4. Segerti (REV 2022)

Ormai sei mia. Risposa con il tuo sogno nel mio sogno.

Amore, dolore e fatiche devono dormire ora.

Gira la notte sulle sue invisibili ruote

e accanto a me sei pura come l'ambra addormentata.

Nessun'altra, amore, dormirà con i miei sogni.

Andrai, andremo insieme attraverso le acque del tempo.

Nessuna attraverserà l'ombra con me,

solo tu, sempre viva, sempre sole, sempre luna.[1]

Per le poche ore restanti della notte, Crystal aveva dormito stretta a lui, tranquilla, le labbra schiuse in un inconsapevole sorriso, rosse come quelle di una bimba, e il respiro leggero come ali di farfalla.

Severus aveva trascorso il tempo a rimirare il viso dalla liscia pelle ambrata, i lunghi capelli sparsi in morbidi riccioli dorati, e ogni altra parte del corpo raggiungibile con lo sguardo senza muoversi, per non svegliarla.

L'aveva intensamente e dolorosamente desiderata, mordendosi forte le labbra fin quasi a lacerarle per imporsi di restare immobile, trattenere mani bramose d'accarezzarla, impedire alla bocca di assaporare la pelle di seta e dominare il proprio corpo che anelava a farla sua.

Era ebbro di felicità per averla di nuovo tra le braccia, incredibilmente sempre e solo sua, così bella da stregarlo, sensuale da irretirgli i sensi, e coraggiosa fino all'incoscienza, da essere arrivata a Voldemort per amor suo!

La sua Crystal, con il tiepido, ritmico respiro che gli solleticava il collo e la piccola mano impudente insinuata in profondità tra gli alamari d'argento della camicia di pesante velluto nero, le dita a sfiorargli la pelle, regalandogli infiniti brividi di piacere ogni volta che, nel respiro, sollevava il petto e l'inconsapevole carezza della mano della maga arrivava a lambirgli il capezzolo.

Respirare a fondo, le palpebre chiuse nello struggente delirio, stordito dal profumo intenso della sua donna, non gli era mai parso così bello.

La sua Crystal, irrinunciabile e meraviglioso sogno del suo cuore ostinato, incantata realtà tra le sue braccia, morbida e calda, strettamente premuta a sé, da far impazzire di desiderio il suo povero corpo.

La sua Crystal, la luce che aveva vinto ogni oscurità e gli schiudeva le porte di un futuro felice, per il quale era pronto a combattere fino in fondo, qualunque cosa avesse dovuto fare per assicurare la sconfitta dell'Oscuro Signore.

Per l'ennesima volta si morse le labbra, trattenendo ancora la struggente tensione del proprio corpo, e sospirò: era il momento di svegliarla e metter fine al delizioso tormento.

Si mosse adagio scivolando giù dal cuscino per raggiungere la bocca a lungo desiderata, con tutta la passione fino a quel momento repressa, vi posò le labbra ardenti entrando nel sogno della sua donna che gli si offrì con immediato trasporto.

Ancora, Severus si sentì preda della brama e la strinse a sé, la mano a premere forte il corpo della maga contro la propria eccitazione pulsante, la mente annebbiata, il respiro ansante e il cuore a martellargli nel petto, perso nel bacio che era solo un piccolo e insufficiente assaggio del tanto sospirato corpo di Crystal.

Non separare

il tuo corpo dal mio, non per un minuto.

Vivi tra i miei due occhi, cavalca

il mio naso, lascia che dorma

la tua chioma tra le mie gambe, lascia impigliare

le tue dita per sempre nel mio desiderio,

e che il tuo ventre ondeggi sotto il mio

fino a che il fuoco del sangue discenda

fino ai tuoi piedi, incatenata mia.[2]

Era pericolosamente al limite, a un soffio dal perdere il controllo del proprio corpo che gridava, trionfante, un'eccitazione che per quasi un anno e mezzo gli era stata negata e credeva perduta per sempre.

In quelle condizioni non era certo in grado di amarla: nonostante tutti i suoi sforzi, non sarebbe durato che pochi, brevissimi minuti, lasciandola insoddisfatta: gli sarebbe parso di approfittare del suo corpo solo per il proprio, esclusivo piacere.

Come troppi uomini già avevano fatto con lei. [3]

Ma non lui.

Non lui che l'amava così tanto!

