20. Incanto di oro e tenebre (REV 2022)
Un giorno
A te, amore, questo giorno,
a te consacro.
Nacque azzurro, con un'ala
bianca in mezzo al cielo
giunse la luce
all'immobilità dei cipressi,
gli esseri minuscoli
uscirono sulla riva di una foglia
o alla macchia del sole su una pietra.
E il giorno è ancora azzurro,
finché entrerà nella notte come fiume
e farà tremare l'ombra con le sue acque azzurre.
A te, amore, questo giorno.
Appena, da lontano, dal sogno,
lo presentii e appena
mi toccò il suo tessuto
di rete incalcolabile
io pensai: "è per lei".
Fu un palpito d'argento,
fu sopra il mare volando un pesce azzurro,
fu un contatto d'arene abbacinanti,
fu il volo di una freccia
che tra il cielo e la terra
attraversò il mio sangue
e come un fulmine raccolsi nel mio corpo
la traboccata chiarità del giorno.
E' per te, amor mio.
Io dissi: è per lei.
Questo vestito è suo.
Il lampo azzurro che s'arrestò
sull'acqua e sulla terra
a te io lo consacro.
A te, amore, questo giorno.
Come una coppa elettrica
O una corolla d'acqua tremante,
innalzalo nelle tue mani,
bevilo con gli occhi e con la bocca,
spargilo nelle tue vene perché arda
la stessa luce nel tuo sangue e nel mio.
Io ti do questo giorno.
Con tutto ciò che porterà:
le trasparenti uve di zaffiro
e la raffica rotta
che avvicinerà alla tua finestra
i dolori del mondo.
Io ti do tutto il giorno.
Di chiarità e di dolore faremo
il pane della nostra vita,
senza rifiutare ciò che ci porterà il vento
né raccogliere solo la luce del cielo
ma le cifre aspre
dell'ombra sulla terra.
Tutto ti appartiene,
tutto questo giorno col suo grappolo azzurro
e la segreta lacrima di sangue
che tu troverai nella terra.
E non t'accecherà l'oscurità
né la luce abbacinante:
di questo impasto umano
sono fatte le vite,
e di questo pane dell'uomo mangeremo.
E il nostro amore fatto di luce oscura
d'ombra radiante
sarà come questo giorno vincitore
che entrerà come fiume
di chiarità nel mezzo della notte.
Prendi questo giorno, amata.
Tutto questo giorno è tuo.
Lo do ai tuoi occhi, amor mio,
lo do al tuo seno,
te lo lascio nelle mani e nei capelli,
come un mazzo celeste
Te lo do perché ne faccia un vestito
d'argento azzurro e d'acqua:
quando arriverà
la notte che questo giorno inonderà
con la sua rete tremante
distenditi vicino a me,
toccami e coprimi
con tutti i tessuti stellati
della luce e dell'ombra,
e chiudi allora i tuoi occhi
perché io m'addormenti.[1]
Minerva McGranitt socchiuse gli occhi nel sole sfolgorante del mattino: bruciava torrido sulla pelle sottile e fragile, più di quanto avesse previsto. Dovette schermarsi con la mano per vedere: una spiaggia di abbacinante sabbia bianca conduceva alle acque cristalline del mare deserto, che s'insinuava in profondità nella laguna ombrosa contornata da grandi mangrovie, i lunghi rami protesi a carezzare delicati l'acqua.
Percepì rumori alle spalle: Lupin era comparso stringendo in mano un vecchio stivale. Vicino a lui un uomo basso con i capelli a ciuffi. Lo riconobbe senza esitazione: era il mago che aveva celebrato il funerale di Silente.
Minerva volse lo sguardo nella direzione indicata dalla mano di Lupin.
Severus era fermo, immobile, sulla punta estrema del corto pontile di legno: il leggero manto di seta nera ondeggiava nella brezza del mattino e il mago si stagliava, tenebra luminosa, tra l'azzurro limpido del cielo e quello verdeggiante del mare.
Sorrideva, felice, le labbra appena dischiuse e i profondi occhi neri scintillanti nel sole.
Sorrideva alla sua Crystal, alla donna che amava profondamente e stava per diventare sua moglie.
La giovane maga era comparsa sulla piccola barca che le placide onde sospinsero gentili verso il pontile. Era bellissima: gli occhi vividi zaffiri trasparenti, la bocca di rosso rubino e i lunghi capelli, screziati dall'oro del sole, trattenuti appena indietro sul capo per ricadere in morbidi riccioli su spalle e schiena nude.
