3. Parole nella notte (REV 2022)

Rimasero languidamente abbracciati a lungo, in silenzio, l'uno respirando il profumo dell'altro.

Poi Severus si riscosse: aveva avvertito i brividi di freddo di Crystal. In effetti la stanza era gelida, il camino sempre spento.

Un gesto elegante della mano e le fiamme arsero vigorose, riflettendosi nelle iridi scure, mentre si chinava a baciare la sua donna, con instancabile passione, per scaldarla anche con il proprio amore.

La maga ruppe il silenzio dell'interminabile abbraccio:

- Quindi, è per questo motivo che non sei mai venuto a cercarmi, quando tornai dall'Africa. – chiese con voce sommessa. – Non volevi fare di me la donna di un... - la maga deglutì, - assassino.

- A dire il vero, quello è stato l'unico periodo in cui ho sperato che tutto potesse finire bene. – sospirò Severus. – Avevo trovato il modo per bloccare la maledizione dell'anello e, con Albus, eravamo fiduciosi di aggirare anche il Voto, se convincevamo Draco a rinunciare volontariamente alla sua missione.[1]

- Quindi non avresti dovuto ucciderlo e... non saresti neppure morto! – esclamò Crystal. – Ma, allora, perché non venisti a cercarmi? Sapevi che ero tornata solo per te, perché ti amavo: l'avevo detto a Silente!

Il mago la fissò, il volto serio e concentrato. Poi mormorò:

- Albus mi disse che volevi colmare il ritardo nella tua istruzione magica: per questo ti aveva mandato a Grimmauld Place, sotto la tutela di Lupin.

- Non è vero! Lui mi obbligò ad andare là, impedendomi di cercarti, sebbene l'avessi più volte implorato di rivelarmi dove trovarti! – esclamò la maga con veemenza. – Mi disse di averti affidato una missione importante e pericolosa, che abbisognavi di totale tranquillità e concentrazione e non dovevo distrarti dal tuo dovere!

- In fondo, ti raccontò quasi la verità. – sospirò amaro il mago, che le aveva preso il volto fra le mani e le stava accarezzando la guancia con il pollice.

- Rilevò anche il fatto che, se avessi voluto vedermi, saresti stato tu a cercarmi e, quindi, dovevo lasciarti ogni iniziativa e non cercare mai di contattarti. – aggiunse la maga in tono accusatorio. – Ma tu non l'hai mai fatto: io ho creduto che...

Severus la strinse di nuovo a sé e le sussurrò sulla fronte, con rassegnata dolcezza:

- Come hai potuto pensare, anche solo per un istante, che potessi non amarti più?

- Ho fatto mille supposizioni diverse, Severus, una più terribile dell'altra! Ho anche pensato che ritenessi che il tuo amore fosse troppo pericoloso per me e ti fossi imposto di soffocarlo. – si giustificò. – Credevo che il Preside ti avesse detto perché ero tornata e della mia disperazione per non poterti stare vicina. Non facevo altro che piangere quando pensavo a te... e pensavo in continuazione a te! – aggiunse con voce soffocata e tesa. – Ma tu... tu non venivi neppure alle riunioni dell'Ordine. Mi evitavi deliberatamente!

Il mago continuò a stringerla tra le braccia, carezzandole piano i lunghi capelli:

- Oh, Crystal! Se solo avessi saputo la verità, - sussurrò tenero, scuotendo piano il capo, - non sarei mai riuscito a resistere all'impellente desiderio di rivederti e sarei subito corso da te!

- Severus! – esclamò sollevando il viso verso di lui che, delicato, le sfiorò la fronte con labbra ardenti e continuò:

- Però, ho subito inviato la pozione Antilupo a Lupin: ho scoperto che era il tuo tutore tre giorni prima della luna piena. Non sai quanto ho imprecato contro il vecchio incosciente, se mai fosse servito a qualcosa, per i pericoli cui ti mandava incontro!

- La pozione! – esclamò la maga sorridendo di nuovo.

Severus annuì, serio, sollevando appena un sopracciglio.

- Ecco perché Remus mi guardava con quella strana aria incomprensibile e rimarcava che, io e la pozione, eravamo arrivate da lui in contemporanea!

Fu la volta di Severus a sorridere:

- Sì, credo che Lupin sia quello che ha capito di più. Io, invece...

S'interruppe, mordendosi le labbra e scrollando di nuovo il capo, i lunghi capelli neri a ondeggiargli ai lati del viso, mentre Crystal lo fissava disorientata.