Bloccò le mani che stringevano con irrefrenabile brama i seni e i glutei e trasformò i gesti di selvaggio possesso in dolci carezze, appassionate ma rispettose, delicate e ardenti insieme.

Rimase per un istante infinito a respirare l'intensa voluttà per la propria donna.

Infine s'impose di staccarsi da lei e, ancora ansante, la rimirò: anche lei moriva dalla voglia di fare l'amore. Glielo leggeva nelle pupille dilatate, nel respiro che le sollevava il petto, il viso arrossato e le labbra dischiuse.

- Mi farai impazzire, Severus, se mi svegli un'altra volta con un bacio come questo...

- ... e poi fuggo via! – sussurrò a fatica il mago.

- Già... - sospirò Crystal socchiudendo le palpebre. – Ti stavo sognando.

- Perdonami se ti ho svegliato. – sussurrò sfiorandole il viso con una carezza leggera.

- Ooh... - sospirò sognante, - ma il tuo bacio era meglio di quello del sogno! – Gli rispose con un sorriso felice.

- Peccato io l'abbia interrotto, - sogghignò Severus, - senza restituirti quello del sogno!

- Oh... ma verrà il momento in cui non potrai più sfuggirmi!

- Sì, amore. Presto. Te lo prometto. – sussurrò in un anelito soffocato.

Crystal sospirò ancora, mentre Severus percorreva la sua guancia con una carezza in punta di dita, fino ad arrivare alle labbra, che si chinò a sfiorare appena con le proprie.

- Ma ora dobbiamo andare via, prima che arrivi qualcuno e, soprattutto, prima che l'Oscuro ritorni alla fortezza: non voglio che ti trovi qui.

Si alzò dal letto e le tese la mano. Crystal si avvicinò e gli passò una mano sul viso, stanco ma felice, nel quale brillava il cristallo nero degli occhi; percorse lieve le sottili cicatrici, poi seguì la profonda ruga verticale sulla fronte e sussurrò, indicando le occhiaie:

- Non hai chiuso occhio tutta notte!

Il mago annuì, stirando le labbra da un lato, in un piccolo sorriso imbarazzato:

- Difficile dormire con te fra le braccia, dopo averti così a lungo sognata e desiderata!

Non sapevi

come per te si macerasse un cuore:

nelle notti lunghissime e insonni

quante volte apparisti, dolce stella,

lontano, irraggiungibile sogno,

tra ricordi felici del passato![4]

Si morse piano le labbra:

– Non volevo perdermi neppure un tuo respiro, un battito di ciglia, un movimento. - Deglutì sospirando. – Ti amo!

Crystal fu di nuovo tra le sue braccia, delizioso tormento per il suo corpo che non voleva saperne di separarsi da lei.

Fu la maga, questa volta, a staccarsi da lui, che si lasciò sfuggire un gemito soffocato.

Diede un ultimo, lungo sospiro e l'afferrò per mano, trascinandola veloce fuori dalla fortezza, dove la strinse a sé per smaterializzarsi.

*

Erano passati due giorni e Crystal lo attendeva, avvolta nel pesante mantello, nel luogo indicato: un bellissimo e selvaggio falco le aveva recapitato il messaggio.

Era metà pomeriggio e il freddo sole invernale si stava già accucciando dietro le colline, permettendo alle lunghe ombre degli alberi di far compagnia a quella irrequieta della maga che, da alcuni minuti, stava pestando a terra i piedi infreddoliti.

Il paesino sonnecchiava tranquillo a fondo valle, ai lati del torrente.

Severus comparve all'improvviso senza far rumore, nell'ombra fitta del bosco, sul viso il sorriso felice di uno studente che ha marinato la scuola: corse verso di lei, il mantello nero che ondeggiava.

L'avvolse con foga nell'abbraccio, sollevandola da terra, poi cercò subito le sue labbra, avido di baciarle con passione, il cuore a battergli forte.

Si smaterializzò subito, stringendola a sé nel bacio colmo di voluttà Si ritrovarono nel folto del bosco, alle pendici delle colline: una piccola radura, l'ultimo punto illuminato ancora dai raggi del sole che traevano riflessi iridescenti dall'acqua del ruscello.

Crystal sorrise e un'esclamazione di stupore le sfuggì dalle labbra: di là dello stretto pontile di legno vi era un minuscolo cottage, ricoperto d'edera e abbracciato alle spalle dal bosco.

- Sembra la casa di Biancaneve! – esclamò.