Severus si chinò, le mani protese verso quelle di Crystal che, in un istante, fu attratta dalla sua magia e levitò fino alle sue braccia, vaporoso sogno dorato teneramente avvolto dalle tenebre. L'impalpabile abito di aurei veli leggeri s'intrecciò con il nero mantello, le loro labbra a incontrarsi, golose le une delle altre, per un lungo e appassionato bacio.
Lupin esortò Minerva e l'altro mago a seguirlo e si diresse dove la laguna s'incuneava nella terra, quasi confondendosi, tramite uno stretto passaggio ombroso, con le verdi acque trasparenti raccolte ai piedi d'una iridescente cascata illuminata dai caldi raggi del sole. Un intenso profumo di fiori riempì le narici: come delicate perle di un diadema, le candide corolle erano incastonate nelle pareti arboree che contornavano la cascata ombreggiando le bianche rive della laguna interna dell'isoletta.
Il luogo era deserto: solo gli sposi, i due testimoni e il mago officiante, avvolti nella calda e profumata penombra, e Fanny, appollaiata su un alto ramo, che regalava loro una dolce melodia.
Nessun invitato alla cerimonia nuziale.
Remus si trovò a fare involontari raffronti con il proprio matrimonio: era stato costretto a celebrarlo in fretta, quasi di nascosto, fra pochi intimi, e a malincuore aveva dovuto rinunciare a invitare tanti amici.
Il matrimonio di Severus, invece, era rigorosamente segreto.
Però, Remus sapeva che il mago non aveva dovuto rinunciare a fare inviti: non aveva amici, non aveva permesso a nessuno di esserlo, e l'unica persona riuscita a entrare nel suo cuore, Silente, aveva dovuto ucciderla.
Scosse la testa e si morse le labbra: non aveva motivo di invidiarlo per una rinuncia che Severus non aveva dovuto fare!
Crystal strinse le mani dell'uomo che aveva imparato ad amare sempre più e del quale anelava essere moglie e compagna per il resto della vita. Era persa nell'amore che splendeva negli intensi occhi neri, sincera voce dell'anima che non aveva mia smesso di raccontarle il suo appassionato amore.
Il cuore mi racconta una storia di mito,
e nessun eroe lo popola,
solo uomini legati dalle catene d'amore.
Un mito finisce nella gloria;
io voglio solo te
dentro di me e nella luce degli occhi,
e voglio che l'eterno ci abbracci
lasciando correre i nostri sentimenti
verso libere contrade da amarsi. [2]
Ancora non era riuscita a capire come Severus avesse fatto, di nascosto, a realizzare il bellissimo sogno che una notte si era lasciata sfuggire appena finito di fare l'amore: sposarsi in Africa, immersa nel sole che tanto amava, tra il cielo e il mare, loro due, soli... e felici!
Si era procurato Passaporte sincronizzate e organizzando tutto da solo, proprio lui che non poteva mettere il naso fuori dalla fortezza di Voldemort senza rischiare d'essere ucciso o, quanto meno, catturato dagli Auror o dai membri dell'Ordine che ancora lo stavano cercando assidui.
L'aveva fatto per lei, per realizzare il suo sogno, per dedicarle quel giorno che non avrebbe mai più dimenticato, il giorno luminoso in cui i sogni diventano realtà.
Oggi sotto il cielo dell'aurora
luccichii di rugiada,
sotto le piante in riva al fiume
scintillii di sole:
in ressa
riempiono il mio cuore.
Questo io so:
nell'immenso universo, nelle acque
senza sponde dell'ideale
i palpiti del loto.
Questo io so:
io verbo nel verbo,
io canto nel canto,
io vita nella vita,
io brillante luce
nel cuore spezzato delle tenebre.[3]
Si strinse a Severus, tremante per l'emozione, di nuovo bimba felice con il sole negli occhi, mentre le sue mani accarezzavano lievi la lunga schiera dei sensuali bottoncini che chiudevano la giacca di seta nera: non aveva tralasciato nulla!
Crystal gli regalò di nuovo il suo sorriso innamorato e il cuore del mago accelerò i battiti.
La felicità dorata della maga si rifletteva nelle iridi nere di Severus e nel suo incantevole sorriso. Voleva che tutto fosse perfetto, per il giorno fatato in cui Crystal diventava sua moglie: così era riuscito a celare alla perfezione ogni timore, a respingere i pensieri negativi, almeno per poche ore, a dimenticare d'essere stato tenebra oscura e a essere solo luce dorata, proprio come Crystal che risplendeva tra le sue braccia.