- Non sai quanto mi sia costato non correre subito da te e soffocare sul nascere ogni speranza che mi amassi ancora. – mormorò stringendola un po' di più. – Mi imposi di resistere a me stesso: non ero certo di nulla, a quel tempo. Sapevo solo che la decisione di allontanarti da me era stata giusta. – sospirò amaro. – Non volevo che tu soffrissi a causa mia! Se fossi venuto a cercarti, dopo, quando tutto precipitò di nuovo togliendomi ogni speranza, non me lo sarei mai perdonato!

Quando Crystal alzò il viso, il cielo dei suoi occhi sfolgorava d'azzurro, percorso da calde folgori dorate.

- Severus, amore!

Il mago s'inclinò di nuovo a sfiorarle piano le labbra, poi si perse nella travolgente passione del bacio.

Ancora ansante, il corpo bruciante di desiderio per la donna che, alfine, sapeva essere sempre stata sua, e solo sua, Severus continuò, la voce roca e un lieve sorriso a increspargli le labbra:

- Il ricordo dei giorni con te mi faceva impazzire, amore mio! Eri ossessivamente nei miei pensieri, di giorno, e affollavi i miei sogni la notte.

I ricordi modellano la tua immagine,

ma tu sei sempre qui,

sfolgorante presente che respiro ancora.

Non ti ho confuso nell'oblio indistinto

di anime dannate vorticanti nel vento.

Mai!

Tu sei sempre stata qui,

fantasma del passato che torna in vita

come il sole che rinasce dopo il buio della notte. [2]

Il mago sospirò mordendosi le labbra, di nuovo sfiorandole la guancia con il pollice, in un gesto di tenero possesso.

- Ogni giorno tornavo dietro il lago, vicino alla Foresta, dove ci incontravamo in segreto. – sussurrò rimirandola con dolcezza, un lieve imbarazzo nel sorriso. – Rivivevo i nostri baci innamorati e immaginavo il tuo bellissimo corpo tra le mie braccia, - socchiuse gli occhi e sospirò, - fino a impazzire di un impotente desiderio!

Crystal lo strinse a sé e ne cercò le labbra, dolci e appassionate, ardenti e delicate, per un altro interminabile bacio che rinfocolò la passione, già esacerbata dalla lunga lontananza.

Severus riprese a parlare solo a costo di un grande sforzo:

- Come sono stato sciocco, Crystal: me ne vergogno! Riderai di me!

La maga lo guardò sorpresa, mentre lui si apprestava a confessarle i suoi reconditi timori.

- Sono stato geloso di Lupin. – soffiò in un fiato.

- Perché lui poteva starmi vicino?

Il mago si morse le labbra, a disagio, poi mormorò, candidamente:

- No. Pensavo che tra voi ci fosse una storia.

- Con Remus? – rise incredula Crystal. – Ma lui amava Dora!

- Già, ma io non lo sapevo. – rispose con un mesto sorriso, stirando le labbra da un lato. – Sapevo solo che Tonks amava Lupin: avevo visto il suo nuovo Patronus ed ero giunto alla conclusione che lui non la ricambiasse, testimone la persistente tristezza della ragazza di solito così allegramente stravagante.

Severus fissò Crystal negli occhi, con amore, e mormorò, sconsolato:

- E tu non eri mai tornata da me!

La maga comprese in un istante le pene sofferte nei lunghi mesi e si strinse di nuovo al mago che continuò, la voce soffocata nei riccioli dorati:

- Non sono riuscito a pensare ad altro che Lupin fosse ovviamente attratto da te. – spiegò con un sorriso teso. – Quale uomo, d'altronde, potrebbe mai resisterti, amore mio? – Poi il sorriso svanì subitaneo dalle labbra. – E ho creduto che tu lo ricambiassi!

- Povero amore mio! Sei stato geloso di Remus! – esclamò stringendolo più forte. – Quanto hai sofferto, Severus, tutto solo e già in quella tragica situazione riguardo al Preside!

Il mago si sciolse un poco dall'abbraccio e tornò a guardarla in viso:

- Però ti amavo troppo, - sussurrò con un filo di voce, commosso, - e continuai a mandargli la pozione. - Un amaro sospiro gli sfuggì dalle labbra sottili, interrompendolo per un istante. – Perché almeno lui potesse amarti, sempre, ogni notte, e darti la felicità che non potevo più offrirti. – terminò stringendola forte a sé e cercando ancora una volta le sue labbra, per consolarsi.