Severus sorrise, sempre stringendola a sé, e sussurrò:

- E' vero, è per questo che l'ho scelta per noi!

- Per noi?

- Sì, è qui che vivremo la favola del nostro amore. – le spiegò con voce dolce. – Ogni volta che potrò, appena mi sarà possibile farlo senza metterti in pericolo, correrò qui... per amarti!

Cercò di nuovo le labbra della sua donna e si perse nella passione del bacio, il desiderio che pulsava con forza nel corpo contro il quale premeva Crystal.

Le loro bocche si separarono solo per cercare un po' d'aria, annaspando nel respiro contratto dalla reciproca bramosia.

- Oh... Severus, sì, finalmente! – esclamò la maga.

Lui sospirò e, imbarazzato, si ritrasse.

Nello sguardo di Crystal saettò un lampo e il mago le prese le mani, spiegando:

- Non appena ho trovato il posto giusto, ben isolato, ti ho mandato il messaggio, ma – spiegò sollevando appena un sopracciglio, - non ho ancora avuto il tempo di proteggerlo da occhi indiscreti.

- Va bene! – sbuffò. – Allora sbrigati a farlo! – ingiunse con deciso cipiglio.

Il mago stirò le labbra di lato in un sorriso impacciato e mormorò:

- Meglio se vai dentro al caldo: sarà un lavoro lungo.

- Lungo quanto? – domandò Crystal, un certo nervosismo nella voce.

- Troppo lungo... per il tempo che ho a disposizione oggi.

- No! Severus, no! – quasi implorò con voce di bimba, delusa dal significato delle parole, appena compreso. – Io... io credevo...

- Mi dispiace, amore. – sussurrò stringendola piano a sé. – Purtroppo non posso disporre del mio tempo come vorrei.

- Ma...

- Ti amo, Crystal. Ma prima devo dirti tante cose importanti e proteggere bene questa casa. – sussurrò con profonda dolcezza. – Ti prego, amore mio: sorridimi.

La maga lo guardò imbronciata e Severus le sfiorò le labbra con le sue.

Non voleva cedere al suo bacio, non se poi lui se ne fosse andato via, lasciandola ancora sola.

Ma l'abbraccio del mago era così caldo e appassionato, la sua lingua premeva delicata, ma insistente, cercando un varco tra le sue labbra e il suo corpo mostrava, tangibile e innegabile, il suo desiderio per lei, che Crystal cedette subito e dischiuse la bocca offrendola alla passione del suo uomo, ardente e cortese.

Ancor prima di staccare le labbra dalle sue, Severus la sollevò tra le braccia e, con una certa fatica, si diresse verso la porta che si aprì docile al suo comando:

- Non sai quanto vorrei che questa fosse la nostra casa, – sussurrò mordendosi appena un labbro, - e tu mia moglie! – completò in un soffio, timoroso della reazione, mentre la rimetteva a terra.

- Oh Severus! Ti amo! – esclamò stringendosi di nuovo a lui. – Ma ho una voglia pazza di fare l'amore con te! – piagnucolò.

L'avvolse tra le braccia, lasciando scorrere la mano sulla schiena, fino a premerla forte contro il proprio bacino e sussurrò, la voce roca soffocata tra i riccioli:

- Anche io, amore, ti desidero da impazzire. E lo sai molto bene. – sospirò, stringendola ancora di più. – Ma la tua sicurezza viene prima di tutto. – concluse con tono deciso, che non ammetteva repliche, allentando di colpo l'abbraccio.

Con dolcezza asciugò una lacrima intrappolata sulle ciglia di Crystal, sotto il cielo ancora burrascoso delle iridi, e di nuovo la implorò:

- Ti prego, sorridimi. Ho bisogno del tuo sorriso!

Un sorriso immusonito fece capolino sulle labbra increspate della maga e Severus gliele sfiorò con una carezza a fior di dita:

- Va bene, per ora mi accontento di questo.

Che vuoi che sia un sorriso,

quando il mondo ci odia e ci combatte?

Il sorriso è il fuoco nella tempesta

quando il silenzio si fa greve

e la voglia di averti spegne ogni gelo.[5]

*

Il mago dedicò molto tempo agli incantesimi di protezione della casa, affinché nulla e nessuno violasse lo spazio che voleva solo per il loro amore.

Per un po' Crystal rimase a osservarlo risentita, poi, rassegnata, accese il fuoco nel grande camino e preparò del tè caldo, trovando la dispensa ben rifornita.