La sua Crystal, la sua donna, sua per sempre!
La strinse forte: non aveva mai neppure sognato di poter essere così felice!
Era bella, bellissima, più bella che mai, raggio di sole che spezzava per sempre le sue tenebre.
La sua pelle sembrava aver riconosciuto il sole africano ed era calda seta ambrata sotto le sue dita che, delicate, le sfioravano la schiena stringendola di più a sé; erano ciliegie infinitamente desiderabili le sue labbra, irresistibili, da baciare con passione nonostante l'occhiataccia rivoltagli da Minerva quando il mago officiante cominciò, con voce cantilenante, il rito nuziale.
- Siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione di due anime...
Minerva McGranitt scosse rigida il capo: non riusciva più a riconoscere Severus nell'uomo che, davanti a lei e senza alcuna vergogna, baciava con ardente passione la sua donna.
Doveva essere davvero perdutamente innamorato!
L'anziana insegnante si chiese come aveva fatto, fino allora, a giudicarlo freddo e insensibile, forse addirittura incapace di amare. A quanto pare, Severus aveva recitato alla perfezione la sua parte, riuscendo a imbrogliare perfino lei che si piccava di riuscire sempre a capire l'indole più profonda dei suoi allievi.
Incrociò lo sguardo di Lupin che le sorrise, benevolmente divertito: sembrava approvare senza riserve.
Infine Severus si staccò dalle labbra di Crystal e Minerva sospirò, sollevata.
Vedere gli sposi abbracciati stretti, eppure così diversi, faceva impressione.
Crystal era davvero bellissima, nel leggiadro abito di frusciante seta color oro che ondeggiava nella brezza del mattino, la cascata dei riccioli biondi che morbida le ricadeva sulla schiena nuda.
Severus, invece, si stagliava elegante e fiero, come sempre vestito di nero, il lungo mantello che fluttuava nell'aria e i capelli corvini a incorniciargli il volto pallido illuminato da un sorriso felice.
Sembravano la personificazione di luce e tenebre, elementi in apparenza in lotta che invece trovavano il perfetto equilibrio nell'abbraccio pieno d'amore, in cui il nero s'intrecciava all'oro, negli abiti e nei capelli, e raggi dorati rifulgevano nelle tenebre oscure, che li avvolgevano con amorevole passione, illuminandole.
Anche Lupin fu colpito dalla particolare bellezza di Crystal: come ogni sposa nel fatidico giorno, irradiava l'immensa gioia che la rendeva ancora più bella di quanto già fosse, ma, soprattutto, Remus aveva notato quanto Severus la tenesse stretta a sé, avvolta nel protettivo abbraccio, quasi temesse di poterla perdere da un momento all'altro.
Crystal era tutto ciò che Severus aveva, era il suo unico tesoro, inestimabilmente prezioso.
Del resto, Remus lo capiva molto bene: da quando il piccolo Teddy era nato, le sue preoccupazioni erano di molto aumentate, alimentando i timori di perdere Dora o uno dei suoi cari amici.
Ma la stretta di Severus attorno alla vita di Crystal aveva un preciso e terribile significato: se Severus l'avesse persa, avrebbe perso tutto.
- Vuoi tu, Severus Piton, prendere Crystal...
La maga si sentì stringere a lui ancora di più.
Oh sì! Certo che Severus voleva!
Crystal non l'aveva mai visto sorridere in quel modo: le labbra sottili morbidamente dischiuse, fiamme dorate ardenti nelle tenebre dei suoi occhi meravigliosi, riflettendo la sua stessa felicità.
Io voglio Te,
voglio soltanto Te:
questa volontà si fissi
per sempre nel mio cuore.
.........
Come la notte custodisce
la preghiera della luce,
così, tra profonde illusioni,
io voglio Te.
Nella sua furia
anche la tempesta vuole pace;
così anch'io, pur nella colpa,
voglio Te.[4]
- Lo voglio!
La voce del mago risuonò decisa, sicura, eppure anche dolcissima e vellutata, mentre la rimirava con amore cingendole la vita con le mani, commosso.
- Vuoi tu, Crystal Storm, prendere Severus...
Sì, sì, sì! Lo voleva, lo voleva da tanto tempo!