Non gli sembrava ancora vero di essere così felice, fortunato ad avere quella donna incantevole fra le braccia, solo per sé, che lo amava al punto d'essere pronta a tutto pur di stare al suo fianco.

Era molto più di quanto avesse mai meritato.

- Perdonami, Severus, perdonami! – mormorò Crystal sulle sue labbra. – Perdonami se sono tornata da te solo ora!

Il mago le chiuse le labbra con un bacio delicato, pieno di rispettoso amore.

- Mi dispiace, amore! Hai sofferto così tanto, anche a causa mia, mentre mi dibattevo nella palude delle mie paure! – mormorò la maga, la voce incrinata dal pianto.

- Sorridimi, Crystal. – sussurrò dolce Severus. – E baciami, solo baciami: questa notte non voglio pensare più a nulla, se non al nostro amore, così forte e intenso!

(Melisanda)

Tra le tue braccia s'impigliano le stelle più alte.

Ho paura. Perdona se non son giunta prima.

(Pelleas)

Un tuo sorriso cancella tutto un passato;

conservino le tue dolci labbra ciò che è ormai distante.

(Melisanda)

In un bacio saprai tutto ciò che ho taciuto.

(Pelleas)

Forse non saprò allora conoscere la tua carezza,

perché nelle mie vene il tuo essere si sarà fuso.

(Melisanda)

Quando morderò un frutto tu saprai la sua delizia.

(Pelleas)

Quando chiuderai gli occhi resterò addormentato.[3]

Severus si sciolse a fatica dal lungo bacio infinito, il corpo fremente di eccitazione a stento trattenuta, le dita di Crystal che cercavano di farsi largo con affanno nei suoi abiti, slacciando la camicia di pesante velluto nero.

- No! – esclamò bloccandole le mani, mentre il desiderio bruciava il suo corpo che, disperato, urlava il contrario di ciò che la crudele volontà aveva imposto alle labbra di pronunciare.

Crystal si bloccò per un istante, stupita, poi continuò ad armeggiare con gli alamari d'argento:

- Eh no! Non vorrai mica ricominciare, anche adesso? – si ribellò con decisione.

Severus chiuse gli occhi e strinse forte fra i denti il labbro inferiore, mentre tornava a fermare, con inflessibile determinazione, le mani che la maga aveva già insinuato sotto la camicia, strappandogli un incontrollabile gemito di piacere.

- Perché no? – si ribellò ancora Crystal. – Ti amo! E mi sembra di avertelo chiaramente dimostrato!

Severus la contemplò in silenzio per un lungo momento, ansante, cercando di riprendere il controllo di se stesso, il volto teso e le labbra serrate nello sforzo.

Poi, all'improvviso, schiuse le labbra in un sorriso pieno d'amore:

- No, mio dolce tesoro! Non qui. – sussurrò scuotendo il capo. – Non ti amerò in questo inferno, in mezzo al tremendo orrore che ci circonda e che solo i miei incantesimi hanno momentaneamente relegato fuori dalla stanza. Ma di cui conosco fin troppo bene l'esistenza.

L'attirò ancora a sé e, delicato, le sfiorò il viso con labbra tremanti di desiderio:

- Per quanto ti desideri, e sai quanto ti voglio, Crystal, visto che il mio corpo lo sta urlando da ore, - mormorò traendo un sofferto sospiro. - no, non farò mai l'amore con te, qui, in questo luogo dannato!

Le sue labbra ardenti scesero a lambire quelle della donna che desiderava infinitamente, ma che non riusciva ad amare tra gli orrori della sua vita di Mangiamorte.

Crystal si abbandonò alla languida dolcezza del bacio, rassegnata, comprendendo cosa significasse per lui quel luogo orribile.

Sospirò sulle labbra di Severus, stringendosi a lui e mormorò ancora:

- Ti amo...

Fu un bacio dolcissimo, casto e puro, pieno d'amore e comprensione, ma sempre bruciante d'innegabile desiderio.

Lentamente il mago si sciolse dalla bocca ardente, per perdersi nell'azzurro degli occhi della sua donna, che mai era stato così limpido e trasparente, luminoso cristallo che, nel riflesso dell'iride, si fondeva con il fiammeggiante cristallo nero del suo sguardo.

Egli le disse: Son caduto

nella tua insondabile trasparenza. Vedo

intorno a me, come nell'acqua,

sotto un cristallo, altro cristallo.