La casa era accogliente, anche se piccola: era composta di un locale spazioso al cui centro troneggiava, contro la parte di fondo, un grande camino davanti al quale si trovava un piccolo tavolo da pranzo e, a lato, un confortevole divano.

Sulla sinistra vi era una libreria colma di libri, che rivelava il passaggio del mago in quei due giorni, oltre a un tavolo da lavoro e diversi ingredienti per pozioni disposti sugli scaffali.

Sulla destra, appena divisa da un muretto a mezza altezza, vi era la zona notte, con un ampio letto matrimoniale, dall'aria soffice.

Crystal sospirò osservando Severus recitare ancora complessi incantesimi di protezione, muovendo la bacchetta nell'aria, in complicati ed eleganti gesti.

Aveva tolto il mantello, nel calore del camino scoppiettante: indossava un paio di pantaloni neri attillati e una blusa di velluto, sempre rigorosamente nera, senza allacciatura apparente.

Quasi si sentisse osservato, il mago si voltò e i loro sguardi s'incrociarono.

Crystal sospirò e socchiuse le palpebre per un istante: come rimpiangeva l'abito indossato a scuola da Severus, la lunga casacca dai numerosi bottoncini che per tanto tempo aveva desiderato slacciare!

Quando riaprì gli occhi, il mago si era avvicinato e la stava fissando con intensità: Crystal ebbe l'impressione che avesse intravisto l'immagine nella sua mente.

Arrossì.

Severus le sorrise e le prese con delicatezza le mani, appoggiandole sul proprio petto, poi sussurrò:

- Ti piacevano così tanto quei piccoli bottoni?

La maga sospirò mordendosi appena le labbra: si sentiva sciocca ad arrossire davanti a lui per quel desiderio infantile che, però, pervadeva in modo intenso il suo essere. Non poteva farci nulla: era diventato un chiodo fisso, irrealizzabile come ormai le sembrava.

Severus sussurrò piano, mentre le sfiorava le labbra:

- Vorrà dire, allora, che useremo quei "bottoncini" come segnale segreto tra noi.

Crystal lo guardò senza comprendere e il mago sorrise ancora, sempre più malizioso:

- Quando mi vedrai indossare quella casacca, - sussurrò lambendole le labbra con la punta della lingua, - saprai che nulla più t'impedirà di slacciare l'interminabile schiera di bottoni neri.

Un lungo brivido percorse in profondità la spina dorsale della maga, che si abbandonò al bacio del suo uomo, appassionato e ardente come non mai.

Sentiva la sua eccitazione pulsare, in basso, contro il proprio ventre e le mani stringerla sempre di più contro lui, mentre il desiderio bruciava i loro corpi, strettamente avvinti. Cercò un varco, uno qualsiasi, che permettesse alle mani di arrivare a toccare la pelle di Severus che sentiva fremere sotto gli abiti, ma questi restarono baluardo impenetrabile a ogni tentativo.

Le labbra del mago scorrevano sul suo viso in un rovente percorso di passione che, lento, dal collo scendeva sul seno ansante, mentre le mani, all'inverso, salivano piano dalla schiena, fasciandole stretti i fianchi, per poi allargarsi con i palmi premuti sul ventre e risalire ancora, millimetro per millimetro, cercando la sua pelle attraverso il pesante velluto dell'abito, fino a incontrarla sui seni dolorosamente turgidi, stretti tra le mani che volevano di più, molto di più, proprio come lei.

Lasciami libere le mani

e il cuore, lasciami libero!

Lascia che le mie dita scorrano

per le strade del tuo corpo.

La passione – sangue, fuoco, baci –

m'accende con tremule fiammate.

Ahi, tu non sai cos'è questo!

E' la tempesta dei miei sensi

che piega la selva sensibile dei miei nervi.

E' la carne che grida con le sue lingue ardenti!

E' l'incendio!

E tu sei qui, donna, come un legno intatto

ora che tutta la mia vita fatta cenere vola

verso il tuo corpo pieno, come la notte, d'astri.

Lasciami libere le mani

e il cuore, lasciami libero!

Io solo ti desidero, ti desidero solamente![6]

Lo senti gemere nel profondo della scollatura e tremare nello sforzo di trattenere le mani che, solo, volevano strappare via gli abiti che impedivano di gustarle la pelle e succhiare i seni che lei gli offriva.