Voleva gli abbracci delicati e appassionati di Severus, le labbra dolci e ardenti, le deliziose ed eccitanti carezze sulla pelle. Voleva inabissarsi nelle tenebre dei suoi occhi e perdersi nel suo immenso amore, vedere per sempre lo splendido sorriso sul suo volto che, mai come adesso, le era parso così bello nel luminoso pallore.
Voleva essere sua moglie, la sua donna, la sua compagna: per sempre!
E voleva renderlo felice, come Severus non aveva neppure mai sognato di poter essere!
- Lo voglio!
Sentì Severus tremare, e forse impallidire un poco, sentì il suo cuore fermarsi e poi esultare mentre la stringeva forte a sé circondandola con le braccia, a diventare un tutt'uno con lei. Sentiva le labbra bruciare di desiderio sulla fronte e sapeva che il mago aveva chiuso gli occhi per assaporare meglio l'immensa felicità di sentirla infine profondamente sua.
Severus si staccò da lei, solo un attimo, per volgersi verso Remus che gli stava passando gli anelli nuziali; tornò a guardarla, gli occhi sfavillanti d'amore e le verette tra le dita tremanti.
Gli mancava il fiato, il cuore a martellargli in petto: con lentezza prese la mano di Crystal, della donna che amava infinitamente, della donna che ricambiava il suo amore fino in fondo, con incredibile coraggio, e la strinse piano fra le sue.
Guardandola negli occhi, adagio le infilò l'anello, pegno d'amore eterno: un sottile cerchietto d'oro e una rivière di luminosi cristalli neri intrecciati fra loro, in un abbraccio senza inizio e senza fine.
Nell'azzurro del cielo degli occhi di Crystal brillò una lacrima, la stessa lacrima d'amore e felicità che illuminava la scura notte dei suoi.
Le passò l'altro anello, affinché glielo infilasse con esultante decisione e un guizzo d'orgoglio nello sguardo limpido.
- ... vi dichiaro uniti per sempre!
Il mago con i capelli a ciuffi levò la bacchetta sopra le teste degli sposi e intorno a loro vi fu solo calda luce dorata, l'intensa melodia di Fanny a pervadere l'aria.
Severus si chinò su sua moglie, sulle labbra rosse, chiuse gli occhi e la baciò con infinito e appassionato amore.
Fu l'incanto dell'oro assolato del giorno avvinto nelle tenebre della notte più oscura.
Nella mia vita
ho amato, cuore e anima,
luci e ombre della terra.
Questo amore senza fine
ha fatto udire
la voce della speranza
nell'azzurro del cielo.
E rimarrà nella felicità
e nel dolore più profondo,
rimarrà in ogni gemma
e in ogni fiore,
nelle notti primaverili ed estive.
Ho messo l'anello di nozze
alla mano del futuro.[5]
*
Il sole ancora bruciava sulla pelle, anche se si era abbassato, intensamente rosso, sulla linea dell'orizzonte: le onde del mare, d'un blu profondo, s'infrangevano con maestosa forza sulla scogliera che difendeva la piccola spiaggia di rena rossastra, come i riflessi del sole che scintillavano cupi sugli scogli dell'isola sperduta nel mare.
Severus stringeva a sé sua moglie, e ancora la baciava con ardente e instancabile passione davanti a quella che sarebbe presto diventata la loro nuova, vera casa.
Non era ancora pronta, purtroppo: non era riuscito ad approntare tutti gli incantesimi di protezione che l'avrebbero resa un rifugio sicuro, ma era già lì ad attenderli, scrigno di cristallo sfavillante, sospesa tra mare e cielo, come Crystal aveva sempre desiderato, baciata dai languidi raggi dell'astro morente, illuminata ancora dal sole mentre la luna saliva a oriente nel cielo indaco, incontrastata regina delle incombenti tenebre della notte, trapunte da diamanti di stelle, che si confondevano con l'oro sfavillante del tramonto.
Così era Crystal, sogno dorato, teneramente avvinta nell'oscurità del mago che tanto l'amava.
Dunque sarà un giorno chiaro d'estate:
il grande sole, complice della mia gioia,
farà più bella ancora, tra il raso
e la seta, la tua cara bellezza;
il cielo tutto blu, come un'ala tenda,
fremerà sontuoso in larghe pieghe
sulle nostre due fronti liete e pallide,
emozionate per l'attesa e per la gioia;
e quando la sera verrà, sarà dolce l'aria
che scherzerà, carezzevole, nei tuoi veli,
e gli sguardi tranquilli delle stelle
sorrideranno benevoli agli sposi.[6]
Crystal guardava in alto, una stupita felicità negli occhi azzurri che, limpidi, riflettevano l'oro intenso del tramonto: ammirava il dono preparato da Severus.