E affogo in un pozzo cristallino.[4]

- Domattina ti porterò via da questo luogo infernale. Di notte non è possibile uscire senza far scattare gli allarmi magici. – le spiegò. - Troverò un posto sicuro, solo per te, - sussurrò tenero, - e allora ti amerò, ti amerò con instancabile passione per tutto il giorno e la notte!

Crystal sospirò, immersa nelle impetuose fiamme che avvampavano negli occhi del suo mago meravigliosamente testardo, rassegnandosi infine ad accettarne l'infuocata promessa.

In quelle condizioni, però, trascorrere la notte insieme sarebbe stata una tortura insopportabile.

Si allontanò un poco dal calore dell'abbraccio di Severus e, nel riflesso rosseggiante delle fiamme, le cicatrici sul suo volto per un attimo le parvero più profonde.

Erano due segni paralleli, appena accennati e più chiari della sua pelle, già così pallida: il più corto, all'interno, partiva sopra l'angolo della bocca e percorreva la guancia sinistra fino all'occhio, mancato solo d'un soffio dai taglienti artigli dell'Ippogrifo. La cicatrice esterna, più lunga, correva invece dal mento fino alla tempia.

Con mano tremante le sfiorò in una delicata carezza e depose un lieve bacio sulla guancia:

- Gli artigli dell'Ippogrifo. – costatò.

Severus annuì con un impercettibile cenno degli occhi.

- Deve averti fatto molto male. – disse dispiaciuta.

Il mago alzò le spalle:

- Quale dolore credi mai abbia provato, per quei due piccoli sfregi, quando la mia anima era appena stata lacerata dal gesto che avevo dovuto compiere? – chiese con cupa amarezza.

- Perché hai lasciato che restassero sul tuo volto? Tu potevi...

Crystal s'interruppe, turbata dallo sguardo di fuoco rivoltole da Severus.

- Hai voluto che rimanessero... - sussurrò appena, comprendendo l'immenso dolore.

Un cenno affermativo si affacciò nel bagliore degli occhi neri, straziati da un ricordo troppo penoso perché le parole avessero senso.

- ... per riflettere quelle della tua anima. – concluse con voce soffocata.

Il mago emise un lungo, penoso sospiro socchiudendo le palpebre, poi solo un sussurro stanco uscì dalle sue labbra contratte:

- Se nella mia anima ci fossero solo due piccole cicatrici, come quelle che porto sul volto, sarei l'uomo più felice della terra.

Anime in battaglia si agitano in me:

scontri immani per valori dannati,

che la follia di nessuno potrebbe capire.

Dentro di me irrompe il dolore,

quando il campo si fa deserto e gli eroi morti

giacciono indifesi sulla nuda terra

di una vita che aveva perso le sue radici.

Ancora lontana è la mia pace,

ma di quella desolazione farò pace,

e i deserti torneranno a fiorire di luce,

prima o poi.[5]

Crystal serrò gli occhi, trattenendo le lacrime: sapeva in quali condizioni si trovava l'anima del suo uomo, già lacerata dai rimorsi del passato e ora ridotta a brandelli dal terribile gesto compiuto per obbedire all'ultimo ordine di Silente.

Per non parlare di ciò che doveva aver passato negli ultimi quattro mesi, fra i Mangiamorte, gli orrori visti e vissuti, forse anche compiuti in gesti fatalmente pietosi: non voleva immaginare cosa Severus fosse stato costretto a fare nella fortezza delle tenebre, obbligato a eseguire gli ordini di Voldemort per mantenere la propria copertura e tener fede alle promesse fatte a Silente.

No, non voleva saperlo: le bastava l'orrore letto nel cristallo nero dei suoi occhi quando si era rifiutato di fare l'amore con lei in quel luogo, pur desiderandola con ogni singola fibra del suo corpo.

Sentì le braccia del mago attirarla delicato a sé, in un rassicurante abbraccio, e la sua voce profonda sussurrare con dolcezza:

- Vedrai, sbiadiranno presto e tra qualche mese non si vedrà più alcun segno.

Ma sapevano entrambi che le cicatrici della sua anima, ben più profonde, non sarebbero mai scomparse.

La mano di Severus le sollevò piano il mento e Crystal riaprì gli occhi per immergerli nella luminosa notte delle iridi del mago:

- Avanti, amore mio, torna a sorridermi, ti prego: tu sei la mia luce, la mia speranza. Ho bisogno di te! – la implorò.