Un ultimo gemito soffocato e Severus sollevò il viso, negandosi il soffice e caldo paradiso, mentre nere fiamme di passione bruciavano tumultuose negli occhi:

- Ti desidero... da impazzire! – le sussurrò ancora sulle labbra, ansante, incapace di rinunciare al rovente contatto, ma sapendo di doverlo ancora una volta negare a entrambi.

Gli occhi appannati dalla voluttà, si ritrasse dalla donna cui tanto anelava, mordendosi deciso le labbra per impedirsi di baciarla ancora, e, temendo di non riuscire a controllarsi oltre, si allontanò frapponendo il tavolo tra loro e lasciandola ansante, vacillante, all'improvviso priva dello stringente e appassionato abbraccio.

Crystal si accasciò sul divano cercando di ritrovare fiato e lucidità.

Si fissarono da lontano, divisi dalla distanza che li proteggeva dalla brama intensa che divampava nei loro occhi, giorno luminoso e notte profonda che si cercavano per completarsi a vicenda.

Severus aveva appoggiato le mani sul tavolo e vi si sosteneva, il respiro affannato e la bocca socchiusa. Infine le sorrise appena, imbarazzato:

- Quando ti sono vicino, non riesco a riconoscermi. – sospirò scotendo piano il capo. – Io, sempre così freddo e controllato, non... non capisco più nulla, quando sei tra le mie braccia! – esalò in un soffio.

La maga fece per alzarsi, ma lui la redarguì con aria di finto rimprovero, sollevando un sopracciglio:

- Non provare nemmeno ad avvicinarti, amore mio! Ho bisogno di parlarti di molte cose importanti, - sopirò, - ma tu sei troppo pericolosa per me!

- Non ho fatto nulla! – si schermì Crystal, paga del potere sul mago, benché decisa a non utilizzarlo. Anche lei ansimava ancora, dopo lo scoppio d'incandescente brama, e aveva bisogno di riprendersi.

- Lo so... lo so! – deglutì il mago, sospirando. – Sembra che io non sia più capace di resistere ai miei istinti, né sappia controllare l'impeto della passione, quando sono con te!

Un lampo passò improvviso negli occhi di Crystal.

- Forse era questo che tanto piaceva a Bellatrix. – buttò lì, provocatoria.

Severus spalancò gli occhi e si bloccò, il respiro congelato sulle labbra sottili, all'improvviso serrate strette.

- Devi essere stato un amante molto focoso, - insinuò, una nota di gelosia ad avvolgere la voce, - almeno stando a quanto racconta Lestrange.

Il mago deglutì a fatica, quindi si spostò dall'altra parte del tavolo e si sedette sul bordo del divano, prendendole le mani fra le sue.

- Ti amo. – sussurrò, deponendo un bacio su entrambi i palmi.

- Non avevi appena detto che era meglio se non mi stavi vicino? – chiese rigida.

- L'accenno a Bellatrix ha avuto il potere di raffreddarmi all'istante. – rispose a disagio.

- So che non è più la tua amante. – disse la maga con calma forzata. – Lo hai detto quella sera alla fortezza.

S'interruppe un attimo per scrutarlo a fondo negli occhi e Severus sostenne il suo sguardo:

- Però lo è stata. – affermò facendo scivolar via le mani dalle sue.

Il mago sospirò a fondo, poi annuì premendo piano il labbro inferiore tra i denti:

- Sì, ma non è andata come credi.

- Io non credo nulla: Bellatrix stessa ha affermato che sei stato il suo migliore amante... e ti risparmio le aggiunte di Lestrange.

- Bellatrix è una ninfomane. A quel tempo frequentavo ancora la scuola e lei veniva di nascosto a Hogwarts a caccia di giovani e prestanti amanti per soddisfare le sue voglie. – spiegò Severus in un soffio.

Crystal lo squadrava attenta.

- Aveva dieci anni più di me ed era una donna molto sensuale ed eccitante per un ragazzo della mia età. – sospirò Severus, vergognandosi della lontana debolezza. – Inoltre, conosceva moltissimi sortilegi oscuri e ho presto capito che potevo ottenerli in cambio delle mie "prestazioni" se riuscivo a soddisfarla pienamente.

Crystal ridacchiò, ancora tesa:

- Devo dedurre che hai imparato molto da lei... in tutti i sensi!

Il mago abbassò lo sguardo, imbarazzato, poi tornò a guardarla: sembrava più rilassata, anche se l'atteggiamento, ancora parzialmente rigido, denotava il residuo d'una punta di gelosia.