Incastonata come un luminoso cristallo nella scogliera, sospesa a picco sul mare che ruggiva possente ai suoi piedi, illuminata dagli ultimi riverberi del sole, c'era la nuova casa, spaziosa e accogliente: si protendeva libera tra mare e cielo, entro pareti di vetro puro e trasparente.
Crystal sorrise: Severus sapeva come soddisfare alla perfezione ogni suo desiderio!
*
Era bello desiderarla, come sempre, forse ancora di più, ora che sapeva di poterla avere quando voleva; era bello giocare ancora con lei, in modo delizioso e non più doloroso, solo prolungando l'agognata attesa dell'estasi, tra baci e carezze, eccitanti come non mai.
Crystal giaceva sul letto della loro casetta nel bosco, ancora protetta nell'oro sottile del frusciante abito nuziale, carezzata e avvolta dalle sue ardenti tenebre.
Percorreva il suo viso con languidi, dolci e appassionati baci, timoroso, come fosse la prima volta, oppure potesse essere l'ultima, che si apprestavano a fare l'amore, rimandando sempre più il momento in cui la sua magia, alla fine incontrollabile, avrebbe portato le sue mani, e le sue labbra, a percorrere il corpo di Crystal, infine nudo davanti alla sua imperiosa brama.
Ma voleva attendere, voleva ancora impazzire di desiderio per lei, voleva ammirarla ancora e ricordarla per sempre così bella, sole raggiante nel suo abbraccio di tenebra.
Sua moglie.
Se ripensava alla prima volta in cui l'aveva vista, mentre scendeva dal bianco e imponente cavallo davanti al portone di Hogwarts, immersa in scintillii dorati e bagliori vermigli, doveva ammettere di aver cominciato a desiderarla ancora prima di conoscerla, nell'esatto istante in cui i loro occhi si erano incontrati e lei si era immersa senza paura nell'oscurità dei suoi, come nessuno aveva mai fatto prima.
Anche in quel momento i loro sguardi erano fissi l'uno nell'altro, incatenati dall'amore che li legava, intenso colloquio di anime, oltre i loro corpi che con tanta voluttà si desideravano.
Sua moglie.
Quanto a lungo l'aveva acutamente desiderata, per mesi e mesi, pensando che mai una donna come lei avrebbe potuto amare un uomo come lui, con il suo maledetto passato che inesorabile bruciava ogni sogno d'amore. Aveva cercato di sfuggirle, di domare il proprio desiderio, di negare l'evidenza di un sentimento che diventava sempre più forte, ogni giorno di più, e lo spingeva a cedere, lo spronava a concedersi, infine, la felicità dell'amore.
Sua moglie.
La madre dei suoi figli.
Sognare è lecito
quando una vita ci attende,
e attraverso l'ombra imponente,
al di là della tempesta più densa,
io vedrò uno sguardo d'amore,
capace di rendere dolce
il più atroce dei dolori.[7]
Chiuse gli occhi e si morse le labbra: no, nessun figlio, finché Voldemort non fosse stato sconfitto. Non avrebbe messo al mondo un bambino che poteva diventare, come lui troppo a lungo stato, schiavo dell'oscurità. No, prima doveva distruggere l'Oscuro Signore e poi, solo dopo, avrebbe potuto realizzare a pieno il suo sogno d'amore: una bambina, bella come Crystal, i suoi occhi e il suo sorriso.
La strinse forte, perdendosi ancora una volta sulle labbra, per rubarle l'aria e respirare la sua stessa vita. Avrebbe voluto poter restare per sempre al suo fianco, stringerla a sé e proteggerla da ogni male: se l'avesse perduta, sarebbe irrimediabilmente impazzito dal dolore.
Sua moglie, la sua donna, la sua Crystal!
Riprese a sussurrarle piano il suo amore, tra un bacio e una carezza, rotolandosi con lei sul letto, oro e tenebre avvinti, le mani, sempre più difficili da controllare, che l'accarezzavano sopra l'abito leggero che a tratti svaniva rivelando la pelle ambrata, le labbra a insinuarsi nel nuovo dominio appena scoperto, avide della pelle fremente.
Ormai Crystal era nuda tra le sue braccia, sabbia d'oro che gli scorreva tra le dita, quasi sfuggendogli, mentre le donava impalpabili carezze, delicati sussurri d'amore sparsi sulla pelle, tutta la pelle, senza dimenticare neppure un recondito recesso.
