendil
[5] Walt Whitman – Raccolta "Canto del corpo elettrico", tratto da: "Figli di Adamo".
[6] Earendil
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