- E' con lei che hai imparato i tuoi trucchi, quelli usati quella notte...

- No! – esclamò Severus arrossendo e afferrandole le mani, stringendogliele forte per impedirle di sfuggirgli ancora. – No, amore mio, - sussurrò con infinita dolcezza, gli occhi neri che scintillavano, - nessun trucco, mai, con te: solo il mio amore!

Fu la volta di Crystal di arrossire e abbassare lo sguardo.

Il mago l'attirò dolce a sé e le sfiorò le labbra sussurrando:

- Ti amo immensamente, Crystal, e vedere l'estasi del piacere dipingersi sul tuo viso, ancora e ancora, è il premio più bello!

La maga si abbandonò all'abbraccio, alle labbra appassionate che sussurravano piano l'amore sulla sua pelle, alle ardenti carezze, che, caste, la sfioravano appena, di nuova persa nell'amore del suo uomo, che amava lei e solo lei.

Il mago la tenne stretta a sé, mormorandole il suo amore frammisto ai baci che disseminava sul volto e tra i capelli.

Taci

perché una notte d'amore si fa eterna

quando l'anima vive davvero.

Taci

perché sono solo un vento notturno

venuto a sfiorarti il viso

e quando l'alba verrà

saremo sempre noi, ricordi di realtà

che la notte non ha ucciso. [7]

Infine si frugò al collo, sotto la blusa, e tolse una catenina da cui pendeva un piccolo medaglione d'oro, finemente inciso sui due lati e decorato da minuscoli smeraldi.

Glielo porse con aria di mistero e Crystal lo osservò curiosa: le incisioni rappresentavano due lettere svolazzanti, con i piccoli smeraldi dall'intensa luce verde, che, in due sinuose linee parallele, definivano la "S" e la "C", le iniziali dei loro nomi.

Severus sfiorò il prezioso gioiello con la punta della bacchetta e questo si aprì docile, rivelando le facce interne, di lucido cristallo nero, riflettente come uno specchio. Con un altro lieve tocco della bacchetta il mago separò le due parti e consegnò a Crystal quella con la lettera "S", trattenendo per sé l'altra.

Adagio la portò alle labbra e sfiorò l'iniziale del nome della sua donna con dolce intensità, guardandola in profondità negli occhi.

Crystal sobbalzò sorpresa e aprì la mano, sul cui palmo il medaglione con la lettera "S" era diventato caldo.

Severus staccò le labbra dal suo lato di medaglione e la parte in mano alla maga si raffreddò all'istante, per scaldarsi di nuovo quando vi appose ancora le labbra.

Per la seconda volta il mago allontanò le labbra e poi le riavvicinò e il medaglione nella mano di Crystal si raffreddò per riscaldarsi subito dopo.

- Bacia tre volte l'iniziale – le spiegò, - e il nostro amore creerà la magia del contatto visivo tra noi, sul lato del cristallo nero.

Crystal seguì le indicazioni e girò il medaglione: la luce nera degli occhi di Severus brillava sulla lucida superficie riflettente.

- Più lo avvicini, più l'immagine s'ingrandirà: vedrai l'intera persona con l'ambiente circostante e potrai sentire anche la voce. – precisò. – Questo sarà il nostro mezzo di comunicazione segreto.

Crystal alzò gli occhi verso il mago e gli sorrise, la mente offerta al penetrante sguardo.

Severus non ebbe bisogno di esercitare la Legilimanzia: lo sguardo malizioso, ma al tempo stesso sognante, della maga esprimeva con evidenza la sua domanda.

- Sì, vedrai anche se ci sono i... bottoncini! – sussurrò sensuale, prima di attirarla a sé per un altro lungo bacio.


[1] Pablo Neruda. Dalla Raccolta "Cien sonetos de amor", tratto da: "Ya era mía. Reposa con tu sueno en mi sueno".

[2] Pablo Neruda – Dal poema "La spada di fuoco", tratto da "Parla Rhodo".

[3] Vedi "Luci e ombre del Cristallo – ovvero – La studentessa " capitolo 22 – L'abbraccio di due anime.

[4]Tratto da "Liriche della resistenza": "Anita Fattori".

[5]Earendil

[6]Pablo Neruda – Dalla Raccolta "Todo el amor", tratto da "Lasciami libere le mani".

[7]Earendil

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