Crystal fremeva, abbandonata languida sul letto, inarcando la schiena allo squisito tocco che si faceva sempre più intenso, più intimo, le labbra ardenti a rincorrere le mani, e la lingua morbida e calda che inseguiva da vicino le labbra insinuandosi infine nell'umido, agognato scrigno, a donarle un'intensa voluttà con instancabili e devoti guizzi serpentini che la facevano impazzire prolungando il suo piacere.
- Aah... Severus!
Il mago si sollevò sulle braccia sopra di lei, ancora persa negli ultimi sussulti dell'orgasmo, e la guardò sorridendo, felice, gli occhi neri a brillare d'amore e di crescente desiderio, sulla bocca il sapore della sua donna. Si passò la lingua sulle labbra, con intensa voluttà, poi piegò un gomito spostandosi appena di lato e si chinò sul suo estatico viso per un lungo e profondo bacio, mentre, contro il fianco della maga, il suo membro eccitato premeva con forza, ancora imprigionato nei pantaloni e, sul petto, una lunga schiera di severi bottoncini di seta nera a fatica tratteneva i suoi aneliti.
Crystal rispose al bacio con un gemito sottile e poi sorrise, languida e al momento appagata, lasciando scorrere lenta le dita sul suo petto.
- Come sempre, nuda tra le tue braccia...
- Anche tu conosci l'incanto, adesso. – sussurrò piano.
Crystal sorrise, maliziosa, mentre la mano scendeva lenta sul ventre del mago insinuandosi fra i loro corpi fino a raggiungere il turgore della sua eccitazione: Severus gemette appena e socchiuse gli occhi mordendosi piano il labbro inferiore.
- Non vorrai che dimentichi questi erotici bottoncini... - mormorò sensuale.
Severus chiuse definitivamente gli occhi e si lasciò cadere sul letto al suo fianco con un vibrante sospiro, bramando la lenta e deliziosa tortura che stava per avere inizio.
Crystal gli pose le mani sul petto lisciando dapprima la casacca di leggera seta nera, poi si sollevò sulle braccia e salì a cavalcioni, accoccolandosi proprio sopra alla sua pulsante erezione: Severus ancora gemette inarcando appena la schiena. Poi sollevò le palpebre per ammirare la sua donna che, deliziosamente nuda, giocava con il suo desiderio strusciandosi su di lui.
Con le mani risalì dalle ginocchia sfiorandole le cosce con le dita fino ad arrivare ai fianchi che le afferrò con presa decisa per premerla con forza su di sé mentre sollevava il bacino: fu la maga a gemere, ora, al rude contatto con la durezza del suo membro, ma poi allargò ancor di più le gambe, quasi a prendere possesso dell'intima parte di lui, la leggera stoffa dei pantaloni ormai bagnata dall'eccitante sfregamento.
Il mago gemette di nuovo e lasciò la presa, ma solo per far scorrere le mani verso l'alto, verso i seni gonfi e sodi che Crystal gli offriva con voluttà sporgendosi in avanti. Le sue mani si strinsero intorno alla morbida carne, imprigionando tra le dita i capezzoli già turgidi, carezzandoli, strofinandoli, stringendoli, titillandoli. Poi l'attirò verso di sé, sollevandosi per immergersi nei suoi seni, la bocca golosa a succhiarli, la lingua umida a leccarli e le labbra calde a baciarli con trasporto mentre con le mani ancora li premeva e li stringeva.
Crystal inarcò ancora la schiena per meglio offrirsi, la sua intimità ancora a strofinare quella rovente del mago che sembrava sul punto di esplodere.
Infine si sottrasse agli appassionati abbracci e lo spinse indietro, con decisione, di nuovo appoggiando entrambe le mani sul suo petto e accarezzandoglielo piano. Severus la guardò con intensità, gli occhi neri appannati dalla voglia di lei, mentre la maga cominciava a sfiorare la sensuale schiera di piccole perle di seta nera. Le sue dita percorsero più volte la lunga fila, strettamente serrata, dall'alto al basso e poi ancora in alto, e di nuovo giù, con languida lentezza, sfioramenti leggeri e carezze intense che stapparono nuovi gemiti al mago mentre Crystal continuava a dondolarsi sul suo pube.