Tu sei l'unica cosa che possiedo

da quando persi la mia tristezza![6]

Crystal emise un breve sospiro, schiudendo le labbra in un incantevole sorriso, traboccante d'amore, solo per il suo uomo che la rimirava adorante, come nessuno, mai, l'aveva guardata.

Severus le sorrise appena, timoroso d'essere felice, le sfiorò le labbra con dita tremanti e sussurrò, con infinito amore:

- Ti amo, Crystal, mio amore meraviglioso!

Infine la strinse a sé, cercando ancora di ignorare il proprio implacabile desiderio.

- Ora basta, amore mio: è quasi l'alba e voglio che tu riposi, almeno un poco.

- Abbiamo tante cose da dirci, ancora. – tentò di protestare.

- No. Ora devi dormire, ti prego. – le sorrise con una buffa espressione, timida e accattivante insieme.

Sollevò il braccio e le candele si spensero in un unico soffio, quindi sospinse la maga verso il fondo della stanza, immersa nell'oscurità rischiarata solo dalle fiamme del camino che si riflettevano, saettanti, nelle profonde iridi nere.

Crystal sbuffò piano, ma acconsentì, se pur di malavoglia, ad avvicinarsi all'ingombrante letto a baldacchino.

Severus aprì le cortine e tirò indietro le coperte poi si lasciò sfuggire, in un sussurro imbarazzato:

- È meglio se dormi vestita...

La maga ridacchiò, intimamente felice, ma annuì comprensiva. S'infilò tra le lenzuola, lasciando scivolare giù le scarpe, pretendendo però che lui la seguisse.

Il mago sospirò, ma ubbidì infilandosi al suo fianco e lei si accoccolò stretta tra le sue braccia. Quindi gli chiese, maliziosa, ricordando la notte in cui avevano dormito abbracciati nella caverna[7]:

- E tu, riuscirai a dormire, tenendomi stretta a te?

- No, non credo proprio... – balbettò, deglutendo un sospiro di desiderio e stringendola ancor di più a sé, ormai rassegnato all'inevitabile, deliziosa e infinitamente bramata tortura del corpo caldo di Crystal premuto contro il suo, senza poterlo avere.

– Ma, di certo, sono già immerso nel più bel sogno della mia vita. – sussurrò, affondando il viso nell'inebriante profumo della sua donna.

Rimase in silenzio per un poco e poi disse, in un sospiro trattenuto:

- So che sbaglio, che non dovrei permetterti di rimanere con me, che dovrei allontanarti ancora, come ho già fatto una volta. Ma...

Le labbra cercarono quelle di Crystal, spinte da un irrefrenabile desiderio al quale volle languidamente abbandonarsi.

Smettere di baciarla sembrava impossibile, ma sentiva anche che la propria eccitazione era al massimo, a livello di guardia. Si ritrasse mordendosi feroce le labbra e mormorò, con la più completa sincerità:

- Ho bisogno di te, Crystal. Ho bisogno di credere in un sogno per tirare avanti nell'incubo orrendo che è diventata la mia vita.

Chiuse gli occhi, nel buio della notte, ricacciando indietro una lacrima, e aggiunse, in un angosciato sussurro spezzato:

- Dovrei solo mandarti via... ma ho troppo bisogno di te... da solo non ce la faccio più!

Crystal lo strinse forte, commossa dal tormento che percepiva acuto nella sua voce e rispose:

- E' per questo che sono tornata, amore mio! Per rimanere al tuo fianco, affinché tu non sia più solo ad affrontare tutto questo! – esclamò stringendosi a lui. – Sei così angosciato!

- Non puoi immaginare cosa significa, per me, che un tempo lo sono veramente stato, - mormorò con cupa sofferenza nella voce soffocata, - tornare a essere di nuovo un Mangiamorte.

- Ma tu non lo sei! – sussurrò dolce la maga stringendogli le mani.

- Però, - Severus chiuse gli occhi e serrò i denti, - devo riuscire a fingere di esserlo. – concluse in un soffio doloroso.

- Io sarei pronta a diventarlo, per te! – esclamò Crystal, travolta dalla devastante afflizione percepita nel mago e disposta a tutto pur di alleviarla.

- Non te lo permetterei mai!

Severus aveva gridato, stringendola a sé come un forsennato.

- Preferirei rinunciare per sempre a te, piuttosto che vedere questo odioso simbolo deturpare il tuo braccio!