Severus strinse forte i pugni, le braccia abbandonate lungo i fianchi. Gli sembrava di impazzire, di non poter resistere un solo istante di più senza toccarla, senza stringerla a sé: voleva sentirla contro la propria pelle, nuda e fremente, voleva sentire i seni premere sui propri capezzoli, dolorosamente rigidi, ma la nera casacca ancora lo soffocava; voleva farla sua, con virile intensità, penetrare in lei con delicata violenza, sentirla ansimante a godere delle sue vigorose spinte, ma la severa barriera di bottoncini ancora lo incatenava nel delizioso e infinito tormento, nell'attesa spasmodica di un piacere ancora rinviato che, in crescente progressione, lo portava pericolosamente vicino alla perdita di ogni controllo.
Crystal gli sfiorò il collo e la morbida sciarpa di seta nera svanì leggera nell'aria, mentre le labbra ardenti della maga si posavano sulla tenera pelle provocandogli profondi brividi di piacere. Trattenere le mani, per non stringerla a sé, era un'impresa sovrumana, mentre la lingua della maga lo esplorava con perizia, scendendo lungo la delicata linea del collo insinuandosi alla base, dietro la spalla. Nuovi brividi gli scesero acuti lungo la spina dorsale, e altri gemiti sfuggirono alle sue labbra che solo bramavano ricambiare ogni bacio della sua donna.
Crystal si ritrasse ancora, ma solo per introdurre le dita tra i bottoni, tormentosamente lente, dolci delizie ardenti, scendendo sensuali sul petto per liberarlo infine dalla seta leggera della casacca e della camicia che svanirono come fumo nell'aria resa rovente dalla voluttà.
Solo i pantaloni, ormai impregnati di reciproco desiderio, ancora lo dividevano da lei.
Con impeto l'attirò a sé, la pelle nuda, bruciante, infine a contatto: cercò spasmodico le labbra squisite, la lingua che a lungo lo aveva piacevolmente torturato, per un bacio travolgente che lo fece tremare nello sforzo di controllarsi ancora. Le mani cercarono di nuovo i seni sodi, stringendoli, sfregandoli, carezzandoli, tormentando i capezzoli tra le dita.
Infine, l'impellente desiderio dissolse magicamente anche l'ultimo lembo di stoffa che ancora lo separava da Crystal: le pose le mani intorno alla vita sollevandola un poco e in un breve istante fu in lei, con dolce prepotenza, in profondità, strappandole un grido di piacevole sorpresa mentre spingeva in alto il bacino e con le mani la teneva con forza premuta su di sé.
Serrò le palpebre e si morse forte le labbra senza riuscire a trattenere un lungo rantolo di piacere quando sentì infine la carne morbida e calda di lei avvolgerlo stretto e vibrare d'improvviso, inatteso e immediato piacere. La sentiva sussultare nell'orgasmo mentre penetrava ancor più a fondo in lei sollevandosi con decisi e ripetuti colpi di reni, mentre con le mani continuava a tenerla premuta contro di sé, guidando con maestria le sue oscillazioni, e la sentiva gemere e mormorare il suo nome, spezzato nell'estasi:
- Aah... Se... verus!
Poi le mani pallide corsero di nuovo a immergersi nei seni dorati, stringendoli forte, strofinando i capezzoli tra le dita, prolungando il piacere della sua donna con quelle decise carezze, godendo dei suoi gemiti e dell'estasi dipinta sul suo bel volto, mentre la rimirava cavalcare sul proprio corpo. Ancora l'attirò a sé e sollevò il busto per immergersi nel morbido paradiso carnale, le labbra a baciarle i seni e la bocca a succhiare i capezzoli.
Infine, con un movimento deciso invertì le posizioni, una mano a tenerla con sicurezza sempre premuta contro di sé. Senza mai perdere il contatto fra loro, si ritrovò sopra di lei, ansante, gli occhi neri che brillavano vividi mentre si chinava a incontrare ancora le labbra per un lungo, intenso bacio, e riprendeva a muoversi in lei, sollevato sulle braccia per non schiacciarla: lenti movimenti vigorosi che lo portavano a sentirla pienamente sua, ampie oscillazioni rotatorie per esplorare ogni angolazione di piacere, brevi momenti di immobilità assoluta per imporsi di trattenere ancora il suo seme, per poi sprofondare di nuovo in lei, con instancabile e devota dedizione, spinte rapide e profonde che rubavano il fiato e regalavano un nuovo, lungo e appagante orgasmo alla donna che aveva voluto diventare sua moglie e ancora gridava il suo nome all'apice dell'estasi.
- Severus... amore, Severus!
Crystal aveva gli occhi chiusi e il volto arrossato in parte coperto da lunghe ciocche di capelli dorati, ansimava e respirava a fatica tra gemiti di piacere, inframmezzati solo dal nome del suo uomo che ancora si muoveva con vigore in lei acuendo e prolungando il suo godimento:
- Severus... Severus!
Infine la maga riaprì gli occhi, a fatica, ma voleva vederlo, mentre ancora godeva delle sue spinte; voleva guardare Severus, il suo uomo meraviglioso, amante sensibile e generoso, infine suo marito! Lui la stava osservando con infinito amore, gli occhi neri che brillavano di eccitato desiderio, beandosi del prolungato piacere che sapeva darle.
Crystal allungò una mano per affondarla nei lunghi capelli neri che, nel movimento, gli ondeggiavano disordinati sul viso, poi sfiorò piano le labbra sottili che le sorridevano dolci:
- Ti amo, Severus! – esclamò puntellandosi sui gomiti per sollevare un poco il busto e cercare la sua bocca.
- Crystal, amore! – sussurrò roco il mago chinandosi a incontrare le sue labbra, mentre l'estasi dell'orgasmo, onda rovente e inarrestabile, esplodeva infiammando infine anche il suo corpo che, in lenti e intensi sussulti, aderì del tutto a quello di Crystal che ancora fremeva piano negli ultimi rivoli di godimento.
*
Era sicuro che avrebbe trovato Crystal sulla soglia, o addirittura sull'altro lato del ponticello.
Ma la maga non era ad attenderlo e la porta della casetta era chiusa.
- Crystal? – chiamò, una strana ansia a impadronirsi di lui.
Nessuna risposta.
In pochi balzi fu alla porta e, prima di pronunciare gli incantesimi necessari per eliminare le protezioni magiche all'accesso, ancora chiamò, a voce più alta e sempre più preoccupato:
- Crystal! Dove sei?
Solo silenzio nell'ovattata oscurità del bosco che cingeva la casa nel suo abbraccio discreto.
Com'era possibile?
L'aveva avvertita con anticipo: nel cristallo nero del medaglione aveva visto il sorriso di felicità mentre le comunicava di aver infine terminato tutte le protezioni magiche sulla nuova casa, che ora poteva considerarsi una fortezza e, pertanto, poteva trasferirsi. Le iridi azzurre si erano riempite di maliziosi bagliori dorati posandosi sui bottoncini della sua casacca e aveva cercato conferma nei suoi occhi: sì, era riuscito a ritagliarsi del tempo e avrebbero avuto due splendidi giorni da trascorrere insieme, meritata luna di miele sulla scogliera, tra mare e cielo, come Crystal desiderava.
Ma Crystal non rispondeva e non era neppure in casa.
Severus chiuse gli occhi e il cuore sembrò fermarsi.
No, non poteva essere.
Si sentì soffocare dal terrore che le fosse accaduto qualcosa: estrasse il medaglione e lo portò alle labbra con mani tremanti.
Una volta.
Cercò di respirare.
Un'altra volta.
S'impose di attendere qualche secondo.
L'ultima volta.
Riaprì gli occhi: il cristallo nero era desolatamente vuoto e freddo nelle sue mani.
Crystal non aveva risposto.
Strinse il cristallo tra le dita tremanti e implorò:
- Crystal...
Nulla.
Poi, all'improvviso, Severus inarcò la schiena e strinse convulso il braccio sinistro.
Un bruciore intenso proveniva dal marchio, forte come mai prima d'allora: sembrava fuoco liquido che serpeggiava in profondità nella sua carne.
Voldemort lo stava chiamando.
Stava chiamando lui, solo lui, con una ferocia raccapricciante.
E Severus, adesso, conosceva il tremendo motivo della chiamata.
Il mago portò la mano sull'avambraccio, per ubbidire al richiamo dell'odiato padrone.
Alzò per un istante lo sguardo al cielo: la luna, mesta e pallida signora della notte, come un'implacabile maschera d'argento si riflesse nei suoi occhi illuminando le iridi tenebrose.
Lì, brillava una lacrima.
D'amore.
[1] Pablo Neruda, dalla raccolta "Todo el amor".
[2] Earendil
[3] Tagore – Tratto da "Il canto della vita": Ideale.
[4] Tagore – Tratto da "Lo schema del creato".
[5] Tagore, tratto da "Sfulingo".
[6] Paul Verlaine – Dalla raccolta "La buona canzone": XIX
[7] Erendil
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