Il mago aveva strappato via la manica della camicia nell'impetuoso gesto di sollevarla per mostrare il marchio inciso a fuoco sulla pelle candida dell'avambraccio.

Via, via da me il marchio del male:

non è sulla pelle che si veste il nero,

ma nell'anima ribelle che inerme si piega

al destino di lottare senza fine,

pur di ritrovarti al di là di tutto

e recuperare la perduta innocenza

persa nel furore ardente della vita dannata.[8]

Sembrava folle, il duro profilo illuminato dai cupi riflessi rosseggianti delle fiamme, i lunghi capelli neri ondeggianti a coprirgli in parte il viso terreo, reso spaventoso dall'espressione d'implacabile odio con cui osservava la mano graffiare con tenebrosa ferocia il segno del rinnegato legame con Voldemort.

- No!

La mano di Crystal corse a bloccare le unghie di Severus conficcate nella pelle marchiata che la stavano lacerando con voluta crudeltà.

Il mago tremava, e piccole gocce di sangue uscirono dalle profonde striature rosse incise sul teschio dalla cui orrida bocca spalancata usciva il serpente.

Crystal posò una mano sul braccio coprendo il marchio e con l'altra strinse a sé l'uomo che amava e stava soffrendo così tanto.

- Ti amo, Severus! – esclamò, il cuore in tumulto davanti alla devastante disperazione. – Basta, ti prego, basta! – lo implorò.

Lui aveva reclinato il capo sul petto e abbandonato le braccia di lato, il respiro ansimante dopo la sfuriata. Lenta la sua mano raggiunse quella della maga, sopra il marchio, e mormorò, con amara rassegnazione:

- E' inutile: non riuscirò mai a liberarmene.

Crystal intrecciò le proprie dita con quelle sottili del mago e liberò il braccio, dove il sangue affiorava tra le spire del serpente e una purpurea goccia pareva scendere, macabra lacrima, dall'orbita vuota del teschio.

La maga scivolò verso il basso e, con amore, fece per posare le labbra sul marchio. Severus, però, le bloccò il viso:

- No, non voglio!

- E' il tuo braccio, amore, ed è il tuo sangue! Non m'importa di quel marchio, - sussurrò con intensità, - io voglio baciare la tua carne torturata da un passato che ancora non ti lascia libero di vivere.

Il mago allentò la stretta e, mentre le labbra della donna che amava baciavano l'emblema delle sue colpe, accogliendole in sé, nuove lacrime gli rigarono piano le guance.

Crystal si sollevò e con dolcezza sfiorò un'ultima volta il marchio e le striature rosse inflitte da Severus. Si girò verso e rimase a contemplare le fiamme nere dei suoi occhi che urlavano il violento tormento della sua povera anima.

Delicata gli carezzò le guance bagnate dalle preziose lacrime e sussurrò:

- Ma tu sei già libero! Lo strazio che provi vivendo tra i Mangiamorte dimostra che non sei più uno di loro; i rimorsi delle tue colpe passate, che continuano a torturarti dopo tanti anni, affermano con forza che tu non sei mai stato, veramente, uno di loro.

Severus socchiuse le palpebre e lasciò che le lacrime gli scorressero silenziose sul volto: sarebbero state accolte con amore e rispetto.

La maga si adagiò al suo fianco e la strinse piano a sé, mormorando.

- Ti amo, Crystal. Grazie di esistere. Grazie di essere qui e di amarmi.

Andavo per perfidi sentieri

incerto dolorosamente.

Le tue mani mi fecero da guida.

Così pallida sull'orizzonte lontano

riluceva una tenue speranza d'aurora:

il tuo sguardo fu il mattino.

.........

Il mio cuore impaurito, il mio tetro cuore

piangeva, solo, sulla triste via;

l'amore, delizioso vincitore,

ci ha riuniti nella gioia.[9]



[1] Vedi capitoli 3 e 4 di "Forza e Resistenza del Cristallo".

[2] Earendil

[3] Pablo Neruda – Dalla raccolta "Todo el amor", tratto da "Pelleas e Melisanda".

[4] Pablo Neruda – Dal poema "La spada di fuoco", tratto da XXVIII

[5] Earendil

[6] Pablo Neruda – Dalla raccolta "Todo el amor", tratto da "Canzone del maschio e della femmina".

[7] Vedi capitolo 15 di "Luci e Ombre del Cristallo".

[8] Earendil

[9] Paul Verlaine. Dalla raccolta "La buona canzone", tratto da "XX".

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